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Autore: sony_97    13/01/2016    1 recensioni
Ormai non ho più nulla da perdere, non sono più pura, non sono più innocente. Non ho più dignità tanto meno onore. Quello che mi resta è la soddisfazione di non aver obbedito. Ho pagato la mia disobbidienza con altro dolore, ma almeno non mi sono piegata. Ho sofferto, ma non ho obbedito. Ho perso tutto, ma ho ancora la mia ostinazione. Io cerco vendetta, la bramo da anni, e sono determinata a perseguirla...
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta
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Quel suono. La porta che si apre, lentamente. La paura, ma non quella paura che conosciamo tutti, bensì qualcosa di più. È un'angoscia, un panico che lancia scariche di adrenalina ad ogni estremità del mio corpo. Mai un volto è stato più emblematico di un'emozione. Quegli occhi chiari, quel naso all'insù, quella capigliatura a spazzola, quella bocca sottile con quel ghigno irremovibile. È lui la fonte di tutti i miei incubi, il nido in cui vengono concepite tutte le sofferenze che affliggono questo giovane cuore.

-buon giorno tesoro. Dormito bene?-

Come se potessi dormire.

Ormai sono arrendevole, apatica, inerte, ma una volta non ero così. La prima volta ho combattuto, hanno dovuto estirpare ogni forza dal mio corpo prima che mi inginocchiassi. Palese reticenza. Certo non era per guardare sotto un mobile che dovevo inginocchiarmi…

-in ginocchio.-

Cosa... Sussurrai tra me e me.

-non lo ripeterò un'altra volta.-

-no.-

Dissi, sicura di me nonostante i sospiri di disapprovazione delle mie compagne.

-non ho tutta la sera.-

Mi guardò negli occhi ma io non distolsi lo sguardo. Dovrai uccidermi, brutto stronzo depravato, non mi piegherò mai. Fece un cenno con la testa e un manganello mi colpì dietro alle ginocchia, costringendomi a piegarle. Il mio cervello non era abbastanza lucido per registrare il dolore, così mi rialzai all'istante. Un'altro colpo, molto più pungente, si scagliò sulla mia schiena, costringendomi a piegarmi in avanti. Ma non mi inginocchiai.

-Dio Alice fa come ti dice!-

Gridò Sarah.

-dovresti ascoltare le tue amiche, tesoro.-

Ma io non mollai. Quel ramo pieno di spine continuava a mortificare la mia schiena, e le lacrime cominciarono a tradire il mio coraggio.

-basta!-

Gridai, tra i singhiozzi.

Lui mi si avvicinò, fino ad accostare le labbra al mio orecchio.

-smettila di giocare alla paladina coraggiosa, renderai le cosa più facili se ti inginocchi adesso.-

-no!-

Insistetti, senza tirarmi sù però, la schiena faceva troppo male, la sentivo bruciare come se fosse pressata contro dei carboni ardenti.

-molto bene, allora a quello arriveremo dopo. Ora, visto che sei già in posizione...-

Mi prese per le spalle e mi sbatté contro il tavolo. Gli altri due mi presero i polsi e a quel punto ero immobilizzata. No, no, continuavo a ripetermi. Devono uccidermi, preferisco morire piuttosto che piegarmi. Continuavo a ripetermelo, come se il solo pensiero avesse potuto salvarmi: lui non aveva intenzione di darmi una scelta. Non appena me ne resi conto ignorai il dolore alla schiena a cominciai a dare voce ai miei pensieri.

-no! Non hai il diritto di farlo! Brutto schifoso! Preferisco morire piuttosto che essere l'oggetto della tua depravazione!-

Rise, in modo arrogante e presuntuoso.

-sei proprio una piccola stronza saputella, una di quelle figlie di papà che hanno sempre avuto tutto senza alcuno sforzo. Io ti voglio insegnare che non è sempre così nella vita.-

Mi si avvicinò, tanto che riuscivo a sentire il fetore del suo fiato.

-io non ti permetterò di morire finché non sarò soddisfatto...non potrai dormire finché non ti sarai inginocchiata davanti a me...-

E con uno strattone violento mi sbatté nuovamente contro il tavolo.

-lei è solo mia, intesi?-

Disse, rivolto ai suoi colleghi.

-la posso toccare solo io.-

-come vuoi capo. Ma allora tu non puoi avere le altre.-

-mi sembra uno scambio equo. Sono sicuro che la mia piccola sarà più che capace di stare sveglia tutta la notte a farsi prendere a bastonate piuttosto che inginocchiarsi. Sarà divertente. Mi piacciono le ragazze ostinate.-

E da allora non sentii più niente. Né le mie grida confuse, né i suoi grugniti sommessi, né le lacrime delle mie compagne, né gli incoraggiamenti dei suoi colleghi. Niente. Quel corpo non era più mio, io non ero più me, quella ragazza che gridava non ero io, la stavo osservando da lontano, da un mondo in cui gli angeli esistono e non consentono a mostri simili di infierire su corpi innocenti.

Ormai non ho più nulla da perdere, non sono più pura, non sono più innocente. Non ho più dignità tanto meno onore. Quello che mi resta è la soddisfazione di non aver obbedito. Ho pagato la mia disobbidienza con altro dolore, ma almeno non mi sono piegata. Ho sofferto, ma non ho obbedito. Ho perso tutto, ma ho ancora la mia ostinazione. Io cerco vendetta, la bramo da anni, e sono tanto determinata a perseguirla quanto lo ero nel non posare le mie ginocchia a terra. Voglio che paghi, voglio vendetta. E potete credermi sulla parola quando dico che nessun ostacolo mi distoglierà dal mio obiettivo. Quello che voglio è la vendetta.

La sua testa, ai miei piedi.

   
 
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