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Autore: La Setta Aster    14/01/2016    0 recensioni
Vi è mai capitato, scrutando il cielo, di sentire dentro di voi la sensazione che altri occhi come i vostri siano puntati al firmamento in cerca di risposte? E se vi è capitato, avete provato a parlare con le stelle? Aster, una ragazza aliena di Neo Cydonia, e James, un giovane terrestre come voi, a distanza di anni luce hanno in comune un cuore sempre in fuga dal mondo, in direzione dell'universo.
Genere: Avventura, Science-fiction, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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“Kib!” esclamò Aster “non sai che gioia è per me risentire la tua voce!”

“per me è bello rivederti, ragazza”

“aspetta, l’astronave ha una coscienza?” domandò Jim, sempre più incredulo.

“sì, è una delle poche intelligenze virtuali in grado di apprendere come una mente senziente. Mio padre l’ha voluta così” rispose Aster.

“hai finalmente trovato gli umani, ne sono felice”

“lui è Jim” lo presentò.

“piacere, Jim, io sono Kibernete, coscienza virtuale della Ziggy Stardust, fregata spaziale da esplorazione comandata da Aster, figlia di Diastin, precedente capitano della nave”

James era alquanto incerto su quale fosse la risposta più adatta da dare. Credeva che l’intelligenza superiore della IV avrebbe potuto testare la sua attraverso le sue risposte e i suoi comportamenti. 

“ehm… piacere”

 La sua insicurezza divertiva Aster, che ridacchiò tra i denti.

“Kib, posso rientrare nel mio corpo?” chiese poi la ragazza extraterrestre.

“il tuo corpo è rimasto ferito durante l’atterraggio, moriresti se vi rientrassi ora”

Aster si fece seria. “vuoi dire che non potrò mai più ritornare nel mio vero corpo?”

“no, Aster, dico solo che ci vorrà del tempo per curare le ferite inflitte al fisico, e, considerato che mi hai appena riattivata, inizierò immediatamente i lavori”

“quanto ci vorrà?”

“nella peggiore delle ipotesi, sette rivoluzioni solari, misura standard terrestre definita come ‘settimana’, ma vedrò bene di concludere i lavori in anticipo”

“grazie Kib. Bene, ora hai conosciuto anche tu Jim”

“perdonami se ti interrompo, Aster”

La ragazza si arrestò, sorpresa. “cosa succede?”

“quando sono stata scollegata e la nave ha perso il controllo, si sono aperte le celle di detenzione – che tuo padre utilizzava per il contrabbando – del laboratorio di ricerca. Fortunatamente una soltanto era occupata, ma il suo ospite potrebbe rappresentare un problema”

Aster adesso era palesemente spaventata agli occhi di Jim, che nel frattempo elaborava le informazioni e le parole delle due voci femminili sottoforma di immagini.

 “di cosa si tratta?” domandò lui.

Poco dopo, Jim e Aster erano in una stanza con grandi schermi olografici alle pareti, e altri terminali; erano seduti ad un tavolo, dal cui centro si alzava un ologramma tridimensionale color azzurro e indaco, con varie tonalità a seconda dei colori effettivi, e che si adattava al punto di vista di ogni spettatore, senza sacrificare quello degli altri osservatori. Ciò che mostrava pareva essere un modello che si era animato ed era fuggito dagli studi della Stan Winsotn Academy: una creatura scura, quadrupede, con affilati artigli simili a quelli dei velociraptor, specie di dinosauri, e una lucida corazza naturale che, di forma, ricordava quella degli scorpioni. Il muso era dominato da un elmo di osso nero, con due protuberanze acuminate che dovevano fungere da zanne; solo due occhi, due biglie nere scavate in altrettanti affossamenti dell’elmo, trasparivano. Dalla bocca, invece, fuoriuscivano tanti tentacoli, stretti e lunghi, che somigliavano ad anemoni.

“quei tentacoli” spiegava Kibernete “producono una potente tossina paralizzante, mentre con delle ghiandole poste in fondo al palato, questo alieno sputa sulla sua preda un acido, che corrode carne, ossa e organi, consentendo poi a questo essere di cibarsi di una poltiglia di sostanze nutritive, aspirandole dalla bocca e assorbendole dai tentacoli”

“caspita …” esclamò Jim “non credevo potessero esistere simili creature”

“ne esistono non dissimili sul tuo stesso pianeta, Jim” osservò l’IV.

“e adesso questa cosa è sulla Terra” disse Aster.

“sì, e, seguendo i protocolli galattici, è necessario eliminarla o catturarla”

“come mai nessuno si è mai accorto della sua presenza sulla nave?”

“la stanza dove era tenuta sotto ibernazione la creatura fu zelantemente celata da tuo padre, per assicurarsi che, se la nave fosse caduta in mani sbagliate, qualsiasi cosa fosse stata rinchiusa in quella stanza, compresi esseri viventi nella cella criogena, sarebbe rimasta nascosta e al sicuro” poi si apprestò ad aggiungere “ma più spesso Diastin la utilizzava per nascondere oggetti o creature che era necessario trasportare da un posto all’altro celandone l’esistenza ai controlli doganali” fece una breve pausa, poi concluse dicendo “ero stata programmata per ‘dimenticarmi’ questa informazione finché non fosse stata aperta la cella. In questo modo non ci sarebbe stata maniera di venire a conoscenza del segreto che conteneva, nemmeno se un virus razziatore avesse rubato tutte le informazioni” spiegò “almeno finché tuo padre stesso non avesse aperto la cella”

“voglio vedere la stanza”

“ma certo, segui il segnale luminoso sul soffitto”

Una linea tratteggiata rossa si accese sopra le teste dei ragazzi, sospesa nel vuoto. Fecero per seguirla, quando la voce di Kibernete si fece risentire “tuo padre, Aster, chiamava queste creature Venatori”.

Senza rispondere, Aster riprese il suo cammino. Non lo avrebbe mai dato a vedere, ma era terrorizzata, e al tempo stesso voleva trovare quell’essere, quel Venatore, ed eliminarlo, credendolo, forse, responsabile della scomparsa di suo padre. Quando Jim le toccò la mente vide un enorme rispetto ed ammirazione per la vita animale: non avrebbe mai avuto desiderio di uccidere una creature priva di odio - di cui erano pieni gli esseri ‘evoluti’ - senza una ragione.

La stanza era bene illuminata con una chiara luce bianca, per rendere visibile ciò che custodiva. Non esistevano lampadine, nell’astronave, ma solo globi luminosi che fluttuavano lungo i perimetri delle stanze e dei corridoi. All’interno del locale pareva esserci stata una battaglia: tutto era distrutto, a soqquadro. Aster prese a frugare fra le macerie, in cerca forse di qualche terminale. Jim si sentiva poco utile, e infatti non gli era possibile essere più d’aiuto di quanto avrebbe potuto esserlo un semplice spettatore. In fondo alla stanza vi era un piccolo locale, adibito alla criostasi, che doveva poter ibernare anche più creature insieme. Le pareti erano morbide, ma, spiegava Aster, doveva essere tolta la gravità, o al primo urto tutti quei “ghiaccioli finirebbero per spezzarsi”. Il meccanismo della gravità doveva essere indipendente, perché altrimenti l’atterraggio della Ziggy Stardust sulla Terra avrebbe sicuramente mandato in frantumi l’alieno congelato; ma il portello fu comunque aperto insieme a tutti gli altri dal virus cibernetico. Vi era dell’acqua, quella del ghiaccio sciolto, ma nessun altro elemento che portasse all’alieno.

“quali altre informazioni è riuscito a scoprire mio padre su questa specie?”

“nulla di rilevante, le sue zone di caccia sul pianeta natale, metodi di riproduzione…”

“stili di caccia?” domandò Jim.

“ottima domanda, Jim!” approvò Aster.

“questa creatura percepisce le attività neuronali, e così distingue una creatura da un’altra, può giudicare se un determinato avversario è debole oppure in grado di sostenere uno scontro, e può anche prevedere quando la preda è sulla difensiva o si prepara ad attaccare, e persino quando è ignara della sua presenza”

“merda, sembra creato apposta per la caccia” disse Jim.

“no, non è stato creato da nessuno, è la natura che a volte sa essere davvero micidiale” Aster parlò con una punta di ammirazione.

“e per quanto riguarda i suoi metodi di riproduzione?”

“riproduzione sessuata, attraverso lo scambio di sostanze spermatiche dalla bocca. In mancanza di un partner, il Venatore può auto fecondarsi, ma necessita di un corpo estraneo, un ospite in cui ‘coltivare’ la sostanza sopracitata per poi nutrirsene; utilizza gli organi riproduttivi maschili per trarre dal DNA della specie a cui appartiene lo sperma ciò che gli occorre. È una perfetta macchina, il suo organo riproduttore seleziona automaticamente i tratti più utili per sopravvivere in un determinato ambiente, e di solito per cacciare i nemici naturali della specie da cui il DNA deriva; di solito però, preferiscono, forse per istinto, accoppiarsi con membri della loro stessa specie, anche perché il sessanta per cento dei feti di parti di tipo asessuato nascono morti o con gravi malformazioni”

Jim e Aster erano sempre più oppressi dal terrore, ma insieme anche dallo stupore, dalla meraviglia.

“un perfetto organismo” citò Jim.

Non posso crederci: nel giro di pochi giorni scopro che non siamo soli nell’universo, faccio sesso con un’aliena, e vengo a sapere che esistono simili creature! È a dir poco pazzesco! E affascinante! E pericoloso!

Aster guardò Jim e ammiccò un sorriso “le vostre armi non funzioneranno mai”

Mentre la ragazza aliena camminava con passo sicuro e risoluto per quei corridoi, Jim tentava di capire cosa le passasse per la testa.

“intendi dare la caccia a questo mostro?”

“l’ho portato io qui”

Giunsero in una immensa sala che doveva essere la stiva. Alcune navette a forma di goccia, con una sfera nel mezzo, erano sparse senza un ordine preciso, e qualcuno avrebbe dovuto sistemarle.

“provvederò al più presto alla sistemazione delle navette, e richiamerò quella che hai utilizzato per sbarcare, è ancora in mare” disse Kibernete.

Addossati ad una parete, vi erano degli armadietti, con strane rune che ne indicavano, probabilmente, il contenuto. Aster ne aprì uno, mostrando come erano fatte le armi aliene.

“Aster, questo essere è letale, pericoloso, e tu stai mettendo a rischio la tua vita” la avvertì Jim.

“perché, fuggendo di casa per intraprendere questo viaggio non l’ho già fatto?”

L’intraprendente giovane avventuriera delle stelle prese una pistola dallo scompartimento. Non era come quelle terrestri, bensì era come un bracciale che percorreva l’avambraccio fissandosi con due lacci, come gli scudi spartani. Posta all’altezza del polso, poteva essere richiamata verso la mano tramite una sicura. La struttura dell’arma, tubolare, era disposta a due settori: una, la canna, sormontava il dorso della mano; era argentata, e sulla sommità presentava una conca, al centro della quale era posizionata una spina, da cui veniva sprigionata l’energia letale. Il secondo settore era l’impugnatura, un piccolo manubrio attorno al quale si poteva stringere la mano, con una specie di grilletto a pressione nel mezzo che doveva venire premuto dal dito indice. Anche tale manico era posto lungo l’avambraccio, e giungeva al palmo con la pressione di un bottone posto sotto all’arma. Il tutto in venti, trenta centimetri al massimo. Quando Aster lo indossò, i lacci si adattarono automaticamente al suo braccio.

“ti prego, fermati, pensaci: metti a rischio la tua vita, affrontando questa cosa senza avere esperienza, senza aver nemmeno mai sparato!”

“senti, Jim” s’impose lei “se vuoi andartene, fallo. Ma questo non è l’essere umano che mi ha chiamata, che mi ha chiesto di portarlo via da questo pianeta. Quel ragazzo avrebbe affrontato la morte, pur di vivere davvero. E se ognuno ha la sua visione preferenziale di vita, io ho la mia, e credo sia simile alla tua. Non dirmi che, se potessi, non partiresti con me, alla volta dello spazio, verso nuovi mondi! E credi che laggiù non incontreremo pericoli? È proprio quando metto a rischio la mia vita, James, che mi sento viva”

Jim era stanco della routine, annoiato dal grigiore degli altri esseri umani, dal loro disprezzo per la fantasia, per l’avventura, anche solo per il piacere di avere una storia da raccontare. “hai ragione, Aster, verrei con te” disse infine, sorridendo, e sentendosi in colpa per non aver reso giustizia al Jim che voleva salvare dal mondo esterno “insegnami a usare queste cose”

Anche Jim indossò un’arma aliena, e gli parve di essere un bambino con un giocattolo. Aster lo condusse in una stanza adiacente, un lungo locale, in fondo al quale comparvero dei bersagli olografici, non dissimili da quelli umani: un cerchio, giallo, percorso da due linee diagonali, blu, che si intersecano a formare un X. Altra forma geometrica presente nell’ologramma erano dei quadrati rossi, che, da piccoli al centro, si facevano sempre più grandi man mano che ci si allontanava da esso. Aster chiese poi a Kibernete di avvicinare un paio di bersagli, fino a cinque metri.

“mio padre diceva sempre a mia madre di insegnarmi a sopravvivere, casomai un giorno non fosse tornato” raccontava lei, mentre chiamava l’impugnatura premendo l’apposito pulsante, e, stringendola, fece scattare in avanti lo stretto cilindro argentato in avanti, fino a superare le nocche “i primi tempi ricordo che lei piangeva, ma poi sorrideva e annuiva, sicura di ritrovarlo sempre alla porta di casa, un giorno”

“e lo ha fatto?” domandò Jim, dopo una breve pausa che diede tempo ad Aster per ricordare suo padre, e il fatto che in realtà, da ormai molto tempo, non tornava alla porta di casa. “ti ha insegnato a sopravvivere?”

Di tutta risposta, piazzò un discreto colpo contro il bersaglio, che schizzò scintille, esplodendo, e ricreandosi dal nulla poco dopo. Non era un centro, ma se fosse stato un bersaglio vivente, non avrebbe avuto scampo.

“sì” rispose con un sorriso.

Toccò a Jim, ma non gli erano stati utili videogiochi o simulazioni, e nemmeno i lunapark, perché mancò il bersaglio. Notò, però, che non vi era alcun rinculo. Il colpo nemmeno si vide, ma nel momento stesso in cui premette il grilletto, si udì un lieve boato, seguito da una fontana di scintille scaturite da un punto preciso nella parete in fondo: il proiettile aveva colpito là.

“come faccio a colpire il bersaglio, senza nemmeno un mirino?”

Aster lo guardò e ridacchiò. “semplice, devi creare un mirino con la tua mente”

“cosa?” domandò stupefatto.

“quando hai parlato con me attraverso le stelle, non ti è sembrato di vedere come un tunnel che s’alzava dai tuoi occhi fino al cielo?”

Jim ci pensò qualche secondo, poi, senza nemmeno annuire, provò a riprodurre lo stesso effetto. Si concentrò, fissò il bersaglio a lungo, quasi senza battere ciglio. Iniziò a vedere solo il bersaglio, tutto il resto divenne sfocato, fino a lasciare, appunto, un tunnel nitido fino all’obiettivo. Deciso, sparò un colpo. Il proiettile non andò a segno che di striscio, e non essendo un centro potenzialmente mortale, non fece altro che mutilare l’ologramma.

“ti occorre solo un po’ di esercizio” commentò Aster.

E infatti per almeno un’altra ora rimasero nell’astronave a sparare agli ologrammi.

Quando tornarono alla spiaggia era ormai notte inoltrata, quasi mattina. Si sdraiarono sulla sabbia fresca, e Jim si accese una sigaretta. Sbuffava nugoli di fumo, fissando il cielo, che pian piano si coloriva, nascondendo le stelle dietro una luce rosata. Era forse il momento in cui la pace lo raggiungeva, e si sdraiava accanto a lui, come ora stava facendo Zoe. La ragazza gli prese la mano e la portò verso la sua pancia, scoprendola dalla maglietta. Jim la accarezzava, fissando due occhi intensi e profondi, dolci e illuminati dalle prime voci dell’alba. Era ancora bagnata e salata, la sua pelle, dalla nuotata nel mare notturno. Lei stava per rivelargli, guidando le dita di lui, il suo punto debole, quello che la faceva impazzire, ma proprio in quell’istante, i due sentirono una voce provenire dalle loro spalle.

“voi due!” era Graziano, che ringhiava. “tu!” riferì un ruggito a Zoe “stai lontana da Jim! Ho visto i tuoi trucchetti!”

“Gra, calmati, so che tutto questo ti sembrerà incredibile, ma stammi a sentire!” Jim tentò di calmarlo.

“no!” rispose urlando l’amico “non sai chi o cosa sia, da dove viene, ti starà manovrando!”

“se avesse voluto farmi del male lo avrebbe fatto mentre eravamo soli!”

“magari le sue mire vanno molto più in alto!”

“ma per favore, l’abbiamo trovata in stato quasi catatonico su una spiaggia”

“forse era proprio il suo piano”

Mentre i due discutevano, Zoe si era abbassata la maglietta, imbarazzata e impaurita.

“Graziano, ti prego di credermi, io sono venuta qui per conoscere voi umani, perché capirvi, e parlarvi, era il sogno di mio padre, e non ha mai potuto realizzarlo per un motivo che io non ho mai compreso, ma forse ora sto giungendo a una risposta”

“umani? Tu chi sei veramente, da dove vieni?”

“è più semplice se te lo mostro”

“non vorrai entrarmi nella testa? Scordatelo!”

“va bene, allora ti racconterò tutto dall’inizio” disse Zoe, seccata. “io vengo da un pianeta chiamato Neo Cydonia – o almeno, questa è la traduzione nella vostra lingua –, sono fuggita requisendo l’astronave di mio padre, scomparso da sei anni, per incontrare Jim, che, vincendo gli anni luce, mi ha chiamata con un messaggio che proveniva direttamente dalla sua mente”

“dalla sua mente? Come è possibile?”

“ha fatto un uso delle sue potenzialità, potenzialità che molti umani ancora devono scoprire. Comunque sia, la mia nave è stata vittima di un cyber attacco molto potente, e credo che qualcuno voglia tenere i viaggiatori dello spazio lontani dalla Terra. Io voglio scoprire perché, e perché mio padre non ha sfidato questa forza atterrando comunque. Lui era caparbio, se non ha visitato questo pianeta ci deve essere un motivo”

“e c’è dell’altro” s’intromise Jim. Zoe lo guardò, fulminandolo. “deve sapere”

“sapere cosa?” insistette Graziano.

Jim organizzò un buon modo per avvertirlo del pericolo “dunque, non è semplice da dire” cominciò “quando la nave di Zoe è atterrata, danneggiata, qualcosa è fuggito da un laboratorio segreto celato all’interno dello scafo. È un essere molto pericoloso, e adesso è libero”

Graziano guardò Zoe come se volesse strangolarla “e tu hai portato questo mostro fino a noi?”

“no, io non sapevo che fosse sulla nave! Era nascosto! Non sono io il nemico, semmai l’artefice del cyber attacco!”

La discussione si protrasse finché Zoe non prese la decisione di condurre Graziano insieme a lei sulla Ziggy Stardust. Jim era titubante al pensiero di lasciarla sola con l’amico, essendo egli molto ostile nei confronti dell’aliena. Ma il ragazzo era talmente scosso e disorientato che prima di fare qualunque mossa azzardata avrebbe voluto andare fino in fondo a quella questione.

“se deve fidarsi di me tanto vale che prima mi fidi io di lui, giusto?” disse Zoe “ad ogni modo, il mio vero nome è Aster, figlia di Diastin” si presentò a Graziano.

Nella mente del giovane umano si agitavano una moltitudine di pensieri. Forse Jim era morto, e quello era solamente una copia, forse anche lui sarebbe morto di lì a poco? Non lo sapeva, ma decise di affrontare la situazione. Se il suo migliore amico era morto, che senso aveva non rischiare la vita per vendicarlo, e vivere nel rimorso? Se invece era effettivamente Jim, quello con cui aveva appena discusso, egli si fidava di Aster, e quindi poteva sforzarsi anche lui.

Così, i due, la ragazza aliena e il reticente umano, svanirono sotto le acque, lasciando Jim in attesa sulla spiaggia. Quando fecero ritorno, Aster avvisò Jim che loro tre, ogni giorno, per un’ora almeno, avrebbero fatto esercizio con le armi, presso il poligono di tiro della Ziggy Stardust, e nel frattempo lei avrebbe fatto ricerche su dove potesse trovarsi il Venatore. Graziano non avrebbe mai lasciato che Jim affrontasse un tale pericolo da solo, o comunque senza il suo aiuto, e Aster fu solo felice di accogliere un altro compagno nella caccia, anche se lui la intimò i non chiamarlo amico, almeno non ancora.

“mi ha raccontato nei dettagli la sua storia, mi ha raccontato del suo mondo, della sua fuga, mi ha raccontato di suo padre, e mi ha… ‘presentato’? Sì, mi ha presentato la sua nave” disse Graziano, di ritorno. “ma ora dobbiamo avvisare gli altri, non possiamo tenergli un simile segreto”

“capirebbero?” domandò Jim, non troppo fiducioso.

Graziano sospirò. “di loro ci possiamo fidare, questo è ovvio, ma forse per una cosa del genere sarà meglio che prima ci chiariamo le idee noi stessi. Inoltre se questa storia del mostro è vera, meglio che per il momento loro ne rimangano all’oscuro, saranno più protetti”

Anche se Aster non vedeva l’ora di rivelarsi, dovette concordare con Graziano: “gli esseri umani sono giovani e delicati, ed è meglio fare bene attenzione alle conseguenze e all’impatto che un evento simile può scatenare su di loro”

ANGOLO DEGLI AUTORI
E anche Graziano è venuto a sapere che Zoe in realtà è Aster. Bene, senza dubbio quella ragazza sa tenere un segreto! XD Jim fa la conoscenza di Kibernete ed esplora un'astronave aliena, la prima volta (ne sei sicuro? :-P ndK) nella storia dell'umanità! E deve portare iella, quel ragazzo, perché come ci mette piede arriva la notizia di questa creatura, il Venatore... Non so se siamo riusciti a rendere per bene di che genere di terrificante bestia si tratta, ma dalle bozze (disegnate malissimo dalò sottoscritto, ndRiordan XD) pareva realmente paurosa! Un "perfetto organismo", a chi diamo il premio della Setta per aver riconosciuto la citazione? ;-)
Alla prossima puntata! 


 
  
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