Note: questa fanfiction è
stata scritta ispirandosi al prompt “Howl's Moving Castle, Howell Jenkins/Sophie Hatter, stanza segreta”, per lo SfigaFandom
Fest di Fanworld.it. Si
ringrazia Defender X per la creazione dei prompt dedicati
a questo fandom; non detengo nessun tipo di diritto né
sulla versione cinematografica né su quella cartacea di questo capolavoro, ci scrivo
per puro divertimento. Tutti i personaggi utilizzati sono proprietà di Diana Wynne Jones.
SOPHIE
DAL NASO FINO
« Sophie! »
Il richiamo,
dovuto sicuramente a qualcosa che la ragazza non avrebbe dovuto assolutamente
fare, era di Howl. Sophie sbuffò, posò il secchio e lo spazzolone vicino
all’entrata, e dopo aver attraversato la stanza salì su per le scale. Man mano
che si avvicinava sentiva la voce del Mago aumentare di volume, e i suoi
lamenti farsi sempre più lagnosi.
« Howl… »
« Come sei
riuscita ad entrare qui dentro? » le
chiese sconvolto il Mago.
Erano in una
piccola stanza quadrata, arredata da arazzi dalle tonalità calde come l’arancio
del sole al tramonto, tappeti che riprendevano particolari forme geometriche
nel loro intarsio e sprovvista della maggior parte della mobilia che si
dovrebbe trovare in una camera da letto; d’altra parte non poteva essere altro
che una stanza del genere, altrimenti non avrebbe avuto il suo perché la
presenza di un letto a baldacchino vicino alla grande finestra davanti
all’uscio.
« Come riesco a
entrare in ogni altra stanza di questo castello, Howl: attraversando la porta.
» rispose scettica Sophie, indicandogli la soglia che aveva appena varcato. «
C’è qualcosa che non va? »
« Sì! »
borbottò lui. « Questa stanza non l’avresti dovuta vedere, Sophie! »
« Perché?! Se
non sbaglio sei tu che mi ha detto “fai pulizia dove vuoi, quando vuoi; l’unica
stanza che non dovrai mai toccare è la mia”. » scimmiottò lei, cercando di
imitare la voce del Mago. Lui la guardò storto, ma non la interruppe. « Non mi
sembra di aver violato la suddetta regola. »
« No, ma hai
appena rovinato una sorpresa che stavo preparando da settimane. » volle puntualizzare Howl, sempre più cupo.
Sophie non
capì. Dovette notarlo anche Howl, perché sbuffò a metà fra l’incollerito e
l’infastidito, prima di spiegarle quello che aveva voluto fare preparando
quella stanza.
« Questa
stanza era un regalo per te, Sophie. » affermò mentre la osservava. Sophie
diventò di mille colori prima di tornare a un più salutare
rosso mela, ma rimase zitta al suo posto. « Io e Calcifer
ne abbiamo parlato molto; ci sembrava che la stanzetta al piano di sotto non
fosse più adatta a te, ora, dato che non sei più solo la donna delle pulizie, in questo castello! » Howl aspettò che
l’espressione di meraviglia dipinta sulla faccia di Sophie si attenuasse, prima
di continuare. « Così abbiamo deciso di comune accordo di creare una stanza
tutta per te qui, al piano superiore. E’ stato Markl,
che voleva fare la sua parte, a scegliere i colori per la tua nuova stanza.
Tutto doveva essere assolutamente segreto… » Ad Howl scappò un’occhiataccia. «
Ovviamente il tuo naso fino ha fiutato subito la sua
presenza, e soprattutto la polvere che si andava ad ammassare al suo interno,
vero? » la prese in giro, atteggiandosi al maestro che sta rimproverando
l’alunna.
« Mi dispiace.
» Sophie sembrava davvero mortificata. Ma subito si illuminò,
e si soffermò più tempo ad analizzare la stanza: era grande, decisamente più
grande della sua camera attuale, che era sviluppata solo in lunghezza piuttosto
che in larghezza. Gli arazzi e i tappeti erano investiti dalla luce proveniente
dall’esterno, che li illuminava e li faceva risplendere, donando loro, quasi,
un calore tangibile. Osservò incuriosita il baldacchino. Si avvicinò piano piano, come temendo che potesse sparire da un momento
all’altro, come fosse una bellissima visione: era bello, ma soprattutto
lussuoso. Ma da Howl bisognava aspettarselo, era
maniaco del lusso e di certo non avrebbe permesso che anche uno solo degli
abitanti di quella casa vivesse nella miseria; come le aveva già detto tempo
prima, lui voleva solo la loro felicità. Passò una mano sul copriletto,
scoprendo che era di pregiato velluto. Ritrasse di scatto la mano e si girò,
pensando stupidamente che anche solo una carezza o uno sguardo avrebbero potuto
rovinarlo.
Il gesto fu
mal interpretato da Howl, che assunse un’espressione cupa. « Non ti piace? » le
chiese con tono malinconico.
Sophie lo
guardò a bocca aperta, stupita. « Certo che sì! Ovviamente mi piace, è… è una
stanza stupenda, dico davvero Howl! Solo che… ecco, è così lussuosa che… quasi…
mi mette in imbarazzo. » mormorò accoratamente, arrossendo. Effettivamente lei
era sempre stata abituata ad una vita semplice e
modesta, nulla di tanto sfarzoso era mai entrato nella sua visuale, o almeno
fino a che non aveva incontrato il Mago davanti a lei.
Proprio lui,
in quel momento, si era illuminato. Gli occhi azzurri sembravano sfavillare alla luce del giorno, appariva davvero compiaciuto dal suo
commento. Le corse incontro e, cosa che mise ancor più in imbarazzo Sophie, la abbracciò. Da che ricordava non lo aveva mai fatto di sua
spontanea volontà; se avevano avuto un contatto fisico del genere
era sempre stato per necessità o a causa degli eventi. Arrossì di botto, e si
trovò a spingere indietro il giovane.
« Howl, non
respiro. » mentì. Ovviamente non le riuscì molto bene. Howl la guardò
incuriosito, ma la lasciò andare.
« Scusa
Sophie. Non volevo metterti in imbarazzo. » chiarì. Poi s’illuminò nuovamente,
e Sophie temette qualche altra mossa inconsueta. Invece il Mago si limitò a
farle cenno di aspettare, ferma immobile al suo posto. « Non muoverti! » le
disse.
« Non lo farò…
» mormorò flebilmente Sophie, vedendolo andare verso una parete della stanza,
completamente coperta di arazzi.
Il Mago le
fece un gran sorriso, furbesco quasi. Arrivato davanti alla parete, esso si
allargò, mentre Howl faceva un elegante inchino al suo indirizzo. “Quanta scena!” pensò divertita lei.
« La sorpresa
non è finita qui, Sophie. In realtà doveva rimanere tale anche questa fino alla
fine ma, poiché la stanza è completa e tu ti sei già data da fare con le
pulizie, non vedo perché anche questa aggiunta non
debba essere svelata! Osserva! »
Howl afferrò
qualcosa nell’aria, che probabilmente solo lui era in grado di vedere. Poi,
tirando con forza, qualcosa si mosse: gli arazzi sulla parete parvero spostarsi,
flettersi, e infine staccarsi. Come se la parete fosse stata fino ad allora coperta da un lenzuolo, esso cadde fra le mani del
Mago, che con un sogghigno di soddisfazione osservava l’incredulità dipinta sul
volto di Sophie. Davanti a lei, ora, incassi gli uni fra gli altri e
perfettamente sistemati, vi erano tantissimi mobili: comodini, abatjour dai
manici lunghi, poltroncine, un armadio – Sophie rabbrividì pensando che,
probabilmente, fosse anche zeppo di vestiti nuovi e sfarzosi quanto la stanza!,
– una piccola scrivania e una libreria. Dietro di essi c’erano ancora gli
arazzi dai colori caldi che Howl sembrava aver staccato assieme al lenzuolo;
molto probabilmente la parete che c’era stata sino a un momento prima era solo
un’illusione, atta al non farle scoprire la sorpresa finale. Sorrise
all’indirizzo di Howl, stupita.
« Potrai
sistemarli nel modo che vorrai. Io e Markl ti daremo
volentieri un aiuto, se vorrai! » esclamò entusiasta il Mago, vedendo il suo
sorriso.
Sophie si
sentì commossa. Congiunse le mani al petto ed emise un unico singhiozzo,
accompagnato da qualche lacrima di felicità.
« Grazie Howl!
» esclamò, correndo ad abbracciarlo. Questa volta fu il turno del Mago, di
arrossire.