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Autore: Zughy    16/01/2016    0 recensioni
"Era anima, aveva ora; sola anima, sola e illusa. Era anima, solo merda, sola anima, solo merda." ~Aquefrigide
Vorrei che Anima comunicasse qualcosa e che si addentrasse in quegli aspetti che un po' tutti evitano. Ma non parlo di violenza, storie macabri, disturbi mentali o quant'altro aleggia in queste pagine, bensì di ciò che si annida dentro di noi: il resto è solo un mezzo per arrivarci.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Non hai capito nulla, vero? Mi hai fatto sentire un mostro per tutto questo tempo; e sei tornata perché ci tieni, sei tornata coi tuoi discorsi, ho capito, ma cosa pretendi da me? Che tutto torni come prima? Non ti odio, ma non m'importa più nulla di te. Sei un ricordo che mi porterò dietro per tanto tempo, ma ho imparato a seppellirti, un po' come tu seppellivi gli altri. E sono perso in Anna, sono perso in tante Anna, sono perso in qualcosa di imprevisto ma per il quale, al contrario di te, mi fa sentire vivo. Dicevi tanto al sole, ma neanche tu sai nulla di me: cosa passo qui dentro, chi passa qui dentro. È tutto un po' confuso, è la nebbia che si staglia al mattino, ma ho imparato a stagliarla anche su di te; e non ci sei più, non sei che un'eco in questa nebbia. E un taglio sulla carne, un taglio sulla carne mi racconta più cose di me che di tutte le tue parole. Devi lasciarmi andare: dentro, fuori; ma devi farlo, che è finita per me.

Forse hai ragione, avremmo potuto essere quelle supernova che tanto decantavi. Supernova dietro a finestrini appannati, risate sincere, rose, castelli, speranze. Ma non lo siamo e questi sono i fatti, non puoi cambiarli. Quando mi lascerai andare, cercherò Anna ancora una volta; ed è bene che tu lo sappia, che la smettiamo di prenderci in giro. E forse inciderò sulla carne le mie frustrazioni, ma quel giorno sarà la mia carne; e le tue carezze, i tuoi baci, su quelle ferite non saranno che un ricordo. Imparerò a farmi accarezzare dagli altri, insegneremo l'un l'altra a contemplare quelle cicatrici.

Hai paura che possa togliermi la vita; ma non me ne hai già tolta tu abbastanza? Non sapevo dove andare, ho cercato rifugio in te e tu... tu mi hai fatto rifugiare in uno sconosciuto, nei suoi camici bianchi, nei discorsi, in terapie e medicinali. Ma io volevo sentirmi umano, e... forse volevo sentire le tue parole; e invece un giorno, l'unica voce rimasta era quella che rimbombava in questa stanza bianca. Iniziai a dargli fiducia e ben presto mi scordai di te. Ma tu, tu mi portasti qui; e se devi incolpare qualcuno, incolpa te stessa. Che se sono ciò che sono, è anche per merito tuo. Che gran merito...

Hai parlato per così tante pagine... hai alzato la voce sugli altri, hai preso uno stendardo, te lo sei conficcato nella schiena, sei arrivata a far cose inumane con il pretesto di volermi aiutare. Non so se volevi aiutare me, ma di certo hai provato a prenderti in giro. E ci sei riuscita, ti sei presa in giro per così tanto tempo... e se questa volta io, se io questa volta non ti avessi portato qui, chissà per quanto avresti continuato. Ma ora che i ruoli sono invertiti, ora puoi capire cos'ho provato a sentirmi abbandonato da chi avevo più vicino. Vorresti urlare, piangere, scappare via, vero? Ma non puoi e il nodo alla gola diventa sempre più stretto. Certe volte hai paura di strozzarti. Certe altre, è più una speranza. E sai, potrai andartene dove vuoi, ma quel nodo ti seguirà ovunque. Perché è dentro di te, non fuori.

Io non ho più parole da spendere per te e vorrei che fosse chiaro. La vera domanda che devi porti è: chi dei due lascerai vivere? Ti lascio volentieri discutere con te stessa sulla nozione di "vivere", io ho già le mie idee. Ma sono le mie e non pretendo tu le capisca.

So anche che c'è una sfumatura compulsiva nei tuoi atteggiamenti: che sistemi tante volte le frasi, che adori le cifre tonde e che questa è solo la nona parte. Ma te l'ho detto prima, che non m'importa nulla. E se non sei capace di accettarlo, se non tolleri che non ci sia un dieci a scandire la nostra storia, allora lascia che lo faccia io per te. Guarda, è così semplice: fine.

   
 
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