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Autore: Melitot Proud Eye    16/01/2016    2 recensioni
L'intrigo politico ha un sapore diverso ad Akielos.
Hanno sconfitto Kastor e Damen è re, ma c'è ancora molto da fare, e né molto tempo né una corte sicura per farlo.
Almeno sono insieme, non divisi ma uniti dai segreti.
[Damen/Laurent] [Spoiler fino alla fine del vol.2]
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Nota: torno con Captive Prince! Di cui fra due settimane uscirà l'ultimo libro, yeahh /o/
Questa è la storia che ho scritto per il Yuletide 2015 di AO3. Era pronta da prima di Natale, ma non potevo postarla prima del reveal del 25, e poi mi sono dimenticata di averla da postare anche in italiano XD

Il prompt era Laurent/Damen, possibilmente con elementi di intrigo; non avevo molto tempo, quindi all'intrigo ho solo potuto accennare, ma spero comunque che vi piaccia!
L'idea base è che i due abbiano combattuto a Charcy, ma che il reggente sia riuscito a scappare e abbia creato una linea difensiva dentro Vere, per cui Damen e Laurent hanno deciso di affrontare la minaccia alle loro spalle - Kastor - prima che questi potesse preparare una vera offensiva. Hanno vinto e raggiunto Ios, prendendo il potere su Akielos. E mentre facevano un po' di "pulizie" e riorganizzazioni, Laurent si è autoproclamato re di Vere (dopo il colpo di stato di suo zio, dubito che darebbe tanto peso ai dieci mesi che lo separano dalla maggiore età). La storia si svolge nella sorta di limbo che segue, quando si preparano rapidamente per affrontare il reggente.

Tag AO3: M/M, Intrigue, Kings & Queens, Slaves, Politics, Love, Enemies to Friends to Lovers, Snark, Laurent Knows, Laurent being Laurent, But also in love, Akielos, King Damen, Feels.


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Stranieri in patria



L'intrigo politico ha un sapore diverso, ad Akielos.
È meno artificioso che a Vere, giocato più sull'aperta inimicizia che sulla dissimulazione. Gli akieloni amano essere diretti anche nel tradimento, a quanto pare. Laurent ha già individuato due correnti secessioniste e la fazione di un pretendente secondario, e si trova a palazzo da neppure un giorno. Kastor era davvero un'anomalia.
Il Reggente ama avere di questi meriti.
L'intrigo qui ha un sapore diverso, sì – ma il retrogusto è lo stesso, pensa Laurent, osservando la sala senza farsi notare. (Impresa non da poco, considerato che tutti gli occhi, discreti e non, sono puntati sull'esotica novità del re straniero.)
Malcontento, avidità, sfiducia. Pericolo. Una spada di Damocle sempre sul punto di cadere.
Se c'è una cosa che non è cambiata in nulla, però, è il suo effetto sulla libidine dei cortigiani. Qualunque sia il tipo e la provenienza di una persona, pochi sanno resistere al suo aspetto.
Come gli disse Damen un giorno, neanche così lontano, pallido e biondo in una terra di sole che brucia la pelle e scurisce i capelli equivale ad un lusso senza pari. Una pepita in mezzo alla roccia. Molti degli schiavi che ha visto a corte gli somigliano, o tentano di farlo.
Ma sono schiavi. Conquistare un re? Montare il primo degli odiati vereziani? Sarebbe un trionfo.
Libidine del corpo. Libidine della vendetta.
Laurent nasconde un sorriso nella sua coppa di vino. Il desiderio altrui è una cosa che sa manipolare.
E, per tutti gli dèi, userà fino all'ultimo dei suoi mezzi per impedire che qualcuno finisca il lavoro iniziato da Kastor. Damianos siederà su quel trono, consoliderà il suo potere. E presto i loro regni conosceranno la pace.
Finalmente.

La prima settimana trascorre in un vortice di cerimonia, presentazioni, rimembranze e pompa locale. Laurent, nato nel cuore di Vere ma cresciuto visitando spesso Acquitart, ha sperimentato le influenze artistiche del sud-est per molti anni. Gli piace il gusto monumentale ma spartano di Akielos. Non è mai soffocante.
Non può dire lo stesso dei banchetti, benché siano più feste che rigidi eventi di corte. Scorre troppo spirito per i suoi gusti, e gli spiriti si fanno audaci.
La sera, dopo la rissa che Damianos ha dovuto sedare il secondo giorno, seguita dal duello che sempre Damianos ha dovuto arbitrare, Laurent preferisce ritirarsi prima che gli sguardi dei cortigiani si trasformino in approcci diretti. Accompagnato da Jord e alcune guardie, raggiunge le proprie stanze. Poi, sfruttando l'uscita segreta che Damianos – Damen – gli ha mostrato, sgattaiola fuori con la spada, una mantella sul capo e un lume.
Imprudenze, gli dice una voce molto simile a quella del suo tormento.
Il percorso che lo conduce alle camere del re è breve, ma sorprendentemente tortuoso. Laurent attraversa i corridoi in una sorta di trance.
Sui pavimenti si alternano marmo e pietra. Lungo le pareti, alle nicchie con lanterne seguono statue, colonnati o pilastri; anelli con fiaccole fumose nelle rotonde di disimpegno. Guardie annoiate. Guardie assorte. Cortigiani appartati con schiavi o altri cortigiani. Al di là delle grandi finestre ad arco, il mare è una distesa nera che manda brezza salata e il rumore della risacca sulle scogliere.
Laurent si ferma per un attimo a osservare, colto da una sensazione al confine tra l'orrore e la gioia.
È ad Akielos. Si trova nel palazzo reale di Akielos.
E l'uomo che lo possiede è l'uomo che lui odiava.
Che ama.
Si riscuote al suono di voci che vengono nella sua direzione. Prima di raggiungere i portali delle stanze regie, taglia per un corridoio di servizio, dove sa di trovare un altro ingresso segreto.
Entrare è ancora meno facile di quel che pensasse. Damen ha imparato.

Un'ora più tardi, l'oggetto dei suoi pensieri entra e lo trova accomodato sul proprio triclinio.
«Non pensavo che avresti tentato un colpo di stato così presto» dice.
Si richiude la porta alle spalle. Laurent alza il capo.
«Come?»
«Metà della mia corte è terrorizzata dalla tua lingua. L'altra è pronta a offrirsi come schiava per il tuo letto.»
Damen sembra divertito. Laurent posa il libro che stava sfogliando.
«Sono sicuro che ci sono anche quelli che approfitterebbero volentieri di un corridoio vuoto per pugnalarmi.»
«È per questo che non ti voglio mai solo» dice Damen, tornando serio.
Lo raggiunge e si abbassa accanto al triclinio, posando un ginocchio a terra. Riesce a farlo sembrare piccolo anche così.
«Promettimi che non farai sciocchezze.»
Laurent inarca un sopracciglio. «Ad esempio?»
«Ad esempio cercare di stanare gli ultimi traditori da solo.»
«So badare a me stesso, Damianos
«Non quanto credi.»
«E non sono così stupido da sottovalutare il risentimento degli Akieloni.» Chiude il libro, posandolo su un tavolino di marmo. «Inoltre, non esistono "ultimi traditori" in una corte. Ce ne saranno sempre di nuovi.»
Damen sbuffa una risata, scuotendo la testa. «Va bene, Vostra Altezza. Recepito. Comunque, per favore, non seminare più le mie guardie e Jord. Sono posti intorno alle tue stanze per una buona ragione.»
Fa per alzarsi, ma Laurent lo trattiene per un braccio. Nel gioco di ombre gettate dalle lampade di rame sembra un colosso scolpito in marmo rosso. Laurent soffoca un brivido. Si guardano in silenzio.
«È Vostra Maestà, ora.»
Il sorriso che curva la bocca di Damen è pieno e consapevole.
«Non solo per te, Laurent di Vere.»
Si china e lo bacia. Laurent gli cinge il collo con entrambe le braccia e lo trascina sul triclinio.
«Dovrò aspettare di aver conquistato Akielos, allora» dice contro la sua bocca.
Una bassa risata.
«Buona fortuna.»
Poi l'arma della parole gli viene tolta, come succede sempre quando stanno insieme così.

Le giornate trascorrono epurando e riorganizzando il consiglio lasciato da Kastor, i Kyroi, l'esercito. Akielos è stata trascurata dal suo ultimo re, reso troppo compiacente dall'alleanza segreta con Vere – qualcosa che il Reggente, buon giudice di caratteri, aveva certo previsto e messo in conto di sfruttare.
La riorganizzazione passa sia per la legislazione, sia per l'agricoltura che sosterrà le numerosi falangi di opliti. È indispensabile per risolvere un'altra questione urgente; anzi, tutto ciò che viene fatto punta a quella: difendersi da Vere. Sconfiggere l'illegittimo re, che progetta un'invasione, e restituire il trono al legittimo erede.
Laurent è presente alla pianificazione della campagna. È guardato con un misto di sfiducia e avidità. Non tutti approvano la sua presenza nel sancta sanctorum militare del regno o, se è per quello, l'impegno preso di reinstaurarlo a Vere. I pregiudizi sono duri a morire...
E forse non a torto.
Quando non sono impegnati in politica ed economia, Damen lo porta a visitare i luoghi della sua infanzia.
I giardini pensili di sua madre, terrazzati quasi sulle scogliere, dove crescono profusioni di fiori e frutti dagli aromi esotici. Le stalle reali con l'ippodromo, nella parte interna della capitale. L'arena dove si tengono annualmente i giochi. Il gymnasium per gli atleti ed i guerrieri — dove, un po' per scherzo e un po' per sfida, si affrontano nel duello di spada prima impossibile per schiavo e padrone. (L'arrivo di troppi spettatori spinge Damianos a interromperlo. Laurent non sa se essere furioso o sollevato.)
È... strano visitare i luoghi dove è cresciuto. Nella mente di Laurent, dopo Marlas, Damianos di Akielos non aveva avuto un'infanzia. Era nato già enorme e mostruoso e invincibile.
Quasi tutte le impressioni e convinzioni del vecchio Laurent sono state spazzate via, ormai.
L'ultimo grande amore dell'infanzia di Damen è il mare. I quartieri commerciali di Ios declinano in spiagge rocciose, poi sabbiose, lasciando spazio al porto e alle saline. Entrambi sono spazi pieni di fascino – uno per le grandi galee, attraccate in mezzo ai pescherecci come balene tra i delfini; le altre per le distese scintillanti di sale, che Damen gli fa assaggiare. Il cristallo che gli porg è grande quasi quanto il suo pugno.
«Una delle grandi ricchezze di Akielos» gli dice. L'orgoglio è palpabile nelle sue parole.
«Di certo non la più grande» risponde Laurent, guardandolo negli occhi.
Accetta il cristallo e distoglie lo sguardo, improvvisamente vulnerabile.
Stupido. Non è il momento di sentirsi così. Spie ovunque, i loro regni a rischio.
E può ben immaginare cosa penserebbero suo padre e suo fratello, se sapessero.
Ma, per gli dèi, in quei momenti è ubriaco del cielo, dei profumi e del sorriso del re di questa terra.

E all'inizio della seconda settimana, la spada di Damen, creduta persa, viene restituita dallo schiavo che l'aveva salvata dall'ira di Kastor la notte del tradimento. È la spada della sua maturità, donatagli da Theomedes quando vinse il suo primo pentathlon.
È la spada di Marlas.
Laurent la riconosce con un brivido. La lunghezza, il profilo della lama; l'elsa. Il suo corpo viene invaso dal fuoco della collera, poi dal gelo.
Non vuole vederla. Ha già negli occhi il momento in cui vibrò il colpo fatale, trapassando il petto di Auguste.
Guarda invece lo schiavo che l'ha portata. Mentre Damen, alla sua sinistra, soppesa l'arma con esitazione cercando di non darle troppa importanza, circondato da amici e curiosi, l'uomo incontra gli occhi di Laurent.
Si congeda con un inchino sorridente.
Ah. Significa che il prossimo sarà lui?
Una sinistra promessa nella spada che uccise Auguste di Vere. Sembra che Kastor abbia lasciato un'eredità più intraprendente di quanto sperassero. Aiutato dal Reggente, senza dubbio.
Si prospettano giorni ferali.
Quella sera, Damianos lo raggiunge sulla terrazza monumentale. Si ferma accanto a lui, assorto. I suoi occhi inseguono l'orizzonte di gabbiani che planano sui cavalloni.
La risacca rende private le parole, se non le espressioni.
«Vogliono dissotterrare il tuo odio. Allontanarti da Akielos nel momento di maggior pericolo.»
Laurent sospira.
«Avrebbero successo, in altre circostanze.» Damianos – Damen gira il capo per fissarlo, e lui ricambia lo sguardo con franchezza. «C'è poco da dissotterrare. Io non amo questa terra, per le ragioni che ben sai. Le dò un'opportunità solo perché ci sei tu.»
E se non è questa una dichiarazione imprudente.
Damen, come sempre cieco alla politica davanti al sentimento, sorride.
«Ne sono felice. Spero di fartela amare un giorno come la amo io. Come ho imparato ad amare Vere.»
«Vere
Il tramonto illumina i denti di Damen, trasformando il suo sorriso gentile in quello di un dio della guerra.
«E forse anche un vereziano.»

   
 
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