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Autore: Richhh    18/01/2016    0 recensioni
La storia segue le vicende di Callum e Annalise due ragazzi che vivono a Brooklyn, in un futuro non ben definito, dove alcune società iniziano a studiare un gene che si manifesta dalla nascita negli occhi di un essere umano, dotandolo di poteri sconosciuti fino al momento in cui esso non diventa cosciente di tutto ciò che lo circonda.
Call è affetto dal gene, e la sua vita vacilla ogni giorno come su un filo sospeso, dove le raffiche di vento arrivano sottoforma della crescente depressione di Travis, il ragazzo che ama da quasi due anni, la gente che cerca di condannarlo ad abominevoli sperimentazioni, e l'oppressione di un mondo che sembra sempre più schiacciare chi, come lui, nasce invisibile sotto un marchio d'infamia.
Potete trovare la storia anche su Wattpadd: https://www.wattpad.com/story/58514953-matiallomenes
Genere: Avventura, Fantasy, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Le luci della notte filtrano nella finestra della mia stanza illuminando il piumone di una luce argentea, sono a letto ormai da ore. Preferirei non pensare a niente in questo momento, e con niente intendo a quello che è successo questo pomeriggio, ma non ci riesco.
Affondo la testa sotto il grosso  copertone che mi ha avvolto per fin troppo tempo e chiudo gli occhi, trattenendo l'inefrenabile istinto di piangere e urlare.

- Vieni a prendermi. -
- Vieni a prendermi. Sono qui. -
La voce di Travis pare come un qualcosa di celestiale, divino, ed echeggia nel vuoto più totale; non trovo altro modo per descriverlo.
Non sono più nella mia camera da letto ma in una stanza del tutto bianca: pareti bianche, soffitto bianco, pavimento bianco.
- Call. - Travis mi chiama.
- Travis! - le nostre voci paiono come un eco infinito così inversosimile che solo al percepirlo pare di entrare in uno stato di trance. Cerco di capire da dove proviene la voce cercando in quel bianco maledettamente accecante, ma niente, Travis non c'era.
Ad un certo punto tutto intorno a me riinizia a prendere forma,il bianco viene sostituito da colori di ogni tipo,scorrono a una velocità costante intorno a me per poi iniziare a formare un immagine, un qualcosa di concreto. Il palazzo dell'AGD. Mi guardo intorno e il cielo è buio e l'aria terribilmente fredda. Salgo le scale che avevo percorso quel pomeriggio non badando ai miei piedi nudi sulla roccia fredda e sporca. Dal grosso display dietro al bancone situato davanti all'ingresso riesco a scorgere una data, prima che i colori riinizino a vorticare davanti a me.
Poi la stessa cosa per la seconda volta.
- Call. Salvami. - Il mio cuore ha un sussulto quando sento la sua voce alla mie spalle, mi giro di scatto e i colori riiniziano a ricomporre un immagine. La luce inizia a cambiare, non era più buio ma sempre più lumisono, era luce artificiale,quando riesco a mettere tutto a fuoco c'è Travis davanti a me. Siamo nel 8GM della AGD e Trav è steso sul lettino con lo stesso lenzuolo color crema dell'ultima volta che lo vidi, il pallore sembra essere scomparso.
- Travis! Sono qui. Non vado da nessuna parte. - gli dico agonizzante prendendogli la mano. Era così bello, puro e semplice.
Sento le lacrime che mi bagnano le guance ma non cerco di fermarle. Mi sentivo sicuro, libero di poter manifestare la mia fragilità almeno ne ho avuta un ultima volta.
Ed è in quel momento che Travis apre gli occhi, brillano di una luce profonda e mi guardano. - Callum svegliati. Ti sto aspettando. -

**

8 ore prima.

Annalise pov's

La jeep di mio padre accosta rigorosamente sulla ghiaia davanti a casa mia producendo il solito rumore dei sassolini schiacciati dalla gomma. In quelo momento realizzo che uno di quei sassolini potrei essere tranquillamente io. Durante tutto il tragitto per tornare a casa dall'AGD provai un grosso rimorso per non aver detto a Callum tutto, fin dal principio. Travis era quasi sicuramente morto e ne ebbi la conferma quando, dopo tante preghiere,Callum riuscì a entrare nel laboratorio. Non fu una visita molto lunga perchè uscì dopo pochi secondi piangendo, lasciando la porta del laboratorio aperta.
Era una piccola stanza di medie dimensioni dal color grigio che ricordava la luce dell'ingresso dell'AGD, lievemente più scura a causa dell'assenza di finestre. In fondo alla stanza c'era Travis, avvolto in un lenzuolo color crema e immobile. Aveva assunto un colore ormai sul verde tendente al viola. Non volli prolungarmi tanto, mio padre si tolse la divisa da laboratorio e dopo pochi minuti e mi riaccompagnò a casa.
- Hai chiamato la madre di Call? - Dico a mio padre uscendo dalla macchina.
- Sì, prima di uscire dall'AGD mi ha detto che stavano andando a casa. -
Grazie al cielo. E' l'unica cosa che riesco a pensare, non potevo fare molto e quasi sicuramente Callum ce l'aveva con me.
Mi dirigo verso la porta di casa aprendola con il mazzo di chiavi di mio padre. La casa era silenziosa, mamma doveva essere a lavoro. Lancio le scarpe che ho tenuto per ore in un angolo del corridoio che dava sulle scale per il piano di sopra.
Sono stremata e puzzo da far schifo. MI dirigo in bagno e mi tolgo i vestiti rimanendo in reggiseno e in mutande. Sposto lo sguardo sul grosso specchio appeso al muro e mi guardo. Ho la faccia pallida con due grosse occhiaie sotto gli occhi, i capelli che mi cadono sulle spalle e non posso non notare il mio grosso seno tenuto da un reggiseno blu scuro. Penso sia l'unica cosa che mi piaccia del mio corpo, contando anche i capelli rossi. A scuola ho sempre fatto in un certo senso colpo perchè giustamente " Le rosse sono porcone ", e quelli che lo dicono solo idioti. Non ho mai dato importanza al fatto di potermi legare tanto a una persona, forse solo per paura; Non è il massimo avere una ragazza stronza ed egoista come me, senza contare il magico potere di controllare le menti. No, i ragazzi non facevano per me, almeno non quelli normali e monotoni che si vedono sempre in giro.
Mi tolgo infine la biancheria intima e una parte di me inizia a pensare che forse necessito veramente di qualcuno che mi stia accanto, il problema è che ogni giorno cerco di convincermi che non è così, non deve essere così, l'amore ti rende debole, ed è l'ultima cosa che voglio essere.
Entro in doccia aprendo l'acqua bollente e lascio che quest'ultima mi percorra tutto il corpo.
Non sapevo cosa fare con Callum, andarlo a trovare non sarebbe servito a nulla, ha bisogno di pensare e metabolizzare il tutto. E non ci metterà poco. Così decido di scoprirlo da me, una delle grosse abilità che mi ha permesso l'eterocromia è non solo la capacità di controllare le menti ma anche leggerle e mio padre mi insegno a farlo anche a grosse distanze. Bastava concentrarsi sulla persona, cercarla nella mente e trovarla. Non era una cosa abbastanza semplice.
Mi concentro su Callum e lo cerco ma niente. C'è un forte blocco nella mia testa che mi impedisce di avere un contatto con lui. Subito dopo realizzo che sono in una doccia. La doccia era completamente rivestita in vetro, e il vetro impedisce di avere contatti con le menti, che stuipida, era la prova che il mio cervello aveva il necessario bisogno di riposare.
Sbuffando subito dopo premo con il palmo della mano su un pulsante giallo all'interno del muro e immediatamente vengo pervasa da acqua profumata al limone e cocco.
Dopo pochi minuti esco dalla doccia avvolta dal mio grosso accappatoio, mi siedo accanto al termosifone che con il suo colore mi accarezza la pelle riscaldandomi. Avvolgo i miei capelli in un grosso asciugamano formano un grosso turbante ed esco dal bagno.
Nonostante la doccia mi abbia in un certo senso rigenerata ho ancora la mente stanca,mi dirigo a piedi nudi nella mia stanza lasciando impronte traditrici sulla moquette bianca. Appena entro vengo pervasa dal dolce profumo di cannella di cui è impregnata la stanza da mesi, mia madre mi comprò un rinfresca ambiente che sprigionava l'essenza della cannella. E' un bene , tendo sempre a stare al buio nella mia stanza tenendo quasi sempre le tapparelle chiuse, ho sempre detestato la luce. Mi lancio sul letto svuotando completamente la mente da ogni pensiero e chiudo gli occhi stanchi abbandonandomi al dolce silenzio che permaeva attorno a me.

- Anne -
- Anne svegliati. - E' mio padre.
- Dimmi - gli rispondo con gli occhi ancora semi chiusi.
- Vuoi mangiare? -
- Ehm.. - mi sgrano gli occhi con le nocche delle mani e mi tiro su sedendomi sul materasso. - Va bene, arrivo. -
Mio padre esce dalla porta della mia camera chiudendosela alle spalle.
Accendo la lampada sul comodino e subito la mia stanza viene illuminata da una bellissima luce che assomiglia a quella del tramonto. Le pareti della mia stanza sono di un color giallo tendente all'arancione e non mi pento assolutamente di aver scelto questo colore anni fa.
Mi alzo dal letto lasciando cadere l'accappatoio sul pavimento, mi dirigo verso l'armadio e indosso un pigiama che ormai utilizzo da anni.
Sul comodino riesco a scorgere l'ora, sono le 11:00 PM. Ho dormito per sette ore.
Mio padre evidentemente non riesce a prendere sonno, come ogni notte. Ha tendenza ad andare a dormire verso le quattro, anche quando ritorna molto tardi da lavoro, e in genere lui mangia verso quest'ora. Esco dalla porta della camera e scendo le scale con passo felpato.
- Cosa? Non ho capito aspetti un attimo prendo le cuffie. - sento mio padre che parla al telefono controllando il tono di voce per non svegliare mamma.
- Eccomi mi dica. -
C'è una lunga pausa prima che mio padre riinizi a parlare.
- Cazzo. Arrivo subito, arrivo. - Riattacca subito il telefono e lo appoggia rumorosamente sul tavolo della cucina.
Scendo di corsa le scale e vado verso di lui, doveva essere successo qualcosa - Che succede? Dove stai andando?- gli chiedo con aria interrogativa.
- Oh.. Niente. - quando mi guarda capisco che come sempre sta cercando di nascondermi qualcosa.
- Papà. Dimmi. -
Sa che con me non c'è via di scampo quando mi impunto su una cosa, la ottengo punto e fine. - Mi hanno chiamato da lavoro. - si ferma esitante .
- Eh? Che è successo? - Gli chiedo impaziente tamburellando il piede sul pavimento.
- Localizza un attimo Callum. - mi ordina - devo essere sicuro di una cosa. -
Senza pensarci due volte lo faccio. La mia mente viaggia a una velocità disumana percorrendo strada buie e illuminate che non riesco a distinguere, poi il nulla. .
- Non riesco maledizione! -
- Riprova, con calma. - Lo rifaccio, ma non riesco a raggiungerlo.
- Niente. - gli rispondo scocciata - Che sta succedendo? - gli chiedo fissandolo negli occhi il più duramente possibile.
- MI hanno chiamato. Hanno detto che c'è stato un allarme all'AGD. Qualcuno ha violato la sicurezza e si è introdotto nell'8GM, dove sta Travis. - si ferma per una attimo e poi continua senza badare al mio piede che tamburella a ritmi regolari sul pavimento. - La segretaria che mi ha chiamato ha parlato di un ragazzo, da quello che si è riuscito a scorgere dalle telecamere e all'inizio ho pensato sia stato solo uno delle pulizie, almeno lo speravo, ma tu non riesci a localizzare Callum. -
- Quindi? - Gli domando un po' più forte del previsto.
- Anne pensa! L'AGD è praticamente rivestita di vetro perfino l'aria che respiri lì dentro è fatta di vetro, è per questo che non riesci a localizzarlo. -
Mi risponde tutto di un fiato impaziente.
- Cazzo. - Callum era dentro l'AGD.

**

Con le mani serrate raggiungo Travis, era disteso nello stesso lettino del sogno, avvolto nello stesso lenzuolo e gli occhi serrati. 
Mi avvicino a lui senza badare all'allarme che suona straziante nelle mie orecchie. Avvicino le mie labbra alle sue, senza pensare, senza la minima idea di che cavolo stessi facendo, e le premo sulle sue.
L'allarme smette di suonare e dal corridoio inziano a sentirsi dei passi pesanti e delle voci, prima che Travis riinizi a respirare ansimante. Era vivo.

   
 
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