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Autore: catskin    19/01/2016    2 recensioni
Giuliano Sanza era un uomo senza pregiudizi. Odiava tutti indistintamente, a prescindere dal colore della pelle, dalla religione o dal sesso.
Era anche generoso, a suo modo: ogni volta che ne aveva la possibilità, donava momenti di angoscia e disperazione a tutti coloro che gli stavano vicino.
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Giuliano Sanza era un uomo senza pregiudizi. Odiava tutti indistintamente, a prescindere dal colore della pelle, dalla religione o dal sesso.
Era anche generoso, a suo modo: ogni volta che ne aveva la possibilità, donava momenti di angoscia e disperazione a tutti coloro che gli stavano vicino. 
Era nato e cresciuto in una famiglia benestante, e fin da piccolo aveva imparato a dare valore alle cose importanti. Il denaro, per esempio, che lui con orgoglio non sprecava in attività superflue come la beneficenza o in gesti ipocriti come la carità. Al contrario, si prodigava con estrema soddisfazione per esaudire i suoi desideri più turpi.
Dal momento in cui erano nati i suoi figli, aveva provato per loro una profonda indifferenza; anzi, se poteva rendersi inutile non ci pensava due volte e se ne disinteressava completamente. Per il gusto di vederli soffrire, affermava lui con tono lieve e mal celando una certa soddisfazione.
Sua moglie, una donna discreta e gentile di cui si vergognava profondamente, gli diceva spesso che aveva un cuore di ghiaccio. Ma come poteva lei sminuire la sua vocazione alla crudeltà con una definizione tanto riduttiva? Lui, il cuore non ce l’aveva proprio. Quella sensazione di gelo che suscitava nelle persone non era sufficiente a descrivere la sua totale assenza di umanità e di calore, un vuoto siderale che egli alimentava con azioni e pensieri ripugnanti. 
I suoi rapporti con le donne, di cui si serviva per sfogare impulsi sessuali privi di qualsiasi naturalezza, erano basati sul godimento che provava nell’umiliarle, perché per lui era importante sentirsi sempre a posto con la sua mancanza di coscienza.
Eppure, in modo del tutto insospettabile, era sensibile ai problemi legati all’ambiente e, nel suo piccolo, faceva il possibile per tenere pulito il mondo che lo circondava. Un giorno, per esempio, aveva trovato un gattino abbandonato per strada, lo aveva teneramente raccolto e lo aveva gettato nel bidone dei rifiuti, perché detestava la sporcizia sui marciapiedi. Prima di farlo però, si era assicurato che fosse ancora vivo.
 
Ma un giorno si ammalò. Se ne accorse una mattina, mentre era intento, come suo solito, a controllare il lavoro dei sottoposti; girovagava per gli uffici, insultando e umiliando gli impiegati davanti ai propri colleghi. Insolitamente, si era reso conto che trovava fastidiosa quell’abitudine ormai consolidata, in genere fonte di genuino divertimento. Capì, con sempre più profondo orrore, che qualcosa non andava nel momento in cui un sorriso gli era comparso istintivamente sulle labbra, patetica manifestazione di gratitudine verso la segretaria che gli aveva portato il caffè.
Alle tre del pomeriggio, un violento senso di nausea lo attanagliò: aveva appena telefonato ai figli, tornati da una gita scolastica, per sapere se si erano divertiti.
Alle sei si precipitò dal suo medico, subito dopo aver comprato un accendino da un senegalese. Com’era possibile? Lui non fumava! E anche se avesse fumato,
si disse, piuttosto che dare dei soldi a un negro si sarebbe comprato una tabaccheria intera.
Il dottore, dopo aver fatto analisi approfondite, gli comunicò che il male era incurabile: gli rimanevano tre mesi, poi sarebbe diventato buono, generoso e altruista in modo irreversibile.
 
In preda alla disperazione, Giuliano tornò a casa; si mise alla scrivania del suo studio e scrisse una lettera, scegliendo con cura le parole che potessero spiegare e giustificare quell’atto estremo; prese quindi la pistola che teneva nel cassetto del comodino e fece l’unica cosa logica che gli rimanesse da compiere prima che tutto il suo mondo crollasse. Non sopportava l’idea di cambiare, di diventare qualcosa di diverso da ciò che era, crudele punizione per una vita vissuta fino all’ultimo all’insegna di una perversa coerenza.
 
Lo sparo echeggiò nella notte con un frastuono che svegliò l’intero vicinato.
 
Quando gli agenti di polizia giunsero sul posto, lo trovarono afflosciato sulla sua poltrona preferita, la testa reclinata sul petto, gli abiti inzuppati di sangue e il revolver ancora caldo e fumante nella sua mano. Nell’aria, odore di cordite e di morte, negli occhi, un’espressione di terrore e sorpresa. Poi, gli agenti chiamarono l’ambulanza per far portar via il corpo senza vita della moglie. Più tardi, trasportarono in questura un sorridente Giuliano Sanza per l’interrogatorio.
   
 
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