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Autore: RestartTheGame    19/01/2016    0 recensioni
Sette ragazze si svegliano in quello che sembra essere un incubo, certe che non ne usciranno più.
Il tutto è ispirato ad un sogno che ho fatto (giuro) e che ho cercato di raccontare perché non sono certa che il cervello partorisca cose normali.
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota “autore”: è la prima storia in assoluto che scrivo e mi convinco a pubblicare da qualche parte, quindi siate buoni per favore. Come ho scritto la storia è ispirata ad un sogno che ho fatto e che ho cercato di romanzare per rendere più leggibile. Non sono sicura di esserci riuscita, probabilmente no. Buona lettura in ogni caso.

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Chiara si svegliò con un forte mal di testa e cercò di catalogare tutte le altre parti del corpo in cui sentiva dolore. La spalla destra era sicuramente la peggiore, seguivano le costole e la caviglia sinistra: sembravano gli effetti di una brutta caduta. Provò ad alzarsi, ma la gamba dolorante faticò a sostenere il peso; scoraggiata e infastidita sbuffò tornando a sedersi.

 

Fu allora che si rese conto dell’ambiente in cui si trovava. Un brivido le salì lungo la schiena: qualcosa non andava.

 

Chiara era infatti seduta su una superficie fredda, che però non sembrava un pavimento, ma… roccia? Intorno a lei solo pareti rosse e irregolari, che le ricordavano molto una… grotta? Possibile? Sempre più confusa Chiara cominciò a guardarsi intorno. Una luce fioca proveniva dalla sua destra e illuminava uno spazio poco distante da lei. Seguendo il fascio luminoso con gli occhi il suo sguardo si fermò su un corpo disteso. Era una ragazza bionda, non molto alta e magrissima.

 

Chiara provo di nuovo ad alzarsi, questa volta con migliori risultati, e si avvicinò a lei, che sembrò avvertire la sua presenza e aprì gli occhi. Gli occhi color nocciola di Chiara e quelli azzurro ghiaccio della ragazza si incontrarono e videro riflesse l’una nell’altra le proprie emozioni: paura, sorpresa, confusione e infine realizzazione. 

 

Qualcosa dentro Chiara scattò, la sensazione di famigliarità che aveva provato prima d’un tratto sembrava aver trovato una spiegazione.

“Luce?” sussurrò, con voce tremante.

 

A quel punto anche l’altra ragazza sembrò rendersi conto di chi aveva davanti.

“Chiara? Dio Chiara, per fortuna ci sei anche tu! Da quanto sei sveglia? Dove siamo? Come ce ne andiamo? Chiara cosa facciamo!” Luce continuava a fare domande con una nota isterica nella voce, aggrappandosi disperatamente alla speranza che Chiara sapesse darle delle risposte. La cugina, purtroppo, ne sapeva quanto lei. Se non meno, dato che non aveva ancora avuto un completo crollo psicologico.

 

“Luce, devi calmarti! Nemmeno io so dove siamo, ma tranquilla, adesso troveremo una soluzione. Sai se siamo le uniche qui?”. Una costante nota di paura accompagnava però tutte le parole, e Chiara non riuscì ad essere rassicurante come avrebbe voluto.

“Non visto nessuno, ma… Non ha senso! Perché siamo qui? Perché noi due siamo qui? Dove sono le altr… Alba!”

 

Chiara si girò di scatto sentendo la sorpresa nella voce di Luce. Dietro di lei c’era una ragazza bionda, con gli occhi color cielo e anche lei non molto alta; era molto simile a Luce e ci volle qualche secondo a Chiara per rendersi conto che Alba era la sorella di Luce e quindi sua cugina.

 

Chiara si sentiva spaesata e confusa, le sembrava di non essere del tutto se stessa. Come poteva non rendersi conto di chi aveva davanti? Com’era possibile avere un momento di smarrimento e di incertezza di fronte ai membri della propria famiglia? Si sentiva così turbata dalla sua stessa mente che aveva solamente voglia di tornare a sedersi sulla terra fredda e piangere.

Evidentemente il suo corpo stava assecondando i suoi pensieri perché si sentì afferrare per un braccio, quello con la spalla dolorante, quando ormai era a pochi centimetri da terra. Forse fu proprio il dolore a farla uscire da quella specie di ipnosi.

 

“No!” esclamò Luce “non puoi permetterti di lasciarti andare! Io ho fatto lo stesso prima e non sono più riuscita ad alzarmi fino a quando non sei arrivata tu. Non sono sicura che io e Alba potremmo aiutarti in tal caso. E poi ricordati che dobbiamo cercare le altre.”

 

Chiara annuì, seppur con una faccia poco convinta, ma fece ciò che Luce le diceva, come sempre. Era infatti lei che solitamente guidava il gruppo e prendeva decisioni per tutte, spettava a lei incoraggiare le altre quando ne avevano bisogno. Chiara si sentì grata di questa ripresa di ruolo da parte della cugina; lei non ce l’avrebbe mai fatta a rimanere forte per il bene delle altre.

 

Dopo qualche momento di esitazione, nel quale aveva assistito alla scena con occhi sbarrati, fu Alba a farsi avanti.

“Ragazze, dove siamo? Voglio andare a casa. Luce, non credevo che l’avrei mai detto, ma ora vorrei proprio essere dalla mamma. Mi chiede ogni settimana di andare a trovarla. Tu ci sei stata? Come sta?”

Luce, presa dalla tenerezza, fece un sorriso alla sua sorellina, le appoggiò le mani sulle spalle e cominciò a parlarle con dolcezza: “Sis, per favore non divaghiamo, lo sai che non potrei risponderti. Ora non riesco a ricordare nulla”. Alba abbassò gli occhi e cominciò a guardarsi i piedi in maniera afflitta, ma Luce continuò: “Cerca di concentrarti per favore. Da che parte sei arrivata? Hai visto qualcuna delle altre?”

 

Alba cominciò a guardare a turno la sorella e la cugina arricciando il labbro “proprio come faceva quando la aiutavo a studiare matematica e cercava di ricordare i teoremi” , pensò Chiara con una certa nostalgia. Man mano che parlavano qualche ricordo della loro vita insieme cominciava a comparire nella mente delle ragazze. “Sono cose che sappiamo già, dobbiamo solo impararle di nuovo. Proprio come diceva Platone.” Chiara scosse la testa. Possibile che anche in una situazione come quella riuscisse a pensare a qualche filosofo? L’università l’aveva rovinata per sempre, ne era certa.

 

“Sono venuta da lì” Alba indicò un punto imprecisato alla sua destra, ma lo fece con una certa sicurezza che fece rilassare le altre due ragazze “Vi ho sentite parlare e ho seguito il suono delle vostre voci perché sapevo che dovevo trovarvi…” la ragazza chiuse un attimo gli occhi, quasi spaventata da ciò che aveva detto, ma si riprese velocemente e continuò a parlare, anche se con meno sicurezza “Era buio, ma ho visto… Ho visto… C’era una ragazza… La conosco, sono sicura! Capelli rossi e ricci, frangia, una voglia sulla guancia sinis… Bianca! Era Bianca! Dobbiamo tornare a prenderla!”

 

Prima che le altre due ragazze potessero rispondere Alba aveva cominciato a camminare come una furia verso la direzione che aveva indicato poco prima.

Luce, dopo aver fatto spallucce alla cugina, come faceva sempre quando secondo lei sua sorella faceva qualcosa di stupido, cominciò a seguirla.

A Chiara ci volle qualche altro secondo per cominciare a muoversi.

“Fatti coraggio” pensava “tutto questo non è reale. Sicuramente è un sogno”.

 

Sogno o meno, l’urlo che Chiara sentì poco dopo riuscì solo a gelarle il sangue nelle vene.

   
 
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