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Autore: Settecolori    15/03/2009    1 recensioni
Il mio debutto su Efp. Taylor non riesce a dormire durante una sera d'estate, e un cantante misterioso fa irruzione con la sua misteriosa serenata quella notte, ma chi sarà mai? Canzone: Serenata Rap-Jovanotti
Genere: Romantico, Commedia, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Chad Danforth, Taylor McKessie
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Notte fonda

Notte fonda. Occhio e croce credo sia mezzanotte. Sono sveglia, stranamente. Anzi come al solito. Non c’è una volta che una persona riesca a dormire quand’è stanca. Stanca, anzi sfinita. Ho studiato dalle quattordici di questo pomeriggio fino a due ore fa. Sono stressata, insonne ma stanca. Forse mi sono svegliata di soprassalto. Tanto che differenza fa! Negli ultimi tempi non dormo mai. Neppure se sono stremata come in questo momento. Mia mamma giustifica la mia insonnia dicendo che mi sono innamorata. Seee! Io innamorata? Non ancora. Mio papà dice che studio troppo. Io mi giustifico dicendo che ho il decathlon scolastico e un “Everest” di verifiche. Mio fratello dice che è colpa dell’uomo sabbiolino (quell’ometto che mette la sabbia negli occhi dei bambini per farli addormentare) che fa sciopero al mattino. Io dico che se l’uomo sabbiolino facesse veramente sciopero non dormirebbe anche lui. Mia sorella dice che sono meteoropatica. Sono due settimane che il tempo cambia sempre, allora mi spieghi come faccio a essere meteoropatica? Oggi non sono neppure riuscita ad andare alla festa di compleanno del mio migliore amico, alias Chad, che probabilmente sarà stato tutta la sera a spassarsela con il Wildcats. Anzi, dimenticavo che oggi ormai è anche il mio compleanno. Auguri a me. Mazza, si inizia bene la giornata. Non si dorme, stomaco vuoto, domani quattro verifiche. Peggio di così potrebbe andare? Due lettere sono la risposta giusta: Sì, può andare peggio. Non so come ma potrebbe andare peggio poco ma sicuro. Ok, ora che mi sono auto-sfogata, posso dormire finalmente. Mi sento meglio, sinceramente. Appoggio la testa sul cuscino con molta fatica, sono completamente sudaticcia e anche il cuscino lo è. Mi sta per succedere qualcosa, lo so succede sempre. Il problema è che non so se sarà bella o brutta. Questo è il problema principale delle mie “premonizioni” Sembro Raven se parlo così. Perché non riesco a dormire? Sto male, sono agitata,o qualcos’altro? Ho studiato troppo, forse? Può essere. Ho studiato talmente tanto che ora sto cercando di addormentarmi ancora vestita da fuori: maglietta arancione (Regalo di quattro anni fa, di Chad) e jeans ormai ammaccati sulle ginocchia grazie alla mia sbadataggine enorme. Ora oltre a non dormire sto pure rabbrividendo per gli spifferi di freddo provenienti dalla finestra. Devo alzarmi, ma non ho voglia, però devo. Che rottura non dover dividere la stanza con uno dei tuoi schiavetti personali, ma io mica sono Sharpay Evans. Io sono una persona totalmente diversa da lei. Io odio cantare, odio le persone che ci manca poco che vadano a letto con il loro pallone da basket (incluso in questa categoria Chad. e il resto della squadra), odio recitare, odio andare a fare shopping, certe volte pure studiare. Mi sa che stasera nomino troppe volte Chad.. Ecco. Ho nominato il suo nome un’altra volta. Ci sono alcune mie amiche che sostengono che io e lui stiamo insieme. Seee! Manco se mi pagano starei con lui. Finalmente, dopo parecchie secondi di riflessioni varie, mi alzo con molta fatica dal letto ma anziché dirigermi verso la finestra per chiuderla mi avvio verso il bagno per rinfrescarmi le idee sulle mie possibile “premonizioni”. Il profumo delle patatine fritte preparate da mamma riempie ancora il corridoio, e ammetto che mi fa venire l’acquolina in bocca. “Taylor, resisti. Resisti, Taylor.” Mi continuo a ripetere a bassissimissima voce. Questo è auto convincimento puro, a chiunque verrebbe l’acquolina in bocca ma io sono forte e devo a qualunque costo resistere. Cerco di camminare nel corridoio (che tengo a precisare che non ho mai visto un buio così buio) con la stessa agilità di un gatto siamese, ma l’effetto è lo stesso di un ippopotamo in un negozio di porcellane. Dopo essere inciampata trentasette volte con molta discrezione, arrivo alla maniglia del bagno e trovo James seduto sul water a leggersi People, sotto c’è sicuramente Playboy. Jack non accenna il minimo sorriso, mi fa segno di chiudere la porta e poi dice “Pausa di riflessione”. Wow, fantastico. Fantabolante. Non ci si riesce mai a rilassarsi in questa casa. Oggi non ho intenzione di aspettare il mio fratellino di nove anni mentre fa le sue “pause riflessive”.  No, oggi non aspetto nessuno. Ho ormai diciassette anni, anzi ne ho proprio diciassette anni. Invecchio pure... Fantastico. Ritorno dentro la mia stanza. Ancora buio. Ancora mezzanotte. Ancora noia. Ancora niente di bello. Dopotutto cosa ti aspetti a mezzanotte? Il corteo, il banchetto, regali a bizzeffe? Nulla, anche se di solito mi arrivano sms a go-go a quest’ora. Il telefono tace come tutto del resto, tranne lo spiffero che come dice il nome spiffera i miei pensieri al vento. Meglio che non li sappia nessuno però, sospiro mentre mi avvicino leggermente alla finestra ma qualcosa mi stacca violentemente dai miei pensieri. Qualche accordo con la chitarra. Non qualcosa rock, come sono abituata ma qualcosa di dolce stranamente. Il mio primo pensiero è rivolto a Jack. Quel briccone può aver acceso la radio in piena notte, ne sarebbe sicuramente capace. Ma no, devo convincermi. Lui ascolta solo rock-metal-rap. Non può essere una delle sue solite canzoni con trenta parolacce al secondo. No, impossibile. D’un tratto la chitarra smette di suonare, ma in compenso una voce parte a cantare.

 

Se t'incontro per strada non riesco a parlarti
mi si bloccano le parole non riesco a guardarti
negli occhi mi sembra di impazzire

 

Rap. Sì, è mio fratello. A quest’ora cavolo? Possibile? “JACK! NON ASCOLTARE LA MUSICA IN PIENA NOTTE, per favore.” Le ultime due parole non le pronuncio quasi. Prima regola delle sorelle: quando devi dare un ordine a tuo fratello o sorella che sia, non dire mai per favore. E’ il più grande errore che si può fare ricordatevelo. Due secondi di silenzio, Jack non risponde, sorrido. Mamma l’avrà ucciso, finalmente! Si spera, naturalmente. O forse è colpa di Rose che si è decisa a smettere di ascoltare i Jonas Brothers tutto il giorno? No, non succederà mai. Sono io l’unica che ascolta musica diversa a seconda dell’umore. Sono triste? Robbie Williams. Sono felice? Avril Lavigne. Ma mai roba come i miei odiosi, perfidi e ributtanti fratellini. Certe volte non li sopporto proprio quei ragazzini. “Ma di chi è questa voce?” Mi domando dopo tre secondi. Mi ricorda qualcosa ma non so che cosa. Qualcosa di famigliare. Era una voce calda ma allo stesso tempo dolce. Quella voce era come se ti abbracciasse. Ma se magari non fosse mio fratello ad ascoltare la musica? No, cosa impossibile. Quello è capace di ascoltarsi Eminem a tutto volume mentre fa il bagnetto con le sue paperelle con cicatrici (ricopiate dai miei libri di Harry Potter, anche se ammetto che una delle paperelle si chiama Flopper, tributo alla sua passione per i computer e il suo odio nei confronti di Harry) e bandane (colpa sua questa, non l’ha copiata da nessuna mia rivista e nessun mio libro). Tutto d’un tratto mentre ripasso nella mente quelle parole, mi viene un groppo alla gola. Faccio pure fatica a respirare a momenti, ma non importa. Intanto ascolto ancora le parole di quel rapper mancato da quattro soldi, tanto ma tanto romantica. Ammetto che questa canzone mi fa pensare a Chad. E’ da oltre un mese che non riesce più a parlarmi , proprio che quando attacca a parlare sembra voglia continuare per mesi, e neppure guardarmi, quei piccoli sguardi che mi fanno sentire meglio. Sembra quasi una delle sue solite “canzoni” da quattro soldi. Stranamente questa è la prima volta che ascolto una canzone rap senza mettermi a sbraitare come una pazza come i miei due fratelli. Strano, stranissimo, impossibile, incredibile ma vero. Assolutamente, incredibilmente, inimmaginabilmente vero.

 

se potessi amplificare
il battito del mio cuore sentiresti
un batterista di una band di metallo pesante

 

Oltre rapper mancato, anche poeta mancato. Fantastico. Che metafora poco metaforica, dove l’ha trovata quel cantante? Dovunque l’abbia trovata, complimenti per la schifezza che ha creato. Però in fondo è una cosa romantica. Diciamo che è una cosa romantica per le persone che di solito non ascoltano il metal, e io con un papà fissato con i Kiss posso dire che il metal lo conosco fin troppo bene. Conclusione? Non è una cosa romantica. Poco ma sicuro. Se il battito del cuore avesse la velocità di un batterista di una band metal, sarebbe letteralmente impossibile. Lo dice la scienza. I battiti del cuore sono troppo numerosi e il soggetto affetto da questa “malattia” potrebbe morire da un momento all’altro. Non è una cosa molto bella da dire però è assolutamente vera. Riguardo alla canzone, sono sempre meno sicura che se la stia ascoltando Jack. Lui non è tipo da canzoni così dolci e romantiche. Sorrido, mentre quasi mi scende una lacrima. No, lui non è proprio il tipo..., mi continuo a ripetere cercando di trattenermi dal fare qualsiasi movimento che non fosse sorridere, nient’altro che sorridere, beh, anche respirare naturalmente.

 

ed è per questo che sono qui davanti
perché mi viene molto più facile cantarti una canzone
magari che la sentano i muri e le persone
piuttosto che telefonarti e dirti tutto faccia a faccia
rischiando di fare una figuraccia;

 

Mentre ascolto, gironzolo per la stanza e ad un tratto la mia mano arriva sul mio cellulare. Tolgo il salvaschermo e un bip si diffonde per la stanza. “Due chiamate senza risposta da Chad.” cita la finestrella comparsa sullo schermo. Mi salta il cuore in gola. Oh, mamma. Fate che sia tutto uno scherzo del destino. Non voglio credere ad alcuna cosa. Ho diciassette anni ormai, posso decidere io cos’è giusto o no. Se questo è uno scherzo o no. Se questa è la verità o no. E questo è uno scherzo. Assolutamente. Non se essere felice o no. Comunque, chiunque canta questa canzone vuole delle risposte. Crede che chiunque telefoni ad una persona per rivelarle tutti i suoi sentimenti faccia a faccia, per dire due parole:. “Ti amo.”, faccia una figuraccia. Sì, in fondo ha ragione. E l’ho dico io che non sono mai stata innamorata veramente. O almeno credo. Tutte dicono cose sul mi conto che non sono vere. Dicono che sono innamorata di un ragazzo che fino ad un mese fa era il mio migliore amico, ora non ci parliamo più. Come se lui c’è l’avesse con me. Ma invece, non è successo nulla. D’un tratto abbiamo smesso di parlarci, di aiutarci a vicenda (problemi amorosi e non), di guardarci negli occhi, abbracciarci tutte le volte che avevamo bisogno di sostegno. Nulla di tutto questo. Niente più. Come se io non esistessi più per lui. Come se non fossi più la sua Taylor e lui il mio Chad.

 

sono timido ma l'amore mi dà coraggio
per dirti che da quando io ti ho visto è sempre maggio
e a maggio il mondo è bello e invitante di colori
ma ancora sugli alberi ci sono solo fiori
che prima o poi si dice diverranno pure frutti

 

Sorrido a quelle parole. Qualcosa di intelligente, finalmente. Però sono sempre più certa che sia una canzone di mio fratello, una delle sue solite scemate di canzoni. Sicuramente, è sua. Però almeno questo mezzo ha un senso. Se devo ammettere che questa strofa mi ricorda qualcosa, anche se in questo istante mi sfugge che cosa mi ricorda. Oh mamma. “Ecco.” mormoro con la voce come mozzata da non so cosa. Fai che mi ricordo male, fai che quello che mi ricordo sia sbagliato fai che sia tutta una mia fantasia. Fai che cinque anni fa, ho sbagliato a dire quelle parole. Fai che sia una semplice, e pura coincidenza. Una stupida coincidenza... Stava finendo maggio, per intenderci. Di già, sbuffavano tutti. Solita mattina, solito Chad, solita maglietta color carota con su scritto “She wants me.” (titolo di una canzone di Aaron Carter, da lui mi sarei aspettata qualsiasi cantante, come al solito Justin Timberlake, Queen, AC/DC; ma Aaron no.), mi sorrise. Continuava a ripetersi, restando con lo sguardo fisso sull’armadietto. “Manca poco alle vacanze, manca poco alle vacanze, solo pochi giorni e basta Darbus per tre mesi.” Gli passai vicino sorridendo dolcemente, ma come ben sapeva e tutt’ora sa dietro i miei sorrisi si nasconde sempre un po’ di perfidia. “Se ci arrivi all’anno prossimo.” Puntualizzai con un minimo movimento di labbra. Scandendo bene le parole in modo che lo potesse capire perfettamente. “Ci arriverò, in un modo o nell’altro, signorina Taylor McKessie.” Era un sfida e io lo capivo bene. Fin troppo. Ma dietro tutto ciò, sapevo che mi voleva un mondo di bene. “Dammi almeno un buon motivo per tutto questo, anzi un motivo per cui vorresti passare, per cui dovresti impegnarti.” Chad sfoderò un sorriso da uomo-del-basket-che-in-fondo-ha-un-cuore-che-batte-per-qualcuna-ma-nessuno-sa-la-fortunata (alias sorriso da mozzare il fiato in micro particelle),  si avvicinò a me e mi mise una mano sulla spalla. “Permettimi due sole parole: te, Taylor.” Una lacrima di commozione mi rigò la guancia. Al contrario del solito era una lacrima carica, colma di gioia. Mi avvicinai a lui e lo abbracciai. Il gesto più spontaneo della mia vita. Più spontaneo di sbattere le palpebre per togliere la polvere, più spontaneo di piangere quando si è tristi, forse anche più spontaneo di nascere e di morire. Più naturale di qualunque cosa. Lui sorrise fissandomi ancora, e poi mi strinse a sé, come se non volesse lasciarmi mai e poi mai. E mentre lo abbracciavo, ci passò accanto Sharpay e la sua fila di amiche ochette che la considerano divina, perfetta, suprema, la migliore, un idolo, un’icona. Sharpay ci squadrò con fare disinteressato e scoppiò a ridere con il suo fare da oca che si crede divina ma non lo è affatto. “Guardate i due fidanzatini si stanno abbracciando!” La maggior parte delle ragazzine dietro, senza sapere chi eravamo, annuì alle parole di Sharpay. “Perché non si baciano?” boccheggiò la maggior parte. Sentì Chad quasi ringhiare, ci mancava poco che lo consideravo un licantropo. Sospirò rassegnato e anziché ammazzarle, come speravo, controbatte stringendomi ancora più forte a sé. “Invidiose?”Rimasi totalmente basita dalla sua risposta, aveva una faccia tosta quel ragazzo. Sharpay si mise una mano sul fianco e ondeggiò avanti e indietro. “Dimostramelo.” Chad spalancò gli occhi di colpo e riuscì a sussurrare appena. “C-cosa intendi, Evans?” Sentivo che tremava come una foglia, ma la sua voce era ferma e dura come un masso come se niente avesse potuto turbalo. “Baciala.” Vi giuro che in quel momento, io stavo tremando come una foglia. Mi continuavo a ripetere nella mente: “Non baciarmi Chad, rovineresti la nostra amicizia.” Forse mi era venuto anche da sussurrarlo ma sinceramente non me lo ricordo. “Ho sentito male, Evans?” Borbottò Chad, cercando di restare il più immobile possibile. Io, che in quel momento ero ancora tra le sue braccia, mi sentivo battere il cuore come un batterista di una band hard-rock, come direbbe questo cantante da strapazzo. “No. Tu hai sentito ciò che ho detto.” Ribatté Sharpay con il suo solito tono da snob. In quel momento mi veniva da uccidere Sharpay. “Aspetta un attimo, perché vuoi che io la baci?” Chiese Chad, stringendomi ancora più forte. “Perché so che la ami.” Disse di nuovo Sharpay, con il suo solito fare scontroso. Vi giuro, che in quel momento mi sentivo con la gola totalmente asciutta, non deglutivo neppure. Ero talmente vicina a lui da riuscire a sentire i battiti del suo cuore, e vi giuro che erano fin troppi per un essere umano.  Non so come mai, ma io in quel momento scoppiai dal ridere. Ok, ora non vorrei entrare molto nei dettagli ma è stato assolutamente il momento più imbarazzante della mia vita. E per rovinarmi la fama, il flashback finisce qua. E ora vi chiederete che c’entra questo “ritorno nei miei ricordi più imbarazzanti” con quella strofa della canzone? Avete ragione. Da un punto di vista non c’entra nulla. Diciamo che riguarda come andò a finire la storia. Quel giorno liquidai Chad con un “Ricordati, tutte le bugie che una persona dice sono come dei germogli, prima o poi cresceranno e diventeranno alberi, poi saranno frutti e dopo ancora fiori. Allora saranno realtà.” Lui con la sua intelligenza da babbuino troglodita, naturalmente non mi ha capito.  Come al solito dopo tutto. Non mi capisce mai tanto. Gabriella sostiene sempre che lui è troppo perso a guardarmi per comprendere il significato delle mie parole. Eh, infatti Gabriella, anche se è la mia migliore amica e quindi dovrebbe conoscermi meglio di qualunque altra persona su questo pianeta, sostiene che io sto con l’unica persona con cui non vorrei mai stare in questo pianeta? Se non fosse mezzanotte e quarantacinque minuti, probabilmente ora spunterebbe Martha da qualche parte a dirmi “Sappiamo che lo ami, ma non lo ammetti.” Beh, potrebbe essere. Ma per ora preferisco non saperlo. Preferisco ascoltare un’altra strofa della canzone, ora.

 

e allora tu che fai? golosamente aspetti,
aspetti che quel desiderio venga condiviso
io sono qui davanti che ti chiedo un sorriso,
affacciati alla finestra amore mio.

 

Quale desiderio? Di trovarmi un fidanzato entro San Valentino? Naa, non ne ho di desideri. Tranne quello di diventare la prima presidentessa degli Stati Uniti d’America. Poi basta.. Ok, per niente. Vorrei anche.. innamorarmi finalmente. So che sembra strano come desiderio, ma se devo dirla tutta non mi sono mai innamorata in tutta la mia vita. O forse, non ho mai avuto il coraggio di ammetterlo. Sicuramente non l’avrò mai ammesso. Poco ma sicuro. Poi la curiosità mi azzanna la testa. A chi sarà mai dedicata questa canzone? A una ragazza che forse non ha notato che il suo miglior amico aveva una cotta per lei e lui viene sotto a casa sua a cantarle tutto, anziché fare una figuraccia al telefono. Da queste informazioni possiamo dedurre che la persona è piuttosto, anzi molto estroversa e ribelle. Mamma mia, direi quasi che sembra la descrizione di Chad. No! Ma che vado a pensare. D’un tratto sento bussare alla porta e ciò basta a buttarmi giù dal monte Olimpo dei miei pensieri. “Avanti.” Borbotto, rinfilandomi di scatto sotto le coperte a paperelle del mio lettuccio caldo. Sento girare la maniglia, e vedo entrare il mio fratellino. “Jack?!” Sbraito, smaniandomi le coperte di dosso ed alzandomi di scatto. “Che ci fai qui.. Cioè perché a quest’ora della notte ascolti la musica a così alto volume?! I vicini ti potrebbero denunciare per disturbo della quiete pubblica in piena notte.” Jack mi guarda come se fossi una pazza. Certe volte forse mi considera una pazza, anzi crede che io sono una pazza pizza in un pozzo che puzza come un pezza (parole sue, io non c’entro niente). “Calma sorella. Io non stavo ascoltando niente. Oggi la professoressa d’inglese mi ha sequestrato la stereo. E tu che stavi ascoltando? Qualunque cantante sia, ha una voce magnifica per il rap.” Guardo negli occhi il mio fratellino. Un dimmi che stai scherzando è sottointeso in quello sguardo. In quel momento sento un sospiro, fin troppo lontano per essere quello di Jack, ma fin troppo forte per essere quello di una persona fuori da questa stanza. Eppure non c’è nessun altro qui. Jack mi squadra dal basso con i suoi occhi color mandorla. “Cioè, fammi capire, tu non stai ascoltando niente?” Mio fratello sta sbiancando di colpo mentre io annuisco. Ci giriamo contemporaneamente verso la porta e urliamo a nostra sorella. “LAURA! Ti sembra ora di ascoltare la musica?” Restiamo trenta secondi netti, in corridoio, e restiamo a fissare la porta della stanza di Laura. Quest’ultima esce dopo pochi secondi, con la faccia di una appena scesa dal mondo dei sogni. Occhi leggermente chiusi, aria molto trasognata e aspetto da bambina nonostante abbia quindici anni, lei ha già avuto cinque fidanzati (la sottoscritta, tende a ripetere che forse io sono l’unica single in famiglia, anche Jack è già fidanzato, cavolo!). Ci guarda come se venissimo da un altro pianeta, ma invece siamo solo suoi fratelli. Io la solita sfigata primogenita. “Vi sembra da persone civili urlare a mezzanotte?” Si toglie dalla parte destra del volto i capelli disastrati dal cuscino del suo letto. “Stavi dormendo?” Mormora Jack mentre sta quasi per svenire tra le mie braccia. Anzi non sta mormorando, è talmente sorpreso che non parla, fa lo spelling delle parole che dire. “Ragazzi, il problema è un altro...” Irrompo io nella discussione mentre sorreggo Jack e Laura mi guarda come se fossi un’aliena alienata. “Q-u-a-l-e?” chiede mio fratello tremando come una foglia. “Chi sta cantando?” Mormora Laura in mia risposta. Io annuisco, esattamente è sottointeso. “Non è un mio fan.” Conclude Laura soffiandosi sulle unghie. Ecco la solita. “Nessuna mia fan.” Approva Jack mentre riprende conoscenza. Mia sorella mi lancia un occhiata maliziosa che nel nostro linguaggio sta a significare “forse è tuo?” Scuoto la testa. “Può essere l’amante della mamma!” Pronuncia Jack, resuscitando da una dormiveglia piuttosto profonda. “Da quando in qua ha l’amante la mamma?” Chiede Laura avvolgendosi attorno al dito uno dei suoi boccioli scuri e ricci ormai diventati scompigliati e basta. Intanto il “tipo” canterino misterioso di appresta a cantare un’altra strofa di quella canzone, che ormai mi stava facendo saltare i nervi.

 

Affacciati al balcone rispondimi al citofono
sono venuto qui col giradischi e col microfono
insieme al mio complesso per cantarti il sentimento
e se tu mi vorrai baciare sarò contento

 

Laura mi lancia un occhiataccia di quelle che tra sorelle è normale vedere tutti i giorni, ma non molto a casa mia. Non ci osserviamo prima di litigare, passiamo subito all’azione. “Ehi, sorella” mi domanda Laura, mettendomi improvvisamente una mano sulla spalla e sorridendo come un ebete. “Sì?” So cosa sta per dire, ma voglio vedere se ho ragione. Intanto Jack è sparito. Temo che sia sonnambulo, oppure si è accorto che Playboy è una rivista vietata ai minori di vent’anni ed è andato dal prete a confessarsi. “Certo che hai un fidanzato veramente insistente. Neppure i miei duecentoventisettemila fan della East Elementary School sono così insistenti.” Continua lei, dopo qualche secondo. “Io non sono fidanzata.” Ammetto che l’ho detto come se fossi spaventata dal rispondere a quella domanda. “Dai, Taylor, sono tua sorella. A me puoi dire tutto.” Dice Laura dandomi una pacca sulla spalla, e abbracciandomi. In quel momento mi sento stranamente a disagio, come se proprio in quel momento avessi il segreto più segreto del mondo, qualcosa da tenere solo per me. Come Miley Stewart con Hannah Montana. Come se proprio in questo momento mi fossi innamorata del ragazzo che per me è solo il mio migliore amico. Io sono una persona per nulla emotiva, non faccio mai notare cosa provo e cosa sento. Ma purtroppo certe volte, mi trovo a piangere, a essere emozionata senza motivo, a fare qualcosa senza motivo. Come quando ho abbracciato Chad cinque anni fa, come ripeto sempre il gesto più spontaneo della mia vita. Però ammetto che da quel giorno, ho sempre un dubbio, una paura che mi rosica il cuore. La paura che il mio migliore amico, il mio Chad sia innamorato di me. Quel ragazzo che mi ha cambiata. Con lui sono diventata più estroversa e meno rompiscatole. Sempre la solita menefreghista, ma in compenso sono sempre stata così. Ammetto che non so perché dopo che l’ho conosciuto sono cambiata così radicalmente. Sarà perché lui mi addolcisce (sarà perché mi fa pena, probabilmente), sarà perché trovarmi ogni volta che ci abbracciamo in quella zazzera color cioccolato (certe volte puzza, ma sopporto in silenzio.) mi migliora la giornata, sarà perché... perché questo è il destino. Pure Gabriella è cambiata con Ryan, Troy è cambiato con Sharpay, tutti sono cambiati in una maniera o nell’altra con la loro... anima g-e-m-e-l-l-a. Faccio fatica a pronunciare “anima gemella”, stranamente. Deve essere una malattia ereditata da qualche mio lontano parente. D’un tratto, una lacrima inizia a rigarmi la guancia, scorre piuttosto vigorosa e veloce per essere una lacrima di gioia. Infatti non lo è, mi sento ancora a disagio come cinque secondi fa. “Taylor?” Mi chiama ancora mia sorella. Smette di abbracciarmi e poi mi rilancia un altro sguardo serio. “Come stai, sorella?” Io non parlo. Non le rispondo. In questi momenti preferisco chiudermi in me stessa, e sfogarmi con me stessa. “Sorella?!” Mi scuote ancora Laura, ma nulla. Cerco solo di ricacciare dentro tutte le lacrime che mi bagnavano la guancia. Quelle stupide lacrime senza motivo. Perché questa canzone mi fa venire simili pensieri? Perché?

 

e questa serenata è la mia sfida col destino
vorrei che per la vita noi due fossimo vicino
una serenata rap per dirti che di te
mi piace come mi guardi mi piace come sei con me
mi piace quel tuo naso che s'intona con il mondo
mi piace il tuo sedere così rotondo
da rendere satellite ogni essere vivente
mi piaci perché sei intelligente

 

Appena finisce questa strofa scoppio a ridere come una pazza. Mi verrebbe da urlare un “maniaco!” a pieni polmoni, ma  i vicini chiamerebbero subito la polizia. Dico sempre, i vicini sono molto strani. Chiunque siano. “Ehi, Taylor?” Mi richiama Laura. Naturalmente dopo un po’ capisce anche lei e mi lancia un’occhiataccia. “Hai una mezza idea sul cantante di questa canzone?” Ribatte ancora mia sorella. D’un tratto mi faccio completamente seria e scuoto la testa. Ammetto che se Chad dovesse dedicarsi ad una ragazza farebbe proprio in questa maniera.. ciò sembra che questa canzone l’abbia scritta lui! Ma che vado a dire?! Chad Daniel Danforth non canterebbe mai, apparte che lui dice sempre che non sa cantare ma nessuno lo ha sentito tranne me (voce fantastica come poche). Però questo è uno dei suoi soliti segreti. Lui di segreti ne ha a bizzeffe e l’unica persona a cui li rivela è sempre la sottoscritta. Come quella volta che si era innamorato di... Sharpay, non so perché per me è così difficile dirlo. Io gli ho dato dello stupido, e lui ha capito che avrebbe solo sofferto con una cotta per una ragazza di quel genere (snobismo da vanitosi). Come avrete capito, dopo ha lasciato perdere. Infatti qualche settimana più tardi, Sharpay e Troy (quel troglodita del migliore amico del mio migliore amico) si sono messi insieme. Comunque mi sa che devo rispondere a Laura questa volta. Le lanciò un sorrisino e mi mordo il labbro. “Sì, una mezza idea sì..” Ammetto, dandole una pacca sulla spalla. “Allora chi sarebbe questo soggetto?”  mi domanda Laura che ha l’aria di non averci capito niente di niente. In quel momento appare Jack con aria da strafottente. Sorride spavaldo e poi dice quel nome che proprio in quel momento non avrei mai voluto sentire: “Chad Daniel Danforth.” Mi giro e fisso Jack con aria da menefreghista, ma è esattamente il contrario. In questo momento, mi sento una specie di stretta al cuore. “Era una domanda?” Mi anticipa Laura, capendo esattamente il mio stato d’animo. “No.” ribatte mio fratello mentre lo guardo ad occhi aperti. Fai che sta scherzando. Ma purtroppo, un’altra strofa ricopre la risposta di cui avevo bisogno in quel momento.

 

si vede dalle tue mani come le muovi
mi provochi pensieri e sentimenti sempre nuovi
nei tuoi fianchi sono le alpi nei tuoi seni le dolomiti
mi piace quel tuo gusto nello scegliere i vestiti
quel tuo essere al di sopra delle mode del momento
sei un fiore che è cresciuto sull'asfalto e sul cemento

 

Lancio un’occhiatina a Jack, scoppiando a ridere. “Sicuro di non aver lasciato la radio aperta?” Jack scuote la testa, e si vede che pure lui sta per scoppiare a ridere. “La tv?” chiedo speranzosa. Laura guarda Jack che ripete la risposta dal vivo. “Certo che questo tipo è più maniaco di te, Jack...” Nel sentire la battuta di Laura, sto quasi per cadere dal ridere. Una cosa in cui mia sorella è veramente brava, è improvvisare e salvarsi la faccia. “Veramente divertente.. STRONZA DI UNA SORELLA!” urla Jack, riuscendo a trapanarmi le orecchie. Ha dei polmoni d’acciaio questo ragazzo. “Basta, sono stufa di ascoltarvi!” Urlo io sull’orlo di una crisi di nervi. “VI ODIO!” Grido a pieni polmoni, corro in camera mia e mi ci chiudo dentro di scatto. Dopo appena qualche istante, scoppio in lacrime. Perché certe volte divento isterica senza un perché? Perché devo sempre scaricare la mia rabbia sugli altri? Bella domanda. Forse avevo solo bisogno di stare da sola, e sola significa senza alcuna persona attorno. Resto un attimo appoggiata alla porta e i miei fratelli litigano ancora in corridoio. Stufano quei due... Così resto da sola. Finalmente. A fare i conti con me stessa. A pensare al nulla o solo a perché questa voce mi ricorda così tanto quella di Chad. Forse è la sua voce, forse è Chad? Ma cosa penso! E poi, perché sono due ore che non mi passa in mente altro che il suo nome. Io non sono innamorata di lui... oppure sì? Se tutte le mie amiche avessero veramente ragione, e io fossi innamorata del mio migliore amico? In quel momento, mi mordo di nuovo il labbro come se facessi un patto a me stessa per non avere mai quella risposta. Non potevo essermi innamorata di Chad, assolutamente no! Lui è esattamente il contrario del mio canone di perfezione. E’ sempre disordinato, sporco, sudato come una vacca, con dei riccioli sempre ribelli, e poi è un giocatore di basket che probabilmente è stato a letto con minimo venti cheerleader. Credete che mi metterei con uno di quel genere? Se dovessi rispondere io, direi MAI E POI MAI, sicuramente. Lui mi basta e avanza come amico, o forse no? E se non mi bastasse? Ahi, dubbio atroce. Comunque  l’ho già detto che lui non piace... E allora se non mi piace, perché lo continuo a nominare stasera? Perché? Basta affollarmi la testa di sciocchi pensieri. Ora voglio la verità, senza discussioni e senza nessuno benché minimo ostacolo.

 

Affacciati alla finestra amore mio,
affacciati alla finestra amore mio
affacciati alla finestra amore mio
per te da questa sera ci sono io

 

Assolutamente le frasi più romantiche di tutta la canzone. Questa è l’unica cosa che mi strappa un piccolo sorriso. Solo dopo qualche istante capisco che quella canzone era finita, purtroppo. No, proprio adesso che mi iniziava a piacere. Era dolce ma allo stesso tempo diretto ma anche timido. In parole povere, era assolutamente fantastica. Devo sapere chi è che canta, voglio saperlo ma soprattutto devo saperlo! Mi alzo di scatto dal mio lettuccio caldo caldo, e mi avvicino lentamente alla finestra, naturalmente aperta. Inizialmente, non ho il coraggio di guardare verso il basso, attraverso quella finestra che mi avrebbe svelato tutto. Sorrido ed inizio ad alzare la testa quando un oggetto apparentemente sconosciuto a me , ma dopo un attimo capisco che è un aereoplanino di carta. Mi inginocchio e lo raccolgo da terra, per poi aprirlo. “So che questa canzone ti sembra orrenda e la tua vita idem, ma ricordati che adesso e per sempre nulla potrà toglierti il sorriso perché te lo meriti. Forse ora, vedere il mio viso sotto la sua finestra ti farà svenire ma sopporta in silenzio. Tu non assomiglierai mai a quelle cheerleader del cavolo, perché tu vali più di qualsiasi cosa per me. Perché tu sei la mia vita. Non dico nessun’altra parola perché secondo me hai capito. C.S.T (Chi sai tu)” Un sorriso molto più convincente di prima mi spunta sulle labbra. Non guardo più giù perché so già chi è. Esco sul balcone della mia stanza, mi aggrappo all’albero e scendo giù di scatto come fanno i pompieri. L’aria è fresca e non è esattamente giornata da stare vestita come sono io con maniche corte (colpa di questa stupida maglietta regalatami da un pazzo), maglietta attillata (stesso discorso di prima) e jeans a tre quarti. Però ora devo smetterla di pensare al mio modo di vestire, altrimenti sembro Sharpay Evans e di sembrare lei,la vecchia fiamma del mio migliore amico, non ne nessuna voglia. Il respiro mi si velocizza in poco tempo mentre sto per raggiungere l’autore del biglietto, anzi dell’aereoplanino di carta. “Manca poco e dovrai affrontare la realtà” mi continuo a ripetere dentro, con un leggero velo di paura. Paura.. sì, paura. L’angolo di casa mia.. tre secondi e sarò faccia a faccia con la realtà. Uno, due, tre. Ho il cuore in gola, mio Dio. “Signorina McKessie, troppa fatica a camminare?” Mormora una mia certa conoscenza con una voce piuttosto sensuale e calda, che in cinque istanti mi trovo a cinque centimetri dal mio volto. “CHAD?!” Urlo dopo un attimo. Immaginavo che era lui ma.. sono stupita lo stesso, sinceramente. “Esattamente, McKessie.” Approva lui con il suo solito tono beffardo. Da come mi guarda, credo mi stia mangiando con gli occhi oppure si sta già immaginando l’istante in cui ci baceremo ma io non voglio dargli vita facile il giorno del mio compleanno, come per il resto della mia vita dopotutto. Non gli ho mai dato vita facile, perché dovrei dargliela oggi? “Cantavi te, Danforth?” Quando una ragazza riesce a fare arrossire Chad Danforth, prima cosa si considera un genio e seconda cosa lui è innamorato di lei. Purtroppo, per la cronaca sono l’unica persona che ha mai fatto arrossire Chad, non so se devo sentirmi orgogliosa. “Assolutamente sì.” Annuisce di nuovo. Quando fa così mi da sui nervi in una maniera incredibile. “Bravo! A quest’ora della notte mettersi a cantare. Potrei citarti alla polizia per  inquinamento acustico. Reato punibile dalla legge.” Urlo io, guardandolo fisso negli occhi. Potrei avergli trapanato le orecchie.. “Ecco, la solita ambientalista!” Grida lui come un ossesso, ma si nota che in realtà scherza. “Non prendermi in giro, Danforth!” Ribatto io, con la stessa gentilezza del capo di un esercito. Noto dal suo sguardo che ha proprio voglia di litigare con me. Non è altro che un attaccabrighe. “Sei come un fiume in piena!” Ora, il signorino di fronte a me sta proprio diventando odioso. “Se fossi un fiume, mi avresti già inquinato!” Ho impegnato cinque anni ad apprezzarlo e ora in cinque minuti lo sto iniziando già odiare. “Vuoi baciarmi quanto io voglio baciare te?” Spara Chad come una mitraglia. Dopo quelle sette parole non ragiono più. “Mi sorprende che uno come te lo debba chiedere!” Lo prendo per la camicia per portarlo a neanche un centimetro da me e poi lo bacio. Non tengo gli occhi aperti, perché sinceramente non voglio vedere la sua reazione. Appena lui si “scolla” da me, Chad respira a fatica e io idem. “Credevo di non piacerti...” Questa volta non rispondo, sorrido semplicemente. Certe volte, le cotte di vengono all’improvviso. Mi sta ancora guardando con aria interrogativa. “E cosa significa questo sorriso?” Domanda Chad maliziosamente. Devo sempre spiegargli tutto? Tanto sa già la risposta. Mi avvicino lentamente al suo viso. “Due parole.” mormoro io. “Anzi quattro.” Chad sta diventando un peperone, poco ma sicuro. “Ti amo, Taylor McKessie.” Dice lui, con tutta la dolcezza che non ha mai usato in vita sua. Chad mi stringe forte a se e con un bacio mi ruba tutte le altre parole.

 

  
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