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Autore: The_Born    20/01/2016    0 recensioni
Narrazione sula vita passata del signor Quinlan.
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
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Il signor Quinlan amava trascorrere il suo tempo sui tetti, quelli più alti, da cui poteva scorgere e controllare l'immensa vastità che lo circondava.
Abituato al controllo e dominio su qualunque essere vivente, si trovava a suo agio lassù e ogni volta gli doleva scendere.
Era solitario, la vita gli aveva negato da secoli l'amore e lui non lo aveva più cercato, in nessuna forma.
Conviveva con la natura e i ricordi del passato, e questi ultimi, nelle lunghe notti in cui la pace e il silenzio regravano tutt'intorno gli davano una sensazione di vuoto, che colmava assaporando il sangue umano.
Spesso amava ricordare l'antica città di Roma, la sua esistenza era nata proprio là, a Roma si era formato, aveva imparato tanto e dato altrettanto nei campi di battaglia.
Quando si preparava ad entrare nel Colosseo e ricopriva il suo corpo di terra per evitare le ustioni dovute ai raggi solari, l'eccitazione delle prime volte e infine la padronanza del corpo e  delle proprie gesta dopo aver ripetuto le stesse mosse decine e decine di volte, e malgrado ciò non smetteva mai di imparare.
Il signor Quinlan aveva vissuto per oltre duemila anni, e ogni volta che la sua mente ripeteva quei ricordi sentiva un vuoto dentro di se, forse mancanza di quei tempi o forse era qualcosa di più, qualcosa che non avrebbe mai potuto colmare sino in fondo col solo sangue umano.
Il nato scese con un balzo dall'altura e quando toccò il suolo si alzò il cappuccio sopra la testa.
Era un abitudine che aveva adottato quando era solito uscire di giorno, lo faceva di rado, ma alcuni secoli prima, quando era sulla pista del Padrone, doveva sfruttare tutto ciò che era a suo vantaggio, e la luce del sole era allora per lui un grosso potere rispetto al Padrone.
Quinlan, guidato dal profumo del sangue umano giunse in una strada a fondo chiuso e si accorse che da lì proveniva.
Nell'oscurità distinse due figure, si trattava di un uomo e una donna.
Con lentezza e calma degne di un predatore si avvicinò alle due figure, scorgendo le parole della conversazione e focalizzandosi sui loro pensieri.
La donna era intimorita dall'uomo e quest'ultimo non aveva buone intenzioni verso di lei.
Il nato si fermò a pochi passi dai due e scandì semplici e fredde parole.
-Ti sembra il modo di trattare una signora?- nell'udire la voce del nato l'uomo si allontanò dalla ragazza e si girò verso di lui.
-E tu chi cazzo sei?- Quinlan riusciva a percepire l'agitazione e la paura scorrere attraverso le sue vene, e fece un passo verso di lui.
-Sono il tuo peggior incubo.- E detto ciò lo prese per la gola con la mano destra, sollevandolo da terra.
Udì la ragazza correre via, uscendo da quel lurido vicolo, e si concentrò sulla sua preda.
Fece uscire dalla bocca il pungiglione e gli trafisse la gola, iniziando a bere tutto il suo sangue, gustandosi ogni singola goccia.
Quinlan amava quella sensazione di appagamento, gli ricordava quando tornava a casa dopo una giornata di battaglie e finalmente poteva dedicarsi a sua moglie, curando ogni sua voglia e accontentando ogni suo vizio.
Era sempre stato gentile con lei, l'aveva sempre rispettata e amata, ma non era riuscito a proteggerla.
Una sera dopo essere ritornato nella sua abitazione la ritrovò in piedi ad aspettarlo, gli dava le spalle.
Il nato avvertiva che c'era qualcosa di strano in lei, ma era ancora troppo giovane e inesperto per accorgersene.
Ben presto la donna si voltò e attaccò Quinlan, che dovette difendersi e ucciderla.
Il Padrone era riuscito a trovarla e a trasformarla e  Quinlan era abbastanza sicuro che lo stesse osservando proprio mentre combatteva contro la sua amata.
Quinlan era un essere sovrannaturale, tutto di lui era combattivo e imponente, un ottimo guerriero e cacciatore, dotato di forza, velocità e ferocia come nessun altro e da quel giorno aveva promesso a se stesso che avrebbe cercato e distrutto il padrone, anche se ciò avrebbe comportato la sua stessa fine.
  
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