Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: JTown    20/01/2016    3 recensioni
L'imminente trasloco nel piccolo paese di Beehouse scuote la tranquilla e piatta vita di Bonnie Sullivan: il piccolo borgo medievale, che sorge sulle pendici di una collina, si presenta come uno scenario vuoto e dimenticato da Dio. Ma Beehouse nasconde molto più di ciò che Bonnie possa anche solo immaginare: antichi misteri e ombre dal passato minacciano di mettere in pericolo la vita di suo fratello Scott e di tutti i suoi cari.
Bonnie, CJ e Megan sono pronti a scoprire la verità circa la storia del paese ma il Signore è tornato. Ed ha fame.
Genere: Avventura, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
The red sect
02 Ϟ Il ragazzo dell'interno otto

 
Quel rosa costellato di tanti piccoli brillantini fu la prima cosa che Bonnie notò non appena aprì gli occhi. Quel colore così brillante e tremendamente chiaro era praticamente ovunque e per un attimo la ragazza temette di essersi svegliata nella casa delle bambole.
Si tirò su lentamente per studiare meglio la sua nuova stanza: scatoloni ancora imballati se ne stavano in un angolo a prendere polvere in attesa che qualcuno –Bonnie – gli desse una controllata, due peluche erano appoggiati sulle mensole di fronte al letto, proprio sopra al televisore che ancora non era mai stato acceso. L’armadio – celeste, reduce della vecchia cameretta in comune con Scott – era stato sistemato sulla parete destra e una delle quattro ante era socchiusa.
Per tutta la notte non aveva fatto altro che sognare il suo vecchio quartiere – nonché città – nella speranza di risvegliarsi al primo piano del suo amato appartamento di periferia.
E invece eccola lì a contemplare i muri della sua nuova stanza della sua nuova casa del suo nuovo paese della sua nuova vita.
Si alzò dal letto e si diresse in cucina dove l’aspettava una misera colazione a base di the freddo e biscotti secchi al cioccolato. Ne sgranocchiò qualcuno sul divano e dovette mandarne giù sette prima di rendersi conto dello strano silenzio in cui era immersa la casa.
«Scott?» Chiamò dirigendosi verso la camera del fratello.
Con calma aprì la porta della stanza e vi fece capolino alla ricerca del dodicenne ma di lui non c’era traccia.
Niente panico, si suggerì mentre in preda all’isteria afferrava il cellulare per chiamare sua madre, forse è andato al lavoro con papà o magari… Dove diavolo si è cacciato?
Il telefono squillò a vuoto,  poi cadde la linea.
«Perfetto» Sbottò lei armeggiando con il touchscreen «In questo stupido posto non c’è neanche campo… Scott! Scott per l’amor del cielo questo gioco non è divertente! Esci fuori Scott!»
Nonostante si suggerisse di mantenere la calma, Bonnie sentiva che da lì a poco sarebbe scoppiata. Perlustrò il bagno, si chinò sotto il tavolo e controllò che non si fosse nascosto fuori su uno dei due balconi ma Scott non rispondeva.
Tornò a trafficare con il cellulare e, nel disperato tentativo di trovare la linea, iniziò a passeggiare freneticamente per casa mentre a gran voce continuava a chiamare il fratello.
Un vecchio fogliaccio, strappato da chissà quale quaderno, attirò immediatamente la sua attenzione. In realtà lo aveva visto già da qualche minuto, più o meno da quando si era versata del the verde in bicchiere di plastica, ma prima di allora non gli aveva dato conto. Era appeso con una calamita a forma di pesce proprio al centro del frigorifero e su di esso c’era scritto:

Sono a casa di CJ al piano di sotto. Vieni a pranzo con noi? Fai come vuoi tanto io ti aspetto da lui comunque.
Ciao, Scott.

Bonnie sospirò ed accartocciò il foglio per poi lasciarlo cadere sul pavimento. Era arrabbiata con suo fratello – e con i suoi per non averla avvertita – ma almeno era vivo e lei  non rischiava l’ergastolo.
L’idea di dover fare amicizia con quel CJ la spaventava e disgustava allo stesso tempo: non aveva voglia di legarsi con nessuno né aveva intenzione di farsi per amico uno che abitava in un posto chiamato “Beehouse”. Eppure qualcosa dentro di lei le suggerì che forse parlare con qualcuno che non facesse parte della sua famiglia le avrebbe fatto bene e così, lavandosi in fretta ed indossando le prime cose pescate dall’armadio, scese a bussare all’interno otto.
 
La stessa figura alta e mingherlina che aveva visto la sera prima le si presentò davanti solo che questa volta Bonnie poté cogliere maggiori dettagli. Innanzitutto CJ la superava in altezza di almeno una spanna e quella montagna di capelli ricci e scuri, rasati ai lati della testa – Bonnie pensò immediatamente ad un cespuglio – lo rendevano ancor più alto di quanto già non lo fosse. Al naso portava un orecchino d’argento, lo stesso che lei avrebbe tanto voluto, e aveva le iridi di un bell’azzurro chiaro. Nel complesso CJ non era esattamente il suo tipo, era strano, magrolino e pallido, ma non riusciva proprio a scollargli gli occhi di dosso.
Attorno a lui aleggiava una bellezza tutta particolare, intimamente sua, che mai prima di allora Bonnie aveva visto.
CJ accennò un sorriso scoprendo i denti – i suoi incisivi erano separati da un piccolo spazietto – ed abbozzò un saluto con la mano facendosi da parte per lasciarla entrare.
La posizione delle stanze era identica a quella del suo appartamento ma casa di CJ era arredata in modo completamente diverso: in primo luogo il pavimento era di marmo – terribilmente bianco e brillante – che riprendeva lo stesso colore smorto e statico delle pareti. Mobili chic, dalle rifiniture d’oro, erano sparsi per il salone dove un fantastico divano di pelle nera attendeva di essere tastato dal sedere di Bonnie. La ragazza cercò di sopprimere l’impulso di gettarsi sopra di esso e proseguì il tour dell’abitazione mentre CJ, alle sue spalle, richiudeva la porta.
La cucina sembrava essere l’unica parte vissuta dell’intera casa perché alcuni piatti sporchi giacevano nel lavello aspettando che qualcuno si prendesse la briga di scrostarli. Scott era seduto su uno sgabello davanti ad un bancone – anch’esso oro e bianco – quando la salutò con la manina come se niente fosse.
Bonnie gli si parò davanti e puntò i pugni sui fianchi assumendo un’espressione severa.
«Scott!» Tuonò. In quel preciso istante somigliava così tanto a sua madre «Per poco non mi facevi prendere un accidente! Ma perché non mi hai svegliata per dirmelo?»
Il ragazzino si strinse nelle spalle e lanciò un’occhiata a CJ sperando in un suo aiuto, ma quando si accorse di doversela vedere da solo, scosse il capo e disse semplicemente: «Quando provo a svegliarti tu mi sgridi sempre…» Doveva immaginarselo.
Bonnie alzò gli occhi al cielo e sventolò le mani in segno di resa: «D’accordo, d’accordo, hai ragione ma comunque sappi che mi hai fatto prendere un accidente!»
Il breve momento di trionfo di Scott venne interrotto da CJ che, saltando qualsiasi tipo di convenevole, servì il pranzo per tutti e tre.
Bonnie decise di sedersi a capotavola da sola per godersi il panorama desolato che la finestra della cucina aveva da offrire.
Mandò giù un pezzo di carne – che aveva il sapore e la consistenza della suola della scarpa – e ascoltò con disinteresse il discorso sui videogame che CJ e Scott stavano affrontando.
Al di fuori del vetro non un solo movimento rompeva la staticità di quel posto addormentato. In lontananza si udivano le auto percorrere la strada, qualche clacson, ma non una sola vettura svoltò mai per imboccare quell’enorme rotatoria.
«Che noia…» Bofonchiò Bonnie con la bocca ancora piena.
CJ fece tintinnare la forchetta sul piatto – aveva finito di mangiare – e commentò: «Beh, questo posto non è poi tanto male. Vuoi o non vuoi dopo due anni di completo mortorio cominci a trovare interessanti anche le cose che normalmente non lo sono. Tipo il cimitero. O i bar.» Concluse facendo spallucce.
Bonnie si voltò verso di lui per dire qualcosa, a lei non importava un fico secco di stupide bare di persone che neanche conosceva, ma quando ruotò la testa per controbattere, si alzò di scatto per avvicinarsi meglio alla finestra.
«Cos’è quello?» ma non appena pronunciò la domanda, la risposta le balzò in mente in un attimo «Il parco abbandonato…» Bisbigliò. Suo padre glielo aveva accennato giusto il giorno prima ma Bonnie non se ne era minimamente interessata. Eppure a guardarlo da lì, da quella distanza, la ragazza sentì immediatamente la necessità di scavalcare la ringhiera e di addentrarsi in quel posto pieno di erbacce ed alberi.
«Sì, io sono arrivato qui che i lavori erano già stati bloccati» Spiegò CJ mentre si avvicinava a Bonnie per guardare meglio «Dicono che siano stati gli abitanti di Beehouse ad impedirne la costruzione, già non vedevano di buon occhio questi palazzi, figuriamoci un parco intero!»
«Oh, i loro poveri ulivi» Grugnì Bonnie lasciandosi andare in una risatina sommessa.
«Ma tu ci credi? Voglio dire… Ne hanno a centinaia di ulivi, se non a migliaia, e si arrabbiano e protestano per “pochi” alberelli?» Effettivamente il ragionamento di CJ non faceva una piega ma Bonnie proprio non riusciva a trovare un altro perché.
«Magari fanno parte della loro famiglia, che ne sai! Adesso è perfino vietato volere tanto bene ad un ulivo?» Ennesima risatina, pur non volendo CJ iniziava a piacerle.
«Sembrate due piccioncini» S’intromise Scott facendosi spazio tra di loro per avere una visuale migliore «Secondo me dietro c’è un mistero!» Esordì poi il ragazzino dopo una lunga pausa di riflessione.
CJ e Bonnie si scambiarono una veloce occhiata d’intesa e poi entrambi sorrisero a Scott che attendeva pazientemente un responso alla sua tesi. Bonnie gli accarezzò i capelli e gli diede un’amichevole pacca sulla spalla.
«Tu vedi troppi film horror, fratellino…» Ma Scott non sembrò né offeso né sorpreso da quella sua risposta. In fin dei conti Bonnie era scettica per natura e non credeva più in niente – neanche a Babbo Natale che non aspettava più da quando aveva tre anni – quindi era più che normale che non gli avrebbe dato ascolto nemmeno quella volta.
«Sarà» Proseguì Scott girandosi su sé stesso e dirigendosi verso il salone «Ma io ne sono convinto e ve lo dimostrerò. Prima però ho bisogno di dormire un po’… Bonnie salgo su casa, tu che fai?»
Il suo piano di non stringere amicizia con CJ era andando completamente a monte quindi perché si sarebbe dovuta rinchiudere in camera sua? Aveva voglia di passare del tempo con una persona nuova – per parlare della sua vecchia vita, ovviamente – e CJ sembrava decisamente il più indicato per questo compito.
«Penso… Penso che resterò qui ancora un po’. Non ti preoccupare, tanto ho il mio mazzo di chiavi» Spiegò facendo tintinnare tra di loro i pezzetti di metallo.
Scott annuì e lasciò finalmente i due soli. Un imbarazzante silenzio calò sulla coppia che se ne stava ancora ferma in cucina ad osservare il parco.
«Oh che sbadato!» Sbottò d’un tratto CJ tirandosi una sonora pacca sulla fronte «Ancora non mi sono presentato. Mi chiamo Christopher Joshua Abrahams ma tutti mi chiamano CJ» La informò allungandole la mano.
Bonnie osservò titubante le sue dita lunghe e affusolate – il contatto umano la metteva sempre un po’ a disagio – ma alla fine decise di non fare la maleducata e contraccambiò il gesto stringendogli la mano.
«Io sono Bonnie Sullivan ma tutti mi chiamano Bonnie e basta»
«D’accordo “Bonnie e basta”» La canzonò stringendosi le braccia al petto «Come mai vi siete trasferiti proprio qui? In questo posto dimenticato da Dio e dai suoi stessi abitanti?»
Bonnie corrugò la fronte ed aggrottò le sopracciglia: «Aspetta un secondo, non eri tu quello che fino a pochi secondi fa esortava la bellezza delle cose che solitamente non la hanno?»
Sul viso di CJ spuntò un sorriso malizioso «Non ho mai detto di essere attratto da quel tipo di bellezza. È solo che dopo un po’ ci fai l’abitudine e cominci a sopportare l’idea che in tutto il paese non ci sia un solo negozio – se non si tiene il conto dei tre bar e l’unica locanda in tutta Beehouse – e che quei pochi ragazzi della tua età che ci sono continuano ad evitarti chissà per quale oscura ragione. Menomale che siete arrivati voi altrimenti io e Megan saremmo impazziti insieme nel giro di qualche mese» Sospirò.
«Megan? Stai per caso cercando di dirmi che c’è qualche altra forma di intelligenza che non abbia più di ottant’anni?»
«Certo! Bonnie, non so che idea tu ti sia fatta di questo posto ma giuro che la popolazione non è poi così anziana… I ragazzi della nostra età ci sono ma Megan è l’unica che sembra abbia voglia di fare amicizia. È una ragazza simpatica, sono sicuro che…»
«Sì, sì, diventeremo amiche. Perché ho come l’impressione che tutti ripetiate sempre le stesse cose?» La sua vena polemica stava finalmente uscendo fuori ma CJ, invece di mostrarsi infastidito o irritato da quel suo cambiamento umorale improvviso, le sorrise e si strinse nelle spalle.
«Ti capisco, sai? Anche io all’inizio provavo le tue stesse emozioni quindi è più che normale che tu abbia tutta questa repulsione nei confronti del paese ma credimi, prima o poi imparerai a conviverci e no, non sto dicendo che ti piacerà» Spiegò immediatamente non appena notò il cambio d’espressione della ragazza «Ma ci farai l’abitudine. Ti piacciono i film di Star Wars?»
Quella variazione improvvisa di argomento confuse Bonnie. Aprì la bocca per rispondere ma poi la richiuse immediatamente perché CJ l’aveva spiazzata: okay che lei fosse lunatica e polemica ma quel ragazzo la batteva decisamente.
«Come dici scusa? Star Wars?»
E poi rivide tutti: Jeremy che la supplicava di accompagnarla a vedere quel film, Sasha e Jade che discutevano a proposito del vecchio cast, Kyle che aveva quella passione sfrenata per il cinema. Lei stava quasi per dimenticare i suoi vecchi amici.
Indietreggiò appena cercando di trattenere le lacrime: adesso che abitava così lontano rivederli sarebbe stato ancor più difficile. Loro avrebbero continuato ad uscire insieme, avrebbero fatto le stesse cose di sempre, sarebbero andati al cinema, al ristorante e anche a pattinare mentre lei… Lei avrebbe vissuto la sua vita a Beehouse, un piccolo paese lontano dalla sua vecchia città e da tutto ciò che la faceva sentire semplicemente “Bonnie”.
No, quel posto non le sarebbe mai piaciuto, CJ non le sarebbe mai piaciuto e lei non si sarebbe mai abituata.
Il contatto con la mano calda del ragazzo la riportò nella realtà.
«Tutto bene Bonnie e basta?» Ridacchiò ma sembrava sinceramente preoccupato per lei.
La ragazza scosse il capo e si voltò: lui non sarebbe mai stato suo amico e lei avrebbe fatto il possibile per tornarsene nel vecchio quartiere, dai suoi veri amici.
«No, io… È meglio che torni a casa. Ci si vede» E senza aspettare alcuna risposta, lasciò CJ solo.
Aveva passato con lui appena una quarantina di minuti, tempo necessario a capire che quel posto non sarebbe mai stato casa sua.
 
Angolo autrice: con un giorno di ritardo torno ad aggiornare la storia. Vorrei ringraziare tutte quelle bellissime persone che continuano a seguirla, a leggerla e a recensirla. Per me è sempre un piacere sapere cosa ne pensate e quali siano le vostre domande ed opinioni circa i personaggi, il luogo, la vicenda e tutto il resto. Finalmente abbiamo fatto conoscenza di CJ e ora posso dirlo: è proprio per lui che ho un debole. Aspettate, cercate di non fraintendere le mie parole perché anche tutti gli altri mi piacciono ma lui ha quel non so che in più. Comunque posso anticiparvi che, già dal prossimo capitolo, le cose iniziaranno a farsi davvero ingarbugliate per i due e... Quand'è che diventeranno un trio? Chi è Megan? Cosa vuole il Signore? 
Tutto questo potrete scoprirlo soltanto andando avanti con la storia *fa sorriso furbetto* per il momento posso solo dirvi grazie ♥ e sperare che continuerete ad accompagnarmi in questa folle, folle impresa.
Un abbraccio,
JTown.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: JTown