Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-gi-oh
Segui la storia  |       
Autore: Vega_95    24/01/2016    2 recensioni
C'era una volta un principe a cui piaceva fuggire dal suo palazzo per giocare con la gente della città. Un giorno, di fronte alla scacchiera di un senet, incontrò un misterioso ragazzino avvolto in strati di stoffa dalla testa ai piedi, che catturò all'istante la sua attenzione. Qualcosa scattò in loro nel momento in cui i loro sguardi s'incrociarono...

Un legame forte e indissolubile, cominciato tremila anni addietro, mantenuto e consolidato nei millenni fino ad arrivare alla storia che tutti noi conosciamo.
Una AtemxYugi che spero vi potrà interessare
Genere: Avventura, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atemu, Mahad, Mana, Yuugi Mouto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Eternity'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Siamo già al terzo capitolo! Wow le cose si evolvono in fretta ^_^
Che dire, qui abbiamo due amiconi che sono sempre più pappa e ciccia <3
Beene. Chi ha letto Bond Beyond Space&Time troverà familiarità con questo  capitolo e anche un seguito a un piccolo fatto narrato là. Per gli altri sarà tutta una sorpresa ;)
Buona lettura!
ONCE UPON A TIME...

...A BAD MAN

 
Correva, annaspava, ansimava, ma doveva farlo, doveva fuggire lontano. Correre a perdifiato e svincolarsi tra le strade della città, nel caos di Tebe. Non poteva piangere, avrebbe arrestato quella folle corsa, ma il terrore era tangibile sul volto del piccolo Yugi.
 
Da quando Atem l’aveva convinto a non nascondersi più, era già passato parecchio tempo, nonostante un primo stupore, la gente cominciò ad accettare il figlio del locandiere per quello che era, specialmente perché, era amico del principe. Se il giovane erede non vedeva nulla di strano in lui, perché avrebbero dovuto farlo loro, almeno la maggior parte, quelli che conoscevano Yugi fin dalla prima infanzia.
La diversità del ragazzino, però, non passò inosservata nemmeno a un uomo dall’animo malvagio che più e più volte si era presentato alla locanda, temuto dalle sue sorelle e persino dal padre.
 
Quel giorno, Yugi stava aspettando Atem sulla riva del fiume, quando una voce gli fece saltare il cuore in gola.
 
«finalmente ti ho trovato»
 
Aveva già sentito quella voce e parecchie volte, sempre intenta a usare parole di disprezzo verso suo padre. Si voltò di scatto alzandosi in piedi.  Un uomo possente, dalla pelle nera e la barba ancora più scura, gli occhi piccolo e luminosi si ergeva a pochi passi da lui.
Ebbe paura, indietreggiò.
 
«non fuggire ragazzo. Tu ora mi appartieni» gli intimò.
«cosa? » si stupì. Non capì assolutamente cosa voleva dire, ma ci pensò quell’essere orribile e spaventoso a chiarirgli le idee.
Yugi sapeva già dei problemi economici che affliggevano la famiglia e l’attività, ma non immaginava che fossero così gravi. Il creditore si era stancato di attendere ed era andato a riscuote, ma le cose non andavano bene. Il locandiere non aveva beni con cui risarcire l’uomo che, a saldo, gli chiese una delle figlie.
Una proposta indecente per il locandiere che si rifiutò categoricamente, nessuno dei suoi sei figli era una merce scambiabile.
L’uomo si infuriò, esigeva di essere risarcito, mise a soqquadro la locanda finché non si ricordò di una merce ben più preziosa di una prostituta qualsiasi. Yugi. Il ragazzino dalla pelle d’avorio e gli occhi d’ametista. Una merce molto rara con cui avrebbe guadagnato parecchio.
 
«mio…mio padre non lo farebbe mai! » reagì Yugi. Capì subito che suo padre non avrebbe mai accettato ad un simile ricatto, quell’uomo l’aveva costretto ad accettare con la forza, era evidente.
Lui, però, non  l’avrebbe fatto, sarebbe fuggito.
 
«n-no… io non ti appartengo…» mormorò indietreggiando.
«sei una merce rara e preziosa. Non sai quanto guadagnerò con te» ghignò osservando quel corpicino così puro per cui certa gente avrebbe volentieri pagato.
«non…non mi avrai»
Lanciò il copricapo a terra e cominciò a correre, dove non sapeva, ma fuggì arrivando nel centro città.
 
Avrebbe potuto chiedere aiuto, però sapeva che in quelle condizioni non ne avrebbe ricevuto, l’avevano accettato, ma qualcuno non riuscivano ancora a riconoscerlo, altri invece erano diffidenti, temevano quella pelle orribile ricevuta in dono dagli dei per chissà quale crimine compiuto dai suoi antenati. Comunque non avrebbe mai coinvolto persone innocenti in un pericolo simile. L’unica soluzione era fuggire, correre e correre ancora.
Non aveva mai corso tanto e dovette rendere merito alla paura se ancora poteva reggersi in piedi e balzare da un angolo all’altro della strada evitando carri, carretti, bancarelle e tutte le persone che affollavano la via del mercato.
 
Sicuramente lui si sarebbe accorto della sua assenza, avrebbe notato il suo ritardo e anche il copricapo abbandonato in riva al fiume  e sarebbe corso a vedere cos’era successo.
No, assolutamente no, era il principe ereditario, non poteva coinvolgerlo. Sapeva bene quanto Atem fosse impulsivo e altruista, sarebbe stato rischioso, non poteva trascinarlo in una faccenda tanto pericolosa. Avrebbe dovuto cavarsela con le sue sole forze.
Giunse a un punto di arrivo che, in realtà , gli venne imposto. A pochi metri dalla sua salvezza, dalla sua casa, si ritrovò a ruzzolare a terra.
Con un forte strattone lo scaraventò a terra e Yugi si ritrovò a strisciare a terra graffiandosi braccia e gambe.
L’uomo che tutti chiamavano il Mercante della Mesopotamia, si ergeva in tutta la sua massiccia figura con quella luce inquietante negli occhi di chi ha in mente cose tremende.
Non era sua intenzione attirare l’attenzione della gente, ma la caduta gli tirò fuori un forte urlo che spinse tutti a voltarsi. Aveva ragione, nessuno si sarebbe mai messo contro quel mostro, nemmeno quando tirò fuori la frusta e la sbatté a terra lasciando che le pietre legate agli estremi segnassero la terra.
Il suo nuovo padrone trovò necessario punire quel gesto di ribellione, quell’inutile fuga, Yugi doveva imparare che dall’inferno non si scappa.
 
Ancora con l’adrenalina in corpo, riuscì ad evitare quella prima frustata.
Mirava al suo viso, era naturale, ciò che gli interessava era la sua pelle bianca, una rarità che gli avrebbe fruttato moltissime ricchezze. Ci andò davvero vicino, ma al secondo colpo avrebbe fatto sicuramente centro. Infatti, da quella posizione non avrebbe potuto evitare il colpo che gli avrebbe sfregiato il viso e rischiato di provocare anche conseguenze peggiori.
 
Terrorizzato e inerme, Yugi chiuse gli occhi. Il colpo non arrivò mai, vide un’ombra calare su di sé, il rumore della frusta attutito da qualcosa che si era frapposto tra loro e un gemito.
Spalancò gli occhi, non poteva crederci, lui era lì, Atem si era messo in mezzo. Aveva afferrato la frusta con le mani, ma una pietra gli era comunque arrivata in fronte ferendolo.
La folla fu presto sostituita da un gruppo di soldati guidati dal sacerdote della Chiave del  Millennio, Mahad.
Il principe non parve minimamene scosso dalla ferita che sanguinava rigandogli il viso, anzi sorrise compiaciuto lasciandosi incendiare gli occhi da quel bagliore scarlatto che li rendeva così inquietanti.
 
«bene. E ora giochiamo».
 
Quel ghigno fece retrocedere il mercante spaventandolo forse più di quanto avesse fatto lui con la sua vittima.
 
La fronte del principe sanguinava, lo schiocco di frusta l’aveva ferito, ma questo non gli aveva tolto il sorriso. Yugi era ancora a terra, sorpreso e spaventato dall’arrivo di Atem e dalla sua reazione, tremava come una foglia.
 
«principe, stai bene? » si fece avanti Mahad che, però, non si azzardò ad affiancarlo, lo conosceva abbastanza bene da sapere cosa stava tramando e che non avrebbe potuto fermarlo.
«Mahad, porta Yugi a palazzo e fallo curare» ordinò tenendo lo sguardo fisso sul Mercante della Mesopotamia.
 
Il sacerdote si chinò su di lui aiutandolo a rimettersi in piedi, ma non accennò a muoversi oltre, era preoccupato per Atem e lo sguardo dell’uomo che si ergeva davanti a lui gli lasciava una grande inquietudine nel cuore.
 
«principe, ho comprato il ragazzo dal padre» si giustificò l’uomo circondato dai soldati e timoroso di essere arrestato senza poter nemmeno tentare la fuga.
«diciamo che l’hai raggirato» lo corresse: «ma non fa niente. L’avrai» asserì sconcertando i presenti che stavano seguendo la scena. Solo il sacerdote restò impassibile, perché sapeva, che ad un’affermazione del genere avrebbe seguito un ‘ma’.
«se riuscirai a battermi» precisò infatti: «è ora di giocare»
 
Il gioco era davvero molto semplice, Atem prese i bastoncini di un senet a cui stavano giocando due anziani promettendo di restituirli il prima possibile. Li avrebbero lanciati e in base al risultato si sarebbero potuti muovere di un numero di passi uguale, potevano andare dove volevano, ma avrebbero potuto prendere solo oggetti che stavano al loro fianco, avrebbero potuto usarli come meglio volevano, il ragazzino era il traguardo, chi lo raggiungeva avrebbe vinto.
Il gioco ebbe inizio e Atem fece 6 passi indietro allontanandosi dal Mercante che, invece ne fece 4 nella sua direzione, come a volerlo raggiungere.
 
Passarono un paio di lanci prima che Atem potesse avvicinarsi abbastanza a un soldato per avere la possibilità di prendergli la spada. Da quando l’avversario aveva intuito le sue intenzioni, aveva iniziato a muoversi verso il laboratorio di un fabbro che esponeva gli utensili creati tra cui c’erano delle falci.
 
Il gioco era a un punto morto, ere da già un po’ di tempo che i giocatori giravano in tondo con le armi in mano. Con tre passi Atem gli si avvicinò lanciando un fendente che il Mercante respinse con la falce, un lancio lo aiutò ad allontanarsi di cinque passi indietro.
In realtà voleva avvicinarsi a Yugi  e prenderselo, ma l’avversario non glielo permetteva e arrivò a rovesciare un’impalcatura per fermarlo.
Il gioco era durato davvero troppo a lungo, Atem sembrava si muovesse a caso colpendo ciò che gli capitava a tiro, mentre il Mercante si allontanava da lui tentando di avvicinarsi al sacerdote .
Secondo le regole imposte dal principe, avrebbe potuto fare ciò che più voleva senza ritorsioni. Ci riuscì, spinse via Mahad e strattonò la sua preda, ma nel farlo mosse un passo in più del consentito, anzi ne mosse parecchi, una volta preso lo tirò davanti a sé.
 
«ho vinto»
«direi di no» ghignò Atem che aveva notato perfettamente i passi in più.
 
Al suo fianco c’era una corda che prese tra le mani, lanciò la spada contro un’impalcatura e questa cedette crollando. Il Mercante la evitò e la sua vittima rotolò di nuovo a terra.
 
«le porte delle tenebre si aprono» ghignò il principe mentre la corda lo sollevava da terra e una trave calò dondolandosi in avanti, colpì l’uomo in pieno e lo strattonò via.
 
«e ora ti aspetta… il gioco della sanzione! »
 
La gente lì presente conosceva fin troppo bene quel gioco, il principe sarà anche stato un ragazzino gentile e solare, ma quando si trattava di giochi, quando si trattava di punire persone malvage, non c’era scampo. Sadico, spaventoso. Questo diventava in quelle occasioni e lo sapevano tutti, ma solo una persona non l’aveva ancora accettato, quella che lo conosceva da meno tempo di tutti e che ebbe il coraggio di andare contro ai suoi capricci
 
«Atem fermo! »
 
L’urlo strozzato di Yugi fu portato via dal vento, la risata del principe riecheggiò nella piazza, non si fermò come aveva fatto l’ultima volta e proseguì quel salto verso il cielo mentre, con uno strattone, il mercante, fu scaraventato via.
Cadde in un mucchio di letame.
Quelle erano le tenebre a cui si riferiva Atem e quello fu il motivo per cui non diede retta all’ amico. Non gli fece male, non infranse nessuna promessa.
 
«arrestatelo» ordinò ai soldati mentre tornava da Mahad: «torniamo a casa. Yugi ha bisogno di cure» aggiunse guardando l’amico in piedi accanto a lui, con le ginocchia sbucciate.
«e anche tu mio principe» aggiunse Mahad, evidentemente più preoccupato del taglio sulla fronte del principe che del ragazzino spaventata.
 
Le voci di ciò che era accaduto in città, fecero presto il giro del palazzo, tutti seppero quanto era accaduto, ancora prima che il principe facesse ritorno.
Giustamente si divisero, la ferita di Atem andava medicata scrupolosamente, sembrava un taglietto, ma non smetteva di sanguinare, mentre quelle di Yugi erano semplici abrasioni.
 
Quando il faraone seppe dell’accaduto, il suo primo impulso fu di correre dal figlio, ma quando lo raggiunse nella sua stanza, Atem aveva già perso conoscenza da qualche minuto. Non era la ferita in sé, quanto la botta e ciò che era accaduto in seguito a indebolirlo. Con i sali rinvenne in pochissimo, ma lo pregarono comunque di stare a letto per riprendersi.
Pensava solo a Yugi, a quanto potesse essere spaventato, al fatto che fosse ferito e che l’aveva lasciato solo in un posto completamente nuovo, ma non lo lasciarono muoversi dal letto.
 
Yugi si ritrovò in una stanza immensa ad aspettare qualcosa che non sapeva, Atem magari. Gli avevano pulito le ferite e cosparse con un unguento cicatrizzante che in poco tempo gli fece passare il dolore.
Anche lui era in pensiero per il principe, si era fatto male per salvarlo. Doveva parlargli, chiarirsi con lui e spiegargli cos’era realmente accaduto.
Deciso, scattò in piedi pronto a uscire. Sapeva che il palazzo era immenso e che si sarebbe perso prima di trovarlo, ma volle comunque provarci, se non che, il faraone arrivò proprio in quel momento.
Un momento di sfasamento in cui restò immobile a osservare il sovrano accompagnato da un uomo pressappoco della sua età vestito di una lunga tunica bianca e il capo coperto da un cappuccio. Una volta resosi conto di chi aveva davanti, si gettò a terra prostrandosi d’innanzi al divino.
 
«tu sei il figlio del locandiere» il suo tono fu piatto, ma quella era evidentemente una domanda a cui, Yugi, tenendo la testa bassa, rispose: «sì, mio signore»
«è con te che mio figlio ha giocato»
«è come dici tu, faraone» disse ancora.
«ed è sempre con te che ha passato il suo tempo quando sgattaiolava da palazzo»
«sì, è vero»
«ho saputo che è stato per salvare te che mio figlio, il principe, si è ferito questo pomeriggio» aggiunse incrociando le mani dietro la schiena.
«è così… perdonami mio faraone! » esclamò alzando la testa d’istinto, implorando il suo perdono per il pericolo in cui aveva coinvolto Atem.
«ragazzo, è da tempo che desideravo incontrarti» gli confessò con un tono molto serio.
Yugi chinò di nuovo il capo chiudendo gli occhi a forza: « da quando ti conosce, mio figlio è cambiato»
D’un tratto il suo tono cambiò e Yugi lo capì specialmente quando il sovrano gli posò una mano sulla spalla invitandolo ad alzarsi.
 
«non scusarti ragazzo. Hai la mia gratitudine, mi hai restituito mio figlio» disse.
 
Dopo quelle parole si congedò. Per un momento Yugi avvertì una grandissima pace interiore, ma nel momento in cui il suo sguardo s’incrociò con quello del fratello del sovrano, un’ondata gelida lo pervase facendogli accapponare la pelle. Se il faraone era stato buono e magnanimo, lo sguardo di quello che avrebbe scoperto essere suo fratello fu tutto il contrario, ci vide disprezzo in esso.
Nonostante quello, trovò il coraggio di farsi avanti.
 
«mio faraone! » lo chiamò con voce incerta e tremante: « ti chiedo perdono, ma… potrei vedere At…il principe. Io… io vorrei chiedergli perdono e ringraziarlo per avermi salvato» fu la sua richiesta a cui rispose immediatamente il nobile sacerdote, con rabbia e arroganza.
«il principe è stato ferito gravemente! Necessita di riposo e tranquillità! »
Subito il faraone gli chiese di tacere, non era il caso di spaventare il ragazzo e con quell’aria bonaria di poco prima annuì accettando la sua richiesta.
 
«più tardi ti farò accompagnare da lui»
 
Con un inchino, Yugi salutò e ringraziò il sovrano.
Rimasto solo, crollò a terra. La tensione accumulata in quei pochi minuti l’aveva stremato. Un incontro così ravvicinato con il faraone fu davvero troppo.
Ferito gravemente. Allora quello di Atem non era stato un semplice graffio. L’ansia lo attanagliò, il volto di quell’uomo ripugnante, quei denti scuri, rotti, le cicatrici che sfregiavano quel viso mostruoso, gli occhi piccoli e luminosi.
Le immagini si susseguirono nella sua mente, finché qualcuno non entrò nella stanza aiutandolo a fermarle.
Non conosceva quella persona e il terrore s’impossessò di nuovo di lui spingendolo a rannicchiarsi sul letto, il più lontano possibile. Era un servo mandato a prenderlo per accompagnarlo dal principe.
 
«calmati per favore» disse Mahad entrando subito dopo il poveruomo che davvero non seppe che dire di fronte ad una simile reazione.
«tu…tu sei…»
«il mio nome è Mahad, sono il Sacerdote protettore delle Sacre tombe dei nostri sovrani» si presentò, ma l’unica cosa che interessava a Yugi era che Atem lo conosceva e che si poteva fidare di lui.
«s-sei… il maestro di Atem… cioè del principe? » volle accertarsi e quando Mahad annuì il piccolo si sentì subito più tranquillo e accettò di scendere dal letto inchinandosi davanti a lui.
«puoi stare tranquillo, qui nessuno ti farà del male» lo tranquillizzò.
 
Considerato lo spavento che si era preso, la sua diffidenza verso il mondo gli fu perfettamente comprensibile.
 
«se vuoi seguirmi, il faraone mi ha chiesto di accompagnarti dal principe Atem» gli disse.
 
Subito una scintilla comparve negli occhi del ragazzino, seguita da un sorriso che si ripiegò subito all’incontrario. Se prima la gioia di vedere un volto amico lo entusiasmò, il ricordo delle parole dell’anziano sacerdote lo riportarono alla triste e cruda realtà in cui il suo migliore amico era stato gravemente ferito a causa sua.
 
«come sta? Ho saputo che la ferita era grave…» pigolò tenendo lo sguardo basso.
«non era poi così grave, ha perso conoscenza, ma più per la stanchezza e la tensione. Non ha perso poi così tanto sangue» lo tranquillizzò: «non smette di chiedere di te, da quando si è svegliato» sorrise infine invitandolo a seguirlo.
 
La strada fu abbastanza contorta, se avesse dovuto ripercorrerla indietro da solo, Yugi si sarebbe sicuramente perso. Dopo scale e corridoi, finalmente giunsero alla camera da letto del principino.
Mahad non entrò, lasciò che fosse uno dei servitori del nobile ragazzino ad annunciargli l’arrivo di Yugi, dopo di che entrò.
 
«lasciateci soli» ordinò Atem a tutti coloro che erano rimasti al suo fianco per curarlo e assisterlo.
 
Vedere quelle bende attorno alla fronte del principe e quell’aria stanca e sbattuta spaventò moltissimo il piccolo locandiere che non resistette più. Aveva trattenuto quelle lacrime per molte ore, ma non riuscì a tenerle oltre. Gettatosi a terra, scoppiò a piangere.
 
«mi dispiace! Atem io non volevo! » urlò e singhiozzò spaventando davvero tanto il principe. Non capì una tale reazione.
«è colpa mia! » proseguì Yugi in preda a un pianto fuori controllo che intenerì così tanto Atem da abbracciarlo forte sperando, così, di calmarlo.
«Yugi, sciocchino, non è stata colpa tua, ma di quell’uomo cattivo. Tu non hai fatto nulla di male» cercò di spiegargli.
«ma è stato per salvare me che ti sei fatto molto male» singhiozzò ancora stringendosi, per istinto, forte a lui.
«sei il mio migliore amico, quando non ti ho visto al fiume mi sono preoccupato e sono venuto a cercarti e poi non è così grave, è solo un graffietto» ridacchiò scostandolo dalla sua spalla per mostrargli il suo sorriso: « tu sei messo peggio» disse indicando le varie abrasioni che si era procurato cadendo.
 
Convinto l’amichetto ad alzarsi, entrambi andarono ad accomodarsi sull’enorme letto di Atem fattosi, d’un tratto, più serio. C’era una cosa molto importante di cui doveva parlargli.
 
«quell’uomo non proverà mai più a farti del male, è stato arrestato» lo volle innanzitutto rassicurare: «ti ho spinto io ad essere te stesso, perché sono convinto che sia giusto. Non devi nasconderti, come non dovrebbe farlo nessuno»  disse tenendogli la mano, sfiorando quella pelle così chiara, insolita, ma che trovava comunque molto bella:« davanti a tuo padre ho promesso che ti avrei protetto e per poco oggi non ti perdevo» mormorò, ecco che stava arrivando al punto: «io vorrei mantenere la mia promessa, ma sarebbe più facile se tu fossi al mio fianco… ecco io vorrei chiederti se ti va di venire a vivere qui a palazzo»
 
Per Yugi fu davvero insolita e inaspettata come domanda.
 
«potrai godere di tutti gli agi che vorrai e… e potremo giocare tutti i giorni insieme! » cercò di convincerlo.
«e la mia famiglia? »
«potrai vederli quando vorrai, anzi potrebbero venire anche loro a stare qui! »
«non potrebbero mai lasciare la locanda. È cambiata molto negli ultimi anni, ma mi hanno sempre raccontato che quello era il sogno della mia mamma. Mettere su un’attività come una locanda in cui la gente potesse bere, ridere e mangiare. Purtroppo non è ancora come lei la voleva, ma se molliamo adesso non la sarà mai, invece se…»
«capisco» lo interruppe Atem
«abbiamo parecchi debiti, ma se lavoreremo sodo riusciremo ad estinguerli tutti e far  diventare quel posto ciò che sognava la mamma»
«in realtà i vostri debiti sono già estinti» lo informò con un certo imbarazzo: «io ho… ho chiesto a Mahad di provvedere…»
 
Aveva saputo che il motivo principale per cui quell’uomo cattivo voleva Yugi, era come risarcimento ai debiti contratti dal padre e in pochissimo tempo erano riusciti a risalire a tutti i debiti contratti per mandare avanti l’attività.
«non avresti dovuto farlo» sembrò essersi arrabbiato Yugi : « ma ti ringrazio» aggiunse tirando via la mano da quelle di Atem: «io… io accetto la tua proposta» si convinse alla fine.
 
La gioia che apparve negli occhi del principe fu indescrivibile e colpì al cuore, come una freccia il suo bersaglio, il cuore della piccola Mana arrampicatasi nuovamente sul suo balcone. Voleva sapere come stava, ma sentendosi dire che il principe era impegnato, si inventò un altro modo per incontrarlo e così assistette a quelle ultime parole, vide quel sorriso dipingersi sul viso del ragazzino, mentre Yugi accettava la sua proposta. Anche se trovò assurdo e disdicevole il fatto che Atem volesse fargli avere trattamenti e privilegi da reale senza motivo.
L’idea di lasciare la sua casa e la sua famiglia l’aveva reso riluttante, ma dopo aver saputo quello che il suo amico aveva fatto per lui, cambiò idea.
«sarà fantastico! » esclamò alzandosi in piedi sul letto: « noi potremo giocare insieme tutti i giorni, tu potrai proseguire i tuoi studi per imparare a leggere! Hnm, saremo come fratelli! »
«Hnm? »
Che modo strano di chiamarlo, un po’ ambiguo forse.
«sì beh… ne abbiamo passate così tante che ormai possiamo definirci compagni, no? Tu sei il mio compagno di giochi» si spiegò meglio il principe, trovando quel soprannome perfetto per il suo amico. Anche Yugi lo accettò, effettivamente ne avevano passate tante insieme e andando a vivere a palazzo, le avventure sarebbero state sicuramente maggiori.
 
Il figlio del locandiere venne accettato da tutti a palazzo, era un ragazzino a modo e amabile che, nonostante la diffidenza iniziale, conquistò tutti. Viste le sue doti culinarie, gli fu assegnata la cucina, ma ogni tanto aiutava anche nelle pulizie del palazzo, specialmente delle stanze del sovrano e del principe.
 
La ferita di Atem non ci mise molto a guarire, ma gli lasciò un segno indelebile. Una cicatrice che aveva assunto la forma di una stella a quattro punte proprio all’attaccatura dei capelli, nel centro della fronte.
Da quel giorno, il principe si abituò a portare più spesso la tiara d’oro perché nascondesse un segno che avrebbe ricordato costantemente a Yugi, ciò che lui definiva il suo peccato, la sua colpa. Una ferita provocata dalla sua diversità e dalla sua debolezza.
Atem odiava quello sguardo triste e malinconico che appariva sul dolce viso del suo amico quando si posava su quella ferita e fu quello il motivo per cui cominciò a coprirla e nasconderla sempre, in ogni occasione. Fosse stato per lui l’avrebbe mostrata con fierezza, era il prezzo che aveva pagato per proteggere qualcuno a cui teneva molto, un trofeo quasi, ma per Yugi, decise di non farlo.
 
Vivendo insieme la loro amicizia crebbe, sempre insieme, uniti.
Nessuno aveva mai sentito ridere tanto il principe e fu davvero gratificante, per tutti coloro che gli volevano bene.
 
 

 
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

commento finale...
eh che dire? Sti due corrono, eh?
In realtà si conoscono già da più di un anno... ehm... diciamo che crescono in fretta ^^
A voi la parola, ci vediamo domenica prossima!
Ah, tanto per farmi i fatti vostri, come vi è andato il ritorno a scuola? chi è sotto esami vorrebbe suicidarsi  come la sottoscritta?? XD
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-gi-oh / Vai alla pagina dell'autore: Vega_95