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Autore: Lalla_04p    25/01/2016    1 recensioni
"...Dopo mesi aveva risentito il suo nome. Una morsa le aveva attanagliato il cuore. Un premio. Le avevano dedicato un premio. Si era sentita soffocare ed aveva agito d'istinto. Era uscita di corsa, senza finire di sentire il discorso della dirigente scolastica..."
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Jade Thirlwall, Perrie Edwards
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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La porta si spalancò di colpo. Una ragazza ne uscì completamente sconvolta. Si tastò le tasche in cerca del pacchetto di sigarette e dell'accendino. Con mani tremanti si portò alla bocca la sigaretta e imprecò varie volte per non riuscire ad accenderla. Appena riuscita, alzò lo sguardo e si mise ad ammirare la pioggia. Man mano che il filtro diminuiva, i suoi pensieri si schiarivano. Non sapeva nemmeno lei perché aveva reagito così. Avrebbe dovuto essere orgogliosa di se stessa: quest'anno si era superata, aveva la media più alta dell'istituto. Ed era andato tutto bene fino a poco prima, aveva ricevuto l'attestato di merito e la ricompensa in denaro. Aveva visto sfilare tutti quei ragazzi, osservando i vari sentimenti che si potevano scorgere sui loro visi ed immedesimandosi in essi. Poi l'atmosfera si era gelata. Dopo mesi aveva risentito il suo nome. Una morsa le aveva attanagliato il cuore. Un premio. Le avevano dedicato un premio. Si era sentita soffocare ed aveva agito d'istinto. Era uscita di corsa, senza finire di sentire il discorso della dirigente scolastica. Aver sentito il suo nome le aveva portato alla mente tutti i ricordi dei momenti passati insieme a lei che aveva cercato di seppellire inutilmente. Si sentiva uno schifo, aveva cercato di dimenticarla, fallendo miseramente però. Si era buttata nello studio, diventando così la più brava dell'istituto. Avevo rotto i rapporti con tutti i suoi amici, chiudendosi in se stessa. Aveva chiuso in una scatola tutte le foto e gli oggetti che le ricordavano lei. Però non si era resa conto che aveva incominciato ad agire come lei. Aveva iniziato ad ascoltare le sue canzoni,  le stesse che lei ascoltava in continuazione. Si era buttata nello studio ancora di più di prima per renderla orgogliosa di lei.  Aveva incominciato ad ammirare la pioggia perché a lei piaceva, piaceva tanto, la rilassava. 
 
"Dovresti guardarla anche tu la pioggia, rilassa. Almeno smetteresti di fumare come una ciminiera" disse la bionda ammirando la pioggia.
"Smettila. Sai che non mi piace la pioggia. Io amo il sole. La pioggia mi innervosisce" le rispose la castana.
La ragazza bionda si mise a ridere e "Non sai cosa ti perdi" mormorò, guardando con ammirazione fuori dalla finestra.
La castana alzò gli occhi al cielo, continuando a consumare la sua sigaretta.
 
Aveva incominciato a guardare la pioggia, ma non aveva smesso di fumare, anzi ora lo faceva più spesso. Era peggiorata. Aveva infranto la promessa che le aveva fatto. 
 
"Fammi una promessa" incominciò la bionda.
"Quale?" chiese la castana, aspirando dalla sua sigaretta.
"Promettimi che smetterai di fumare. O almeno che diminuirai" le rispose la bionda.
La castana si girò a guardarla e aprì la bocca per rispondere, ma venne interrotta.
"So che ti rilassa e ti fa stare meglio, ma non voglio continuare a pensare al peggio ogni volta che ti vedo fumare. Io non voglio perderti. I-io non riuscirei a vivere senza di te" sussurrò la bionda. 
La più bassa tra le due la fissò e notò i suoi occhi lucidi, ma sapeva che non avrebbe pianto, non davanti a qualcuno.
Spense la sigaretta e "Te lo prometto" sussurrò di rimando.
La bionda sorrise.
 
Abbassò lo sguardo sulla sigaretta e tirò su col naso. Aveva la vista appannata. L'aveva delusa, di nuovo. Era l'unica cosa che riusciva a fare. Deluderla. 
Alzò lo sguardo lucido e continuò a fissare la pioggia. Assurdo. Sembrava che il cielo provasse le sue stesse emozioni. 
Rimase a fissare la pioggia, finendo di consumare la sigaretta.
Era così persa nei suoi pensieri che non si accorse della porta che veniva aperta.
"Ehi, va tutto bene?" chiese una voce maschile.
La castana sobbalzò dallo spavento e si girò di scatto verso la voce. Vide uno dei ragazzi premiati: non si ricordava il suo nome, ormai non si ricordava nessun nome, non le importava più di fare amicizia.
"Sì perché?" gli rispose.
"Ti ho vista scappare fuori dalla scuola e ho pensato stessi male" le spiegò il ragazzo.
La ragazza si voltò ancora verso la pioggia e "Va tutto bene" gli disse.
Ci fu qualche minuto di silenzio, che venne interrotto dal ragazzo: "Io non penso. Anzi penso che tu la conoscevi quella ragazza e anche molto bene" 
La ragazza si voltò di scatto e lo fissò.
"E penso anche che non hai ancora accettato la sua..." continuò il ragazzo, ma venne interrotto dal no urlato dalla ragazza. 
Il ragazzo si girò a fissarla e notò i suoi occhi lucidi. 
"Non dirlo ti prego" sussurrò la ragazza abbassando lo sguardo.
"Non la conoscevo, ma penso che fosse una ragazza meravigliosa" disse in un sussurro il ragazzo.
E dopo mesi e mesi, la castana scoppiò. Incominciò a piangere come se non ci fosse un domani. Lasciò cadere la sigaretta e si portò le mani sul viso. I suoi singhiozzi erano così disperati che il ragazzo l'abbracciò di slancio. La castana si aggrappò a lui come se fosse la sua unica salvezza, continuando a singhiozzare. 
Stettero fermi così fino ad un tempo indefinito. Poi, all'improvviso, il ragazzo prese ad accarezzarle la testa e sussurrare parole dolci. 
Ma questo la fece piangere più forte. Lei era l'unica che lo faceva, l'unica che poteva accarezzarle i capelli, l'unica che poteva sussurrarle parole dolci per farla stare meglio, l'unica che poteva stringerla al suo petto, facendole notare la sua statura bassa.
Ma non sarebbe più successo. 
Non avrebbe più potuto abbracciarla, sentire la sua risata, vedere il suo sorriso, ridere al suo sguardo di rimprovero, consolarla nei suoi momenti di depressione, sclerare con lei, fare la pazza insieme a lei.
Perché lei ormai non c'era più. 
Non sarebbe più entrata in casa sua gridando "I'm here", non l'avrebbe più abbracciata, non l'avrebbe più fatta sentire perfetta e importante anche solo per qualche minuto, non avrebbe  più cercato di farla ridere, non l'avrebbe più rimproverata per i suoi comportamenti sbagliati, non si sarebbe più preoccupata per lei, non l'avrebbe più consolata e aiutata: perché lei non c'era più.
Scherzavano sempre sul fatto che la prima ad andarsene sarebbe stata la castana per tutte le sigarette fumate e i suoi comportamenti trasgressivi e pericolosi. Ma a quanto pare qualcuno lassù non era d'accordo con questo. Perché la prima ad andarsene era stata la bionda. 
E lei non l'aveva ancora accettato. Perché ci sperava con tutto il cuore che lei le sarebbe apparsa davanti, dicendole che era tutto uno scherzo e rimproverandola per tutte le sigarette consumate in sua assenza. 
Ma non sarebbe mai successo perché lei era morta. 
"Andrà tutto bene. Sono sicuro che lei non vorrebbe vederti in questo stato" la consolò il ragazzo.
Ed era vero. Lei non avrebbe voluto vederla piangere. Lo odiava perché era più bella quando sorrideva, a detta della bionda. E l'aveva delusa così tante volte che almeno per una volta voleva renderla orgogliosa. Quindi si staccò dal ragazzo, si asciugò le lacrime e fece quello che la bionda faceva sempre quando era agitata: fissò la pioggia. 
Piano piano si calmò. Come sempre, la bionda aveva ragione: fissare la pioggia rilassava. 
Il silenzio regnò sovrano tra i due ragazzi, fino a quando la castana si voltò a fissare il ragazzo che l'aveva consolata e "Grazie" mormorò guardandolo negli occhi. Il ragazzo le sorrise in risposta.
In quei mesi si era allontanata da tutti, ma nonostante questo le sue amiche più care le erano rimaste accanto pronte a consolarla quando avrebbe ceduto al dolore che si portava dentro. Ma non l'aveva mai fatto. Almeno fino ad oggi.
Quel ragazzo era riuscito a farla cedere con poche frasi. Lui non l'aveva guardata con compassione, a differenza di tutti gli altri. Forse era per quello che si era lasciata andare così facilmente. O forse perché in lui c'era qualcosa che le ricordava la sua migliore amica. 
Si guardarono negli occhi per un tempo indefinito.
"Torniamo dentro? Ti aspetta il tuo premio" disse il ragazzo.
"Ho già preso l'attestato e i soldi" gli ricordò la castana.
Il ragazzo sorrise.
"Io intendo il premio che hanno dedicato alla tua amica. L'hai vinto tu" 
La ragazza spalancò gli occhi.
"P-per cosa?" gli domandò.
"Se non fossi scappata lo sapresti" le ricordò, "comunque non è proprio un premio, è un video che, a quanto pare, la tua amica aveva fatto per alcune persone e tra queste ci sei tu"
La castana annuì pensierosa. Cosa poteva esserci in quel video?
Persa nei suoi pensieri, non si accorse che il ragazzo si era incamminato verso la porta.
"Andiamo?" le domandò. 
"Tu vai, io ti raggiungo tra poco" gli rispose la ragazza guardandolo. 
Il ragazzo la fissò per qualche secondo, poi annuì ed entrò nell'edificio. 
La castana si voltò ancora una volta verso la pioggia e portò la mano alla collana che indossava. La sfiorò ripensando a quel momento.
 
"Io prendo quella nera" disse la bionda.
"Perché? Sono io quella cattiva tra noi due" affermò la castana guardando la sua migliore amica.
"Appunto. Così io avrò la tua parte cattiva sempre con me e tu avrai la mia parte buona sempre con te" spiegò la bionda.
"A questo non ci avevo pensato" disse la castana stupita dal suo ragionamento.
"Lo so. Per questo sono la tua migliore amica" rise la bionda.
La castana sorrise e si accinse ad allacciare la collana al collo della sua amica, la quale poi fece la stessa cosa.
"Ora facciamo una promessa" disse la bionda.
"Un'altra?" rise la castana.
"Sì. Promettiamoci che qualunque cosa accada, noi due saremo sempre unite. Che se una delle due se ne dovesse andare, l'altra continuerà la sua vita, vivendola anche per quella che se n'è andata" spiegò la bionda.
La castana non capì le sue parole, ma decise comunque di accettare quella promessa e, per la prima volta, vide la sua migliore amica piangere.
 
Solo qualche mese dopo, avrebbe scoperto il significato di quella promessa. La sua migliore amica le aveva nascosto la sua malattia e, per questo, nei primi mesi dopo la sua morte provava rabbia nei suoi confronti. Ma piano piano che le settimane passavano, aveva compreso il motivo per il quale non le aveva detto niente: lei voleva passare quei mesi con serenità, senza sguardi compassionevoli o di pietà rivolti a lei. 
Le venne da piangere un'altra volta perché l'aveva delusa pure in quello. In quei mesi lei non aveva vissuto, era solo sopravvissuta. 
Ma non poteva, ne voleva deluderla ancora. 
Strinse la collana tra le dita e guardò in alto verso il cielo.
"Ti prometto, e questa giuro che la manterrò, che smetterò di fumare, che riallaccerò i rapporti con tutti, che vivrò la mia vita anche per te." disse ad alta voce.
Si girò e si incamminò alla porta. Però prima di entrare si fermò di nuovo.
"Ti amo Pezz, sempre e comunque." sussurrò la castana, aprendo la porta ed andando a prendere il suo premio.
Una ragazza bionda, dietro di lei, sorrise ampiamente e mormorò una frase che nessuno però avrebbe sentito: "Ti amo anch'io Poopey e non puoi nemmeno immaginarti quanto."
   
 
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