Il tavolo del buffet è molto invitante.
Decido che stasera posso permettermi di mangiare un po’ di più. Mi alzo lasciando le mie amiche a chiacchierare.
Devo fare attenzione al vestito stasera, altrimenti la mia stylist mi uccide definitivamente. È incredibile come, per ogni evento a cui partecipo, lei riesca a trovare l’abito adatto che non mi faccia sembrare una scappata di casa.
Il modello scelto per questi Golden Globes è rosa antico, di pizzo ed è molto, molto lungo (ho addirittura lo strascico!!!); questa volta anche le maniche sono lunghe. Odio quando mi obbligano ad indossare vestiti smanicati in pieno inverno, che poi per fare bella figura devo camminare sul Red Carpet senza giacca, altrimenti stono.
La mia hairstylist, mi ha legato i capelli in una treccia talmente complicata che è difficile persino descrivere.
Prendo un piattino e inizio a riempirlo con qualunque cosa mi capiti sotto mano.
Poi lo vedo.
Lui è seduto ad un tavolo poco più avanti del mio. Sta ridendo, come fa sempre. È difficile vederlo con il broncio, lui è una persona sorridente di natura.
È abbracciato a sua moglie, anche lei ride ed io non posso fare a meno di notare quanto sia bella e quanto stiano bene insieme. Lei è la ragazza giusta, ne sono più che certa. Lei saprà dargli quello che lui ha sempre voluto. E poi sono così simili.
Io non ho nessun rimpianto, sono felice ora. Passo il mio tempo con le mie amiche e il mio fidanzato. Sto cercando di godermi la vita al massimo tra una vacanza alle Hawaii e un lancio dal paracadute.
Però a volte, quando sono a casa da sola, la nostalgia si fa largo nella mia testa e provo ad immaginare come sarebbe la mia vita se ora stessimo ancora insieme.
Probabilmente ora lui riderebbe con me, o di me. La differenza è minima per noi due.
Lo faceva, anzi lo facevamo, spesso. Quando lui mi era intorno, diventavo la persona più incapace del mondo: inciampavo, mi rovesciavo qualunque cosa addosso, mi sporcavo i vestiti delle premiazioni a cui partecipavo. E lui era sempre presente, prima a ridere di me, poi ad aiutarmi a rimediare se mi sporcavo o a rialzarmi se cadevo alla premiazione più importante della mia vita.
A volte stavamo svegli tutta la notte a parlare, anche se avevamo passato tutta la giornata insieme. Era incredibile come le parole non finissero mai con lui.
E quanto mi faceva ridere. Dio solo sa quanto mi sentivo leggera con lui. In alcuni momenti mi trattava come bambina bisognosa di coccole, altre volte come la donna più bella del mondo. E la cosa che più mi piaceva era che io mi sentivo esattamente così.
Ma la verità era semplice: ero solo fortunata ad averlo con me.
Quando le cose sono precipitate ho passato settimane buie.
Lui voleva andare a vivere insieme, io non mi sentivo pronta.
Lui voleva sposarsi, io no.
Lui voleva una famiglia numerosa, a me bastava lui.
Certi giorni ho come l’impressione che lui sia ancora con me: quando guardo un film e immagino tutti i retroscena possibili, adoravamo complottare sulle vite dei personaggi, degli attori che li rappresentavano (a volte erano nostri amici di cui conoscevamo tutto, ma era divertente lo stesso).
Quando vedo un bel tramonto, penso a lui: ama gli animali e passare i pomeriggi sdraiato sull’erba a prendere il sole e a giocare con il suo cane.
Oggi più del solito, mi manca.
Averlo così vicino ma non abbastanza. Poterlo sfiorare per sbaglio ma sapere, in fondo al cuore, che lui non fa più parte della mia vita, solo dei miei ricordi.
 
Smette di ridere e alza gli occhi.
I nostri sguardi si incrociano in un momento epico dove il tempo rallenta e nella stanza siamo solo io e lui.
Il mio cuore salta un battito. Poi sorrido e lo saluto con la mano, timida.
Lui sorride e mi fa l’occhiolino.
Nonostante tutto, siamo qui.
Nonostante tutto, andiamo avanti.
Nonostante tutto, siamo io e Ian.