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Autore: P h o b i a    25/01/2016    1 recensioni
{Rating verde/ 607 parole/ Pg: Kaworu Nagisa e Shinji Ikari/ Nessuna coppia/ Sentimentale/ Drammatico/ Missing Moment/ Ambientato dopo il Fourth Impact/ La storia partecipa al contest "I still haven't kept my promise" indetto da E u c h a r i s sul forum di Efp.}
Polvere e distruzione regnavano in quel luogo, dopo quel Fourth Impact così tremendo che neanche una bomba ad idrogeno avrebbe fatto così tanta rovina.
Shinji era lì, in mezzo a tutte quelle buche, tutti quei piccoli burroni che riempivano la città. Era in bilico tra la terra e il fosso, ormai in preda alla disperazione e fuori controllo di sé stesso, come se qualcosa volesse spingerlo lì sotto, ma cercava di opporsi in tutti i modi, anche se quegli occhi persi nel vuoto dimostravano tanto dolore.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kaworu Nagisa, Shinji Ikari
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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色の不在 (Colour Absence)

La storia partecipa al contest "I still haven't kept my promise" indetto da E u c h a r i s sul forum di Efp.





Polvere e distruzione regnavano in quel luogo, dopo quel Fourth Impact così tremendo che neanche una bomba ad idrogeno avrebbe fatto così tanta rovina.
Shinji era lì, in mezzo a tutte quelle buche, tutti quei piccoli burroni che riempivano la città. Era in bilico tra la terra e il fosso, ormai in preda alla disperazione e fuori controllo di sé stesso, come se qualcosa volesse spingerlo lì sotto, ma cercava di opporsi in tutti i modi, anche se quegli occhi persi nel vuoto dimostravano tanto dolore.
“Stai tranquillo...” rimbombava nella mente di Ikari, aveva visto di tutto in quel momento, l'attimo più drammatico e memorabile della sua vita.
Quelle lacrime che gli rigavano il viso, quell'espressione disperata in cerca di salvataggio per quell'uomo... e quel sangue che colava da quel vetro, non facendo vedere più nulla di inquietante, se non quel maledetto rosso profondo.

Non cambiava quella faccia in quella notte, così nuvolosa, presto sarebbe iniziata una tempesta, ma Shinji rimaneva lì, immobile come una statua. Come avrebbe voluto pietrificarsi per davvero in quel tempo. Non riusciva a fare neanche una piccola cosa per qualcuno, neanche una cosa semplice come addormentarsi o stare seduto per almeno cinque secondi a tavola insieme ad Asuka, Rei o altri suoi compagni e amici... era impossibile stare così, ma per un carattere come quello di Shinji era paranormale: tendeva a stare rannicchiato in un angolo a piangere, si deprimeva. Però quella volta non riusciva a scrollarsi quel pensiero di dosso.

-Questa è la realtà dei fatti, Shinji, non puoi rovinarti così dopo quello che doveva succedere.- gli diceva sempre Misato, era un po' come la sua seconda madre.
Niente di tutto ciò lo faceva stare meglio, lui li paragonava “insensibili al suo animo”.
Quell'immagine ormai era al centro delle sue emozioni, nulla poteva toglierla di mezzo, se non un ritorno insperato.

“Ci rivedremo, te lo prometto.” continuava a rimbombare nella mente di Ikari.
Quell'uomo non c'era più, l'unica sua ragione di esistenza era stata spazzata via da un sacrificio brutale, chissà quanto dolore poteva esserci quando quell'aggeggio gli esplose sul collo, chissà quanta amarezza nel vedere il povero Ikari cercare di salvarlo a tutti i costi... inutilmente.
L'unica cosa che Shinji non sapeva era che accanto a sé c'era un angelo, l'ultimo angelo rimasto, ma ormai spazzato via.

Quell'angelo aveva una sua fantasia, una sua libertà... ma il dio di turno gliel'aveva tolta e avrebbe continuato a farlo, come se l'assenza di colore dovesse essere il centro di quel mondo crudele.


Ma la vista acromatica di Shinji era l'unica cosa che gli rimaneva in fondo...



“Shinji, non piangere, ci rivedremo... te lo prometto.”



Quella voce continuava a suonare nella testa del moro, ormai lo stava riducendo ad una piccola entità, anche se in mezzo a tutta quella distruzione fosse già un punto piccolo rispetto alle fosse che riempivano la zona.
-Smettila di tartassarmi, non vedo più oltre il muro che hai alzato davanti a me!-
Sì, un muro altissimo c'era davanti alla sua figurata acromatopsia, non riusciva a vedere un colore oltre quella barriera, solo... nero.
La tristezza dell'uomo era ormai imminente, avanzava nel vuoto.


Un suono lo fermò.
Una melodia rivolse la sua attenzione in una chiesa distrutta.
Il piano faceva rimbombare il suo inno tra le mura e le polveri.
Un vento prese in pieno il corpo di Shinji, lo stava spingendo via dal vuoto, e pian piano cominciò la sua camminata verso quella nona di Beethoven, fino a quando non lo vide: occhi rossi, capelli argentati, camicia e jeans, pelle bianca, espressione sorridente che lo guardava mentre appoggiava quelle dita allo strumento.



Io mantengo sempre le promesse, Shinji-kun.

 




 
   
 
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