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Autore: AnAngelWithBrokenWings    25/01/2016    3 recensioni
[Io vi amo, Beatrice. Vi amo più di qualsiasi altro angelo venuto sulla terra, siete un miracolo di Dio...
Ma non lo disse davvero.]
Quando lessi la Vita Nuova me ne innamorai, quindi ho partorito questo breve episodio tra Dante e Bice. So che nella realtà tutto quello che ho scritto, relativamente al rapporto tra i due fiorentini, non è accaduto. Ma volevo rendere il rapporto tra il poeta e la sua musa ispiratrice un po' più interessante... e poi mi annoiavo, ahahah.
Buona Lettura!
Genere: Poesia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beatrice, Dante Alighieri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Una Vita Nuova
  L’aurora era passata e le vie di Firenze si aprivano al brusio sommesso della prima gente, che il dovere aveva fatto maestra. Le donne aprivano canticchiando le finestre per far entrare la buona luce in casa e gli artigiani mettevano in bella mostra ogni loro manufatto, salutando con cura, contrattando, studiando i loro clienti.
Le torbide acque dell’Arno tremolavano a malapena e l’aria era posata, leggera. Il giovane Dante camminava accanto al bel fiume, avvolto dalla cappa rossa e dai suoi pensieri, con un’espressione lievemente accigliata e il capo chino- come era solito fare quando esaminava se stesso. Sennonché all’improvviso urtò con una donna, e si ridestò da quell’esame interiore che l’aveva rapito, muovendo un passo indietro –Vogliate perdonarmi, mia… -ma non fece in tempo a terminare l’inchino e la frase che riconobbe all’istante la figura sottile che gli stava dinanzi, una colomba bellissima, un angelo mandata da Dio in terra per elevarlo al cielo –Madonna Beatrice… Perdonate la mia poca accortezza. Spero non vi siate fatta male –e così dicendo, sprofondò in un inchino ossequioso. Era davvero pentito, eppure si trattava solo di una piccola distrazione, un urto che può capitare a chiunque. –Messer Dante, vi prego, alzate il capo. Non è successo niente, una svista è comune a tutti –tirò fuori uno di quei suoi deliziosi sorrisi che le dipingevano una bellezza eterea in volto e lui, disarmato, non seppe più cosa dire o cosa fare, stupendosi di come la potenza di Dio si fosse profusa in una donna così buona e sensibile. Già altre volte aveva avuto conferma di questo.
-Posso avere il piacere di camminare con voi? –gli si avvicinò di qualche passo, vedendo la sua rigidità.
-Ma certo, mia signora –il volto di Dante si permeò di felice consolazione, e mentre camminavano l’uno accanto all’altra sovrastando l’Arno, lui cercava di concentrarsi intensamente sulle dolci parole di Beatrice, le sue movenze e il suo volto angelico, che sin dal primo momento aveva messo in lui quell’amore mistico che gli bruciava il cuore ogni volta che la incontrava.
-Mi è giunta una notizia lietissima riguardo a voi, messere.
-E quale sarebbe, mia signora?
-So che avete composto dei testi degni di un cortigiano dell’imperatore Federico II. Mi farebbe un immenso piacere poterli leggere.
Il giovane si sentì inondato di un rossore di imbarazzo sulle guance e il cuore prese a battergli freneticamente. Cosa risponderle? Non avrebbe mai potuto mostrarle i suoi versi, non sentiva se stesso e i suoi componimenti abbastanza degni di lei. Picciola cosa in confronto a pietre della letteratura come Virgilio, che lui amava immensamente. Ma gli si stringeva il cuore al solo pensiero di rifiutare quel piccolo desiderio senza colpe, sbocciato da una sensibilità rara e preziosa rispetto a quelle di tante altre donzelle fiorentine, che non avrebbero mai visto nella poesia altro che versi addizionati e rime vuote.
Dopo alcuni istanti di incertezza, balbettò le prime parole –La vostra bontà supera ogni cosa e si insinua negli animi di chi vi incontra, mia signora; l’elogio di cui mi avete rivestito mi fa onore, e non mancherò di tenerlo sempre con me. Non vi nascondo che molti dei miei versi li ho dedicati a voi, anche se non potrebbero mai commensurare le vostre ineguagliabili virtù, la vostra gentilezza, la delicatezza della vostra persona –e mentre diceva questo chinò lievemente il capo. -Perciò vi chiedo, gentilissima Beatrice, di prendere questi versi come la dimostrazione dell’unica dote ereditata dal cielo: la poesia; e se, per una cagione o per un’altra, la mia penna vi dovesse essere ostile, la getterei nel fuoco, e indagherei altri stili, altre vie, altre carte, per compiacere voi e la vostra felicità.
Gli stava davvero a cuore quella ragazza docile e pacata, e il solo pensiero che i suoi componimenti potessero darle noia, gli colmava il cuore di uno spirito guerriero, che tentava di migliorarsi e aggiustare le sue ferite, solo per lei.
Passò qualche secondo, gli occhi di Dante erano ancora rivolti a terra quando si sentì sollevare il mento da delle dita affusolate e bianche come il latte, mani setose appartenenti al suo angelo. E come i volti che cambiano espressione, quando gli occhi dalle stelle passano alla luna, così Dante si sentì nel momento in cui incrociò gli occhi blu di lei, specchio bellissimo dove potersi immergere e lasciarsi cullare dalle onde del mare e del cielo. Gli stava sorridendo, non con quei sorrisi consolatori e dispiaciuti, bensì con uno da cui traspariva solo sincerità e apprezzamento. Si era creata una complice, tenera e silenziosa intesa tra i due.
Era l’ennesima conferma che dimostrava la natura divina della fanciulla, e ciò non faceva altro che accrescere l’amore già grande del poeta, che divenne rosso come la sua veste.
Io vi amo, Beatrice. Vi amo più di qualsiasi altro angelo venuto sulla terra, siete un miracolo di Dio. Ma non lo disse davvero. Lasciò anzi che lei parlasse –Le vostre parole, messere, sono di un’inestimabile ricchezza per il mio cuore, e sarò più che lieta di leggere o sentire leggere ogni lettera che ha animato la vostra penna. E di offensione alcuna non dovrete aver timore, perché conosco il vostro animo nobile, e qualsiasi animo nobile non potrebbe mai gettare nell’umiliazione o nella noia qualcun altro pero colpa dei suoi versi –guardò ancora gli occhi di lui, un po’ stanchi, sia per le molte ore trascorse sulle sudate carte, sia per il dolore tagliente che lo ghermiva davanti alla straordinaria visione mistica di Beatrice. Era una lotta continua: distruzione e elevazione al cielo, questo il travaglio interiore che si scatenava dentro di lui e gonfiava secondo dopo secondo. Ma era un travaglio che non lo dissipava mai. Poi lei lo abbracciò, lo strinse dolcemente a sé riempiendolo del profumo di Dio. Dante ringraziò il cielo di questo piccolo, grande miracolo e, esitante, pose delicatamente le mani sulla schiena flessuosa di lei, avvertendo la morbidezza del vestito della giovane: il tempo sembrava essersi fermato. Ma fu solo un istante, perché i due si separarono dall’abbraccio e tornarono ai loro ruoli di buoni amici, o almeno, lo fece una di loro.
Fu Dante a parlare per primo, rivolgendo alla sua donna un sincero sorriso –Oserei dire, madonna Beatrice, che mi avete lasciato senza parole anche questa volta.
Lei rise –Già, come quella volta davanti al sacrestano. Ve ne rammentate? E’ stato circa nove anni fa.
-E come potrei? Pure perché lo stesso sacrestano è rimasto ammutolito.
Risero entrambi di gusto, ripescando dalla loro memoria i momenti più belli della prima giovinezza, e lui non poteva fare a meno di ammirarla ancora una volta, con gli angoli della bocca alzati in un sorriso raggiante, e le fossette che dettagliavano il volto da bambina, incorniciato da una fluente chioma castano chiaro. Il giovane poeta tornò ad assumere un atteggiamento più consono e composto, mettendo a malincuore l’infanzia da parte e dicendo a Beatrice –Ad ogni modo, mia gentilissima, la letizia che mi colmerà il cuore nel potervi esibire le mie strofe mia auguro sarà pari alla gaiezza della rimembranza dei nostri ricordi. Vi rendo grazie.
-Sicuramente sarà così –aggiunse sorridendo educatamente -Sono io che ringrazio voi, e non vedo l’ora di leggervi.
Il poeta le rivolse un profondo inchino e si congedò, dopo averle indirizzato un ultimo sguardo d’approvazione.
Col cuore che volava verso il primo cielo della Luna e l’anima inebriata da un forte impulso di scrivere, si diresse a grandi passi verso la propria scrivania, dove lo attendevano, come al solito, una penna, un calamaio e un foglio immacolato per  essere marchiato di nero.
Stranamente quel giorno si sentì rinascere a nuova vita. Aveva già incontrato Beatrice nove anni prima, ma erano entrambi due bambini. Adesso era tutto diverso. Opus dei? Senza ombra di dubbio.
-Si- disse fra sé piano mentre avanzava felice vicino alle acque birichine dell’Arno –scriverò di lei. Riverserò tutte le mie energie sulla pergamena. Avverto che è nata in me una Vita Nuova.
 
 
Angolo dell’autrice:
Dante Alighieri è uno dei miei scrittori preferiti, anche se per altri potrebbe sembrare palloso o smielato. Avendo letto estratti dalla “Vita Nuova”, concepita da un amore inizialmente cortese nei confronti di Bice (Beatrice), mi sono chiesta quale fosse stata la causa scatenante che ha portato poi alla cristallizzazione dell’opera in prosimetri. E così la mia fantasia irriverente, galoppando galoppando, ha concepito questa fanfiction (si, lo so, abbiate pietà. Troppe terzine del Divino Poeta hanno i loro effetti collaterali).
A breve penso di pubblicare anche altre due one-shot su Boccaccio e Maria D’Aquino e Petrarca con Laura. Vedremo fino a dove il mio delirio riesce ad arrivare.
Vi invito nel frattempo a leggere anche la mia prima storia a capitoli, che troverete nel mio account.
Buona continuazione!
   
 
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