OHANA
Le
porte dell'ambulanza si erano appena spalancate e Steve senza
pensarci due volte si era lanciato atterrando sul duro asfalto.
“Cazzo” pensò rotolando
su un fianco. Il dolore era lancinante,e il sangue continuava
imperterrito a fuoriuscire copioso. Si rialzò e corse via. Lì,in un
vicolo inesplorato. Lontano da occhi indiscreti che potessero
attirare l'attenzione.
Cominciava
a non poterne più di correre. Ogni passo era una stilettata al
fianco. Inciampò. Ma non cadde. Riprese a camminare,questa volta più
lentamente. La faccia era deformata da un'espressione di sofferenza.
“CAZZO!” pensò
ancora tamponando il fianco.
Si
accasciò dietro ad un cassonetto. Chiuse gli occhi e prese un bel
respiro.
“Sono
un Seal. Ho passato di peggio. Non è una ferita mortale. Devo solo
trovare una macchina. E' facile.” ripeté
come un mantra.
E'
facile,si. Ma come si fa a far capire al proprio corpo che deve
muoversi nonostante il dolore? Si fa e basta.
In
un attimo è di nuovo in piedi. Si guarda intorno. Guarda la ferita e
fa un respiro profondo.
“Cosa...?”
ai suoi piedi c'è un giornale.
Non è stato buttato. Nessuno lo ha dimenticato. Semplicemente il
vento delle Hawaii lo ha portato fino a quella stradina. Che sia un
segno che gli spiriti lo stiano guardando?
“Dev'esserci
una stazione di servizio...”.
Si incammina. Corre. Zoppica. Il suo cuore batte all'impazzata.
L'adrenalina gli permette di muoversi. “E' lì! La
stazione di servizio. Un altro piccolo sforzo,andiamo Steve!”
gli venne in mente Chin. Già Chin...Chin aveva lasciato i Five-0.
Era tornato un semplice poliziotto. Ma di certo non poteva avercela
con lui. Avrebbe fatto la stessa cosa se le parti fossero state
invertite. E Danny? Chissà cosa avrebbe pensato di tutta questa
situazione. Si sarebbe incazzato. Non aveva alcun dubbio. Ma sarebbe
stata una rabbia diversa. Una rabbia da preoccupazione. Lo sapeva.
Per non parlare di Kono. L'avevano buttata fuori come un secchio
della spazzatura. Come se tutto quello che di buono aveva fatto per
la comunità,fosse stato completamente cancellato. Mai esistito.
Doveva
tornare. Dio se doveva tornare. I suoi amici meritavano una seconda
possibilità. La Five-0 meritava una seconda possibilità. Ma come
fare? Era un ricercato ora. Per giunta ferito.
“Dannato
Esse.” pensò spingendo con la
schiena la porta che conduceva ai sanitari.
Si
guardò bene in torno prima di entrare,logico. Ma non diede un
occhiata nemmeno di sfuggita all'interno. D'altronde chi poteva
esserci?
“Sono
un Seal. Che diamine. Se qualcuno esce dai bagni urlando posso
neutralizzarlo.” pensò
cominciando a tirarsi su la canottiera.1
La
medicazione di emergenza stava per cedere. Il sangue era un po'
ovunque. Delle garze erano state inserite nel foro d'entrata di
quell'arnese usato da Esse.
“Come
se servisse...” disse,noncurante,mentre
tentava di estrarle per rimpiazzarle con della semplice carta.
“Aaah....ahhh...”
faceva fottutamente male.
E quelle dannate garze non volevano uscire. Anzi. Per la precisione
si sarebbero sfilate molto facilmente. Ma il dolore impediva di
agire.
Con
la canottiera in bocca,cercava di scrutare l'operazione che stava
svolgendo. Finalmente tolse quell'ammasso di fili intrecciati zuppi
del suo sangue.
Ma
un movimento davanti a lui lo impietrì. Una ragazza era appena
uscita dalla toilette,e con la sua grande borsa in pelle premuta
contro il petto,lo guardava terrorizzata.
Steve
non sapeva cosa dire,si limitò a guardarla quasi più scioccato di
quanto poteva esserlo lei.
Poi la ragazza gli allungò la borsa,tendendogliela con
le braccia tese.
“Non-non
farmi del male. Pu-puoi avere tutto quello che c'è qui dentro!”
gli disse tremante.
Steve
mollò la presa sulla canottiera.
Quella
ragazza dai capelli neri e dalla pelle del colore delle Hawaii,aveva
paura di lui.
Gli
venne da ridere. Interiormente. In quel momento la sua faccia non
aveva la forza di cambiare espressione.
Con
quegli occhi allungati e quelle labbra carnose ma sottili al tempo
stesso,se ne stava lì a guardarlo. Passando lo sguardo dai suoi
occhi alla sua ferita.
Steve fece un passo verso di lei. Il che non risultò
rassicurante come pensava. Ma anzi alla ragazza sembrò una sorta di
zombie che voleva mangiarla. E chiuse gli occhi.
“Ti
prego!Ti prego,non ho visto niente. Non farmi del male. Non dirò
niente!” disse spaventata.
Steve
aveva capito. “Ma che diavolo hai nel cevello? La stai
terrorizzando a morte!” le
parole di Danny gli arrivarono alle orecchie. Ma ovviamente il
detective non era di certo lì.
Allungò
le mani verso la ragazza. Scosse la testa. “Non voglio
farti nulla. Non sono una minaccia! Sono il Comandante Mcgarreth
della Five-0. Ehi! Non voglio farti nulla.” le
disse sincero avvicinandosi di qualche millimetro.
La
ragazza aprì gli occhi. Cavolo. Era davvero bellissima. Abbassò la
borsa. Steve le fece un cenno con la testa lanciandogli una smorfia
simile ad un sorriso. Ma forse era solo il dolore che si faceva beffe
dei muscoli della sua faccia.
“Non
sembri un poliziotto...sei uscito da Halawa. Hai la divisa arancione.
Come posso fidarmi delle tue parole?” chiese
la mora. I suoi occhi erano di un verde opaco,che risplendevano a
contrasto con la sua pelle e la sua chioma ondeggiante.
Sembrava
un bellissimo angelo. “Frase fatta Capo. Alle donne piace
un po' di personalità.” arrivò
la voce di Kono.
“Sono...sotto
copertura...” la
prima cosa che gli passò per la testa. “Bella
mossa. Davvero,bella mossa Steve.” Danny
lo avrebbe detto alzando le sopracciglia e inarcando la bocca come il
suo solito.
“Sotto
copertura...daccordo.”
dice lei guardando la ferita. “Non ci sarai
andato un po' troppo pesante con la copertura?”
era davvero conciato male.
Steve
le sorrise. Questa volta senza segni di sofferenza.
Si
voltò verso lo specchio. “Cazzo...”
la ferita era davvero profonda. “E
siamo a tre parole brutte zio Steve. Il barattolo della punizione
aumenterà di peso se papà lo scopre...”.
“Gracey,il
papà capirà...”.
La
carta assorbiva il sangue. Ma si inzuppava. La cambiò. E di nuovo
punto e a capo.
“Caz...ehm...Dannazione”
sono solo stupide allucinazioni Steve. Grace non può davvero
sentirti.
Ma
andava bene così.
“Io sono Marina.”
arrivò la voce dolce della ragazza.
“Steve...Mcgarreth...”
aveva
risposto senza rendersene conto.
Prese
un bel groviglio di carta e lo infilò dove prima c'erano le garze.
“Ben fatto Capo.
Ora ci serve una macchina.”
avrebbe detto Kono.
Certo
non era un rimedio ma almeno poteva resistere fino ad una casa
sicura.
Guardò
in alto e chiuse gli occhi dalla fatica. Era riuscito a tamponare
quella dannata ferita.
“Marina,hai una
macchina?”
chiese sbrigativo con la voce tremolante. Le garze sporche buttate
malamente nel cestino.
“Si ma è a
qualche isolato da qui...”
non poteva di certo fare shopping e portarsi la macchina appresso.
Troppa benzina.
Steve
si toccò il fianco. Stava per replicare quando una macchina si
parcheggiò proprio fuori dalla porta di ingresso. Il rumore tipico
della radio della polizia lo fece agitare. Erano qui. Lo avevano
trovato. Cosa poteva fare. Poteva aggredire il poliziotto,stordirlo e
rubargli la macchina.
“Ma
che cavolo stai pensando? Sei impazzito?”
Danny non sarebbe stato troppo contento.
“Ma che cavolo
stai pensando? Sei impazzito?”
cosa c'era? L'eco? Non poteva essere Danny.
Infatti
era Marina che lo guardava sconcertata. La faccia del poliziotto non
lasciava molto spazio all'immaginazione. Marina lo aveva notato.
Sarebbe scattato non appena il poliziotto fosse entrato.
“Dannazione!”
Marina lo trascinò per un braccio in uno dei bagni e chiuse la porta
con il chiavistello.
“Che fai?”
mentre la ragazza si issava sopra la tazza del water.
“Ci sono troppi
piedi in questo gabinetto!”
era logico per lei. Strano che non lo fosse per lui.
Era
una situazione leggermente imbarazzante. Per lei ovviamente che si
trovava in piedi sopra lo sporco giaciglio di qualche ubriacone che
contento e demolito dalla sbronza ci si era abbandonato. E per lui.
Steve non ci pensava affatto. Era attento ai passi del poliziotto.
Che dopo aver dato sfogo alla sua vescica,era impegnato a lavarsi le
mani.
La
porta del bagno aveva uno spiffero. Il poliziotto si asciugò le mani
e le gettò nel cestino.
“Daccordo.
Ora se ne andrà e potremo raggiungere la macchina.”
pensò sollevato.
Ma
il poliziotto notò le garze imbevute di sangue e si insospettì.
“Cazzo!”
questa volta Grace doveva abbonargliela.
Il
respiro gli si fece veloce e irregolare. La perdita abbondante di
sangue non gli permetteva di pensare lucidamente e il
poliziotto,sempre più in allerta sbirciava da sotto le porte.
“E'
questione di tempo Steve. Devi fare qualcosa.”
ma questo lo sapeva bene Chin. Non c'era bisogno di aiuto.
Poi
proprio quando pensava di averla scampata,il sangue traboccando dalla
“finta” medicazione cadde a terra. E ovviamente il poliziotto lo
notò.
Fu
un attimo. Steve sbattè la porta contro l'ufficiale della legge. Lo
bloccò togliendogli la pistola. Ma il poliziotto,affidandosi
all'addestramento,colpì Steve con una gomitata dritta alla ferita.
Inutile
dire che fu veramente una colpo basso. Non si fa così,caro
poliziotto.
“No,zio
Steve. Avevi detto che tu eri il più forte di tutti!”
Gracey,come darle torto. Quel che era stato detto andava mantenuto.
Ma
non aveva le forze per potersi alzare. Faceva fottutamente male!
“Prendi questo!”
Marina. Il dolce angioletto indifeso. Con la sua borsa da 200kg che
manda al tappeto uno sbirro. E' amore. Non può essere altrimenti.
Ti
aiuta ad alzarti. Ma fa sempre fottutamente male. “Ma
che cavolo...?”
un capogiro. Quanto sangue hai perso Steve? E' sopravvivenza di base.
Devi tenere sotto controllo la fuoriuscita di sangue o non ce la puoi
fare.
“Appoggiati a me.
Conosco un posto. Vedrai,starai bene.”
che voce calda e gentile.
Un
braccio attorno al suo collo e sei come nuovo. O per lo meno quasi.
Arrivare
alla macchina senza essere visti è stata una faticaccia. Ma adesso
che eravate seduti era più facile.
“Ti
ringrazio....Marina....”
riesci a dire. Gli occhi ti si fanno pesanti. Lei ti allaccia la
cintura. E ti sorride.
“Adesso andiamo da
un amico. Ti rimetterai,Steve.”
accese la macchina e partì.
“Steve.
Devi tenere sempre d'occhio la strada. Devi sapere dove stai andando
anche quando la strada la conosci già.” la
voce di papà. Inconfondibile. “Ehi,Champ.
Non dormire e stai attento a quello che ti dice il tuo vecchio. Ti
sarà utile quando sarai in servizio.”
ma è così lontana la sua voce. Che quasi fa da ninna nanna. E ti
addormenti. O almeno speri.
“Steve. Steve!”
una voce femminile ti chiama. E' Marina. Non si possono avere dubbi.
“Comandante
Mcgarreth. Comandante Mcgarreth.”
e qui il dubbio invece c'è.
Una
voce di uomo senz'altro. Ma comunque familiare. “Andiamo
Steve! Che figura ci fai. Siamo Seal,che diamine. Apri gli occhi.
Reagisci!”
daccordo capitano White,signore.
E
ci provi. E ci riesci. La prima cosa che vedi sono le ventole che
girano sul soffitto. Poi muovi la testa e noti Marina. “Se
non ci fossi stata tu...”
era il suo primo pensiero “Certo.
Sempre se non sono morto...”
e questo era il suo secondo pensiero.
“Dove mi trovo?”
era lecito chiedere.
“A casa mia
Comandante Mcgarreth.”
disse una voce preoccupata al suo fianco.
“Max?”
come poteva essere lì. E come conosceva Marina. Gli occhi di Steve
si assottigliarono. Prese a fissarli. Non erano poi così differenti.
Lo stesso taglio degli occhi. Gli stessi lineamenti. “Non
è possibile...di tutte le persone...”.
“Ti ho portato a
casa di mio fratello. Pensavo che si allarmasse,invece è saltato
fuori che vi conoscete. Non è fantastico?”
mi sorrise. Che bel sorriso.
Provò
ad alzarsi. Cavolo se faceva male. Ma sempre meno rispetto a prima.
Max lo aveva ricucito per bene e gli aveva portato un cambio di
abiti. Non male.
“Le prendo un
bicchiere di spremuta. Le farà bene Comandante Mcgarreth.”
gli aveva salvato la vita e gli dava del lei? Stiamo scherzando?
“Max,ora che mi
hai ricucito,potresti anche chiamarmi Steve.”
sorrise.
“Va bene...Steve.”
era strano,ma comunque era giusto così.
Scomparve
nella cucina da cui cominciarono a provenire suoni di frullatori e
bicchieri.
Steve
si svestì. Marina si voltò. Un po' di privacy era d'obbligo.
“Perchè
fantastico?”
sorrise Steve riportando alla mente le parole della ragazza.
“Scusami?”
fingendo ingenuità.
“Hai detto,e cito
testuali parole 'Ti ho portato a casa di mio fratello. Pensavo che si
allarmasse,invece è saltato fuori che vi conoscete. Non è
fantastico?'.” alzò
le sopracciglia sorridendole.
Lei gli si avvicinò. Mostrandole il sorriso più bello
che avesse potuto fargli.
“Sei un bel tipo
Comandante Mcgarreth. Un bell'uomo senz'altro. E sarebbe stato
difficile rintracciarti,senza conoscerti,se avessi voluto farmi
offrire una birra.”
disse maliziosa.
“Farti offrire una
birra?”
ora era piacevolmente sorpreso.
“Ah
ah ah. Tesoro caschi male. Steve 'Tirchio' Mcgarreth non offre da
bere. Né da mangiare. Né qualsiasi altra cosa che implica che debba
pagare lui!”
la voce di Danny era chiara nella sua mente. Difficile non avere i
tuoi compagni intorno. Ma alla fine non si è mai davvero da soli. Ti
rompono le scatole anche quando si trasformano in vocine nella tua
mente. Ma sono la tua Ohana,vero
Steve?
“Si,mio caro. Ti
ho salvato dalla prigione. Ti ho salvato la vita...e forse anche da
una triste esistenza in solitudine...”
si avvicinò pericolosamente puntando i suoi occhi di smeraldo
proprio contro quelli blu oceano di Steve.
Steve
indietreggiò. Ma sorrise.
“E che birra sia.”
perdendosi nei suoi occhi.