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Autore: ImmaEFP    27/01/2016    2 recensioni
Il caffè sul fuoco alle sei del mattino,una finestra che dà sul cortile. Due occhi che puntualmente la cercano. 37 lunghi giorni che quella scena si ripete,ma poi,sembra perderla per sempre. Ma che cosa succede se,un giorno,in un angolo buoio della sua casa,si ritrova la verità tra le mani?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Camilla Baudino, Gaetano Berardi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era inconcepibile il modo in cui restasse incollato a quella finestra. 
Le sue giornate erano divenute monotone. 
Non che prima fossero molto movimentate. 
Da quando la sua vita era stata stravolta dalla relazione con Camilla,non aveva dato più importanza al resto del mondo,anzi al resto delle donne. Il fatto era che prima,per quanto fosse coinvolto in un sentimento così profondo nei suoi confronti,non si impediva di stare con altre donne,poteva farlo liberamente,anche perchè quelle donne non erano Camilla. 
Camilla non era quelle donne. 
In loro c'era qualcosa di diverso,e lui,sapeva che se ci fosse andato a letto,se ci fosse andato a cena,non se ne sarebbe perdutamente innamorato.
 Non correva nessun rischio.
 E poi,poi sapeva di non poterne restare a lungo legato per nessun motivo,tanto aveva la consapevolezza che quei nomi sarebbero spariti dalla sua lista senza avere nulla in contrario. E quando queste sparivano dalla sua camera da letto,di conseguenza sparivano anche dalla sua testa. 
Si,perchè nessuna,proprio nessuna,era riuscita a farsi spazio nel suo cuore. 
A qualcuna voleva bene perchè magari ci aveva parlato più volte,aveva avuto modo di frequentarle,ma altre le conquistava anche solo con un'occhiataccia,maliziosa o meno che fosse.
 Ma dopo,le cose avevano assunto un'altra dimensione. 
Non era semplice parlarne allo stesso modo. Le cose erano decisamente cambiate. Lui non riusciva neppure più a guardarle le altre donne. Da quando aveva chiuso con Camilla,aveva anche tirato su un muro tra sè e lo strano incomprensibile mondo delle donne. 
Forse qualche volta la tentazione di uscire di lì e portarsi a letto qualcuna era stata molto forte. Almeno si sarebbe distratto,avrebbe provato a cancellarla dai suoi pensieri,ma serviva a poco. 
Era inutile. Camilla era costantemente ovunque,in qualsiasi punto di quella casa,o qualunque posto di quella città. Costringersi a prendere un'altra strada avrebbe risolto poco. 

Doveva volerlo,e invece,invece per quanto ci soffrisse ancora,non se ne voleva liberare. L'immagine di lei in un modo o nell'altro gli faceva ancora tremendamente bene.
 Altro che,era completamente assalito dal desiderio di continuare a rincorrerla come poi aveva sempre fatto. In quel caso chiunque al suo posto avrebbe fatto il contrario. Ma era più forte di lui,proprio non riusciva a ricordarla come l'amica di sempre o la donna con cui era stato pochi mesi. Forse non avrebbero più potuto ritornare quelli di prima,il rapporto comunque era precipitato nello stesso momento in cui lei aveva deciso di restare da sola.
Gli avrebbe sicuramente fatto più male di quanto gliene avesse fatto negli anni precedenti,con tutti i suoi rifiuti,con tutte le sue indecisioni,e soprattutto anche più male del suo senso di rassegnazione. Quindi non erano più niente. 
La cosa che lo spaventava più di tutte era il modo in cui avrebbe poi dovuto allontanarsene.Con forza,costringendosi a lasciarsi tutto alle spalle,qualcosa che gli aveva dato un carico di emozioni forti e distinte,ma che l'aveva riempito e svuotato in due momenti differenti. Dieci lunghissimi anni a lottare per la stessa cosa,e dover poi rinunciarci,faceva più male di un colpo di pistola. 
Purtroppo,anche se avrebbe voluto per fortuna,non sapeva più viverci senza quel sentimento,e per quanto viverlo ora,e averlo vissuto prima,erano due cose distinte e separate,sentiva di amarla proprio allo stesso modo.
Certo,farle provare almeno un briciolo di quello che aveva sentito lui,l'avrebbe comunque appagato della sua sofferenza,magari ne avrebbe ottenuto qualcosa,una piccola soddisfazione.
 Ma se doveva farlo per vendicarsi,non ci pensava neppure. 
Anche se,effettivamente,gli scottava pure il pensiero di vederla soffrire. Per quanto questa parte difficile era toccata anche a lui,lei aveva già sofferto abbastanza per tutto il resto. 

Ci aveva pensato,avrebbe potuto fare un viaggio,magari con suo figlio Tommy,ma appena poi metteva piedi fuori casa,faceva due passi indietro e istintivamente sentiva che il suo posto era ancora quello.
Pensò che scappare era inutile,avrebbe soltanto complicato la sua situazione.
Vivere distante dalla sua realtà e crearsene un'altra,in cui magari non si sarebbe affatto trovato meglio.
Se doveva cambiare le cose intorno a lui,senza volere,allora avrebbe preferito mille volte restare lì,a sopravvivere con tutte le sue forze. Avrebbe continuato a vedere in lei la donna che aveva amato per anni,e di questo ne era certo,e soprattutto abituato.
Ma rispetto a qualche anno prima,sapeva di correre uno dei rischi più grandi,ricordarsela come la donna con cui aveva fatto l'amore. E questo comprometteva la sua stabilità mentale,e fisica.
Perchè per quanto allora voleva dire vivere del sentimento che nutriva per lei,ma tenerselo nascosto dentro per motivi legali,allora non era così complicato e imperdonabile,c'era solo un forte senso di rassegnazione,che avrebbe voluto far sparire,ma sapeva benissimo che oltre non sarebbero mai potuti andare,anche se ci sperava. Ma ora che sapeva cosa significava svegliarsi con lei,fare l'amore con lei,e baciarla senza l'ennesimo rifiuto era diverso. 
Nonostante questo,lui aveva deciso di restare. Forse non l'avrebbe più rincorsa,tanto a lei poteva davvero non importare più nulla della loro 'storia',e quello con il tempo,forse,l'avrebbe accettato. Ma avrebbe continuato a vivere di fronte a lei,come due semplici vicini di casa,e magari davvero il destino volesse,condurli a quel rapporto che c'era sempre stato facendo finta di nulla,mettendoci una pietra sopra,anche se forse in questo caso lui non sapeva come l'avrebbe presa.

Sicuramente ora non bene.

Per quanto si sentisse incompleto,deluso,arrabbiato anche,non riusciva ad odiarla.
Non l'aveva odiata neppure davanti a quella macchinetta del caffè,o quando gli aveva sorriso di fronte all'espressione "amico adottato",perchè di certo in quei momenti di intimità,non erano stati amici,e anche se non erano stati una coppia,qualcosa,di molto profondo,erano stati. 
Non si ostinava neppure ad evitarla,anzi,per lui era quasi importante incontrarla su per le scale,o in cortile. Un po come assicurarsi che dopo di lui,non c'era stato nessun altro nella sua vita,e per nessun altro,intende proprio Michele. Controllava silenziosamente la situazione,chi entrava e chi usciva da quell'appartamento e chi chiedeva di lei al portiere.
E saperla sola,egoisticamente lo sollevava del tutto.
Se avesse avvistato solo per caso la figura di un uomo,forse avrebbe cominciato a odiarla,perchè a quel punto non significava più voler restare da sola,ma essersi stancata della stessa persona. Per lui era spirito di sopravvivenza,avrebbe anche potuto accettare l'idea di non stare più con lei,ma il solo pensiero di vederla con qualcun altro,lo mandava su tutte le furie,si sarebbe sentito tradito. Si,era egoista a pensare che se non voleva stare con lui,allora non doveva stare con nessuno. 

Ormai per lui era dientato abitudine svegliarsi alle sette del mattino e prepararsi un caffè,molto zuccherato,forse più del solito. E mezz'ora dopo,era già attaccato al vetro della finestra,e quando poi puntualmente la vedeva arrivare in cortile,gli scappava un sorriso. Conoscena perfettamente le sue abitudine,i suoi orari di uscita,e quelli di rientro in casa. La cosa che gli faceva ritornare quel senso di malinconia,era vederla correre verso la sua auto perchè era in ritardo,e gli ritornava in mente la persona sbadata che era,su certe cose ovviamente.
Ma a lui quella persona piaceva da morire.
Piaceva la sua perfezione nel difetto.
Tutto gli parlava un po di lei,a partire dalla panchina in cortile,dove spesso si scambiavano quattro chicchiere,e poi,un bacio represso da troppi giorni. 

La stessa cosa stava facendo anche quella mattina,con la sua tazza di caffè riempita fino all'estremità,per svegliarsi da quel sonno profondo,appoggiato con il ventre al davanzale della finestra,mentre spostando il suo sguardo in ogni punto in cui riusciva a vedere,cercava Camilla che purtroppo sembrava essere più in ritardo del solito.
Guardò l'orologio sul polso,segnava dieci minuti dopo le sette e mezzo,orario in cui precisamente lei scendeva.
Forse un imprevisto,un cambio di programma improvviso,ma era sicuro di non sbagliarsi. La cosa cominciò a provocargli una fitta al petto quando si rese conto che non sarebbe più scesa.
E quindi,dopo trentasette giorni,per la prima volta non l'avrebbe vista.
Si,faceva questo da trentasette giorni,senza stancarsi di aspettarla,infondo cosa vuoi che siano due minuti,in confronto a dieci anni. L'avrebbe aspettata anche per altri venti,in qualsiasi circostanza. Infatti,senza rendersene conto era rimasto a fissare quel punto per un'ora,ma la sua macchina era ancora lì.
In quel momento il desiderio di bussare alla sua porta per assicurarsi che stesse bene,superava anche la disperazione nei suoi occhi,ma ritirò tutto quando improvvisamente la vide comparire dal portone del palazzo.
Si guardava intorno come se cercasse qualcosa,o qualcuno,e i battiti del suo cuore aumentavano dalla paura di ritrovarsi proprio quel qualcuno ad abbracciarla.
L'unica cosa che riuscì a osservare era il suo senso di smarrimento,come se non conoscesse più la strada per arrivare alla sua auto,cosa davvero strana. Nel suo cappotto blu e i suoi capelli raccolti leggermente,Camilla era sempre uno splendore,e anche se risentiva di aver perso la cosa più bella della sua vita,rimpiangendo quei momenti passati insieme che avrebbe voluto far ritornare come un uragano,per lui era comunque il regalo più grande che la vita gli avesse fatto,e che sicuramente,si porterà con sè fino alla fine dei suoi giorni.
Si scostò dal vetro come se fosse stato colpito da un fulmine.
Aveva come la sensazione che di lì a poco,tutti i motivi validi e scusanti che si era dato per la fine di quel rapporto,sparissero come la polvere raccolta dal vento,e infondo un minimo di colpa se l'era addossato anche lui.
Il punto è che questi,dal punto di vista degli altri,potevano non essere fattibili,ma lui,per chissà quale paura,voleva crederci.
Si ripeteva che non doveva portare rancore,o rimorso,oppure augurarle tutto il male del mondo. Non avrebbe mai potuto,per lui era più semplice pensare che tutto era finito per il semplice motivo che doveva finire,che anche se erano stati legati per tutto quel tempo,non erano compatibili.
Uno stupido scherzo del destino.
Ma purtroppo certe volte si ostinava a credere che non era così.Ci doveva essere una spiegazione a tutto questo che sembrava non arrivare mai. Non sapeva neppure lui se era tardi o meno.
Il tempo di chiudere gli occhi col tentativo di allentare la morsa allo stomaco,quando li aprì sulla finestra,Camilla era sparita. Pensò che qualcuno fosse venuto a prenderla,era l'unica spoegazione logica al fatto che la sua auto era ancora lì. Non poteva di certo scendere per poi risalire,per quale stupido motivo poi?
Si allontanò definitivamente lasciando la tazza aderire sulla superficie del tavolo e si poggiò leggermente sopra mentre rifletteva. 
Non era un caso,o una circostanza,lui sentiva a pelle che Camilla era lì per un motivo,e sicuramente non per lui. Questo gli faceva davvero male. 
In quel momento avrebbe fatto di tutto per staccarsi dai suoi pensieri che continuavano a ripetergli che ormai l'aveva persa,avrebbe davvero voluto scuotere il capo talmente forte da perdere gran parte della sua memoria,che appunto gli ricordasse Camilla. Non voleva sapere con chi e dove fosse andata,meglio una bugia che la verità.
 


Il lino della sua camicia bianca si stira sulla pelle,la cintura si stringe talmente forte sul bacino da lasciargli il segno,le sue mani vorrebbero farsi ancora più male. Quando è vestito per recarsi in commissariato,qualcosa gli impedisce di aprire la porta di casa. Come se appena lì fuori potrebbe cancellare un pezzo della sua vita. Quel vortice lo sta divorando,e con lui,tutto il resto. Indietreggia,staccando la mano dal manico della porta e perso nel vuoto si lascia cadere lungo la parete,tenendo i capelli stretti fra le sue dita,che potrebbe anche strapparsi dalla disperazione. Uscito di lì,avrebbe voluto reagire diversamente,cercando di superare gli ostacoli e affrontare la vita reale,il suo presente,eppure non ci riesce.
La porta di fronte a lui,è chiusa e non sa per quanto tempo rimarrà barricato in quelle mura. 
Rannicchia le gambe al petto e mentre scruta le lacrime dai suoi occhi,la sua attenzione ricade proprio lì,sotto la porta.
Apparentemente quello sembra essere un normale e semplicissimo foglio bianco,uno di quelli infilati di fretta.
Non ha la minima idea del perchè è finito proprio lì,o se appunto,è stato messo apposta.
Si solleva e con un nodo in gola,che non riesce a deglutire,lo impugna tra le dita e lo tira a sè,fino a quando osservandolo meglio sembra essere di una lunghezza chilometrica,e più tira più questo si allunga.
Ritorna alla realtà quando intuisce che qualcuno per forza è passato di lì,e la prima persona che gli viene in mente è Camilla. Forse era tanto rimasto paralizzato dalla scena in cortile,che non ci aveva fatto caso.
Si scaglia contro la porta e perde qualche battito,è arrivato in ritardo,lei non C'è. Nel rammarico silenzio in cui si proietta,richiude la porta. Si poggia una mano sul cuore per tentare di rallentare quelle che sono delle continue e violente palpitazioni,sente che la situazione sta peggiorando. Un depistamento continuo,il tormento non lo abbandona. La paura,neppure. Si china di nuovo,stavolta però si siede di proposito sul pavimento freddo con la schiena poggiata al muro. Prova a tirare un sospiro di sollievo,ma sembrava quasi perdere completamente l'ossigeno. Nulla in questo momento può incoraggiarlo a proseguire.
La calligrafia,indubbiamente è quella di Camilla,sa riconoscerla fra tante. Come il suo profumo alla vaniglia,come la sua voce. Tra mille sguardi,tra mille parole,non l'avrebbe confusa con nessuno. I singhiozzi si fermano all'altezza della gola,le lacrime si increspano sul viso,lasciando spazio a un fastiodioso dolore allo stomaco,come se non mangiasse da mesi. 
E mentre legge in silenzio,sente la sua voce,come se fosse lì,davanti a lui,come se fosse lei a parlare.



'Le cose che odio di te'
Odio la sera in cui ci siamo incontrati,il modo in cui ti ho guardato.
Odio il modo in cui sei entrato nella mia vita,il disordine che hai portato nella mia testa.
Odio quel primo caso risolto insieme,perchè non è stato l'ultimo. Se non ci fosse stato non ci saremmo mai incontrati,e probabilmente sarebbe stato tutto molto più semplice.
Odio quel vermouth,il primo di una lunga serie. Odio quei sorrisi innocenti,i tuoi occhi incastrati nei miei,le tue mani a sfiorarmi il viso,e io,che mi allontanavo.
Odio le nostre risate,la nostra intesa,la nostra complicità,il tempo che passavo con te invece che con l'uomo che credevo di aver sposato. 
Odio il fatto stesso che se tu non ci fossi stato,tutto questo non sarebbe successo.
Odio il fatto che io avrei continuato a vivere la mia vita,anche se quella sbagliata,ma sei arrivato tu e hai "rovinato" tutto.
Odio tutte quelle volte che chiudevo gli occhi,e vedevo solo te,e il fatto che se scuotevo il capo,non sparivi.
Odio il modo in cui ti sei impossessato dei miei pensieri,imprigionandomi in un sentimento che neppure io sapevo che senso avesse.
Odio il senso di colpa che mi assaliva quando tornavo a casa e pensavo di esserci avvicinati troppo,odio il modo in cui mi convincevo che dovevo evitarti ma allo stesso tempo,non ci riuscivo.
Odio il modo in cui ti impicciavi delle mie cose,quando chiedevi di me,quando eri geloso.
Odio il fatto che non smettevi di cercarmi nonostante i miei continui rifiuti,nonostante ti facessi capire che tra di noi non ci sarebbe stato mai nulla.
Odio quando mi parlavi in quel modo,quando tentavi un approccio per sedurmi,quando mi tenevi lo sguardo nel tuo con forza e non riuscivo a staccarmi. Odio proprio quel tuo sguardo,così bello,incantevole,in cui mi sarei persa completamente.
Odio tutte quelle volte che tentavi di persuadermi e poi avvicinavi le labbra alle mie. 
Odio tutte quelle attenzioni che mi davi,perchè tu egoisticamente lo facevi solo per conquistarmi.
Odio la presunzione con la quale tentavi di avvicinarti e il tuo menefreghismo nei confronti del mio matrimonio.
Odio quel dannato bacio in piazza,le mie mani nei tuoi capelli appiccicosi.
Odio il modo in cui poi,sono scappata.
Odio la sensazione di tormento che mi sono portata per giorni.
Odio il fatto che non avrei mai dovuto.
Odio il fatto che sono stata io a permetterti tutto questo.
Odio il fatto che se ti avessi allontanato o peggio tirato uno schiaffo al tuo primo tentativo di avvicinamento,saresti sparito.
Odio tutte le volte che il desiderio di stare con te era anche più forte della mia stessa forza di volontà.
Odio quelle tue parole,in un pomeriggio come tanti,in cui,mi hai confessato di esserti innamorato di me. Odio quel tuo sguardo diretto e sincero,quei tuoi occhi così profondi,i nostri respiri così vicini,quelle tue labbra a sfiorare le mie,leggermente,per poi allontanarsi.
Odio il fatto che eri stato tu a dirmelo,e non l'uomo con cui avevo costruito una famiglia.
Odio il fatto che mi trattavi come se fossi la tua donna,mentre lui,da tempo,si era dimenticato di farlo.
Odio quando mi chiedevi di stare fuori dalle indagini,perchè avevi paura che potesse succesermi qualcosa. E di più odio il fatto che in questo modo io,mi sentivo protetta,al sicuro,desiderata,come se fossi stato tu l'uomo della mia vita.
Odio il fatto che invece noi due non eravamo niente,e che mi dimostravi più tu che lui,io non potevo accettarlo,volevo cercare di mntenere saldo il mio rapporto con mio marito,anche soffrendo.

Odio il tuo sostegno nei momenti difficili,il tuo modo di difendermi,i tuoi abbracci a stringermi forte.
Odio il fatto che è colpa mia se ti sei innamorato di me,se hai continuato a farlo per tutti questi anni,perchè dovevo impedirtelo,in un modo o nell'altro. 
Ecco.
Odio il modo in cui mi hai amata e aspettata,nonostante tutto,come nessuno aveva mai fatto prima.
Odio il fatto che mettevi sempre me al primo posto,prima di qualunque altra cosa,pure delle altre donne che invece ti portavi a letto con tale leggerezza.
Odio il fatto che eri tu a fare tutto questo e non lui.
Odio le volte in cui mi consentivi di partecipare alle indagini,senza nulla in contrario e la grande fiducia che investivi in me. Odio il fatto che se tu me l'avessi proibito sin dal primo momento,probabilmente me ne sarei stata al mio posto,tutte le altre volte non ci sarebbero state.
Se solo tu fossi stato più duro,mettendo da parte i sentimenti,non sarei arrivata al punto di non poterne fare più a meno,delle indagini e di te.
Odio tutte quelle volte che ci siamo rivisti,era come se sentivo di non averti mai lasciato. Se non fosse successo,probabilmente ci saremmo persi per sempre,ci saremmo dimenticati e l'immaggine di me,a poco a poco sarebbe sbiadita.
Odio quando restavo a guardarti alla finestra,anche quando ti spogliavi e mi sentivo terribilmente attratta.
Odio quei momenti di confusione,in cui la tentazione di lasciare tutto e scappare da te mi travolgeva in pieno.
Odio me stessa per non essere riuscita ad allontanarti neppure dopo tutti quegli anni di distanza. Sapevo di correre un pericolo,sapevo quello che provavi,eppure non ho fatto niente per salvarmi.
Odio le volte in cui ho tentato di farlo e non ci sono riuscita,perchè il snetimento che mi legava a te era davvero troppo forte.
Odio quando ci siamo stretti la mano con la promessa di chiudere per sempre con noi e di dimeticarci,o quando abbiamo stabilitp  quelle tre stupide regole,e invece nessuno di noi due ha saputo rispettare i patti

Odio questo stupido gioco del destino,che ci ha condotti fino a qui.
Odio il fatto che non riusciamo più a vivere senza l'altro,che siamo quasi diventati una dipendenza.
Odio il fatto che mentre amavi me,andavi a letto con le altre e si,odio il modo egoistico in cui sono gelosa di te.
Odio tutte questo gran casino. Odio che tu non ti sei mai arreso,avresti permesso a me di continuare sulla stessa strada,di non voltarmi indietro e realizzare che quella vita non era la mia,che non mi rendeva felice. Mi hai aspettato per anni,sapendo che non potevo darti niente.
Odio le volte in cui mi hai sostenuta,incoraggiata,spinta a prendere una decisione,odio il modo in cui mi sentivo leggera,piena quando ero con te.
Odio aver dovuto chiudere il capitolo più lungo della mia vita,perchè se non ti avessi mai incontrato,non avrei mai avuto il coraggio di farlo e forse odio il modo in cui gli ho permesso di distruggermi.
Odio il rimpianto,il risentimento che ho sentito nei tuoi confronti.
Tu avresti potuto darmi quella cosa,quel valore che lui mi ha tolto.
Odio il tempo che ci ho messo per capire che cosa volevo.
Odio sapere che volevo te,solo te,che avevo sempre e solo voluto te.
Odio il momento in cui ti ho guardato negli occhi e ho capito. Odio quando mi sono accorta che eri tu il motivo per il quale dovevo continuare a vivere.
Odio quello che hai fatto per starmi vicino nel momento peggiore della mia vita,resistendo per un attimo a quella febbrile attrazione,che lo so,senti ogni volta che mi sei vicino. Perchè forse,l'ho sempre condiviso.
Odio quel bacio sul ciglio della porta. Perchè non sono scappata,perchè non mi ha spaventata.
Odio il modo in cui,lentamente,mi hai cambiata. Riscoprendo quella parte di me tenuta sempre ben nascosta ma così prepotentemente vera.
Odio il fatto che ad un certo punto,ho sentito di volerti,quel desiderio così forte,che però c'era sempre stato. Ma che avevo deciso di reprimere,perchè avevo paura di distruggere tutto. Di creare il caos,e tu sai benissimo che a me,il caos non piace.
Odio il fatto che avevi ragione,certe volte arriva quando meno te lo aspetti,come certi colpi di fulmine.
Odio la tempesta che si è scatenata su di noi quella sera.
Odio il modo in cui abbiamo fatto l'amore. Così intenso,delicato e il modo in cui mi sentivo libera,sicura,legata a te. Odio i tuoi baci,odio le tue mani sulla mia pelle. Il modo in cui mi avvolgevi tra le tue braccia. Odio quando mi svegliavo accanto a te,odio il tuo profumo incastrato tra le mie mani,sulla mia pelle,e il fatto,che oggi,nonostante tutto,non sono riuscita a levarmelo di dosso.
Odio quando mi dici che mi ami,i tuoi biglietti,i tuoi fiori,le tue promesse che so avresti comunque mantenuto.
Odio tutto di te,e di noi.
Ma più di tutto odio il fatto che non odio niente di tutto questo,neanche un pò...'



Lacrime che si susseguono ininterrottamente,rimane inerme a guardare le ultime parole.

'Forse l'unica cosa che odio,è aspettare fuori la porta di casa tua e sapere che non posso stringerti forte e asciugare le tue lacrime.' 

Rilegge quella frase più volte,e nonostante l'abbia imparata quasi a memoria,non riesce a capirne il senso. Forse deve ancora riprendersi da quella specie di dichiarazione,che in un certo modo pare abbia risposto a molte delle sue domande,pur se a modo suo. Alcune cose gli sono state chiare soltanto tra le righe,perchè se invece l'avesse guardata negli occhi e scavato fin in fondo,non ci sarebbe riuscito.
Lei sapeva tenersi molto bene le cose dentro.
Ritorna alla realtà qualche minuto dopo,quando i suoi pensieri che avevano sovraffollato la mente lasciano spazio solo ed esclusivamente a quella frase. Scatta in piedi lasciando cadere lo striscione di carta e si avvicina con rapidità alla porta. Ci poggia una mano sopra,quello forse è il suo modo di comunicare con lei. 
Quando apre la porta,la scena si ripete ancora. Non c'è nessuno.
Rimane immobile,come se qualcuno l'avesse ipnotizzato. I suoi occhi guardano solo dritto davanti a sè,forse la vedrà comparire,eppure nulla intorno a lui si muove. 

-Non odio niente di tutto quello.Non potrei mai odiare tutto quello che ho vissuto con te...-  

Quella voce così familiare lo riporta in se. Si scosta leggermente in avanti e nota che lei è seduta sui primi scalini,raccolta in quello stesso cappotto,con la differenza che ora,è rannicchiata su se stessa,e quelle braccia cingono le gambe in modo forte al petto,come per bloccare un dolore facendo pressione con il peso.
Lo sguardo basso risale fino a incontrare i suoi occhi azzurro,per perdersi completamente. Lui nuovamente scuote il capo,sgrana gli occhi,come per assicurarsi che non soffre di allucinazioni. Dopo il terzo tentativo,Camilla è ancora lì,seduta a chiedergli scusa in modo ambiguo e insolito. 

-Non posso odiare ciò che mi ha fatto più bene di tutto,che mi ha salvata.- 

-Ca..Camilla.-

Balbetta lui solcando la porta di casa.
Il freddo lo avvolge all'istante. In quel silenzio del primo mattino,l'unica cosa che riesce a sentire sono i suoi singhiozzi,accompagnati da quelle lacrime silenziose che trascinano via il fondotinta lasciandole delle linee bianche. 

-Non dire niente,ti prego. Vorrei che tu..che tu mi ascoltassi.- continua sentendo leggermente freddo,dentro di sè.

-Non riesco ad odiare tutto questo. Non riesco a fingere che non siamo stati nulla,per me,siamo stati sempre qualcosa,e mai amici,neppure quando c'era Renzo. Non potevo darti nulla,anche se varei voluto,ma qualcosa mi bloccava. E non c'è bisogno che dica altro,tu l'hai sempre accettato. Fino ad un certo punto.-

L
e parole che si bloccano alla gola,come se pronunciare il resto,fosse la sfida più difficile che qualcuno gli abbia mai chiesto di affrontare. 

-La cosa che odio in tutto qusto,sono io. Perchè non ti ho dato la certezza che cercaVi in me,perchè ti ho fatto credere che quel rapporto lo volevi solo tu,che a me non fregava niente del tuo amore. Tu non meriti una come me,così stronza. Tu meriti una donna che sappia cosa vuole fin dal primo istante passato insieme,e io non sono stata in grado di capirlo. Forse lo so soltanto ora,che rischio di perderti per sempre...- 

Si ferma un attimo,portandosi le mani agli occhi per catturare quelle lacrime che sanno di sconfitta. Tira su il naso e ricaccia dentro i singhiozzi,mentre Gaetano resta ad ascoltarla e ad ogni parola che lei proferisce,sente una fitta al petto,un battito mancargli. 

-Ho capito solo ora che senza di te,non ci so stare. Senza la nostra storia,senza i nostri momenti,io non sento niente. Ho creduto di poter essere forte,perchè quando ho lasciato Renzo,non avevo bisogno più di nessuno. Invece quando ho lasciato te,ho perso me stessa. Mi odio Gaetano,mi odio con quelle poche forze che mi sono rimaste.- 

Scoppia in un pianto liberatorio. Teme di essere arrivata in ritardo,di aver solo peggiorato la situazione,china il capo sulle gambe come per lasciarsi andare alla sua disperazione.
Lui si avvicina silenziosamente e abbassandosi leggermente,le sfiora un braccio per attirare i suoi occhi,che come una calamita,un attimo dopo sono nei suoi.
Non riesce però a sorridere spontaneamente,come se non sapesse più farlo,come se qualcuno gliel'avesse rubato.

-Non serve più a niente stare qui a supplicarmi di perdonarti Camilla. Io ti conosco,e so benissimo che stai facendo tutto questo perchè sai che ho sempre messo una pietra su tutto e ho continuato a stare al tuo gioco. E' vero,non sono mai riuscito ad allontanarmi da te,sei sempre stata la ragione per cui vivevo,ti ho sempre dato tutto,ti ho sempre assecondata,messa al primo posto,ma ora,non credere che sia così. E' cambiato tutto.-

Il cuore di Camilla perde qualche colpo,si poggia una mano sul petto e quella morsa pare divorarla all'istante. Lo guarda con gli occhi lucidi,che probabilmente a lui non fanno neppure effetto. 

-Quando ti ho conosciuta eri diversa. Mi piaceva vederti sorridere,o avvicinare le labbra al bicchiere del vermouth che probabilmente invidiavo come se fosse una persona. Mi piaceva come ti portavi le mani ai capelli per sistemarteli sulle orecchie. I tuoi capelli ricci e morbidi in cui avrei voluto far sprofondare le mie mani. Mi piaceva starti accanto senza pretendere nulla. Ti amavo è vero,ma era tutto molto più semplice. Vederti,parlare con te,stare minuti interi a incastrarmi nei tuoi occhi era la cosa più bella del mondo,e non mi importavano i baci mai dati,io ero innamorato di te,sapevo di provare qualcosa di molto forte,ed ero felice. Anche se,è ovvio,che desideravo di più. Io stavo meglio quando stavo peggio Camilla. Avrei preferito mille volte restare quelli di una volta che invece averti accanto prima di dormire,e al mattino successivo,dopo aver fatto l'amore mentre poi,ti svegli una mattina e sei da solo,forse per sempre. Sei cambiata Camilla. Mi sono stancato di te,di aspettare le tue decisioni. Capisco che tu sei stata ferita Camilla,ma non per questo puoi prenderti gioco dei miei sentimenti. Non te lo permetto più.-

Quelle parole gli escono dalla bocca una seguita dall'altra,come se le avesse imparate a memoria,come se avesse preparato un discorso. Camilla si sente sempre più in colpa. Alcune cose non le aveva notate neanche lei. Vedere Gaetano comportarsi diversamente da tutte le altre volte in cui avevano discusso ricade a suo sfavore. Si era sempre ripetuta che tanto lui,qualsiasi cosa fosse successa,non sarebbe riuscito a starle troppo tempo distante.E ora,sentire quelle parole,la fa sentire sconfitta. Ha perso tutto,persino se stessa.

-Mi..mi dispiace..Credimi Gaetano,solo ora ho capito di aver sbagliato. Con te non mi sono mai sentita sola,non ho mai avuto bisogno di essere un'altra persona. E forse non centra neppure il fatto che tu mi hai sempre amata,ma sono io,che sentivo di dipendere da te.- dice con un filo di voce avvicinando la mano al suo viso che lui scosta.

-Se era davvero così Camilla,se davvero ti sentivi completa,al sicuro,desiderata,non avresti permesso a niente e nessuno di separarci. Se nella mia piccola e insignificante dimensione stavi bene,avresti fatto l'impossibile per restarci. Invece sei scappata,come poi hai sempre fatto. Poi ritorni e dici che senza di me non ci sai stare.- 

-Ma è la verità! Ho sbagliato,sono stata una stupida. Ma credimi,avevo solo bisogno di ritornare un attimo con me stessa.- Gaetano accenna un sorriso che lei prende come 'ma mi stai prendendo in giro?- e sente di aver usato una pessima strategia o la scelta di parole.

-Con te stessa? E quanto altro tempo ti serviva ancora eh? Dopo tutto quello che è successo tra noi,anche io sono cambiato. Non sono più disposto a sopportare le tue indecisioni,i tuoi tira e molla.-

Il respiro di Camilla si blocca all'altezza dello stomaco,chiude gli occhi quasi istintivamente e poi guarda dritto davanti a se,mentre una lacrima insistentemente le scende sul viso. Gaetano la osserva,anche in quel silenzio,Camilla gli trasmette un' emozione indescrivibile. Con la punta del pollice raccoglie quella goccia amara e lei,sposta gli occhi su di lui.
Si guardano per un breve istante,forse qualche secondo. Occhi azzurri in due nocciole. In quello stesso istante,una scia di ricordi,come un vecchio film,dallo stesso titolo,con lo stesso finale,che forse non potrà avere mai un seguito.

-E smettila di piangere,non serve a me,tantomeno a te stessa.- Camilla era andata lì con la speranza di essere perdonata. Sapeva di dovergli delle spiegazioni,che a parer suo,erano plausibili,e anche se,ha mancato molti dei suoi concetti razionali e irrazionali,credeva che tra quelle righe avrebbe racchiuso tutte le sue emozioni,tutte le sue paure.

-Non puoi aver dimenticato tutto Gaetano..io sono qui perchè mi sto mettendo a nudo,forse non riuscirò mai a dirti quello che sento,ma speravo davvero che tu potessi capirmi guardandomi negli occhi,come abbiamo sempre fatto. Il problema non sei stato tu,sono sempre e solo stata io.- si confessa,espiandosi dalle sue colpe,ma quel senso di nausea,di crollo nervoso la stanno portando alla disperazione. Sa che se esce di lì,senza aver ottenuto nulla,lei è completamente andata. Non ha senso più niente.
Un silenzio che dura troppo tempo. 

-Io non ho dimenticato niente Camilla. Non credere che per me è semplice questa situazione. Ma non ho più voglia di soffrire Camilla. Ti ho aspettato per anni,sono stato male,ma non te lo facevo mai notare. Ho sempre visto in te la donna che volevo,non per una notte,per sempre. Ma sapevo di dovermi rassegnare. Potevo solo guardarti e mordermi la lingua. Rinunciare a una cosa così forte,profonda,che mi ha riempito e svuotato allo stesso tempo,fa molto più male delle tue parole.- nel pronunciare le parole,sente di fare più male a se stesso con i ricordi che a lei,rinfacciandole tutto quello che ha causato. 

-Sei la persona più orribile,presuntuosa,fastidiosa,arrogante che io conosca. Una persona che pensa solo e sempre a se stessa,che adora giocare con gli altri. Se ne approfitta della situazione e poi ti molla. Tanto poi a soffrire non sei tu.Sei la persona che mi ha fatto più male di tutti,la più stronza che io abbia mai incontrato..-

Non si è mai sentita così profondamente ferita,da se stessa,da quello che ha fatto. Non ha mai pensato un solo istante,di poter far male a una eprsona nello stesso modo in cui era stata travolta lei. Non avrebbe mai potuto prendersi gioco del commissario,lei di una cosa è sempre stat certa,se non l'avesse amato,non ci sarebbe mai andata a letto. Sapeva dei suoi sentimenti,solo che,non riusciva a dirgli che lo amava,che era importante,e che lo è ancora.

-Sei...sei patetica,odio tutte le tue parole,le tue lacrime. Odio quando vuoi sempre avere ragione. Non ti sopporto quando ti impicci,quando vuoi giocare alla poliziotta- inarca le sopracciglia,e assume un tono di voce altamente irritante,accusandola fortemente. -Mi hai rovinato la vita. Hai distrutto tutto quello che avevo costruito,la persona che sono diventato stando con te.Hai portato via una parte di me,me l'hai rubata,come se fosse tua. Non avrei mai voluto incontrarti,dovevi restare solo un ricordo Camilla,dovevi stare lontana,respingermi sempre. Se non mi volevi davvero,se non eri sicura,non dovevi permettermi tutto questo. Sei il mio sbaglio più grande.Credevo che stando con te,sarebbe stato tutto perfetto,come nei film.- 

-Ga..Gaetano,ti prego...- gli accarezza dolcemente la guancia,come per rassicurarlo che è davvero pentita,ma lui scuote leggermente il capo,posa una mano sulla sua e la porta via.

-No Camilla,basta. Ma tu..tu lo capisci che così mi fai male? Perchè so che nonostante tutto,nonostante quello che sento ora,io..io non riesco a dimenticarmi di te. E devo,voglio farlo. E non è vero,non è vero che sei stronza,non le penso tutte quelle cose. Tu sei la donna della mia vita. A me piace tutto di te. Mi piaci così come sei,anche quando ti incazzi. Sei...sei bellissima. Sei l'unica donna che io abbia mai amato,sei la ragione della mia esistenza. Neanche ora posso convincermi del contrario,perchè ti voglio. Voglio baciare le tue labbra,perdermi nei tuoi occhi,fare l'amore con te,ma non posso. Non ci riesco Camilla,perchè se ti guardo,ho paura. Mi hai ferito,e questo,non riesco a scordarlo. Anche se nonostante tutto,nonostante il modo in cui mi hai trattato negli ultimi giorni,io ti amo,e so che non smetterò mai di farlo.- 

-Gaetano..io non voglio rinunciare a te,a noi,a quello che c'è stato.- gli occhi si riempiono di lacrime,poggia il capo al muro e porta di nuovo la mano al suo viso,accarezzandoglielo dolcemente.

-L'hai già fatto Camilla.- risponde lui chiudendo gli occhi,perchè se la guarda,l'unica cosa che riesce a fare è amarla.

-Lo so,lo so che sono stata io a rovinare tutto,ma ti prego,affrontiamo questa situazione,ma insieme. Voglio dimostrarti che,che ti amo,che l'ho sempre fatto. Ho sbagliato,ma dammi la possibilità di rimediare.Ti prego.- 

-Quante volte ancora me lo dirai,Camilla? Quante volte ancora dovrò vederti andar via,prima che tu prenda la giusta decisione? Io è di questo che ho paura. Non ho la forza di tenerti con me per poco tempo,quell'istante e poi vederti scappare. E' successo già troppe volte.- 

Vorrebbe,ma non ce la fa. Per quanto l'ha desiderato negli ultimi giorni,ma vederla è come scorrere lentamente i momenti più bui della loro relazione,tornare indietro e rivivere tutto,sentendosi nulla,un insignificante puntino nella sua vita. 

-Tu non capisci che io non voglio essere un altro tassello della tua vita,come tutti gli altri. Io voglio essere il più grande pezzo di te,quello che ti completa,che se non ci fosse,ne sentiresti la mancanza,a tal punto da non poter vivere. Come lo sei tu,per me. Se manchi tu,manca me stesso,non sono niente.-

Camilla resta immobile,sa che qualsiasi altra parola che pronuncia,non riuscirà a convincerlo. Lui si alza,staccandole lentamente la mano fredda e portarla sulla sua gamba per poi voltarsi verso la porta di casa.
Un breve istante,Camilla scatta in piedi,e ripresa coscienza dei suoi pensieri,irriggidisce i muscoli e si rivolge a lui,ancora di spalle.

-Ma lo capisci che ti amo? Che se tu ora vai via,la mia vita non ha più senso? Io vorrei dirti tante cose,tutto quello che sento,ma non ci riesco! Non lo so perchè,ma non so farlo. Lo capisci che io,prima di te,ho avuto paura? Ma non paura di te, e non centra il fatto che ero uscita da una brutta delusione,o un tradimento,chiamalo come vuoi. Avevo paura di quello che stavamo diventando. Eri diventato talmente importante,ti amavo in un modo che non avevo mai amato,che ho avuto paura,paura di doverci rinunciare,che sarebbe finito tutto. Avevo paura di me stessa,perchè sentivo di essere cambiata,stando con te.- 

Gaetano si volta,bloccandosi con lo sguardo nel suo. Quel tono di voce,sincero,profondo,travagliante che lo desta un attimo per poi fargli riprendere il controllo.

-Lo so che tu non mi avresti mai tradita,ma il problema ero io. C'era qualcosa di diverso in quello che vivevo con te,che non mi era mai appartenuto. Ho preferito realizzare il tutto da sola,capire cosa stava succedendo. Non avevo bisogno di essere sicura di una cosa,perchè altrimenti non l'avrei mai fatto Gaetano. Poteva finire tutto da un momento all'altro.- 

-Ma io non ti avrei mai lasciata Camilla.- risponde diretto

-Lo so,è stata solo una mia paura. Ho sempre avuto tutto,ma l'ho perso,come un fulmine a ciel sereno. All'inizio era tutto così semplice,ma poi,mi sono sentita schiacciata da qualcosa troppo grande,per la quale non mi sentivo ancora pronta. Mi sono solamente sentita pressata,a me bastavi tu.- 

Gaetano intuisce l'argomento che Camilla ha sottointeso tra quelle parole. Le aveva detto più volte che lui si sarebbe risposato anche subito,ma lei,per un motivo o per un altro,non era mai troppo convinta realmente,eppure,lui aveva così paura di perderla per ovvie ragione,che aveva insistito ANCHE con la convivenza.

-Forse...Forse ho sbagliato anche io Camilla,e me ne sono reso conto. Ma perchè non ne hai parlato con me? Perchè non mi hai detto quello che sentivi? Sono l'unico uomo che ti ha sempre ascoltata,l'avrei fatto ancora.- 

-Perchè non volevo fossi tu a subirne le conseguenze,a subire il mio silenzio,i miei tormenti. Ho scelto di conviverci da sola. Dovevo darti qualcosa,volevo farlo,e allora non ero ancora pronta. Non potevo continuare a stare con te,ricevere tutto,perchè tu mi hai dato tutto,mentre io non riuscivo neppure a dirti due stupide parole,che lo so,ti avrebbero risollevato.- Gaetano si avvicina e si ritrovano a pochi centimetri.
-E ora?-
-Che cosa?- chiede lei perplessa.
-Ora riusciresti a darmele tutte queste cose?- 
-Voglio farlo,se tu me lo permetti.- 

-Vorrei tanto crederti,ma sono io ad aver bisogno di tempo Camilla.- lei annuisce,abbassando lo sguardo sui piedi. Lui lo solleva,e si avventa sulle sue labbra,lasciandole un bacio rovente,che la trascina in un vortice di emozioni di cui aveva smarrito la sensazione.

-E questo?- chiede lei dopo essersi staccati.
-Per diti che comunque io ho scelto te.- 

"Ho scelto di non sceglierti" quanto aveva sbagliato lei a pronunciare quelle parole. Vorrebbe prendersi a pugni.

-Perchè non dici nulla se hai parlato per tutto questo tempo?-
-Perchè anche io ti ho scelto Gaetano,ti ho scelto undici anni fa.-
Accenna un mezzo sorriso,avrebbe voluto sentirglielo dire prima.
-Ti va un vermouth? Come ai vecchi tempi..- 
-Certo che mi va.- abbozza un sorriso,seguendo la figura dell'uomo che si dirige verso il suo appartamento.

Prima di chiudere la porta, lo osserva allontanarsi verso la cucina,e anche se si aspettava una reazione diversa,è pronta a lasciarsi tutto alle spalle e a ricominciare da capo,magari stavolta,sarà lei a conquistare il suo cuore. 

 
   
 
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