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Autore: Jaredsveins    28/01/2016    0 recensioni
OS ripiena di angst.
Colin e Jared si conoscono "grazie" ai problemi di dipendenza dell'irlandese, che porteranno alla sua distruzione.
Chiedo perdono per la sofferenza gratuita e recensite se potete, anche per insultarmi.
-Feffe
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SAAAALVE PPL.
Sono tornata con questa allegra (mh sì) Farrelleto. Non odiatemi, ma domani avrò un esame e avevo bisogno di sfogare il mio dolore in questo modo. E voi direte “e che cazzo ci entriamo noi che ci fai soffrire?” Lo so, lo so. Ma siete ancora in tempo per sfuggire a questa valle di lacrime.
Due mie amiche hanno avuto per prime l'onore di leggere questa OS e mi odiano ancora, quindi sta a voi trarre le conclusioni.
Alla prossima uu

-Feffe

 

A love that killed them.

Era una giornata come tutte le altre, una delle classiche monotone, solite e uguali, giornate. Andava così da ormai due anni, la sua vita procedeva piatta e le uniche cose che gli facevano compagnia erano un bicchiere di liquore e delle sigarette. Cose materiali che poi finivano e lo lasciavano da solo, dandogli la possibilità di pensare. E lui non voleva farlo, non voleva pensare. Perché pensare per lui era come auto infliggersi del dolore; non che non lo facesse già trascurandosi in quel modo, ma almeno lo aiutavano a distrarsi per un po'. Ma più aveva iniziato a diventarne dipendente, più si abituava al loro effetto e quindi si trovava costretto ad aumentare le dosi. Distruggendosi, rovinandosi e allontanando chi voleva stargli vicino o ne aveva solo l'intenzione.

Era così che lo aveva perso, era così che aveva perso tutto quel che aveva.

La morte di suo figlio lo aveva portato dentro quel bivio e non era più riuscito ad uscirne. Aveva incontrato molta gente nel corso degli anni, tanta quanti i bicchieri che aveva bevuto in quel lasso di tempo e tutti andavano via. All'inizio fece male, poi non più. Ormai era abituato a rimanere da solo, era come se fosse il suo destino. Solo una persona era riuscito a farlo soffrire con la sua assenza, con il suo abbandono. Questa, era un ragazzo che lo aveva accolto tra le sue braccia dal primo momento in cui aveva incontrato i suoi occhi spenti e persi chissà dove.

Aveva dei bellissimi capelli castani e morbidi su cui adorava passare le mani quando baciava quelle labbra che avrebbe sfiorato per tutta la vita se solo avesse potuto. E quegli occhi, Dio, aveva un paio di occhi azzurri che lo avevano fatto innamorare perdutamente fin dal loro primo incontro, che ricordava bene.

Era una giornata come tutte le altre, una delle classiche monotone, solite e uguali, giornate.

 

Miami, due anni prima

"Farrell, da quanto tempo non chiudi occhio?"

"Non ricordo nemmeno di aver dormito questa notte."

Tony strinse i denti e poggiò una mano tremante sulla spalla del suo amico. "Non hai una bella cera, avresti bisogno di riposo."

Colin lo guardò scettico, voleva tanto sbottare un "da che pulpito", ma si trattenne. Tony era un tossicodipendente conosciuto alla terapia di gruppo cui prendeva parte da ormai tre mesi sotto la pressione dei suoi familiari preoccupati per la sua "sanità mentale e salute". Avevano tutti sofferto per la morte di James, suo figlio. Ma nessuno come lui, oh no. Nessuno avrebbe mai potuto comprendere il suo dolore. Colin odiava se stesso e l'unica personcina che era riuscito a farlo sentire amato era suo figlio, ma non c'era più ormai. Una terribile malattia se lo era portato via e lo aveva lasciato con un pugno di niente tra le mani: solo lui contro il mondo.

O almeno, fino a quel giorno.

"Buongiorno ragazzi!" Shannon fece il suo ingresso con il solito sorriso calmo e rassicurante sulle labbra che faceva stare un po' meglio tutti. Prese posto su una delle sedie messe a cerchio e incitò il resto dei presenti ad accomodarsi con un cenno della mano e appena furono tutti al proprio posto, batté le mani sulle proprie ginocchia come faceva sempre, osservando ogni singola persona. Anche quel giorno non c'era nessun nuovo arrivato.

"Chi vuole parlare per primo?"

"Questa notte ho dormito senza fare nessun incubo."

"Oh Josh, è fantastico! Sai che cazzo mi frega." Sibilò Thomas ricevendo un'occhiataccia dal ragazzo che aveva appena parlato.

Shannon storse il naso e batté le mani, alzandosi in piedi. "Allora, ognuno avrà il suo momento per parlare, quindi aspetta il tuo turno Tom, ti dispiace?" E ovviamente la risposta era sì, gli dispiaceva. Ma Shan fu felice di ricevere un semplicissimo sbuffo e non una sfuriata. Voleva che la gente venisse da lui per migliorare, non per urlarsi contro senza motivo.

Shannon era un ex tossicodipendente e alcolizzato che aveva superato i medesimi problemi dieci anni prima, con l'aiuto della propria famiglia e di farmaci che cercavano di far passare gli attacchi di ansia frequenti che l'astinenza gli provocava. Era stata l'assenza del padre e l'averlo trovato impiccato sulle scale di casa sua, a traumatizzarlo così tanto da chiudersi in quel tornado di autodistruzione e sofferenza da cui era riuscito, fortunatamente, ad uscire. E appena era guarito del tutto, aveva capito cosa voleva fare nella propria vita: essere un appiglio ed un aiuto per tutti coloro che non avevano nessuno su cui contare per condividere i propri problemi. Lui sapeva quanto fosse difficile parlarne, per la paura di non essere capiti e giudicati. Quindi aveva creato quel ritrovo per gente con problemi di depressione, dipendenza dalla droga, dall'alcool e così via, per aiutarli e stare bene. Ed era felice di quel che faceva, era proprio questo che lo faceva stare bene e lo convinceva sempre di più a voler aiutare il prossimo.

"Io sono riuscito a non bere per più di quattro ore." Borbottò Colin e alzò gli occhi al cielo non appena Shannon gli sorrise radioso, annuendo.

"Visto? Piano piano, stai facendo progressi."

L'irlandese annuì semplicemente e si strinse nelle spalle, facendo per rispondere ma sentendo le parole bloccarglisi nella gola non appena vide una figura fare il suo ingresso nella stanza. Non era la prima volta che lo vedeva, ed adesso che lo osservava meglio, ebbe la consapevolezza che fosse il ragazzo più bello che avesse visto in tutta la sua vita. "Buongiorno, scusate se vi interrompo ma devo rubarvi due minuti mio fratello."

"Jared! E' successa qualcosa?"

Shannon aggrottò le sopracciglia e seguì fuori il fratello, sotto lo sguardo confuso degli altri e quello imbambolato di Colin che seriamente, credeva che da un momento all'altro avrebbe visto i suoi bulbi oculari rotolare sul pavimento. Era da tempo che non gli succedeva, ormai tutto nel mondo gli sembrava così futile e superficiale da non meritare attenzioni. Ma non con quel ragazzo, non con Jared che dannazione, era la settima meraviglia del mondo. E prima che potesse rendersene conto, Shannon fece il suo ritorno e si scusò per l'inconveniente. E Colin non poté fare a meno di aggrottare le sopracciglia quando notò che Jared rimase lì, in piedi e in silenzio ad assistere alla seduta.

E, con sua grande sorpresa, ne fu molto infastidito mentre agli altri non fece né caldo e né freddo. Per quale motivo? Ogni tanto c'era qualcuno nuovo ed a lui non importava, invece con Jared non era così. Era come se si rifiutasse di fargli sapere i propri problemi, le proprie insicurezze.

"Colin, va tutto bene?"

Fu riportato alla terra da un Tony confuso che gli aveva poggiato una mano sulla spalla, facendolo sussultare appena. "Sì, tutto okay."

"Sembravi come perso nei tuoi pensieri.."

"E dove sarebbe la novità?" Sbottò non appena si rese conto che Jared lo stava guardando.

"Woh calmati, era solo una domanda."

Sospirò e si piegò su se stesso, prendendosi la testa fra le mani e scattando in piedi non appena Shannon disse le tanto agognate parole "per oggi può andare, ci vediamo la settimana prossima". Corse fuori dall'edificio e respirò a pieni polmoni, rilasciando poi un sospiro profondo. Non si era mai sentito tanto sotto esame sotto lo sguardo di qualcuno.

Poggiò la schiena alla parete e prese le sigarette, accendendone una e facendo per portarsela alle labbra.

"Non ti fa bene, lo sai?"

Colin si bloccò con la mano a mezz'aria e appena vide chi gli aveva fatto quella domanda, rimase come pietrificato, ma per liberarsi poi in una risata stupita. "Oh, ma davvero?"

"Non c'è nulla da ridere." Jared incrociò le braccia e gli fece un cenno con il mento. "Molto carina comunque la tua risposta al tuo amico che si stava semplicemente preoccupando per te."

Okay, bello era bello, ma doveva proprio farsi i cazzi suoi se non voleva che lo insultasse in mezzo alla strada.

"Oh, scusa mammina, non lo farò più." Rise di lui e fece un tiro lungo, trattenendo il fumo più a lungo che poté per poi farlo uscire dalle narici, ignorando la presenza accanto a se. La bellezza non era tutto.

"Seriamente, non dovresti farlo."

"Oh ma perché non ti fai i cazzi tuoi e vai a fare lo psicologo da un'altra parte? Ho già tuo fratello che rompe i coglioni in continuazione, quindi evita." Alzò la voce senza rendersene conto e per il nervoso spezzò la sigaretta in due, non rendendosi nemmeno conto del motivo della sua rabbia. Dannazione, non era la prima volta che si sentiva dire quelle cose e di solito le ignorava e basta. Invece sentirle dire da Jared era diverso e non ne sapeva il motivo, davvero..non lo sapeva.

"Come immaginavo." Jared si strinse nelle spalle e liberò una risatina.

"Cosa?"

L'uomo negò con il capo e non rispose, rientrando nell'edificio senza dargli risposta.

"Oh, che si fotta."

 

Tre settimane dopo

Le visite di Jared erano diventate sempre più frequenti e le chiacchiere, per non dire insulti, erano diventati un'altra cosa di routine nelle giornate di Colin ma in positivo. Il loro insultarsi, era uno stuzzicarsi continuo che lo faceva divertire e gli sembrava anche impossibile che fosse così: si divertiva davvero.

Gli faceva dimenticare i suoi problemi, le sue dipendenze e si stava rendendo sempre più conto che tra le solite se ne era aggiunta una nuova: era diventato dipendente delle loro chiacchierate o meglio, era diventato dipendente di lui.

"Attento che così ti prendi un raffreddore."

"Fottiti Farrell." Borbottò Jared, mentre si copriva meglio con il giubbotto.

Era un fottutissimo freddolone quel Leto, si lamentava sempre delle basse temperature e quando lo vedeva vestito troppo leggero, lo rimproverava per la poca cura che aveva della sua salute. Inizialmente litigavano anche pesantemente per i motivi più stupidi, ma poi Colin aveva capito che quella di Jared era una tattica per farlo sfogare e legare con lui.

E non poteva fare a meno che chiedersi il perché. Cosa aveva visto di tanto interessante nella persona che era? Lui era un dannato alcolizzato destinato a morire da solo, circondato dai sorrisi ipocriti dei suoi parenti. Invece quel ragazzo si era interessato a lui e voleva essere suo amico.

"Oggi non hai nessuna stronzata da scrivere?"

"Dillo di nuovo e ti infilo la bottiglia di liquore su per il culo." Sbottò l'uomo dagli occhi celesti provocando così una risata di cuore all'irlandese che gli diede una spinta con la spalla.

"Oh eddai, possibile che tu debba essere così permaloso ogni volta?"

"Disse colui che mi ha urlato contro fin dal primo momento."

Colin strinse i denti e negò con il capo, ridacchiando piano. Adorava stuzzicarlo, era diventato il suo passatempo preferito e adorava le risposte che riceveva ogni volta. Perché Jared ci stava, non lo mandava a quel paese come chiunque avrebbe fatto.

E da una settimana, si era passati a due, a tre, a un mese, due, tre, fino ad arrivare al giorno in cui l'irlandese capì di essersi perdutamente innamorato dell'americano.

Così, diventarono una coppia affiatata in cui Jared c'era sempre per Colin e lo aiutava ad andare avanti e superare la sua dipendenza. Andò avanti per un anno, ma poi qualcosa distrusse ciò che avevano costruito.

Colin la distrusse.

 

"Bro! Oddio, sei tornato!"

L'esclamazione di Shannon fece voltare tutti i presenti, compreso Colin che rimase pietrificato appena lo vide.

Erano passati ben sei mesi dalla loro rottura e l'irlandese non aveva fatto altro che pensare a Jared giorno e notte, autocommiserandosi per la propria stupidità e incapacità di tenere qualcuno accanto a se senza farlo soffrire.

Colin stava aspettando che Jared tornasse dalla palestra, avevano appuntamento a casa sua quella sera. Notò che era in ritardo di mezz'ora e arricciò il naso con disappunto, facendo per inviargli un messaggio ma venendo interrotto dal suono del campanello. Si alzò e andò ad aprire, sorridendo divertito davanti l'espressione allucinata del suo ragazzo che aveva il fiatone.

"Lo so, sono in ritardo. Non una parola." Entrò a casa e si buttò sul divano, senza curarsi minimamente di dargli attenzioni ma Colin non se la prese, sapeva che a volte tornava troppo stanco e la prima cosa comoda che vedeva la assaliva per rilassarsi.

"Ciao anche a te." Lo raggiunse e si sporse per dargli un bacio che Jared ricambiò con poca spinta.

Okay, qualcosa non andava e lo sguardo esitante del più grande glielo fece capire.

"Devo dirti una cosa.."

Oh, fantastico. Ogni volta che Jared iniziava un discorso in quel modo, finiva con un litigio.

"Spara." Colin prese una bottiglia di birra e la bevve sotto lo sguardo del suo ragazzo che non sapeva se strozzarlo o iniziare a parlare.

"Ricordi l'amico di mia madre? Quello che aveva sentito le mie canzoni e aveva detto di potermi aiutare a fare strada nel mondo della musica?" Prese un bel respiro e appena vide Colin annuire proseguì. "Beh, ecco..ha fatto ascoltare qualcosa di mio al direttore di una casa discografica e vuole vedermi per conoscermi e parlarne meglio."

"Dove lo incontrerai?"

"A Miami." Disse tutto d'un fiato e osservò come l'espressione indifferente di Colin passò a una infastidita.

"E quanto dovresti starci?"

"Non ne ho idea Cole..se gli piaccio, devo restare lì per lavorare."

Jared sospirò notando il proprio ragazzo stringere i pugni e non disse nulla, aspettando una sua reazione. Sapeva bene come la pensava Colin e si stava già preparando alla sfuriata che poi, per fortuna, si sarebbe risolta come tutte le altre.

O almeno così sperava.

"Tu non ci andrai."

Quella arrivò inaspettata, talmente tanto da fare alzare il tono a Jared che lo fissò sconvolto. "Cosa?!"

"Hai capito bene: tu non ci vai."

"Stai scherzando, spero."

"Certo che no."

Jared sentì la terra mancargli sotto i piedi e negò con il capo, sentendosi davvero spossato e stufo a causa di quella situazione. Colin era diventato sempre più iperprotettivo nei suoi confronti e lo voleva sempre attorno a se. Non che gli dispiacesse, ma nell'ultimo periodo non poteva nemmeno passare una serata con i suoi amici per conto suo o con la sua famiglia perché doveva esserci anche lui. Più di una volta glielo aveva fatto notare, ma Colin riusciva ad averla sempre vinta semplicemente perché a Jared non andava di litigare e gliele faceva passare. Ma quella no, non avrebbe rinunciato al sogno della sua vita a causa della sua possessività.

"Io ci vado Colin e non mi importa quel che dirai." Si alzò e andò alla porta, sentendosi bloccare dal polso e si divincolò, fulminandolo con lo sguardo. "Questa volta non vincerai tu. Qui si parla della mia vita, dannazione!"

"Beh, credevo di farne parte anche io!" Aumentò la presa.

"Ne fai parte e questo lo sai anche tu!" Diede uno strattone forte e riuscì a liberarsi, guardandolo allucinato. "Ma non posso rinunciare, quindi devi fartelo andare bene."

Ma come sempre, Colin fu irremovibile e lo prese di peso, tirandolo al centro della stanza e Jared poté sentire l'odore pungente dell'alcool. Prima era talmente preso dal rilassarsi che non se ne era nemmeno reso conto. "Quanto hai bevuto? E lasciami!"

"Tu non ci andrai, hai capito? E non ribattere altrimenti.."

"Altrimenti cosa? Eh? Mi legherai da qualche parte e mi imbavaglierai? No Colin, adesso basta! Io ho rinunciato a troppe cose per te e l'ho fatto perché ti amo, ma non posso rinunciare anche a questo. Quindi devi fartelo andare bene." E sapeva che di lì a poco sarebbe scoppiata una guerra, perché quelle erano le parole più sbagliate che si potessero dire a una persona che soffriva come Colin.

"Non te l'ho chiesto io di rinunciare a tutto!" Urlò quest'ultimo.

Jared abbassò lo sguardo lucido e negò con il capo, sentendo qualcosa dentro se rompersi. Era vero, Colin non gli aveva mai chiesto niente se non un po' di aiuto ed era tutta colpa sua se erano arrivati a quel punto. Perché pur di non farlo innervosire e farlo stare bene, non gli aveva mai negato nulla. Ma per quanto potesse amare Colin, amava anche la musica e non poteva rinunciarci. Quindi decise di fare un altro tentativo.

"Ci vedremo in cam ogni sera, ti scriverò sempre e sarà come se fossi qui, okay? Ma ti prego Cole, è troppo importante per me..troppo."

"Allora prendi una decisione."

"Cosa intendi?"

"O la musica o me."

E Jared non poté crederci, davvero non poté. Colin sapeva quanto fosse importante comporre e cantare per lui ma sapeva anche quanto lo amava, perché glielo aveva sempre dimostrato e adesso cosa faceva? Se ne fregava e lo metteva davanti una scelta egoista.

"Ti sto dando la possibilità di scegliere."

"Se mi amassi davvero, non mi metteresti mai in una situazione del genere. Ma sai una cosa? Io mi sono rotto i coglioni!" Jared lo spinse con tutta la forza che ebbe in corpo e aprì la porta d'ingresso. "Io ci andrò e subirò tutte le conseguenze, ma non puoi impedirmi di andare avanti con i miei sogni." Non si voltò nemmeno per guardarlo e sperò che Colin ci ripensasse e gli dicesse di aver capito. Ma ciò non accadde.

Una lacrima graffiò il viso di Jared con prepotenza e la consapevolezza che quella scelta lo avrebbe portato a perderlo lo assalì. "Fermami, fermami.." Sussurrò mentre uscì fuori.

Colin rimase immobile e fu felice di vedere che Jared rimase di spalle mentre si chiuse la porta, così da non notare la sua espressione affranta e le lacrime che avevano iniziato a scendere.

"Ciao ragazzi, come va?" L'americano sorrise lievemente e guardò tutti, evitando volutamente l'irlandese con lo sguardo. Era stato Shannon ad insistere perché venisse lì, in quanto molte delle persone che stavano lì lo conoscevano e chiedevano molto spesso di lui. Ma voleva evitare di farsi vedere da Colin, davvero. Sapeva che rivederlo avrebbe fatto del male ad entrambi e adesso che aveva il suo sguardo addosso, si sentiva così a disagio da voler scappare via. Non voleva più avere niente a che fare con lui, al massimo potevano essere amici. E ciò non perché lo amasse ancora, anzi era il contrario. Non aveva mai smesso di pensarlo, non aveva mai smesso di chiedere a Shannon per sapere se stesse facendo o meno dei progressi ma le risposte del fratello erano sempre state molto vaghe a riguardo e quello valeva più di mille parole. Sapeva cosa voleva dire.

"Come te la sei passata? Dicci tutto!"

Josh si alzò e sorrise gioioso quando andò a prendere la chitarra, ridendo dell'espressione sorpresa di Jared che spostò subito lo sguardo su Shannon.

Il diretto interessato si strinse nelle spalle e alzò le mani in alto, negando con il capo. "Io non c'entro niente."

"Shannon ci aveva avvisato della tua visita, quindi ho pensato bene di portare la mia chitarra perché siamo tutti curiosi di sentire qualcosa."

Colin distolse lo sguardo infischiandosi di essere palese, ma non riusciva a guardarlo negli occhi. Si sentiva in colpa, si sentiva sporco. Era colpa sua se tutto era finito, era solo colpa sua se Jared lo aveva lasciato e adesso provava solo rabbia per se stesso perché avrebbe potuto essere più elastico ed essere felice per lui. Invece no, era stato egoista come sempre e aveva perso anche lui e adesso, rivederlo, faceva male più della sua assenza.

Perché non vederlo lo portava a ricordare quando lo guardava con amore, vederlo in quel momento non faceva altro che ricordargli il motivo per il quale non erano più insieme. Era tutta colpa sua e non se lo sarebbe mai perdonato. Colin era perso senza di lui, non valeva niente.

Jared sentì un groppo in gola quando prese la chitarra e la strinse a se, iniziando a suonare una delle tante canzoni che aveva scritto pensando a Colin. Ribadendo a se stesso quanto lo amasse ancora. Pizzicò le corde con delicatezza, come se avesse paura di fare del male anche a loro con le parole che presto stavano per uscire dalla sua bocca. Socchiuse gli occhi. "Did we create a modern myth? Did we imagine half of it? What happened then, a thought for now." E a quel punto non poté fare a meno di alzare lo sguardo su Colin e fu grato di trovarlo girato, così da non accorgersi delle attenzioni che gli stava rivolgendo. Non sapeva nemmeno lui come stesse facendo a non lasciarsi andare e correre ad abbracciarlo. "Save yourself, save yourself.."

Allora Colin alzò lo sguardo e incontrò il suo, sentendo qualcosa spaccarsi dentro se. Forse era quel che era rimasto del suo cuore dopo quel che era successo. Come poteva salvarsi se non aveva nessuno su cui aggrapparsi? Forse Jared sperava che lui fosse riuscito ad uscire da quel bivio infernale senza lui? Illuso, non ci sarebbe mai riuscito. Non senza di lui. Nel corso della sua vita aveva avuto tante gioie, che poi erano finite ma era riuscito a farsene una ragione. Le uniche due cose che non era riuscito a superare erano state la morte di suo figlio e l'assenza di Jared. Si chiedeva ogni giorno come sarebbe potuta essere la sua vita se ci fossero stati. E ogni volta finiva per piangere e affogare il tutto nell'alcool. Era tutto ciò che gli era rimasto, era tutto ciò che gli serviva per allontanare la sofferenza.

"Goodbye.." Sussurrò Jared, continuando a guardare Colin negli occhi e vedendo la sua espressione cambiare in una affranta.

"Goodbye.." Addio al loro tempo insieme.

"Goodbye.." Addio alle loro serate di svago.

"Goodbye.." Addio ai compleanni passati insieme.

"Goodbye.." Addio alle serate sul divano a parlare.

"Goodbye.." Addio alle loro carezze.

"Goodbye.." Addio ai loro abbracci.

"Goodbye.." Addio ai loro baci.

"Goodbye.." Addio al loro completarsi.

"Goodbye.." Addio al loro non sentirsi più soli.

"Goodbye.." Addio alla loro voglia di passare tutta la vita insieme.

"Goodbye.." Addio alla voglia di Colin di andare avanti.

"Goodbye.." Addio al sogno di Jared di stare con lui.

"Goodbye.." Addio ai ti amo sussurrati.

"Goodbye.." Addio al loro guardarsi in silenzio, ma dicendosi tutto.

"Goodbye.." Addio al loro amore.

"Goodbye.." Addio alla loro felicità.

 

Colin entrò a casa con l'unico pensiero di voler bere così tanto da perdere conoscenza. Jared gli aveva chiaramente detto addio più di una volta ed era giusto, era così che doveva andare. Lui non lo meritava ed era stato anche fin troppo buono a farsi rivedere e dedicargli una canzone.

"Dannazione!" Urlò non appena guardò la cornice con la loro foto che aveva conservato e la prese, lanciandola contro il muro e rompendola così in tanti piccoli pezzi. "Basta, basta!" Negò con il capo e crollò sulle proprie ginocchia, prendendo i pezzi di vetro e stringendo i pugni, sentendo le schegge penetrargli nella pelle a fondo e se ne infischiò, semplicemente perché aveva bisogno di sentire altro dolore che non fosse quello psicologico. Non ce la faceva più, non riusciva più ad andare avanti da quando anche Jared lo aveva abbandonato e avrebbe tanto voluto avere la forza di farla finita, ma era così codardo da non riuscire ad afferrare la pistola che teneva nella sua camera. Semplicemente, non ci riusciva.

Finché Jared sarebbe stato lì nei paraggi, non sarebbe mai riuscito a farla finita perché ancora, dentro lui, c'era quel barlume di speranza che gli impediva di farla finita. Solo sentirsi dire che non sarebbero più tornati insieme, gli avrebbe dato il colpo di grazia.

"Basta.." Sussurrò a se stesso iniziando a piangere e singhiozzare. "Basta ti prego, basta.." Singhiozzò non appena vide Jared davanti a se e negò ancora con il capo, sicuro di avere un'allucinazione.

"Cole, oddio.." Il ragazzo lo avvolse tra le sue braccia e lo strinse a se con forza, accarezzandogli la schiena.

Colin realizzò la verità dei fatti e nonostante le dita doloranti, si aggrappò alla maglietta dell'altro affondandoci sopra il viso. "Perché mi hai detto addio?"

"Scusa, lo so..lo so." Sussurrò e gli accarezzò i capelli, inginocchiandosi davanti a lui e cullandolo come se fosse un bambino.

"Non sei tu a doverti scusare. E' tutta colpa mia, è sempre stata colpa mia..ma ti prego non dirmi addio anche tu. Non lasciarmi solo anche tu."

Jared non rispose e continuò a consolarlo, fino a quando non lo sentì più lamentare e sospirò. "Cole, ascolta.." Gli prese il viso e lo guardò negli occhi. "Io sono tornato per restare e quando avrai bisogno ci sarò sempre per te. Come le prime volte, ricordi? Quando sentivi il bisogno di bere, mi chiamavi e io ti parlavo e tutto passava. Te lo ricordi?" Gli accarezzò le guance e poggiò la fronte alla sua.

Colin si stava preparando alla batosta che aveva capito sarebbe arrivata.

"E sarà ancora così se lo vorrai. Io ci sarò, sarò tuo amico e sarà sempre pronto a consolarti. Supererai questo enorme ostacolo e lo faremo insieme, te lo prometto. Te lo giuro."

E quello fu anche peggio degli addii cui aveva assistito la mattina stessa. Quello fu anche peggio della consapevolezza che non lo avrebbe più rivisto per mesi, prima che partisse. Perché non aveva bisogno di un amico, aveva bisogno dell'uomo che amava e non poteva averlo. Non come voleva lui. E quello fu l'ennesimo fallimento per se stesso.

Fu l'ennesima pugnalata che lo uccise dentro, definitivamente.

 

Il mattino seguente Jared si alzò con un sorriso sulle labbra, motivato ad andare a trovare Colin. Avevano parlato molto la sera prima e avevano preso la decisione di rimanere amici e Cole sembrava averla presa bene. Sapevano bene che sarebbe stato molto difficile per loro dato quel che ancora provavano. Ma avevano capito insieme che era meglio così; perché per quanto potessero amarsi, si distruggevano a vicenda e non era così che doveva andare una storia. Non era così che doveva andare.

Accese il cellulare e aggrottò le sopracciglia quando trovò diverse chiamate del fratello e lo chiamò immediatamente.

"Bro.."

"Shan! Che succede? Ti chiedo scusa ma stavo ancora dormendo."

Shannon dall'altra parte del telefono strinse l'oggetto tra le mani e con voce tremante gli raccontò tutto quel che era successo nel corso della notte, sentendo suo fratello trattenere il respiro e poi lasciarsi andare in un pianto ininterrotto, accompagnato da un urlo di disperazione.


I funerali di Colin Farrell si celebrarono due giorni dopo. 

  
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