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Autore: Silvio Shine    28/01/2016    4 recensioni
"Sono angeli, ti dico!"
"Ma per favore! Non sai di che parli!"
"Lo giuro! Sono angeli, li ho visti con questi occhi! Sono tra noi e combattono e cacciano gli uomini malvagi e le creature del demonio!"
"Ma vattene dal MIO LOCALE!"
Jason e Angelica sono due soldati serafici facenti parte del leggendario Progetto, un'organizzazione fondata da Dio in persona al fine di salvaguardare la pace del mondo come lo conosciamo, risiedente sul Santuario. Lui è un tiratore scelto dalle capacità che hanno impressionato perfino Nostro Signore, lei è una spotter dalla vista straordinaria.
La loro missione: obbedire agli ordini del Padre Eterno, per garantire la pace agli uomini.
Tuttavia, una guerra all'orizzonte, la più grande di tutte le ere, li costringerà a guardare dentro se stessi e riconsiderare i loro veri desideri.
Il primo capitolo del Progetto WARRIOR!
Genere: Azione, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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L’IRA DIVINA

GLI ANGELI CHE COMBATTONO I DEMONI

UN UNICO SOLDATO RICHIAMATO DALLA MORTE PER COMBATTERE UNA GUERRA SENZA PRECEDENTI

 

Aprì gli occhi alla luce del sole: rimase abbagliato quasi subito, allora si fece ombra con la mano. Il vento gli scompigliò i capelli, tirò i suoi vestiti, lo rinvigorì leggermente. Avevano assegnatogli un bersaglio: colui a cui dava la caccia era un boss malavitoso russo. Secondo la sua fonte – una che non sbagliava mai, in nessun caso -, il crimine di cui si era macchiato era uno dei peggiori: traffico, vendita e scambio di esseri umani. Represse una smorfia di disgusto ed osservò il luogo nel quale si trovava; la Francia, d’inverno, era davvero incantevole, specialmente la capitale di Parigi. Questo, almeno, avrebbe pensato se non fosse stato in missione. Aggrottò le sopracciglia; il Sonno che seguiva il Lancio lo aveva un po’ stordito, ma non era nulla che gli avrebbe impedito di eliminare il nemico.

Con un grugnito, si tirò su a sedere.

La neve copriva l’intero paesaggio, rallegrandolo almeno un po’. Si stropicciò gli occhi e, nel frattempo, qualcosa si mosse, alla sua destra; scattò subito in piedi, la pistola snudata, pronto ad uccidere chiunque lo avesse scoperto. Tuttavia, il suo allarme fu inutile, una volta che si fu reso conto di chi stesse guardando: era una bellissima ragazza di ventitré anni. Aveva lunghi capelli biondi ondulati, sopracciglia sottili e ben curate, ed occhi, come sapeva, nonostante fossero chiusi, di un blu profondo. Egli stesso li paragonava al più bello degli oceani. Indossava una divisa militare bianca – giubbotto antiproiettile, giacca da incursione, pantaloni dello stesso materiale e stivali di cuoio nero -, mentre, alla cintura, portava appeso un binocolo potenziato.

Si mosse, gemendo. Pochi istanti dopo, le sue palpebre si sollevarono. Lo vide, subito dopo aver sbadigliato con forza. « Siamo arrivati…? » mugugnò, condensa che già si formava dalla sua bocca. Il suo viso, che ricordava quello di una bambina, era dolcissimo, ma non bisognava farsi ingannare dall’apparenza: se la si provocava, o la si trovava di pessimo umore, poteva far rimpiangere a un veterano di guerra il giorno in cui era nato.

Lui, però, non l’ascoltava. Le aveva volto le spalle ed ora stava esaminando l’ora che stava allungandosi. « Dormito bene? » gracchiò in risposta; la soldatessa annuì, poi si alzò in piedi e lo raggiunse. « Siamo arrivati? » ripeté. Il suo compagno rispose di sì. « Il bersaglio dovrebbe passare per la strada a cinquecento metri dalla nostra posizione… in quella direzione… » - puntò il dito verso sud-est, dove poteva essere vista la famosa Tour Eiffél - « …si sposterà su una Cadillac, modello “CTS-V SEDAN”, nera, targata “K825MH” numero settantotto, da una delle strade a est del monumento »; colei che lo accompagnava agguantò il proprio binocolo, sondando poi tutte le possibili vie dalle quali l’uomo che stavano cercando sarebbe dovuto o potuto arrivare con occhio esperto. « Se il vento è favorevole, potresti sfruttare la stabilità del fucile per piazzare un colpo in mezzo alla torre, oltrepassarla ed abbattere il bersaglio » propose, sbirciando attraverso le inferriate della Eiffèl. Si trovavano sull’attico di un edificio alto venti piani. « Vero » ammise lui, « ma su al Santuario dicono che ci sarà una tormenta, tra circa un quarto d’ora: il vento soffierà a cinquanta chilometri orari da est e la visuale sarà molto ridotta. »

Ella sibilò un’imprecazione, non appena notò che il soldato aveva ragione. Dunque chiese: « chi è lo sfortunato? »

« Aalin Smirnov » lo presentò l’altro. « Trentaquattro anni, corporatura media, nato a San Pietroburgo e – udite, udite – laureato alla New York University in Legge »; il suo tono si aggravò. « E’ l’attuale boss di un gruppo mafioso russo. La sua fedina penale è totalmente pulita, ma i suoi crimini vanno dal rapimento, all’omicidio di primo grado, al traffico di umani, attività alla quale si è dedicato ultimamente. »

« Un trafficante di schiavi? » lo interruppe. « Sai quanti ce ne sono, sulla Terra? Perché dobbiamo tirar giù proprio questo? »; « è riservato » rispose lui, acido.

Passarono dieci minuti e la tormenta prevista arrivò in tutta la sua furia. Entrambi i soldati indossarono i passamontagna – lei con qualche difficoltà, a causa dei capelli -, per poi tornare a sorvegliare le strade. Lui si inginocchiò, incominciando a recitare una preghiera al Padre Eterno, in modo da mandare un messaggio al Santuario: mio Signore, siamo giunti a destinazione ed attendiamo il bersaglio della tua ira. Il tempo stimato di arrivo è di tre minuti e quarantasette secondi. Richiediamo sgancio d’equipaggiamento primario W.I.N.G. [ Warfare, Intel-gaining, Nemesis-obliterating Gear ] alle coordinate del Lancio numero “zero-nove-otto-uno” delle nove-zero-due di stamattina. Il codice di rilascio è “HALORING”.

Si rialzò in piedi. Scrollò le mani e le spalle, già infreddolite. Non stava ancora accadendo nulla, dopo la sua richiesta alla base. La sua compagna non mostrava segni di soffrire il freddo: continuava a squadrare il punto d’arrivo attraverso le lenti del binocolo, imperturbabile. Certe volte si chiedeva sul serio se quella donna non fosse fatta di pietra, nonostante quell’aspetto fragile tipico di una giovane. Lui, al contrario, non sopportava temperature così rigide; quello che sapeva fare meglio era uccidere da distanze inimmaginabili. Mentre l’altra aveva una vista talmente acuta che, un giorno, riuscì a dirgli: « hai esattamente due milioni e settecento peli della barba che sono cresciuti di un micrometro di troppo. Ti consiglio di raderti con più cura! »

Forse era per queste loro abilità fuori dal comune, che erano stati scelti per prender parte al Progetto. Sospirò e si coprì il volto con una mano, per schermarla dalla neve.

Il secondo dopo, qualcosa prese a materializzarsi dinanzi a loro: come se venisse disegnata da un pittore fuori dal mondo con una matita dalla mina d’oro, una cassa per armamenti apparve ai loro piedi. Era lunga più di un metro e larga almeno quaranta centimetri. In altezza vantava altri venti centimetri. Sul fronte, portava uno strano lucchetto, con un minuscolo ago nel foro dove sarebbe dovuta essere inserita la chiave, anch’esso con una forma bizzarra: era ovoidale ed aveva le dimensioni di un polpastrello. Il materiale del contenitore era oro, ma placche di carbonio erano state montate in diversi punti come il coperchio e le maniglie, al fine di alleggerirne la già considerevole mole. Il soldato sogghignò: era arrivato. Si avvicinò all’equipaggiamento; si calò su un ginocchio, concentrando l’attenzione sul lucchetto. Infilò l’indice nel foro e si inflisse una microscopica ferita, dunque lasciò cadere tre gocce di sangue sul metallo, per poi ritrarsi e attendere. Proprio davanti ai suoi occhi, il prezioso che teneva chiuso il contenitore, si sciolse in una pozza di materiale fuso, che subito prese a colare sul cemento del tetto.

Una volta che agire fu sicuro, si avvicinò nuovamente ed afferrò saldamente il coperchio; in un deciso strattone, spalancò. Sorrise: poggiato su un cuscino rosso imbottito, vi era un DAN .338 ad azione bolt; un fucile di precisione così, a quanto ne sapeva, era assegnato esclusivamente ai tiratori scelti di alcuni eserciti e agli agenti di polizia. Sulla Terra, però. Sul Santuario la situazione era ben diversa: lui era il tiratore più abile, tra tutti i soldati presenti lì, di conseguenza aveva bisogno di un’arma degna di questa fama. Il calcio era composito e presentava un grip di stabilizzazione verticale; il corpo era sottile ma robusto, dove vi era anche una lunga maniglietta contrassegnante il sistema di eiezione del bossolo; la parte inferiore della canna era dentellata ed alleggerita, in modo da limitarne l’inerzia e il rinculo; la parte superiore, invece, era molto sottile, con un dispersore piatto sulla punta. Il caricatore trasportava esattamente otto colpi “LAPUA” .338. Il mirino, infine, aveva un semplice zoom da otto livelli, su sua rigorosa richiesta. La colorazione dell’intera arma era bianca, in corrispondenza del corpo e del calcio, poi, avvicinandosi via via alla canna, sfumava in un bel rosso sangue. Annuì, soddisfatto: gli piaceva molto. Guardando da più vicino, si notava incisa la parola “Goldfeather”, sulla canna.

« Quella che vedi è la fase uno del fucile che hai richiesto » squillò la sua radio, « è il “Goldfeather”… uno-punto-zero…? »

Il tiratore rise di gusto. « Ti ringrazio, Oracle! E’ perfetto! » imbracciò l’arma, controllandone subito le munizioni.

Tornò serio di colpo. Strattonò la testa, in modo da far scricchiolare il collo; dunque si mise in ginocchio, poggiò la canna del fucile al parapetto e si preparò a far fuoco. Per un po’ regnò il silenzio, con i due soldati che si concentravano e osservavano, studiavano, pianificavano nelle loro menti. Passarono due minuti. Fece guizzare il mirino tra le strade, stranamente insicuro: aveva un brutto presentimento. Nessuno si mosse, salvo per tutte le persone che si ritrovavano indaffarate nelle vie di Parigi… finché: « contatto! »

Appena sentì la compagna strillare, migliorò la presa sul grilletto e lo stabilizzatore. « A ore undici! Stanno correndo! »; aggrottò le sopracciglia. Alle coordinate indicategli, individuò subito un’auto che corrispondeva perfettamente alla descrizione: andavano velocissimi, come se fossero in fuga da qualcuno. Aguzzò la vista, identificando due persone, conducente e bersaglio. Prese fiato un paio di volte, poi non respirò più; si concentrò. Il vento lo preoccupava, mentre la neve non migliorava di certo la visuale. A lui, però, non importava. Non faceva alcuna differenza. Qualcuno sarebbe morto, quel giorno, e sapeva perfettamente chi. Attese l’ordine della soldatessa. L’auto, ora, li fronteggiava, e lui perse la visuale col bersaglio, nascosto dal conducente.

Questo lo fece arrabbiare non poco. Scoccò un’occhiataccia alla ragazza, digrignando i denti, dunque tornò a guardare nel mirino.

« Non puoi sparare. Non possiamo permetterci altre vittime! » sibilò lei.

Ma lui non l’ascoltava più: allineò il bersaglio al punto ottimale, tirò la maniglietta del fucile per espellere il primo proiettile… e tirò il grilletto…

 

 

Giovani, un saluto a tutti dal vostro Silvio Shine di fiducia!

 

Ebbene, ecco il capitolo 0 della mia nuova serie originale, Sniper: Il Tiratore dei Cieli!

Come avete visto, alcune parole sono evidenziate; questo perché ho voluto mettere in risalto alcuni termini dell’universo di Sniper che sono parecchio importanti a livello di trama. Vi assicuro che sono molto emozionato di iniziare una nuova serie di punto in bianco, senza ispirazioni prese da qualsiasi fonte oppure crossover confusionari!

Spero vi piaccia il contesto che ho desiderato proporre: soldati ultraterreni che combattono per riportare la pace, sia contro comuni mortali con in mano un potere incredibile, oppure creature divine o demoniache che minacciano la vita come è conosciuta.

Chi sono i soldati che hanno ricevuto l’ordine di eliminare un boss russo, colpevole di traffico di esseri umani? Qual è la loro storia? Chi saranno i prossimi bersagli? Cos’è il misterioso Progetto sul quale rifletteva il nostro protagonista?

La trama si farà ancor più complessa, nel prossimo capitolo: “Bersaglio abbattuto”!

Ricordate di recensire!

 

KEEP IT UP!

- Silvio Shine

   
 
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