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Autore: Van_Horstmann    28/01/2016    0 recensioni
[Warhammer Fantasy Roleplay]
[Warhammer Fantasy Roleplay]Questa storia è ambientata nel mondo di warhammer fantasy, storico gioco di ruolo e wargame, è la prima di una serie che coinvolgono alcuni membri di una famiglia nobile dell'Impero, la famiglia Van Horstmann, il cui nome è sinonimo di tradimento e corruzione.
In questa prima storia vedremo come tale onta abbia colpito la famiglia, il potente mago Egrimm Van Horstmann, capo di uno dei collegi della magia di Altdorf, è in realtà un seguace di Tzeentch, il più insidioso degli Dei del Caos.
Egrimm ha ingannato tutti e tradito l'Impero, i Collegi della Magia e in ultimo se stesso e la sua famiglia sull'altare della conoscenza proibita offertagli dal suo nuovo padrone, Tzeentch.
Ma ora le sue macchinazioni sembrano essere finite e la spada della giustizia si avvicina.
Genere: Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eryon mollò la corda dell’arco, la freccia percorse la distanza con il bersaglio prima di conficcarsi sul legno.
Un uomo corse verso il bersaglio, guardò la freccia e si voltò verso il pubblico:«Centro! Dieci punti!»
«Dieci punti per lo straniero di Laurelorn!» gridò il giudice all’uomo che segnava i punti.
Molti applausi seguirono l’annuncio, un uomo si affiancò ad Eryon e gli riservò uno sguardo truce, ma non disse nulla.
«Al tiro Hans Weiss di Horstburg!»
Dal pubblico vennero grida di incoraggiamento, l’uomo incoccò la freccia, puntò e tese la corda per mollarla subito dopo, colpì il bersaglio, Eryon vide un attimo prima dell’uomo lì vicino dove.
«Nove punti!»
Bel colpo, umano.
«Nove punti per Hans Weiss!»
Weiss sbuffò e si voltò verso Eryon:«A quanto pare hai vinto, elfo.»
«Pare di si. Non male neanche tu.»
«Grazie. Se non era per te il premio sarebbe stato mio.»
«Sarà per la prossima volta.»
Weiss fece un cenno d’assenso e scrollò le spalle, poi se ne andò.
Il giudice alzò le braccia:«Proclamo vincitore del Torneo di Horstburg per la gara di tiro con l’arco Eryon di Laurelorn.»
Il pubblico applaudì tiepido e Eryon raggiunse il palco dove il giudice gli consegnò un borsellino di monete d’oro e un arco lungo tipico del Nordland.
Eryon si inchinò di fronte al giudice, ai nobili locali seduti sulla tribuna e al pubblico, poi il giudice tornò a parlare:«Tra poco comincia la grande mischia! Soldati! Cavalieri! Guardie! Cacciatori! Boscaioli! Chi rimarrà in piedi per ultimo?»
Si defilò dietro il palco prima che qualcuno gli chiedesse di partecipare, aggirò le tribune di legno costruite per l’occasione ed entrò nel grande tendone che faceva da locanda per quei giorni.
Era decisamente meglio della maggior parte delle puzzolenti baracche che gli umani usavano costruire per ritrovarsi, bere, fare a pugni e importunare le cameriere, là almeno non c’era stato tempo per far si che sudore e vomito impregnassero il posto e le correnti d’aria rendevano respirabile l’aria.
Si sedette su uno sgabello al bancone e gettò una moneta all’oste:«Una birra, buonuomo.»
L’uomo borbottò qualcosa, poco dopo gli portò un boccale ricolmo di schiuma, Eryon lo prese e assaggiò, non era male, forse non la migliore ma di buona qualità.
Smise di concentrarsi sulla birra, aveva notato gli sguardi incuriositi di alcuni clienti, ma si era accorto della presenza di qualcuno che lo fissava con intensità.
Erano in tre, alle sue spalle.
«Guarda chi abbiamo qui.»
Si voltò e scese dallo sgabello, tre uomini, il più vicino, quello che aveva parlato, era alto come Eryon ma tre volte più grosso, spalle larghe e braccia possenti, una barba rossa incolta e capelli radi dello stesso colore, il suo alito sapeva da birra e formaggio.
Gli altri due ai suoi fianchi, un po’ arretrati, erano più alti ma meno grossi, anche se pur sempre robusti, capelli castani e barbe incrostate di sporco.
«Tu piccolo elfo b******o, te ne vieni qui in casa nostra a giocare ai nostri tornei! Per rubarci i premi!»
«I tornei sono aperti a tutti» disse Eryon «e la gara di tiro con l’arco è solo una delle tante.»
L’uomo ghignò ai suoi compari, poi avverrò la giacca di Eryon e lo urlò in faccia:«Bla bla bla… quante chiacchiere! Hai paura? Hai paura adesso eh? Non fai più tanto lo sbruffone!»
L’odore di birra arrivò ancor più netto assieme a sputi e pezzi di cibo.
«Se ti ho dato questa impressione ti chiedo scusa, posso offrirti una birra per rimediare?»
L’uomo rise con i suoi compari:«Troppo facile e troppo tardi! Ora ti daremo una lezione e ci prenderemo quel tuo borsellino di monete!»
Eryon vide il braccio destro dell’uomo muoversi indietro con il pugno chiuso, allora giocò d’anticipo, appoggiò la schiena al bancone, tirò su una gamba e scalciò con tutta la forza che aveva.
Colpì alla pancia con la pianta del piede, l’uomo mollò la presa e si piegò in due con un urlo soffocato, Eryon gli afferrò la testa e lo colpì con una ginocchiata, sentì le cartilagini del naso rompersi e il tonfo del corpo a terra.
Gli altri due si guardarono per un attimo, poi quello a sinistra fece uno scatto con le mani protese per afferrarlo, Eryon si abbassò e si mosse a sinistra per tenerlo tra sé e l’altro uomo.
Il primo assalitore, barba rossa, si alzò con la mano premuta sul naso spaccato e grondante di sangue, uno sguardo furioso si puntò su Eryon:«Sporco elfo io ti ammazzo!»
L’uomo afferrò lo sgabello e glielo lanciò contro, Eryon scattò oltre, doveva uscire dal tendone ma uno degli altri gli tagliò la strada, sospirò, quasi rassegnato, l’uomo parve rilassarsi un attimo e Eryon corse contro di lui.
L’uomo arretrò di un passo, Eryon fintò un pugno dritto al volto col destro per poi sgattaiolare a sinistra, era di fianco all’uomo quando sentì il suo piede sbattere su quello dell’altro.
Incespicò, rimase in piedi ma sentì una mano stringere forte il suo braccio sinistro, l’uomo sorrise maligno:«Non vai da nessuna parte.»
Eryon reagì con un colpo d’avambraccio destro al polso della mano che lo tratteneva, la presa cessò, ma ora gli altri due gli erano addosso, non aveva scelta, estrasse il coltello da caccia:«Fermi!»
Si fermarono.
«Siamo in tre contro uno, quel coltello non ti basterà.» disse barba rossa.
«Basterà per almeno uno di voi. Chi sarà?»
Vide i lineamenti di barba rossa contrarsi dalla rabbia, ma gli altri due non sembravano più tanto convinti:«Ora me ne andrò e voi non mi seguirete.»
«Col cavolo elfo! Sei morto! Morto!»
«Non mi sembra che tu sia giudice, Jurgen.»
La voce era calma, sicura, veniva dalle sue spalle, il volto contratto di barba rossa si sciolse in uno sguardo di stupore.
«Mio… mio signore io non…»
Sentì i passi di stivali sul terreno, altri dietro di lui, tre uomini in tutto, non si voltò ma cercò di vederli con la coda dell’occhio.
«Cos’ha fatto di così terribile il nostro vincitore di tiro con l’arco?»
Barba rossa biascicò qualcosa, i suoi due compari erano ammutoliti, Eryon fece due passi indietro e poi si girò per vedere i nuovi arrivati senza perdere di vista i tre aggressori.
L’uomo più avanzato era alto, aveva dei capelli biondo scuro tendenti al castano tenuti corti, occhi castani e barba rasata, indossava una corazza cerimoniale con sotto un farsetto di buona fattura.
Lo riconobbe, era seduto tra i nobili al torneo, era Frank Van Horstmann, il figlio del Barone.
Dietro di lui due uomini ancor più alti e robusti, uno doveva avere circa cinquant’anni, teneva i capelli rossicci più lunghi e scomposti, la barba di qualche giorno, aveva occhi azzurri e una larga cicatrice dal naso fino all’orecchio sinistro, la pelle era segnata da rughe.
L’altro gli assomigliava molto, aveva gli stessi occhi e lineamenti, ma era più giovane e i capelli erano tra il biondo e il rosso.
Entrambi indossavano una maglia di ferro e avevano due spade lunghe alla cintola pronte a essere sfoderate.
«Ecco io…» proseguì barbarossa «l’Elfo ci ha provocato. Mi ha colpito!»
«Ah!» rise l’uomo più anziano «Ti conosco fin da quando eri un lattante Jurgen! Sei il più gran attaccabrighe di Horstburg, se ti ha spaccato il muso te lo sei meritato! Fuori dai piedi!»
Barbarossa deglutì, Eryon vide un lampo di rabbia e odio nei suoi occhi, poi abbassò lo sguardo e se la svignò fuori dal tendone, seguito dai due compari.
L’uomo in corazza cerimoniale si avvicinò:«Nobile Eryon, a Horstburg rispettiamo i visitatori e onoriamo i vincitori del nostro torneo, purtroppo anche qua ci sono delle mele marce.»
Eryon rinfoderò il coltello e si inginocchiò di fronte all’uomo:«Signor Frank Van Horstmann, la ringrazio per essere intervenuto in mio favore.»
«Alzati Eryon, io ringrazio te per aver reso lustro al nostro torneo con la tua partecipazione. Ti stavo cercando.»
Eryon si rialzò:«Per cosa, mio signore?»
«La tua abilità ci ha stupiti tutti e il caso vuole che il nostro mastro degli arcieri si sia ritirato per il meritato riposo della vecchiaia. Io e mio padre vorremmo che tu diventassi il nuovo mastro degli arcieri dell’Horstschlösse.»
«È un grande onore, mio signore. Il mio compito sarebbe addestrare i vostri arcieri?»
«Si, loro e i membri maschi della nostra nobile famiglia. Avrai un pagamento adeguato, un grande alloggio all’interno del castello e il titolo di Mastro Arciere.»
Eryon ci pensò, era almeno una trentina d’anni che non stava presso una famiglia nobile umana, viaggiare per l’Impero di foresta in villaggio, di città in fortezza, era stato bello, ora però aveva voglia di mettere radici da qualche parte, per un po’.
A pelle quel Frank Van Horstmann gli piaceva, sembrava un brav’uomo.
Si inchinò:«Accetto, mio signore. E ti ringrazio per questo grande onore.»
Frank sorrise:«Ne sono felice, Mastro Eryon.»
«Molto bene» disse l’uomo più anziano «ora ci vuole una birra. Oste! La migliore per il nostro signore e per noi!»
L’oste annuì e corse subito a prendere un barile nuovo, l’altro uomo più giovane si avvicinò ad Eryon e gli porse la mano:«Eryon, io sono Mark Keltwald, aiuto mio padre, il Maestro d’Armi del castello.»
Eryon strinse la mano, poi fu il padre di Mark a porgergliela:«Sono Jorn Keltwald, bel combattimento con quei tre, ma se fossi stato io li avrei squartati con il coltello.»
«Speravo che quei tre fossero un po’ più intelligenti.» disse Eryon.
«Avevano troppe birre in corpo per far funzionare quelle testoline.» disse Jorn.
L’oste posò quattro birre, ognuno prese la sua, Jorn sollevò il boccale e gridò:«A Mastro Eryon.»
Sbatterono i boccali e li portarono alla bocca.
La birra era ottima.
   
 
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