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Autore: DarkSide_of_Gemini    29/01/2016    2 recensioni
(Storia legata alla OS "Hai un nome?")
Cassandra Evans è sempre stata un’amante dei film e dei libri horror, ma non aveva mai pensato che la sua vita potesse trasformarsi in una storia dell’orrore. Dopo aver subìto un’attacco da parte di una misteriosa creatura demoniaca, Cass si ritrova a indagare sulla verità delle aggressioni che si susseguono nell’ospedale di Amber Hill.
Una forza antica si sta radunando, due gemelli immortali sono pronti a dare vita ad un nuovo periodo di oscurità. Con loro giungerà anche il momento, per l'Uomo Nero, di scegliere da quale parte schierarsi in questa nuova battaglia.
Genere: Introspettivo, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Pitch
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Incubus – Figli del Buio

1

 

Era buio, lì dove avevano trovato il loro rifugio. D’altra parte, non c’era nulla di strano: il buio era la loro casa. Dall’oscurità erano nati e nell’oscurità stava la loro forza. Loro erano un tutt’uno con essa, anche se possedevano una propria forma corporea a differenza delle ombre amorfe che, nella notte, inghiottivano la città.

I due gemelli si guardarono. Era scesa la sera; la luce della luna filtrava appena dalle vetrate rotte della vecchia chiesa. La donna prese una mano del fratello. I suoi occhi d’oro fremevano impazienti, due fiamme accese nel buio.

-Incubus… è notte. La senti, la notte? È tempo di uscire. Mi manca la luna, mi manca l’aria sulla pelle. Mi manca la paura. Questa è la nostra notte: abbiamo atteso abbastanza-

Lui si mosse, quel gesto fu accompagnato dal rumore di artigli sulla roccia. Aveva ragione: avevano atteso troppo, quello che ad entrambi era sembrato secoli di privazione e isolamento adesso era terminato. Era ora di uscire allo scoperto e provare ciò di cui erano capaci.

******

Era una tiepida notte di giugno quando il primo urlo risuonò tra le mura dell’ospedale di Amber Hills.

Quel suono agghiacciante, nel silenzio della notte, parve squarciare l’aria e riportare a galla il terrore ormai dimenticato che risiedeva nell’animo degli uomini. Molti pazienti, adulti e bambini, sussultarono svegliati all’improvviso; alcuni chiamarono gli infermieri, e un gran vociare conciato presto riempì i corridoi della struttura. Le luci si accesero, i medici si affrettavano nelle camere degli ospiti dell’edificio per accertarsi di cosa mai avesse causato quel suono.

Nella sua stanza, Cassandra Evans stava seduta sul letto in ascolto delle voci al di fuori. Come molti altri era stata svegliata dall’urlo dell’uomo. Di solito non avrebbe fatto molto caso a qualcosa all’apparenza tanto banale: non era certo una novità che i pazienti si lamentassero a causa di un qualsiasi dolore. Ma quella volta era stato diverso. Quel suono pareva essere risuonato per l’intera struttura, esprimendo qualcosa di più del semplice dolore fisico. C’era stata paura, in quel lungo lamento, una paura quasi disumana, il più vivo terrore che potesse mai cogliere un mortale. E tutti avevano colto quella paura. Molti ne erano stati contagiati. Una strana inquietudine aleggiava tra le pareti dell’ospedale, appesantiva l’aria come una minaccia che avrebbe potuto ripetersi all’infinito.

Era la prima volta che Cassandra udiva qualcosa del genere. Era abituata alle grida – quante ne aveva sentite negli svariati film horror che aveva visto, e quante spesso gliene erano sfuggite proprio a causa di quei film. Purtroppo, quella volta non c’era nessuna finzione, nessun effetto speciale. Quello era stato fin troppo reale, e in fondo l’idea di potersi ritrovare protagonista di una storia dell’orrore non era qualcosa che l’attirava in modo particolare.

Gli occhi azzurri della ragazza ispezionarono con cautela la stanza. Tutto era immerso nell’oscurità, la luce arancione dei lampioni in strada non era sufficiente a illuminare a dovere la piccola sala, e l’interruttore era dall’altro lato della camera. Cass sospirò, alzandosi. Con tutto il trambusto fuori non avrebbe comunque potuto più dormire.

I punti che i medici le avevano cucito sul gomito e buona parte del braccio le tiravano la pelle e prudevano. Avrebbe dovuto rimanere in ospedale per altri due giorni, e i medici l’avevano già avvertita che, con molte probabilità, una volta tolti quei punti le sarebbe comunque rimasta una bella cicatrice. Alla notizia sua madre aveva storto il naso, lei invece aveva sorriso. Le piaceva l’idea di avere una cicatrice, l’avrebbe fatta sentire come un’eroina dei libri che amava leggere. Avrebbe sempre potuto fingere di essersela procurata mentre lottava contro un cavaliere delle tenebre, o che fosse il ricordo di una gloriosa battaglia contro i nemici del suo regno.

Si pettinò con le dita i lunghi capelli scuri e aprì con cautela la porta della stanza, rimanendo ad osservare il viavai di infermieri in corridoio. Alcuni erano riuniti davanti una porta poco distante dalla sua. Decise di avvicinarsi e tentare di capire cosa mai fosse successo.

-… una pressione al petto- stava dicendo il paziente all’interno –non riuscivo a respirare-

-Si sarà trattato di un attacco d’asma-

L’uomo mise a tacere il medico in malo modo: non aveva mai sofferto d’asma, lui. Era la persona più sana del mondo, e se solo non fosse stato per quella caduta accidentale dalla scala a quest’ora non sarebbe stato neanche in ospedale.

-Hei, ragazzina- Cass si sentì poggiare una mano sulla spalla –non dovresti stare qui. Torna nella tua camera, non c’è nulla da vedere-

Lei avrebbe voluto ribattere, ma non le venne nulla di valido per controbattere. In fondo era vero: non c’era poi nulla di così sensazionale da vedere. Probabilmente si era solo trattato di una crisi respiratoria di un vecchietto un po’ burbero, non certo il motivo ideale per indagare su cause più arcane.

L’infermiera la osservò fin quando Cass non fu rientrata nella sua stanza.

******

Nel suo sogno Cassandra si trovava da sola, al buio. Era stesa su quello che le sembrava pietra fredda, le dava l’impressione di un altare sacrificale, e quello non le piaceva per nulla. Aveva freddo, riusciva a vedere il suo corpo nudo steso su quell’ara sconosciuta; la pietra ruvida la graffiava e si tingeva di sangue, il colore vivo del liquido denso era l’unica nota di colore in quell’universo del tutto buio. Un peso all’altezza dello stomaco si faceva via via sempre più insostenibile, e con esso si faceva avanti una sensazione di panico che mai aveva provato in vita sua. Qualcuno le stava addosso, riusciva ad avvertire una presenza schiacciante che opprimeva l’atmosfera e rendeva l’aria pesante, difficile da respirare. Quella presenza le teneva i polsi bloccati, lunghi artigli la graffiavano più della roccia fredda sotto di lei. Qualsiasi cosa fosse, di certo si divertiva a farle del male. Man mano che prendeva forma, quell’ombra scura assumeva tratti umani e animali, una chimera orribile frutto del più orribile degli incubi mortali. Si chinava e leccava via il sangue dalle ferite con la sua lingua ruvida, sempre più veloce e insaziabile. Il suo respiro affannoso riempiva le orecchie della ragazza che non riusciva a muoversi.

E quello, da dove saltava fuori? Era dall’età di dodici anni che non aveva più un incubo. Era certa di essersi liberata di quei fastidiosi brutti sogni che ti tolgono il sonno la notte. Era certa che la paura non fosse più qualcosa che avrebbe dovuto affrontare, che nulla potesse più spaventarla. Invece, in quel momento, si sentiva di nuovo la bimba che, svegliata nel cuore della notte da un rumore sospetto, causato magari da quel misterioso mostro nell’armadio, non ha neanche il coraggio di sbirciare da sotto le coperte.

Doveva cacciarlo, doveva pur esserci un modo di cacciarlo! L’ansito animalesco sopra di lei non accennava a fermarsi. Sempre più veloce, come il respiro eccitato del predatore che avverte il sapore del sangue. Doveva cacciarlo. Non riusciva neanche a parlare. L’ombra si colorava di tonalità scure, la sua nebbia assumeva contorni sempre più definiti fino a diventare un solido corpo sopra di lei. Non era un uomo, né un animale. Era una creatura mostruosa, metà umana e metà belva, come quelle fiere leggendarie di cui parlavano i libri di mitologia. Non poteva essere!

Nell’ombra Cass avvertì un frusciare d’ali e le parve di intravedere delle membrane logore, come consumate da anni e anni di vita. Una peluria ispida copriva quell’essere dalla cintola in giù, e scendeva fino alle gambe, alle zampe dai forti zoccoli neri e lucidi. Le braccia erano umane, la carnagione color avorio, eppure aveva artigli animali al posto delle unghie, rossi e grondanti di sangue.

Il panico cresceva, le serrava la gola. Un urlo che non poteva esprimere minacciava di farle esplodere i polmoni; tutto le bruciava, le ferite le facevano male e la saliva di quella bestia pareva irritarle ancora di più. Perché quel sogno, cosa voleva significare?

Quelle mani artigliate la tenevano ancora stretta, eppure la ragazza sentì di poter tentare un movimento, qualsiasi cosa, pur di scrollarsi quell’essere di dosso. Raccolse tutta la forza che aveva in  corpo e infine, con uno scatto, iniziò la sua lotta.

Poi il sogno svanì: si ritrovò nel suo letto di ospedale, aggrovigliata nella camicia da notte e le lenzuola. Qualcosa stava ancora accavallato sopra di lei; quel qualcosa spiccò un balzo animalesco e scattò sul davanzale della finestra. La sua figura arcuata, troppo grande per la piccola via di fuga, guardava ancora la giovane con una scintilla folle negli occhi. E Cass seppe che quella creatura era reale. Riuscì a cogliere un ultimo scintillio d’oro di quegli occhi d’inferno prima che, con un salto, quell’essere si dileguasse.

L’orrore di quella notte la investì tutto in una volta: iniziò a sfregarsi le braccia con frenesia nel tentativo di allontanare il tocco di quella bestia e, per la prima volta dopo anni, un urlo di terrore le sfuggì dalle labbra.

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Buongiorno a tutti :D

Avevo preannunciato un mio ritorno ed eccomi qui – *sorride maligna in direzione di Black* ccciiao, di nuovo insieme a quanto pare!

Come ho già anticipato nell’introduzione questa nuova storia è ispirata alla mia OS “Hai un nome?”, che racconta del primo incontro avvenuto tra Cass e l’Uomo Nero. Non è fondamentale leggerla per comprendere la trama, ma se volete scoprire un po’ di più sul rapporto tra i due personaggi e vorrete dare un’occhiata mi piacerebbe ricevere un vostro parere ;)

Ringrazio naturalmente chi vorrà seguire anche questa nuova storia e condividere le proprie impressioni.

Beene, non mi sembra ci sia altro da dire. Ci si sente al prossimo aggiornamento!

Kisses,

Rory_Chan

 

  
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