Il vino scuro si agitava nel bicchiere di cristallo; due mani dolci e leggermente sussultanti ne avvolgevano il calice.
Julie si bagnò le labbra con un Lagrein del 2013 e inspirò profondamente.
Immersa nella vasca da bagno di marmo continuava a rimescolare il vino scuotendo il calice distrattamente.
Alcune candele diffondevano un aroma intenso e fiorito nella stanza da bagno di Flaubert.
"Oh, caro..."
Continuava a ripetere Julie mentre a piccoli sorsi si tingeva le labbra del colore della vivanda rossa.
"Flaubert mio, è casa tua e così poco tua... Sempre così sola e distante da te, eppure non cessi mai di esserci...."
Il petto florido si abbassò debolmente mentre un sospiro malinconico erompeva.
"...Flaubert, triste e senza gloria il destino da amante che mi sono scelta."
E pensando ad alta voce immergeva e poi sollevava capricciosamente il piedino bruno dall'acqua trasparente.
"Flaubert, oh caro..."
Continuava lamentosamente.
Julie stava vivendo un forte contrasto dentro di sé, come se ambizioni e desideri si opponessero gli uni agli altri, sicché era impossibile per lei raggiungere un senso pacifico di equilibrio, armonia.
Oggi le pareva in verità estremamente nobile concedersi per ricevere Flaubert - seppur fosse necessario rinunciare ad un po' di dignità per poter accogliere un essere così degno - ma era certa di ricordare - e infatti correttamente - che ieri le era invece parso vergognoso e ripugnante, vile, sbottonarsi i vestiti con così tanta indifferenza e noncuranza, mostrarsi nuda, e a volte deplorevolmente ubriaca, a qualcuno che non era in grado di amarla e di conseguenza di ammirarla e affettuosamente perdonarla davanti a tali scomode e rare cadute di stile.
A dire il vero fino a pochi giorni prima aveva evitato Flaubert con gelido rancore, e forse con voluta scortesia, proprio per dimostrargli quanto indipendentemente mascolina fosse la sua anima.
Eppure a Flaubert Julie non era parsa niente più che scostante e infantile e indecisa. Ciò non gli aveva reso che più gradito il trionfo sul suo corpo desiderabile e possedibile e quella sottile influenza che a lui non passava inosservata esercitata sulla sua natura.
Julie - intelligente abbastanza da capirlo, ma non abbastanza coraggiosa da affrontarlo - aveva più volte riconosciuto in lui questo pensiero - e l'impressione andava piano accrescendosi - ma a causa del suo soffocante orgoglio, e di qualcosa che aveva la parvenza di essere un sintomo estraneo di coerenza in lei, indisturbatamente aveva proseguito con i suoi atteggiamenti.
Per Julie non c'era ormai alcuna possibilità: fino a che Flaubert non se ne sarebbe andato lei avrebbe insistito nei suoi esagerati modi di fare; arrivato un altro amante avrebbe finto di essere cresciuta.
"Flaubert! Stupido, stupido!"
Gridò con la voce rotta dal furore.
Il calice le scivolò dalle mani e il pavimento per qualche giorno continuò ad emanare l'odore fruttato di quel Lagrein versato.
Il viso incipriato di Julie, in compenso, espresse molte lacrime.