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Autore: Sonetto116    30/01/2016    0 recensioni
Phoenix o meglio conosciuta come Nixy è una comune ragazza di 18 anni.
Alta, pelle mora e occhi griggi, una di quelle ragazze che solitamente non passano inosservate, ma a lei quest'attenzione non è mai piauciuta.
Alla fine del liceo cerca di capire cosa fare della propria vita e decide di partire da sola per un lungo viaggio, ma non parliamo di Parigi, Londra o New York, ma di una terra meravigliosa e affascinante, l'Egitto.
Il suo viaggio la porterà a scoprire chi è, ma soprattutto da dove viene.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Guardo attraverso il finestrino e vedo il vento soffiare forte e non sembra voler smettere, nel frattempo le foglie cadono una ad una formando un gioco di colori è uno spettacolo cosi affascinante sembra una danza senza fine.
Sarei davvero felice se non fosse che quelle foglie dai colori più svariati mi riportano al mio passato.
Quelle foglie non fanno altro che ricordarmi quel maledetto giorno in cui persi ogni cosa.
Avevo dodici anni allora e viaggiavo in macchina con mamma e papà stavamo andando a trovare gli zii.
Durante le lunghe ore in macchina ci divertimmo tantissimo... persino oggi riesco a sentire le nostre voci cosi allegre e spensierate.
Dopo tutto, quello è il mio primo ricordo. L’unico che riesco a ricordare di loro, di noi, di noi tre insieme felici.

Eravamo tutti emozionati poiché erano passati quasi tre anni dall'ultima volta che gli avevamo visti.
Cosi i miei genitori avevano deciso di prendersi una vacanza dal loro lavoro in modo da passare del tempo con me e nel frattempo visitare Kate, la sorella di mia mamma e suo marito Peter.
Cosi partimmo dalla nostra casa in Oregon verso la città di San Antonio, in Texas.
Il giorno dell’incidente me lo ricordo perfettamente e ogni volta che ci penso rivivo quelle stesse emozioni.
Poco prima dell’incidente io e papà parlavamo dei miei corsi del dopo scuola, come il karate e tiro con l’arco, ma la mamma ci interrupe e cambiò conversazione dicendo che una volta arrivati in Texas loro mi avrebbe dato qualcosa che noi i Black custodivamo gelosamente proprio come un cimelio di famiglia.
Fu durante la nostra conversazione che quel tragico incidente si realizzò.
Solo inseguito venni a sapere che la persona che lo provocó non era altri che uno spregiudicato, un ubriacone che si era messo al volante del suo furgone senza pensare a quello che avrebbe potuto causare.
Mi chiedo ancora perché ci dovevamo esseri noi in quel tratto di strada, in quel giorno e a quella precisa ora di sei anni fa.
Ma questi avvenimenti sono ormai accaduti e niente e nessuno può cambiarli.
Anche il mio secondo ricordo non tra i più felici.
Aprì gli occhi in una pallida stanza di ospedale e vidi il mio corpo tumefatto,era tutto coperto di lividi e avevo una gamba e un braccio ingessato.
L’orrore di vedere il mio stesso corpo reso debole e irriconoscibile fu immediatamente offuscano da un unico pensiero: i miei genitori.
Fu come se fosse l’unica cosa che riuscissi a ricordare e più tardi me ne fu data la conferma.

Proprio così mi fu diagnosticata l’amnesia.

Amnesia retrograda cosi la definirono i dottori, molto comune nelle persone che hanno subito un trauma, in poche parole non ricordavo niente della mia vita precedente a quell’incidente stradale.
La sfortuna ci vede bene, le brutte notizie non finirono quel giorno.
Poco dopo essermi svegliata l’infermiera fece passare zia Kate e Peter, di cui io non ricordavo che il nome , lei cercò di sembrare forte, ma io suoi occhi rossi la tradirono all’istante.

Da quando ho memoria ricordo di riuscire a capire le persone, cosa pensano e le loro reali intenzioni più di qualsiasi altra persona.

Quella volta non fu l’eccezione, capii subito che era successo qualcosa a i miei genitori, ma speravo non fosse proprio ciò che pensavo.
Ma aimè anche quella volta, in cui avrei voluto sbagliarmi, ebbi ragione.
Si entrambi i miei genitori erano morti uno a poche ore di distanza dall’altro.
Dopo l’orrenda notizia pensai: - Mi avete lasciato indietro, qui in questo mondo!!-
Oggi so bene che furono la tristezza e la disperazione che in quel momento presero il sopravento e mi portarono a pensare quelle orrende cose su di loro.
Non versai una lacrima.
Ma gridai, gridai a pieni polmoni.
Le mie erano urla di aiuto, di rabbia e frustrazione.
I Dottori, le infermiere e gli zii cercarono di calmarmi, ma le mie strazianti urla durarono ore.
Dopo le urla ci fu il silenzio più assoluto.
Passarono i giorni, le settimane e interi mesi durante i quali rimasi in completo silenzio.
Si per me il dolore fu così lancinante da non poter proferire parola per mesi.
Mi ci volle quasi un anno per riprendermi e devo tutto a Kate e Peter.
Loro sono stati la mia ancora nel momento più difficile della mia vita.

All'improvviso mi accorgo che sto fissando il vuoto e scuoto la testa per cacciare via i brutti ricordi, riguardo il finestrino mi accorgo che ormai sono vicino a casa.
Questa è la mia fermata prendo lo zaino velocemente e mi sbrigo a scendere, gli zii mi staranno sicuramente aspettando per cenare insieme.
   
 
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