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Autore: Eris_tan    31/01/2016    3 recensioni
[Captain Swan ~ Canon Divergence]
Che cosa sarebbe successo se la Maledizione Oscura di Regina non fosse mai stata lanciata?

Sono passati ben ventun anni di pace e prosperità nel regno di Misthaven da quando la Regina Cattiva ha minacciato di distruggere la felicità di Biancaneve e il suo Principe, minacce vuote e prive di concretezza.
Tutto cambia quando il palazzo viene attaccato dall'antica nemesi della famiglia reale, pronta a riscuotere la sua vendetta.
L'unica possibilità che ha la principessa Emma di salvare i suoi genitori è stringere un patto con l'Oscuro, ma non ha idea di quanto questa sua scelta la porterà su un sentiero completamente diverso.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2

 

-“Come hai avuto l’uncino?”-Killian alzò il capo, voltandosi in direzione di Emma. 

Era una domanda posta semplicemente, senza malizia, eppure non mancava di riempirlo di una sensazione di gelo, ormai ricorrente da quando Milah era morta.

Non faceva che peggiorare grazie all’Oscurità, la maledizione che sembrava prendersi gioco di lui facendogli rivivere i suoi peggiori momenti.
Ogni notte sveglio senza chiudere occhio, vagando senza pace per i corridoi vuoti e bui dell’enorme maniero, era come ritrovarsi lì. 

Riusciva a sentire il peso incredibilmente reale del corpo senza vita di Liam che si accasciava tra le sue braccia, era incapace di porre fine a tutto quel dolore, pareva di tornare in un istante quel tenente della Marina Reale, impotente e distrutto, pieno di speranze infrante senza pietà, l’ultimo barlume di innocenza che lo lasciava tanto veloce quanto il fratello.

Scosse la testa come per scacciare certi pensieri e si voltò verso la ragazza rivolgendole il suo solito sorrisetto, alzando un sopracciglio e posando il pugnale sul tavolo accanto a lui-“Perché ti interessa?”-chinando leggermente la testa di lato. 

-“Beh, mi sembra giusto!”-ribatté lei, lasciando con malagrazia il panno che stava usando per lucidare un pezzo dimenticato di argenteria fino a un minuto prima-“Tu sai già tutto di me, o no?”- concluse incrociando le braccia al petto e fissandolo in attesa di una risposta. Non aveva tutti i torti. 

-“Non vuoi davvero saperlo, tesoro”-fece per allontanarsi, lo sguardo chino a terra, ma in men che non si dica sentì passi determinati alle sue spalle raggiungerlo. 

Avrebbe tranquillamente potuto sparire in una nuvola di fumo, porre fine alla conversazione che si stava facendo fin troppo scomoda, ma non era quello che voleva, non sarebbe stato il modo giusto.

-“Se non avessi voluto saperlo non avrei chiesto”-continuò lei, irremovibile. 

In tutta la Foresta Incantata si era dovuto andare a scegliere la governante più testarda e intrattabile dell’intero regno. Sospirò esasperato, per poi girarsi verso di lei.

-“Perchè, cominci a diventare curiosa?”-mormorò avvicinandosi di colpo, un ghigno compiaciuto sulle labbra mentre si godeva la sua piccola vittoria nel vedere le guance di Emma tingersi di un rosso acceso, e lei indietreggiò di un passo, rivolgendogli un’occhiataccia. Lavorava per lui ormai da un mese, eppure stuzzicarla non aveva smesso di divertirlo nemmeno un po’. Gli piaceva metterla in difficoltà nei momenti meno opportuni, magari materializzandosi in completo silenzio alle sue spalle mentre stava lucidando una spada, o facendole sparire misteriosamente uno stivale.

-“Forse, oppure hai paura”-gli rispose Emma con un mezzo sorriso e uno sguardo di sfida nei suoi occhi. Sapeva che non si sarebbe tirato indietro.

-“E’ così che la vuoi mettere? Perfetto, mettiti comoda, sarà una lunga storia”-.

-“Non che io abbia altri impegni”-rispose Emma sedendosi senza troppi complimenti sul tavolo accanto a lei. A volte, specialmente in certi momenti, era difficile ricordare che era stata cresciuta in un palazzo reale tanta era la sua spontaneità e l’assenza radicale di interesse verso il bon ton. 

-“Molto bene”-mormorò Killian con fare distratto, cercando di trovare le parole per andare avanti. Non aveva mai raccontato a nessuno di quel giorno atroce impresso a fuoco nei suoi ricordi, dopotutto la sua ciurma aveva assistito ad ogni terribile istante e nessuno di esterno alla situazione poteva seriamente voler sentire storie strappalacrime da un pirata. Non fregava a nessuno centinaia di anni prima, perché tutto a un tratto lei voleva sapere? Tra tutti i doveri da lui impostole non c’era di certo quello di interessarsi a lui, possibile che le importasse davvero? 

No, non era possibile, lui era il responsabile della separazione di Emma dai suoi genitori, l’artefice della sua infelicità e, ultimo ma non ultimo, l’Oscuro. 

Di sicuro non una persona buona o lontanamente adatta a qualcuno di puro come lei.

Era semplicemente un’idea sciocca.

Scacciò il turbinio di pensieri che lo assalivano in quel momento e si schiarì la voce, iniziando lentamente a raccontare. Evitava accuratamente di guardare la sua ascoltatrice negli occhi, consapevole di essere pronto a scoprire cosa contenevano. 

Rivedeva Milah, la mano che si inarcava come un’artiglio, avvolgendosi con violenza intorno al suo cuore e stringendo forte, il sorriso malato del Coccodrillo che non aveva smesso di perseguitarlo, lui osservava la scena ancora una volta impotente, la vita che lasciava gli occhi della sua amata mentre la stringeva a sé nei suoi ultimi momenti, il dolore lancinante dalla lama che con rapidità tagliava la sua carne e le sue ossa, lasciandolo sanguinante, la ferita stretta al petto.

Dopo alcuni momenti di silenzio, terminato il racconto, rilasciò un sospirò amaro che non sapeva di stare trattenendo e si azzardò ad alzare il capo in direzione della ragazza al suo fianco, parzialmente spaventato dalla reazione che avrebbe potuto avere.

L’espressione della principessa era illeggibile e ciò non faceva che innervosirlo.

-“Tremotino?”-mormorò finalmente, dopo un lungo silenzio-“Era l’Oscuro prima di te, giusto?”-domandò, Killian annuì appena e lei riprese, colpita da una rivelazione-“Alla fine hai ottenuto la tua vendetta quindi”-non era detto per sminuirlo o criticarlo, tali parole erano state pronunciate semplicemente, come se si trattasse di un dato di fatto.

-“Sì”-rispose a mezza voce.

Aveva agognato la sua vendetta per secoli, letteralmente, passato giorni e notti pianificando e immaginando nei minimi dettagli il momento in cui la luce avrebbe finalmente lasciato gli occhi del suo più acerrimo nemico, ma quando finalmente tale momento era arrivato la soddisfazione e il sollievo mancavano, vi era solo un senso di vuoto.

Tempo prima, quando la Maledizione Oscura di Regina non aveva sortito alcun effetto aveva deciso di prendere una strada separata da Cora, ben conscio che la compagnia e l’alleanza della donna non gli avrebbero fruttato assolutamente nulla se non una montagna di guai e se avesse voluto spellare il suo Coccodrillo avrebbe dovuto pensarci da sé. 

Si diceva nelle taverne e nei violetti bui del porto di Misthaven che l’Oscuro fosse stato sconfitto da Biancaneve, la legittima regina, e il re David. Si vociferava che un incantesimo lo avesse reso impotente e che fosse rinchiuso nelle profondità delle segrete di corte.

Non si era mai fidato seriamente o ritenuto attendibili quei pettegolezzi, ma non avrebbe rinunciato a provare comunque. Dopotutto, cosa gli restava?

Non era la prima volta che si intrufolava in un palazzo reale, non sarebbe stato troppo difficile. 

Quando era entrato in piena notte aveva cercato il pugnale in ogni angolo dell’enorme castello, sapendo che senza quell’oggetto ogni suo sforzo sarebbe stato vano.

Finalmente, nel momento in cui lo aveva trovato, si era affrettato a raggiungere i sotterranei. Tremotino lo aveva aspettato.

-“Finalmente, caro! Mi stavo giusto domandando quanto ancora ci avresti messo ad arrivare.”-aveva esclamato con fare compiaciuto, battendo le mani in uno schiocco rapido.

Killian non aveva detto nulla, si era limitato a fissare con odio bruciante il demone davanti a lui. 

-“Non è molto cortese non rispondere a un saluto, non ti pare? Dopotutto, sei il mio più vecchio amico!”-era scoppiato allora a ridere il suo opponente, nonostante la sua situazione di svantaggio almeno apparente.

Per tutta risposta il capitano aveva tirato fuori da una tasca della lunga giacca il pugnale dell’Oscuro, brandendolo e finalmente parlando a voce bassa.

-“Non riderai ancora per molto, Coccodrillo”-aveva risposto seccamente digrignando i denti, il fuoco nello sguardo e la sete di sangue che si faceva ormai soffocante.

L’altro riprese a ridere, questa volta più forte -“Beh, allora che aspetti? Finiscimi!”-.

-“Con immenso piacere”- Killian aveva centrato rabbioso il cuore di Tremotino -“Questo è per Milah”-aveva quasi bisbigliato mentre affondava la lama nella carne, rigirandolo con forza, come per accertarsi che stesse davvero succedendo e non fosse tutto frutto della sua immaginazione. 

Eppure, il Coccodrillo non aveva smesso di ridacchiare, se non solo più debolmente.

Lo aveva osservato confuso, chiedendosi come quell’essere potesse essere talmente pazzo da ridere anche mentre la vita lo abbandonava.

-“E’ stato così…facile ingannarti, Capitano”-parole dette a fatica, il ghigno macchiato di sangue e gli occhi vuoti. 

Finalmente, estraendo il pugnale striato di scarlatto dal torace che pareva strappato, aveva visto a cosa si stava riferendo il mostro, e lo aveva lasciato completamente congelato.

Sulla lama ondulata, circondato da motivi neri come l’inchiostro compariva, scritto in bella grafia, il suo nome: Killian Jones.

-“Maledizione…”-

-“Riconosco un’anima disperata quando la vedo”-queste erano state le ultime parole pronunciate da Tremotino prima di collassare immobile sul terreno ghiaioso della sua stessa cella. Persino da morto la smorfia beffarda sul suo volto non era sparita, sembrava essere lì per marchiarsi a fuoco nei suoi ricordi. 

Killian aveva allora abbassato lo sguardo incredulo e lasciato cadere l’arma con uno scatto tremante della mano, come a volersi allontanare da quell’oggetto maledetto. Eppure non era riuscito a smettere di guardare mentre la sua pelle prendeva un colorito opaco e bronzeo, un’ultima conferma al fatto che, sì, era riuscito a diventare la cosa che odiava di più in tutti i reami. 

Le sue ginocchia allora avevano ceduto e colpito il pavimento portandosi il peso del suo corpo tremante…

-“Tutto bene?”-chiese Emma, fermando così il corso dei suoi pensieri.

Non si era accorto di essersi fatto silenzioso tutto di un tratto, i ricordi avevano avuto la meglio su di lui. Scosse il capo con fare non curante e si schiarì la voce. 

-“Sì, tesoro, tutto bene”-.

La ragazza annuì poco convinta osservandolo, forse preoccupata? Non se lo sarebbe immaginato nemmeno lontanamente.

Qualche attimo di silenzio e la principessa parlò di nuovo.

-“Non sembra”-mormorò con fare incerto abbassando lo sguardo e giocherellando nervosamente con un lembo di stoffa dalla lunga gonna-“Voglio dire, non mi sembra che tu sia soddisfatto del risultato delle tue azioni”-.

Era vero, non lo era. Piuttosto il contrario.

Ogni secondo della sua interminabile esistenza da Oscuro lo aveva passato disgustato da sé stesso, in un primo periodo aveva provato a porre fine alla sua vita. 

Afferrava il pugnale con rapidità, osservava la lama quasi si trattasse di un gesto di addio verso l’uomo che era stato molto, molto tempo prima, e poi lo affondava nel suo stesso petto.
Naturalmente, non succedeva mai nulla. Era persino incapace di uccidersi.

Perciò no, decisamente non era contento della condizione in cui viveva, ma non per questo si sarebbe lasciato fare la morale da una nobile giovane e inesperta.

-“Cosa ne vorresti sapere tu?”-ribatté freddamente, una nota minacciosa nel suo tono di voce. 

Rendendosi improvvisamente conto della sua sfrontatezza Emma si affrettò a rispondere.

-“Oh, no, non intendevo…”-

-“Certamente non lo intendevi, cara. Ma vedi, non voglio la tua pietà, misericordia o disapprovazione che sia. Sei qui per un motivo ed è perché mi serviva una cameriera, non una confidente. Ora, non hai nient’altro da fare?”-concluse infine con un sorriso gelido, un unico, semplice messaggio sottinteso in tutto ciò: Vattene.

-“Certamente”-rispose lei dopo un attimo di silenzio, evidentemente ferita dalle sue parole, scendendo dal tavolo e riprendendo il suo straccio sorpassandolo come se nemmeno fosse lì-“Con permesso”-.

Killian non la fermò anche se una qualche voce dimenticata sembrava urlarglielo a pieni polmoni. Invece si voltò, camminando verso la finestra e osservando il paesaggio come aveva fatto ogni giorno, tutti i giorni.

Non sapeva davvero perchè. 

Forse cercava, tra le fronde verdeggianti degli alberi intorno al maniero, qualcosa che non poteva ottenere.

Non lo sapeva, ma continuava a cercare.

 

Angolo dell’autrice:
Okay, questo capitolo mi ha davvero esaurita, ci sono un sacco di cose su cui non sono affatto sicura, per cui chiunque sentisse il desiderio di lasciare una recensione anche piccola mi farebbe un favore enorme :’D
Mi rendo conto che si tratti di un capitolo molto angst, ma ehi, ogni tanto ci vuole ("ogni tanto" ovvero il 99% delle volte)!
Il prossimo capitolo sarà l’ultimo, quindi non preoccupatevi, troverò un modo di risolvere questo casino HAHAHAHAH
Come sempre ringrazio la mia beta e confidente MiakaHongo che ha abbastanza pazienza per sorbirsi tutte le mie paturnie infinite e niente, spero di non aver fatto scappare nessuno!
Al prossimo (e ultimo) capitolo,

Hayls

  
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