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Autore: DarkDevil9700    01/02/2016    2 recensioni
Una ragazza che vive nei tristi ricordi del suo passato e un ragazzo che vuole aiutarla a voltare pagina e a continuare a vivere.
"Solo l'amore può salvarla"
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tsurugi Kyousuke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Devil

Era circa metà marzo e i ciliegi erano nel periodo di piena fioritura.
Io mi trovavo davanti al cancello della Raimon Junior High con lo zaino in mano e con la divisa indosso.
Scrutai il cancello aperto e il simbolo che era protagonista dell'immagine scattata dai miei occhi ovvero l'imponente fulmine.
Varcai quella soglia in religioso silenzio e, con lentezza calcolata, avanzai.
Mi accolse un campo da calcio tenuto perfettamente: le porte erano nuove e il metallo bianco brillava alla luce del sole mentre l'erba che costituiva il campo da gioco era verde e non c'era una zolla di terra fuori posto.
Ebbi una stretta al cuore a quella vista.
I tempi in cui il calcio mi piaceva erano finiti da un pezzo in quel momento per quello sport provavo solo rabbia, dolore e tristezza.
Accerchiai il campo e mi diressi verso l'entrata dell'istituto per andare in classe.
Non sapevo in quale sezione sarei dovuta andare semplicemente perché ero una nuova alunna della scuola.
Mi diressi verso la segreteria per chiedere dove dovessi andare ma, all'improvviso urtai qualcosa o meglio qualcuno.
Stavo per cadere a terra quando lui mi prese per il polso e mi tirò su con una forza calcolata per evitare di farmi male.
Davanti a me c'era un ragazzo della mia età: aveva la carnagione pallida e gli occhi color ambra, con delle pupille verticali; aveva  i capelli blu che mi ricordavano vagamente fiamma, con due riccioli che cadevano lateralmente ai lati del volto. Non indossava la divisa dell'istituto ma un mantello viola, pantaloni del medesimo colore e una maglietta rossa.
Mi rivolse uno sguardo che diceva chiaramente "Maledizione vuoi guardare davanti mentre cammini?!" ma per educazione si rivolse a me con gentilezza.

-Tutto ok?-
-Si. Grazie-

Lui mi lasciò il polso e si mise le mani nelle tasche dei pantaloni per poi dirigersi verso la sua classe.
Io proseguii per la mia strada e mi incamminai spedita verso la segreteria.
Accanto ad essa c'era una bacheca dove erano appesi i fogli che indicavano la divisione degli alunni nelle varie classi.
Mi avvicinai ad essa e feci scorrere il dito lungo il lato del foglio cercando il mio nome fra tutti quelli che erano stati accuratamente copiati in ordine alfabetico.
C'erano più di mille studenti e non fu facile trovare il mio nome su quell'elenco che pareva infinito.
Finalmente trovai il mio nome segnato quasi a metà del foglio:

DEVIL AKUMA: Classe 2ªA

Mi allontanai dalla segreteria e avanzai davanti alle porte delle varie sezioni della scuola.
Controllavo le classi con i cartelli che erano stati appositamente appesi accanto alle porte per trovare la propria sezione.
Sapevo di essere in ritardo per la lezione perché non c'era anima viva nei corridoi in cui, infatti, regnava il più assoluto silenzio.
Finalmente trovai la mia classe.
Sentivo la professoressa che stava palesemente spiegando la storia giapponese.
Posai la mano sulla maniglia e la abbassai per poi spingere la porta in avanti.
Mi ritrovai gli occhi di tutti puntati addosso compresi quelli del ragazzo che mi aveva aiutata poco prima che però, a differenza degli altri, non aveva uno sguardo sorpreso ma freddo e distaccato.
La professoressa mi guardò con aria di rimprovero ma a me non interessò particolarmente dato che ero concentrata sul suo aspetto: era una donna non molto alta, aveva i capelli palesemente tinti di biondo e i suoi occhi erano coperti dall'assurda montatura dei suoi occhiali.
Io la ignorai completamente e mi voltai verso la mia nuova classe.

-Io sono Devil Akuma-

La maggior parte dei ragazzi presenti mi guardarono con gli occhi di fuori non sapevo se per il mio nome o per il mio cognome.
La prof mi indicò l'unico banco libero ovvero quello accanto al ragazzo dai capelli a forma di fiamma.
Io avanzai fra gli spazi vuoti lasciati fra banco e banco per poi fermarmi accanto a quello che l'insegnante mi aveva appena assegnato.
Mi sedetti al mio posto con totale disinteresse del mio compagno di banco che mi ignorò e continuò a leggere il paragrafo di storia con particolare interesse raro nei ragazzi della nostra età.
Io mi limitai ad appoggiare il mento sul palmo della mano e a seguire quella noiosa lezione di storia senza particolare interesse.
Con il dito picchiettavo sulla superficie di legno del banco cercando di far passare il tempo più rapidamente mentre ogni tanto buttavo uno sguardo sul ragazzo dagli occhi color ambra non riuscendo a capire come facesse ad avere quell'interesse smisurato per una stupida lezione.
Alla fine svelai il mistero.
Notai infatti che stava con gli auricolari nelle orecchie e che in tasca teneva un MP3 che tirava fuori solo quando voleva cambiare canzone.
Dovevo ammettere che era una strategia unica per far finta di seguire le lezioni senza annoiarsi come stavo facendo io in quel preciso istante.
Smisi di fissare il ragazzo dai capelli blu e mi concentrai sui miei compagni.
Uno di loro aveva i capelli castani e gli occhi color grigio metallizzato e sembrava avere il brutto vizio di sognare ad occhi aperti, infatti continuava a muovere la gamba come se stesse calciando un pallone urtando con il piede il sottobanco emettendo un rumore ritmico e continuo.
La sua compagna di banco si colpì la fronte coperta dalla frangetta azzurra con la mano per poi fissarlo con i suoi occhi azzurri carichi di rimprovero.
Dietro di loro un ragazzo di statura bassa, con i capelli marroni avvolti da una fascia e gli occhi castani aveva un sorriso sarcastico dipinto sul volto.
Io smisi di guardare quella scena che aveva dell'inverno simile e mi concentrai, anche se per tempo limitato, sulla lezione che stavamo svolgendo.
Ad interrompere la spiegazione ci fu il trillante suono della campanella che segnava il cambio dell'ora.
Il suono fu apprezzato da tutti i presenti eccetto l'insegnante che continuava a borbottare fra se e se parole impercettibili da un essere umano.
Io aprii il diario di scuola per copiare i compiti scritti alla lavagna.
Da esso cadde una foto, ma non una come le altre.
Appena ne vidi l'immagine le lacrime iniziarono a rigarmi il volto senza che io potessi in alcun modo fermarle.

  
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