Incubus
– Figli del Buio
2
-Bentornata,
splendore!-
La voce
di Darren la accolse non appena varcò la soglia di casa.
Cass
riuscì a rivolgergli un sorriso tirato. Non si sentiva affatto uno splendore:
era stanca dopo essere stata quattro giorni in ospedale tra operazioni,
accertamenti e snervanti attese a causa dell’infermiere incompetente di turno
che la riduceva ad un colabrodo prima di riuscire a trovarle una vena. Doveva
avere delle occhiaie spaventose e i capelli ridotti un disastro. In più, il
ricordo di quella notte, di quel sogno, riusciva ancora ad inquietarla.
L’ultima volta che non aveva chiuso occhio per via di un incubo era stato quando
aveva dieci anni, quando Darren l’aveva sfidata a vedere quel film del
pagliaccio psicopatico assassino. Per almeno una settimana, ogni volta che
chiudeva gli occhi, si vedeva circondata da inquietanti clown sorridenti
desiderosi di farla a pezzi.
Non
pesava che quello avrebbe potuto succederle ancora. Come se non bastasse, i
medici avevano trovato il suo caso di incubo molto simile a quello dell’anziano
che aveva urlato la prima notte. Tuttavia, avevano supposto che si trattasse
solo di allucinazioni dovuti a qualche farmaco. Lei, invece, pensava ci fosse
molto di più, ma in quel momento non voleva pensarci.
Lasciò
cadere lo zaino sul pavimento e accolse l’abbraccio di Darren, che nel
frattempo le era andato incontro. Cassandra avrebbe potuto definire Darren il
proprio fratello, anche se in realtà era il figlio della famiglia che l’aveva
adottata molti anni prima. Ricordava ancora il loro primo incontro, il bambino
imbronciato che aveva guardato la nuova sorellina con estremo disappunto e si
era lamentato con la madre dicendole che lui aveva chiesto un cane e non una
sorella. Con il passare del tempo, tuttavia, entrambi si erano abituati l’uno
all’altra, e tra di loro era nato un rapporto di complicità del tutto simile a
quello tra veri fratelli.
Adesso Darren
era alto una spanna più di lei, aveva capelli e occhi scuri e la carnagione
ambrata. Lei era tutto l’opposto: era bassa, gracile e di pelle chiarissima.
Lui la chiamava spesso “la mia bambola di porcellana”, e la prendeva in braccio
senza curarsi delle sue proteste giocose, come fece anche quella volta.
-Hei,
Darry, guarda che sono particolarmente irascibile oggi-
Lo mise
in guardia mentre si dirigeva lui verso le scale per portarla in camera sua.
-Oggi?
Solo oggi? E che mi dici degli altri 364 giorni dell’anno?-
Cass
stava per protestare proprio quando lui aprì la porta della sua camera: un magnifico
mazzo di rose rosa era in bella mostra sulla sua scrivania, già sistemato in un
vaso di cristallo.
-In
realtà- puntualizzò lui –avevo chiesto dei cardi spinosi. Ma li avevano
terminati-
La
ragazza lo guardò male, ma quando la mise giù corse ad ammirare i fiori, sfiorò
i petali con delicatezza e ne aspirò a fondo il profumo. Poi si voltò e sorrise
al ragazzo rimasto fermo sulla soglia.
-Va
bene, per questa volta ti perdono. Ma la prossima volta voglio i cardi-
Darren
si mise sull’attenti –Agli ordini, Signora. Allora, me la fai vedere questa
cicatrice?-
Lei si
tirò su la manica della giacca e sfoggiò la linea rosa a zigzag che le
percorreva l’avambraccio fino a sopra il gomito. Aveva dipinto un insolito
sorriso euforico sul viso, motivo per cui Darren la guardò accigliato.
-Non
hai spaventato i medici, vero? Con le tue storie “mi raccomando, ricucite in
modo che il tutto sembri una spada elfica”-
Cass
gettò la testa all’indietro e rise davvero per la prima volta dopo giorni. Si
stiracchiò, gettandosi sul letto: finalmente un materasso come si deve, non una
tavola di legno come in ospedale. Forse era per quel motivo che aveva sognato
di dormire sulla pietra. Scacciò subito quel pensiero.
-Mi
sono dovuta trattenere. Cosa avrei fatto se fossero scappati prima di ricucirmi?-
-Avresti
potuto andare dalla nonna, a quanto ne so lavora ancora all’uncinetto-
-O avrei
potuto fare una visita al dottor Victor-
Rincarò
la dose lei citando il celebre Victor Frankenstein, che ricucendo insieme pezzi
di cadavere aveva dato vita al mostro per eccellenza. Certo, lei non era un
cadavere, ma sarebbe stato comunque interessante essere operati da uno dei più
celebri personaggi della letteratura.
Comunque,
anche se non somigliava affatto ad una spada elfica, Cass era piuttosto fiera
di quella cicatrice. Per tutto il resto della giornata la sua mano scivolava
sul gomito, e con le dita tracciava il rigonfiamento liscio che le zigzagava
sulla pelle.
Quella
stessa sera Cass fu tentata di cambiare del tutto la sua opinione sulle
cicatrici. Era appena uscita dalla vasca da bagno quando, vedendo di sfuggita
il suo riflesso allo specchio, fu costretta a scoprirsi la schiena per esaminarla.
Sulla pelle pallida spiccavano alcuni lunghi graffi simili a quelli provocati
da artigli animali. Cass ricordò di quando aveva adottato quel gatto, Shadow,
un randagio che si era insediato nel giardino di casa. Tutto si poteva dire di
quella bestiola, tranne che fosse socievole: odiava le coccole, e rispondeva graffiando
chiunque gli si avvicinasse con l’intenzione di giocare. Alla fine Shadow era
scappato da casa, e nessuno ne aveva poi rimpianto così tanto la scomparsa.
Adesso,
i graffi che aveva sulla schiena erano del tutto simili ai segni che gli
artigli di Shadow le avevano lasciato tante volte sulla pelle, solo erano più
lunghi e spessi. Un brivido freddo corse lungo la schiena della ragazza, e
ancora una volta l’immagine di quella creatura all’ospedale le ritornò in
mente.
******
-Cassandra
Kavanagh?-
Un uomo
in divisa stava sulla porta. Era alto, sulla cinquantina, aveva capelli
brizzolati e baffi neri. Due occhi scuri dall’aria indagatrice la scrutavano
severi, e per un attimo avevano indugiato sul tatuaggio del drago nero che Cass
aveva sulla spalla destra.
Erano
passati tre giorni da quando era tornata a casa e il tempo trascorso in
ospedale le sembrava molto lontano.
-Sì?-
L’uomo
le mostrò un documento –Tenente Raymond Harris. Potrei rivolgerle alcune
domande?-
Tenente?
Cosa ci faceva un ufficiale della polizia a casa sua?
Cass
notò che l’aveva chiamata Kavanagh, il cognome della sua nuova famiglia. Erano passati
tanti anni, ma ancora il suono di quel cognome le suonava errato in qualche
modo. “Cassandra Evans”, si era sempre presentata. Era strano sentirsi
apostrofare con un nome diverso da uno sconosciuto.
In
altre circostanze Cass avrebbe liquidato lo scocciatore senza pensarci due
volte. Erano appena le otto di mattina e lei era ancora in pantaloncini e
maglietta che usava come pigiama. Di certo, scarmigliata per com’era, non c’era
da meravigliarsi se il tenente l’avesse guardata in modo tanto strano.
Era
sola a casa. Cass odiava ricevere ospiti, farli accomodare dentro e
intrattenerli con stupide discussioni che riguardavano il futuro e il fidanzato.
Più che altro, la gente chiedeva degli affari personali per avere qualcosa su
cui spettegolare. Tuttavia, visto che dentro non c’era nessun’altro, toccava a
lei fare la padrona di casa. Così fece segno all’uomo di entrare, guidandolo
fino al salotto.
La tv
era accesa e le urla di battaglia dei personaggi di cartoni animati che si
dissanguavano allegramente riempivano la stanza. Sul divano era poggiato un
libro dal titolo color rosso sangue che spiccava sulla copertina nera; un
volume di leggende e storie dell’orrore. Sullo sfondo scuro, un vampiro aveva
affondato i denti nel collo di una donna bionda che indossava una lunga camicia
da notte insanguinata.
Tutto
quello, gli occhi del tenente lo colsero in un istante. Cass si affrettò a
spegnere la tv proprio nel momento in cui l’eroe della storia tranciava di
netto la testa all’avversario.
Sorrise
nervosamente, cercando di sistemarsi i capelli pettinandoli con le dita.
-Un
caffè?-
-No,
grazie- il tenente si sedette prima che lei potesse invitarlo –lei non va a
scuola, signorina Kavanagh?-
-Io…
sì, certo. Ma le lezioni sono terminate-
Santo
cielo, l’aveva forse presa per una nullafacente che non fa altro che ciondolare
in giro per casa dalla mattina alla sera, avendo come unico divertimento gli
anime cruenti in cui la gente si stacca la faccia a morsi?
-Vive
da sola?-
-No-
quanto detestava dover raccontare gli affari suoi alla gente –i miei… la mia
famiglia è fuori città per una visita a mia nonna che sta poco bene. In casa ci
siamo solo io e mio fratello-
Evitò
di parlare della storia dell’adozione e il resto. Non era necessario raccontare
la sua biografia al poliziotto.
-Bene.
Non è questo quello che mi importa-
“Allora
perché diamine me lo chiedi?”.
-Volevo
parlare, invece, della sua permanenza all’ospedale di Amber Hills-
L’atteggiamento
di Cass cambiò del tutto: cosa importava ad un poliziotto della sua visita
all’ospedale?
-Perché?-
L’uomo
alzò gli occhi al cielo –Qualche giorno fa il signor Bernard Thompson ha
denunciato uno dei medici. Dice che ha preso sottogamba il problema che lui gli
aveva esposto. Ha detto più che altro che lo aveva trattato come un pazzo, che
gli ha dato del visionario perché aveva detto di aver visto qualcuno nella sua
stanza. Il medico dice invece che il paziente ha avuto una crisi respiratoria
forse dovuta a una dose eccessiva di un qualche farmaco. Lei ha avuto lo stesso
problema, mi hanno riferito-
Cass lo
ascoltava mentre una strana inquietudine le si faceva largo nel petto. Bernard
Thompson doveva essere l’uomo che aveva sentito urlare la prima notte. Aveva
detto di aver visto qualcuno nella sua camera. Forse…? Che avesse visto la stessa figura mostruosa che aveva visto
lei?
-Cosa…
cosa ha visto di preciso il signor Thompson?-
Il
tenente non parve felice di quella domanda. Era chiaro che voleva archiviare il
caso nel minor tempo possibile. Voleva trovare un collegamento che scaricasse
la colpa ad un farmaco dagli effetti collaterali, e tutto si sarebbe risolto.
Non aveva certo l’aria di voler ricercare un’ombra che si divertiva a
spaventare la gente ricoverata in ospedale.
-Una
figura, una donna dice. Diceva cose senza senso, vaticinava di un demone alato.
Il demonio, a suo parere. Ma di certo si trattava di una persona, forse
un’infermiera entrata per un semplice controllo. Per questo motivo il dottore
ha dato la colpa ad una delle medicine-
Lo
sguardo scuro dell’uomo la scrutava con attenzione –Lei… ha visto nulla?-
Sotto
quello sguardo la ragazza si sentì subito a disagio. Quasi le sembrava possibile
che quegli occhi potessero scovare il ricordo di quel suo sogno che era a
quanto pare diventato realtà. Allora non l’aveva immaginato: anche quel signor
Thompson aveva visto qualcosa. Cass non ne era sicura, ma la creatura che aveva
visto lei non le era sembrata molto femminile. Però, a pensarci bene, non era
forse vero che i demoni non avevano un vero e proprio sesso, così come gli
angeli e i vampiri? Potevano assumere le forme più svariate, quindi forse
quello che aveva visto lei e la figura femminile che aveva visto il vecchio
potevano essere la stessa cosa.
Oh, ma
cosa stava farneticando? Perché si era così persuasa della storia del demone?
Non era forse più logico pensare che quegli incubi fossero, come aveva supposto
il medico, solo il frutto dell’effetto collaterale di un farmaco? In fondo quella
figura l’aveva vista quando si era appena svegliata, per di più nell’oscurità
quasi totale. Forse il sogno che aveva fatto sul demone era stato così vivido
che aveva continuato a vedere quella figura anche dopo il risveglio improvviso.
Era qualcosa che succedeva spesso, anche ai protagonisti dei suoi libri.
Ma
potevano lei e il signor Thompson aver avuto lo stesso genere di allucinazione?
Harris
la stava fissando con un sopracciglio sollevato, in attesa. Cosa doveva dirgli,
doveva dare credito all’idea del mostro alato o fare finta di nulla? a quanto
ne sapeva non era mai un’idea saggia mentire alla polizia.
-Ho
visto… un’ombra-
Disse Cass
infine. Si attorcigliava nervosamente una ciocca di capelli attorno all’indice.
-Un’ombra?
Non potrebbe essere più precisa?-
Si
sentiva quasi teletrasportata in uno di quei telefilm polizieschi che vedeva in
tv –Era un uomo. Di questo ne sono quasi sicura. E credo che il signor Thompson
abbia ragione: quello che ho visto io aveva le ali, e zampe di capra. Aveva
degli artigli, mi ha graffiata-
Il
tenente si passò una mano sul viso, come a dire “perfetto, adesso ho a che fare
con due squilibrati che sostengono di aver visto l’Anticristo”.
-Signorina,
i graffi non sono una prova. Potrebbe… insomma, non voglio dire che potrebbe
averli causati di proposito, ma non sono la prova che una creatura
dell’oltretomba infesti l’ospedale-
-Ah,
no? E come li spiega allora?-
-Il
signor Thompson non aveva alcun graffio-
Cass si
congratulò mentalmente con lui per aver evitato in modo così brillante di
rispondere alla sua domanda. Quella storia poteva andare per le lunghe e lei
non aveva certo voglia di trattare con qualcuno che la credeva una visionaria.
Il tenente Harris era uno scettico, non c’era dubbio: non le avrebbe creduto
neanche se gli avesse detto di aver visto Dio in carne, ossa e Spirito Santo.
Per lui il caso era chiuso. Allucinazioni, stop. Nessun maniaco che andava a
zonzo per i corridoi dell’ospedale, men che mai oscure presenza che infestavano
la struttura.
-Senta,
signorina, io non mi occupo di questa roba. O lei mi dice di essere stata
aggredita da qualcuno, o io non potrò fare nulla. Non posso mettere i sigilli
al reparto per dare la caccia al demonio, o che so io. Quello che lei ha visto
non era dunque una persona?-
-No,
ma…-
-Bene,
molte grazie-
Detto
questo Harris si alzò e abbandonò l’abitazione. Cass rimase a guardarlo mentre
si allontanava diretto alla propria auto, le mani in tasca e la testa ben alta.
Le parve persino di sentirlo fischiettare. Certo: aveva motivo di starsene
allegro, lui. Dopo quella conversazione, i vecchi dubbi della ragazza
ritornarono a galla.
Il
primo ad accorgersi del suo malumore fu Darren, quel pomeriggio. Erano seduti
in un bar e Cass stava proprio raccontando la conversazione avuta con il
tenente. Lui l’ascoltava pensieroso, rigirando la cannuccia nel bicchiere di
succo di frutta.
-Non ha
neanche dato credito a quell’uomo, dunque?-
-Macché-
Cass si allungò sul divanetto –crede che Thompson sia solo un vecchio a cui
sono partite le coronarie. Inoltre soffre d’asma, i medici l’hanno appurato nonostante
lui giuri di essere l’uomo più sano del mondo; quindi quella mancanza d’aria
l’ha giustificata così. Quanto a me, bè, Harris crede che sia una mezza
squilibrata che ha approfittato della situazione per giocare un po’ a farlo
impazzire-
Lui
rimase in silenzio per un po’. La scrutava quasi volesse scoprire la verità su
quella storia.
-E tu
l’hai vista davvero, quell’ombra? Non… insomma, non hai pensato che potesse
davvero trattarsi di un sogno?-
-L’hai
vista la mia schiena- il tono di Cass uscì più brusco di quanto avrebbe voluto
–trovami una spiegazione medica e allora ti darò ragione-
Gli
aveva mostrato i graffi quello stesso pomeriggio, anche per dimostrare a sé
stessa di non essere completamente pazza. Neanche insieme erano riusciti a
trovare una soluzione.
-E poi
è saltato fuori dalla finestra- continuò lei –la mia camera era al terzo piano.
Se fosse stato umano si sarebbe come minimo schiantato di sotto. Il muro non
aveva appigli e il davanzale del piano inferiore non era abbastanza sporgente perché
qualcuno potesse atterrarci sopra-
-Ti sei
documentata bene-
-Sto
solo cercando di capire qualcosa-
Uno
strano sorriso apparve sul volto di Darren –Demoni che camminano sulla terra.
Sembra quel libro che mi hai prestato una volta, quello in cui i protagonisti
dovevano sconfiggere un’apocalisse di mostri infernali. Non mi piacerebbe
proprio-
-Dici
che finiremo come in Constantine?-
Cass cercava
di scherzare, eppure rimaneva a rimuginare su quella storia sin da quando era
tornata a casa. L’indomani avrebbe dovuto darsi da fare seriamente: se Darren e
il tenente Harris non le potevano essere d’aiuto, l’unica cosa che poteva
sperare era di riuscire da sola a capire qualcosa di tutta quella storia.
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Ciao a tutti!
A quanto pare la situazione si complica, ma ancora i guai devono
iniziare. E dal prossimo capitoloo… *dan dan daaan!* arriverà Pitchino!
Intanto, passiamo ai ringraziamenti: a Enivelsa e Orma_ per aver inserito la fic tra le Seguite, Jayden_15_13_22 per averla inserita tra le Preferite e Gamora96 per
averla inserita tra le Ricordate ;)
E inoltre ringrazio Gamora96
e Evil Ultron per le
recensioni *^*
Bon, ora è meglio che me ne scappi a studiare <_<
Al prossimo capitolo!
Kisses,
Rory_Chan