Anime & Manga > Gekkan Shōjo Nozaki-kun
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Autore: happley    01/02/2016    3 recensioni
Era cominciato tutto un venerdì mattina, con una rosa.
Hori l’aveva trovata sul proprio banco, una rosa rossa delicatamente avvolta in fogli di carta, cosicché non ci fosse rischio di pungersi.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Era da un po' che avevo questa idea per la testa (più di un mese), poi un giorno mi sono seduta al pc e l'ho scritta. Non so nemmeno perché mi ci sia voluto così tanto tempo! c':
 

 

The way you say ‘I love you’
 
Era cominciato tutto un venerdì mattina, con una rosa.
Hori l’aveva trovata sul proprio banco, una rosa rossa delicatamente avvolta in fogli di carta, cosicché non ci fosse rischio di pungersi. Il ragazzo si guardò intorno chiedendosi chi potesse averla messa lì, ma era chiaro che chiunque fosse stato se n’era già andato da un pezzo. La prese tra le mani e, perplesso, la rigirò tra le dita. Ora che ci pensava, in quei giorni Nozaki era in giro a sorprendere Sakura (o più che altro a terrorizzarla) con gesti inaspettati. Magari aveva pensato di coinvolgere anche altre persone.
Il professore entrò in classe in quel momento. Hori scrollò le spalle, si sedette e spostò la rosa in un angolo del banco per poter poggiare i propri libri.
 
 
 
Il lunedì successivo le rose erano sette, rosse e avvolte una per una in fogli di carta colorati.
Hori rimase a fissarle per un lungo minuto, poi alzò la testa e si guardò intorno. Ancora una volta, non c’era traccia del responsabile.
Hori decise di chiedere a Nozaki una volta arrivato l’intervallo.
O meglio, avrebbe voluto chiedere a Nozaki, ma quest’ultimo era furiosamente impegnato a trasportare Mikoshiba avanti e indietro per la scuola con un carrello della spesa.
Hori individuò tra la folla sconcertata la povera Sakura, che cercava di riprendere fiato, piegata in due, con le mani sulle ginocchia.
“Ehi, tutto bene?” le chiese, raggiungendola e posandole una mano sulla spalla.
Sakura alzò il capo e abbozzò un sorriso nervoso.
“Credo di sì,” disse, inspirò a fondo. “Però Mikorin probabilmente morirà, se non fermiamo Nozaki-kun.”
Hori lanciò uno sguardo ai due che scorrazzavano nel corridoio. Mikoshiba, in effetti, non aveva l'aria di divertirsi molto: stava piangendo e pregando qualche divinità per la propria vita. E ne avrebbe avuto davvero bisogno, a giudicare dal modo di guidare di Nozaki. Era successo qualcosa di simile anche con Kashima all’inizio dell’anno. Nozaki aveva davvero strani modi di trovare ispirazione.
“Cosa sta cercando di fare?”
“Uhm… Nozaki-kun vuole scrivere su un festival scolastico per il prossimo capitolo… Aveva bisogno di uno spunto per le attività,” spiegò Sakura. Hori sollevò un sopracciglio, perplesso.
Una corsa con carrelli della spesa rientrava tra le attività di un festival scolastico? Ma era almeno legale? I ragionamenti contorti che avvenivano nella mente di Nozaki erano inspiegabili. Anche Sakura non sembrava molto convinta, nonostante la sua palese, infinita adorazione per il mangaka.
“Inizialmente Nozaki-kun aveva pensato di portare me, ma poi ha cambiato idea. Dopotutto Mikorin è la protagonist—” Sakura si bloccò portandosi una mano alle labbra, come se si fosse resa conto di essersi lasciata sfuggire qualche parola di troppo, poi scoppiò in una risata nervosa.
“Ahah, cioè, voglio dire, Mikorin è un bel ragazzo quindi è perfetto per uno shoujo, no?!”
“Uh… sì, forse sì,” concordò Hori, non troppo convinto. Ad essere sincero, ormai aveva capito che in "Innamoriamoci" Mikoshiba ricopriva il ruolo di Mamiko, anche se il diretto interessato sembrava non avere il minimo sospetto. Sarebbe stato piuttosto deprimente per lui, se mai se ne fosse accorto. Per impersonare Suzuki, invece, la scelta migliore sarebbe stata senza dubbio Kashima.
A proposito di Kashima, non la vedeva in giro da un po’. Quell’idiota; se stava di nuovo cercando di scappare, Hori le avrebbe dato una bella strigliata.
“Mikorin!!” Sakura urlò, e Hori si girò per assistere a uno straordinario salto dalle scale eseguito da Nozaki, il quale riuscì a far atterrare se stesso, il carrello e Mikoshiba oltre la rampa senza danni collaterali manifesti, a parte un mezzo attacco di cuore per Mikoshiba.
Hori sospirò e seguì Sakura per andare ad aiutare il poveretto a uscire dal carrello.
In tutto ciò, dimenticò totalmente di parlare con Nozaki della faccenda delle rose.
 
 
 
Quel pensiero riaffiorò solo quando, il giorno dopo, trovò ben undici rose ad aspettarlo in classe. Occupavano l’intera superficie del banco e ormai cominciavano ad attirare l’attenzione degli altri studenti. Alcuni dei compagni risero e gli diedero sonore pacche sulla schiena, facendogli le congratulazioni per aver trovato un ammiratore tanto devoto. Hori afferrò tutte le rose con l’intenzione di ficcarle dentro il banco, ma erano così belle che era davvero un peccato sciuparle. Le mise quindi sul davanzale della finestra, pensando che magari avrebbe potuto trovare un modo di usarle come decorazioni in una scenografia.
Durante l’intervallo, andò dritto da Nozaki.
“Cos’è questa storia delle rose?” chiese, deciso. Nozaki alzò lo sguardo dal proprio bento e sbatté le palpebre, apparentemente colto alla sprovvista.
"Quali rose?” esclamò. “C’è qualche problema, senpai?”
Hori scrutò la sua espressione per una manciata di secondi, poi sospirò. Nozaki non avrebbe mentito su una cosa del genere, anzi sembrava sinceramente confuso, il che voleva dire che non c’entrava nulla con quella storia. A essere onesto, Hori non sapeva se esserne sollevato o meno.
“Qualcuno mi sta lasciando una marea di rose, non so più cosa pensare,” disse, grattandosi la nuca con una mano. L’espressione di Nozaki si riempì subito di curiosità ed entusiasmo.
“Sembra interessante, puoi dirmi di più?” esclamò, frugando nella propria borsa. Ne tirò fuori un taccuino e una penna.
“È cominciata la settimana scorsa,” spiegò Hori pazientemente. “La prima volta si trattava di una rosa sola, ma poi da questa settimana hanno cominciato a portarmene di più, chiunque sia stato.”
“Mmm, sì, capisco. È davvero un mistero,” commentò Nozaki mentre scriveva furiosamente.
Hori aveva la sensazione che nel capitolo seguente Mamiko sarebbe stata sommersa di rose.
 
 
 
“Dannazione!” Hori sbatté la porta dello spogliatoio con furia.
Kashima era sfuggita di nuovo al suo controllo, riuscendo a sgattaiolare via subito dopo la fine delle attività del club, in un momento in cui Hori era distratto. Quei pochi minuti le erano stati più che sufficienti a sparire nel nulla, ma se pensava di poter scappare per sempre allora era proprio un’ingenua. Hori a volte si meravigliava del fatto che una persona con una media scolastica tanto alta (non era forse la migliore della sua classe? E non si piazzava sempre nei primi dieci nelle graduatorie scolastiche?) potesse essere tanto stupida nella vita di tutti i giorni.
In più, da qualche giorno aveva la netta sensazione che Kashima si stesse impegnando per evitarlo il più possibile. Certo, stava partecipando alle attività del club con regolarità e senza fare storie (strano), ma nel resto della giornata spariva totalmente e aveva smesso di perseguitarlo (ancora più strano). Non che Hori sentisse la sua mancanza, anzi era un sollievo avere un po’ di respiro, ogni tanto. Ma non riusciva per niente a tranquillizzarsi: quando Kashima era troppo tranquilla, significava solo che stava elaborando qualcosa di spiacevole (Hori ricordava ancora lo shock di trovare nell'armadietto dei vestiti da donna, accompagnati da un caldo invito di Kashima a provarseli ed essere felice).
Hori stava ancora rimuginando su come acchiapparla e costringerla a sputare il rospo quando aprì l'armadietto e un mazzo di rose gli cadde addosso. Il ragazzo sobbalzò, colto di sorpresa, ma grazie ai suoi riflessi afferrò i fiori prima che toccassero terra. Li strinse al petto e li fissò, un po’ esasperato.
Erano passati un paio di giorni dall’ultima volta, tanto che si era quasi illuso che non ne sarebbero arrivati più; invece, a quanto pareva, aveva decisamente sottovalutato la questione. Quella persona doveva essere particolarmente ostinata.
Non volendo rovinare le rose, se le mise sotto braccio anziché infilarle in cartella. Sperava che a quell’ora non ci fossero molte persone in giro, e che nessuno ci facesse caso.
Naturalmente, le cose non erano così semplici.
“Hori-senpai, buon pomeriggio!” Sakura, che si stava cambiando le scarpe davanti agli armadietti, lo vide e lo salutò con entusiasmo. Hori non fece in tempo a ricambiare il saluto e sviare il discorso, perché la ragazza notò subito il mazzo di rose.
“Che bei fiori! Devi regalarli a qualcuno, senpai?” esclamò, curiosa. Hori abbozzò un sorriso nervoso.
“No, veramente sono stati regalati a me…”
“Oh! Forse sono per la scenografia? L’altro giorno Nozaki-kun stava scrivendo qualcosa a proposito di rose…” osservò Sakura, portandosi una mano al mento, pensierosa.
Come Hori aveva immaginato, Nozaki non aveva esitato a prendere ispirazione dalla sua esperienza per inserire una cosa simile nella sua storia. La sua capacità di trarre spunti dalla quotidianità, filtrandoli attraverso i cliché shoujo, era tanto ammirevole quanto sconcertante.
“Sai che a seconda di quante rose regali ad una persona, passa un messaggio diverso? Non è romantico, Hori-senpai? Mi chiedo cosa voglia dirti questa persona… bisognerebbe contare le rose!” Sakura si fermò un attimo a contare. “Ventiquattro rose…” mormorò, poi rimase in silenzio. Poi sollevò il viso e gli rivolse un sorriso intenerito.
“Penso che questa persona ti voglia molto bene, senpai,” disse, mettendosi lo zaino in spalla. “Non hai ancora letto l’ultimo capitolo di “Innamoriaci”, vero? Ma sono certa che Nozaki-kun ti abbia già chiamato per gli sfondi! Beh, ci vediamo domani, senpai!”
Hori aspettò che Sakura gli desse una spiegazione, ma la ragazza si limitò a sorridere di nuovo, poi si voltò e uscì dall’edificio scolastico senza voltarsi indietro.
 
 
 
Hori si sedette alla solita postazione di lavoro, il tavolo nel soggiorno di Nozaki, e iniziò a sfogliare le nuove pagine. Il capitolo si svolgeva principalmente a scuola, per fortuna, quindi non avrebbe dovuto fare salti mortali per gli sfondi. Come previsto, inoltre, ogni pagina traboccava di rose; e in tutto questo la cosa più incredibile era la cura e la precisione con cui ogni singolo fiore era stato disegnato. Hori lanciò un’occhiata di soppiatto a Nozaki, che stava lavorando con la schiena e la testa chine sulla scrivania. Non era possibile che una persona che non sapeva nemmeno disegnare una casa fosse in grado di disegnare dei fiori così belli e dettagliati. Forse era stata Sakura, dopotutto.
Hori sospirò e prese la prima pagina da riempire. In posizione centrale, presumibilmente in un corridoio, Suzuki stava porgendo una rosa a Mamiko (il cuore della povera ragazza, a giudicare dai rumori nello sfondo, stava facendo gli straordinari come al solito) e la scena si sarebbe ripetuta più e più volte nelle pagine successive, fino al climax in cui Mamiko apriva l’armadietto e le piombavano addosso…
Ventiquattro rose,” soffiò Hori, per nulla sorpreso dalla piega che la situazione aveva preso. Questa faccenda lo stava snervando, per cui decise di concentrarsi su sfondi e prospettive.
Mamiko era una ragazza dalle mille risorse, notò blandamente mentre disegnava il suo banco sepolto da undici rose. A quanto pareva, la ragazza era persino in grado di decifrare il significato dei fiori (dove poteva averlo imparato? E come faceva Nozaki a saperlo, prima di tutto? Pur di mandare avanti il suo manga, tirava fuori le conoscenze più impensabili) e Suzuki le stava mandando così tanti segnali che bisognava essere stupidi per non capire che aveva un debole per lei.
Hori finì venticinque pagine prima di bloccarsi bruscamente. La mina della matita si spezzò, ma lui non ci badò, troppo occupato a fissare i fogli davanti a sé ad occhi sgranati.
Il capitolo non finiva con ventiquattro rose. Be', questo sì che era uno spoiler.

 
 
 
Alle sette del mattino la scuola era ancora deserta. Nessuno si sarebbe mai svegliato così presto o avrebbe pensato di arrivare un’ora prima della campanella, a meno di non dover fare qualcosa di sospetto.
Lo spogliatoio del club di teatro sembrava chiuso, ma una figura ne era appena uscita. Hori si appoggiò al muro del corridoio e incrociò le braccia al petto, esalando un sospiro.
“Kashima,” disse, “perché non sono sorpreso di trovarti qui?”
In parte era sincero; avrebbe dovuto capire dall’inizio che la colpevole era lei. E aveva indovinato, a giudicare dall’espressione sul volto della ragazza, che aveva ancora una mano stretta intorno alla maniglia della porta.
“S-senpai! Come mai sei qui così presto? Ah, la tua dedizione al club è davvero ammirevole!” esclamò Kashima, abbozzando un sorriso, ma la leggera esitazione nella voce tradiva il suo nervosismo. Hori sbuffò, spazientito, e si staccò dal muro per avvicinarsi a lei; la spostò bruscamente, ignorando le sue proteste e i vani tentativi di spingerlo via, e aprì la porta di scatto.
Appena mise piede nello spogliatoio, Hori fu investito da un odore di rose così intenso che gli fece girare la testa. I fiori erano dappertutto, a terra, sul tavolo, sulle sedie, probabilmente anche nel suo armadietto; erano troppi perché potesse contarli ad una prima occhiata, ma considerato ciò che aveva letto di recente aveva una vaga idea del numero (si chiese distrattamente se Kashima avesse detto qualcosa a Sakura, e fece una piccola nota mentale di smetterla di confidarsi con i suoi amici).
Hori si voltò verso Kashima, che si dondolava sui talloni, imbarazzata.
“Ho molte cose da chiederti,” borbottò il ragazzo (per esempio: dove cavolo hai trovato i soldi per comprare novantanove rose? Più tutte quelle dei giorni scorsi? E perché non potevi trovare un modo più normale di dirmi ciò che provi? Perché non fai mai cose normali, Kashima?), “ma c’è una cosa più importante da fare, prima,” continuò, afferrò la ragazza per il colletto del cardigan e la tirò giù alla propria altezza per premere le labbra contro le sue.
 
 
 
 
 
 


Significato delle rose in base al numero: 
*1 rosa: “tutta la mia attenzione è concentrata su di te”
*7 rose: “sono infatuata di te”
*11 rose: “sei prezioso per me”
*24 rose: “sei sempre nei miei pensieri”
*99 rose: “ti amerò fino al giorno in cui morirò”


(Naturalmente Nozaki non sa disegnare le rose, né sa nulla del linguaggio dei fiori. Sappiamo tutti che per questo c'è Mikorin, lol.)
  
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