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Autore: lullublu    02/02/2016    0 recensioni
Missing moment sul passato di gintoki
accenni GinTakasugi
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gintoki Sakata, Takasugi Shinsuke
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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takagin
Era una notte d'estate.
L'estate che sarebbe stata la più sanguinosa della loro vita, quella che li avrebbe segnati e che avrebbero ricordato per sempre.
Si stava bene sul tetto, la brezza del vento li rinfrescava e la bellezza delle stelle rassicurava gli animi.
Anche se erano stanchi, Gintoki e Takasugi non avevano ancora voglia di andare a dormire.
Il sonno portava alla mente i volti dei compagni caduti in battaglia.
Risvegliava nelle loro membra la paura di non sopravvivere un altro giorno.
Non che non fossero coraggiosi, ma solo uno stupido non avrebbe avuto paura (infatti Satsuma dormiva sempre benissimo con il sorriso idiota stampato sul volto).

Ogni sera si cambiavano le bende, disinfettando le vecchie e nuove ferite.
Quella sera Shinsuke aveva chiesto all'albino di aiutarlo, aveva un ampio taglio dietro la schiena e da solo non riusciva a raggiungerlo.
Gintoki esaminò con attenzione la ferita. Ormai era abituato a vedere quei segni sul suo corpo e su quello dei compagni, ma non per questo faceva meno male. "Gran brutto taglio" commentò l'albino. Il ragazzo sogghignò "quel bastardo cercava di cogliermi da dietro. Ma ancora deve nascere un amanto in grado di farmi fuori" rispose col suo solito tono superbo. Gintoki glielo pulì, sentendo Takasugi trattenere il respito, perchè l'alcool sulla ferita bruciava.
L'albino prese poi le bende e le avvolse attorno alla sua schiena, di modo che coprissero totalmente la ferita.
Guardò la schiena del compagno e provò una fitta di dolore nel pensare a quanto stavolta fosse andato vicino alla sua fine.
Si chinò con il volto e baciò le sue ferite. "Che stai facendo?" gli chiese brusco Shinsuke, sorpreso ed anche un po' imbarazzato da quel gesto insolito.
Gintoki sorrise, ma i suoi occhi rimasero seri. "Pensavo ti piacessero i miei baci" disse scherzosamente, ma solo per abitudine, quella sera si sentiva troppo apprensivo per giocare. Posò la fronte sull'incavo del collo del compagno e sospirò.
"Non voglio più che nessuno di noi si faccia male. Ti proteggerò Takasugi, vi proteggerò tutti e nessuno dovrà più soffrire" mormorò.
Sapeva da solo che quella promessa era impossibile da mantenere, che quella guerra probabilmente non li avrebbe portati da nessuna parte, ma sentiva il desiderio di dirlo, di convincere sè stesso di essere in grado di proteggere gli altri, e non di aver bisogno del loro aiuto.
Takasugi intrecciò le dita attorno ai morbidi riccioli del compagno.
"Non dire stronzate, la tua schiena non è abbastanza grande da accoglierci tutti, Shiroyasha".

Sdraiati sotto le stelle, stavano vicini senza scambiarsi carezze.
Erano una coppia fredda, tutti e due troppo orgogliosi per ammettere di aver bisogno d'affetto, solo raramente si lasciavano andare a momenti di tenerezza.
C'era il sesso ovviamente, ma quello poteva essere considerato solo un normale bisogno e nessuno avrebbe biasimato l'altro se durante la passione avesse sussurrato il nome del compagno, o se dopo l'amplesso fossero rimasti abbracciati per un po'.
L'importante era evitare di chiamarlo amore. "Quando sarà tutto finito, ci ritroveremo tutti sotto le stelle. Porteremo anche Shoyo sensei con noi" disse Takasugi.
Gintoki ridacchiò, doveva esserci veramente qualcosa di strano nell'aria quella sera.
"Non è da te parlare in questo modo. Non credo però che ci saremo tutti, quell'idiota di Tatsuma se ne starà lassù a ridere di tutti noi" rispose il demone bianco.
"Non importa, avevo solo pensato che al sensei piacerebbe vedere una notte come questa. Anzi, non come questa. La notte di cui parlo non sarà tinta di sangue".
"A me basta che ci sia tu" disse Gintoki, arrossendo. Anche il compagno arrossì per il significato di quell'affermazione.
"Tsk! Certo che ci sarò! Mi credi così debole da morire prima di te? Ci sarò e ci sarai anche tu!".
Ma Gintoki sembrava inquieto. Più la guerra proseguiva, meno sembravano le possibilità di vincere.
Invece di diminuire, i nemici aumentavano di giorno in giorno.
"Non mi basta" disse il samurai con la permanente naturale "promettimelo. Promettimi che quando tutto questo sarà finito, tu sarai ancora qui".
 Shinsuke avvertì il tremito nella sua voce e capì che non era il momenti di scherzare.  
Si girò a guardarlo con i suoi occhi color smeraldo che a Gin piacevano tanto.
"Lo prometto. Prometto che sarò ancora qui alla fine di tutto questo. Qui con te".

Gintoki si destò da quei ricordi.
Era proprio una bella notte, ecco perchè gli erano venute in mente quelle cose.
Ovviamente non c'era Takasugi insieme a lui, quella promessa era stata infranta insieme a tante altre.
C'erano Kagura e Shinpachi, i suoi nuovi compagni, a guardare le stelle insieme a lui.
Non si era accorto di aver incurvato le labbra in un sorriso amaro. I ragazzi lo videro.
Non capitava spesso che lasciasse trasparire il peso dei vecchi ricordi, per cui ne furono un po' preoccupati. "Gin-san" lo chiamò Shinpachi.
Il samurai si girò "C'è qualcosa che non va? Vuoi tornare a casa?" chiese il ragazzo in tono apprensivo. Anche Kagura lo guardava con apprensione.
Si sentì un po' a disagio con quegli sguardi puntati addosso. "No, so bene. Stasera la notte non è tinta di sangue" disse, sorridendo nel citare quelle vecchie parole, pensando che forse andava bene così, che quella,forse, fosse l'unica cosa che contasse.


  
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