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Autore: Johannes Kepler    02/02/2016    0 recensioni
Un pompiere, nessuna paura.
Solo loro sono in grado di domare il fuoco, sono loro che si sacrificano per noi.
Genere: Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FIRE
 
Giovanni Maisto
- Pronto? –
- Qui è il 911 per le emergenze. -
- Si, l’edificio del mio vicino sta andando a fuoco. -
- Mi dica come si chiama e dove si trova. -
- M-Mi chiamo Jennifer White e mi trovo sulla quarantasettesima strada. -
- Bene, i vigili del fuoco stanno arrivando. Stia tranquilla. -
- Fate presto vi prego, sento delle urla e… -
Quelle furono le ultime parole che udì l’addetto del 911, dopo ci fu un’esplosione e poi il nulla.
- Signora? – provò a chiamare diverse volte ma nessuna risposta. Così la centralinista diede subito l’allarme alle stazioni dei vigili del fuoco più vicine all’incendio, come voleva la procedura, ma questo non era un normale incendio, e presto tutti i vigili del fuoco della zona si ritrovarono a correre verso quegli edifici in fiamme.
 
Le sirene suonavano, e le prime autopompe arrivarono sul luogo, la scena a cui assistettero i primi arrivati fu terribile, il fuoco abbracciava tutto l’edificio dal decimo piano fino al tetto, il varco aperto dall’esplosione era alto due piani e se non ci fosse stato tutto quel fumo si sarebbe potuto vedere dentro.
Tutti sapevano che ci sarebbe stato un bel da fare e così ebbe inizio quella giornata a New York City, un grande incendio e i pompieri che iniziavano a montare le manichette.
 
***
- Amore devo andare. È un emergenza. – Era John Kepler, per gli amici J.K., un uomo sulla quarantina, alto e robusto, che parlava alla moglie.
- Ma è il compleanno di nostro figlio. Quando smetterai di mettere il tuo lavoro davanti alla famiglia? Quand’è che andrai in pensione? – disse Sabrina infuriata, ma più che rabbia era preoccupata.
- Dai non fare così, sono un pompiere, è il mio dovere. Ti prometto che sarò di ritorno per la torta. –
- Non fare promesse che non puoi mantenere. Vai su, te ne conserverò un pezzo –
- Ti amo – le disse J.K.
- Anche io – rispose Sabrina – ed ora corri su. Il dovere ti aspetta. -
 
Un’altra semplice giornata di lavoro per J.K. ed un’altra straziante attesa per Sabrina, che da quando ha sposato Jhon vive costantemente con il terrore di non veder tornare più il marito a casa, ma di veder tornare al posto suo un’auto rossa con se la notizia della scomparsa del marito.
 
- Pronto, Dom? –
Dom era il miglior amico di John, si conoscevano dai tempi del liceo, ed insieme decisero di entrare nel corpo dei pompieri. Era più basso di John ma anche lui aveva un fisico scolpito, e la carnagione tipica di un figlio dell’Africa Equatoriale, mi pare che avesse origini della Repubblica del Congo, oppure della Repubblica Centrafricana, fatto stà che conosceva il francese molto bene e lo stava insegnando a J.K., i due avevano anche deciso di fare un viaggio insieme oltreoceano, a Parigi.
- John, devi essere subito qui. Hai 5 minuti dopodiché perderai anche l’ultima autopompa in partenza. – disse Dom senza preamboli
- È così grave la situazione? – in tono di scherno.
- Non immagini quanto. Adesso muoviti a venire. –
Il tempo di girare l'angolo che J.K. si trovò alla stazione dei vigili del fuoco.
- Dom ma che diavolo sta succedendo - urlò all'amico per sovrastare le sirene.
- Non c'è tempo per spiegartelo. Ora devi muoverti prendi i tuoi vestiti e sali sull'autopompa, ti vestirai durante il tragitto - gli urlò Dom di rimando.
Così John corse al suo armadietto e prese i vestiti la radio e l'elmetto, e si avviò subito a raggiungere i compagni che lo aspettavano per partire.  
Sarà meglio avvisare Sabrina, a quanto pare questa sarà una lunga giornata. Pensò J.K. ma non ebbe neanche il tempo di finire questo pensiero che subito si ritrovò nel veicolo a vestirsi con Dom che gli spiegava la situazione.
- Allora J.K. il dipartimento ha chiamato tutte le squadre del quartiere. Pare che un grattacielo sia andato in fiamme e in un appartamento sia esplosa una bombola del gas che ha danneggiato anche il palazzo adiacente. Ah e in più il varco creato ha fatto propagare le fiamme anche a quest’ultimo. Da quanto mi hanno detto pare che sarà un vero e proprio inferno li. - Giusto il tempo di finire la frase che le sirene dell'autopompa si spengono e i loro volti iniziano ad essere illuminati dalle fiamme provenienti dai grattaceli.
Tutt’intorno si sentivano urla di comandi e urla di paura mentre John e Dom si guardavano intorno per poi arrivare a guardarsi negli occhi e sorridere.
- Beh – interruppe il silenzio Dom, - a chi arriva prima in cima? –
- Su, andiamo femminucce, prendete le manichette e saliamo, la situazione è critica all’interno e la nostra squadra è l’unica ad avere le competenze adeguate per poter salire. – era il capitano che parlava, un uomo dalla carnagione scura e con i segni dei vari incendi domati sulla pelle.
- Beh credo sia il caso di avvisare la mia padrona a casa, altrimenti ci vorranno tutti i pompieri degli Stati Uniti per farla calmare. – disse sorridendo J.K.
- Un omaccione così grosso che si fa pestare da una donna. – intervenne Dom e tutti risero.
E così John si allontanò per chiamare Sabrina con in sottofondo la voce del capitano Alex che diceva che entro cinque minuti voleva tutti i suoi uomini pronti per entrare.
 
- Sabrina, ascoltami, probabilmente farò molto tardi a lavoro, la situazione è più complicata di quello che credessi. – neanche il tempo di finire la frase che un’esplosione fa tremare il suolo. – Senti devo andare adesso, stai tranquilla. Ti amo. –
- John, no, ti prego, non andare. – ma lui aveva già riagganciato e si era avviato verso il capitano Alex.
- Bene ragazzi siete pronti? Se non ve la sentite di venire ditelo ora, data la situazione non verrete puniti. – cadde un breve silenzio tra i vari compagni di squadra che si guardavano tra di loro.
- Nessuno si tira indietro? – intervenne a spezzare il silenzio Alex.
- Siamo pompieri, mica femminucce. – disse John tutti acconsentirono.
- Bene. Allora entriamo, spegniamo ‘sto stronzo e sta sera birre e mignotte per tutti! –
Ci su un “si” in coro e poi l’intervento di Dom – Non tutti capitano, John deve tornare dalla sua padroncina.-
J.K. gli diede un pugno sulla spalla come si fa tra amici e tutti si avviarono a prendere le manichette mentre indossavano gli elmetti.
Tirarono fuori dall’autopompa diverse manichette che collegarono, prima tra di loro e poi agli idranti, in tutto si vennero a creare due manichette molto lunghe, d’altronde dovevano arrivare al decimo piano.
- Abbiamo solo 18 metri di tubo, capitano – riferì Tom, un altro compagno di squadra di John e Dom, al capitano Alex
- Bene, allora andate a prendere altri tubi dai vostri colleghi! E fate presto – urlò il capitano, il fuoco che divampava iniziava a mettere pressione e loro dovevano intervenire per domare l’incendio al più presto.
 
- Tutti pronti? – urlò il capitano, ci furono cenni d’assenso da parte di tutta la squadra.
- Bene, quanti metri di tubo abbiamo? –
- Venticinque – rispose Logan.
- È il massimo che siamo riusciti ad ottenere, tutti gli altri sono già in uso. – ribadì Tom
- Beh, dovrebbero esserci due metri di tubo su ogni piano, è la legge che lo prevede. – disse Dom.
- Bene, allora iniziamo a salire, e speriamo di trovare altri tubi per le scale, come ha detto Dom. –
Al seguito di quest’ultima affermazione iniziarono tutti ad avviarsi verso l’interno e a salire le scale, come al solito con John, Dom e Alex in prima linea seguiti da Robert ed Hugh con in ultima fila Tony e Logan.
Arrivati al primo piano recuperarono i due metri di tubo che si aspettavano di trovare e lo collegarono alle due manchette. Trovarono a quasi ogni piano i tubi, fino al settimo piano.
Arrivati all’ottavo piano si iniziò veramente a sentire il calore del fuoco che divampava appena due piani più in alto. A complicare la situazione ci fu l’assenza dei tubi, probabilmente erano stati rubati dai ragazzini per giocare, e se al piano successivo farà più caldo di qui, e sicuramente sarà così, i prossimi tubi saranno inutilizzabili. Al nono piano scoprirono che effettivamente era come avevano pensato tutti quelli del team, i tubi c’erano ma erano in pessime condizioni. Nessun tubo avrebbe resistito a quelle temperature senza avere dell’acqua al suo interno.
Dopo l’ultima rampa di scale arrivarono finalmente al decimo piano, lì il fumo iniziava a diventare nero e denso, così furono costretti ad indossare le maschere.
- Abbiamo un’ora di tempo per tornare giù a partire da ora. – disse il capitano Alex. – Ora dobbiamo dividerci, Tony e Logan partiranno da questo piano a salire, mentre io, Robert e Hugh cercheremo i civili all’interno dei vari appartamenti, da quanto mi hanno detto dovrebbero esserci ancora una decina di persone, le troveremo tutte e le porteremo giù. John e Dom invece raggiungeranno il varco creato dall’esplosione e inizieranno la fase di spegnimento dell’altro edificio. Tutto chiaro? – dopo aver avuto il consenso dalla sua squadra ebbero inizio le operazioni di soccorso e spegnimento.
John e Dom subito si avviarono verso la loro zona ed iniziarono ad estinguere le fiamme al primo piano.
Appena finirono, si avviarono verso le scale ma, appena arrivati alla prima rampa dovettero fermarsi, il tubo non arrivava oltre.
- Scendo a recuperare altri tubi, dovrei trovare altri dieci metri, se ci va bene come prima. Tu vai a controllare se sopra c’è qualcuno -
J.K. si avventurò nell’edificio in fiamme fino alla ricerca di persone intrappolate nell’edificio e, dopo aver perlustrato il secondo piano, salì al terzo, dove sentì dei lamenti, lì c’era una signora che piangeva nascosta al ridosso di una finestra. Mentre la soccorreva la signora disse a John che cinque piani più in alto c’era la figlia che era andata a giocare con le amiche, e implorò J.K. di andare a recuperare sua figlia invece di salvare lei.
John portò la donna sulle scale e l’accompagnò fino al primo piano sicuro per poi avventurarsi alla ricerca delle bambine.
Passarono venti lunghi minuti prima che John riuscisse a trovare la ragazzina con la sua amica, entrambe stavano piangendo e si abbracciavano, fortunatamente non erano svenute ma entrambe tossivano a causa del fumo, così John si tolse la smaschera per far respirare le due bambine, per poi accompagnarle sulle scale, ma nel momento in cui stava per iniziare a scendere con loro, udì dei lamenti, così decise di lasciar scendere le due ragazzine da sole e dirigersi verso i lamenti che sentiva.
- John, dove sei? – era Dom che parlava alla radio.
- Recupero un’altra ragazzina e scendo, te ne ho mandate altre due per le scale. Recuperale tu. –
- Okay, stai attento, qui ci sono moltissime crepe e sembra che tutto possa crollare da un momento all’altro. –
- Capitano, quante persone mancano da soccorrere? – chiese John via radio.
- Quattro, ma qui non troviamo nessuno. –
- Non si preoccupi, qui ne ho fatte scendere già tre e mi sto avviando a prendere l’ultima. –
Giusto il tempo di finire la frase che una trave gli cadde addosso e sfondò il pavimento. John e la trave caddero per due piani prima di fermarsi, con John svenuto.
Passarono 5 minuti prima che si riprendesse.
Aprendo gli occhi si trovò Dom davanti che provava ad alzare la trave dal suo corpo, così provò a dargli una mano ad alzarla, ma era troppo pesante e, scottava.
- Vai al piano di sopra, c’è una ragazzina, prendila e salvala. – disse J.K. con voce rauca.
- No, John, non ti lascio qui. – disse disperato Dom mentre chiamava per radio il capitano. Ci furono altri scossoni all’edificio e John disse a Dom – Corri! Vai a prendere quella bambina e correte tutti fuori da qui. Che sta per crollare tutto. – mentre diceva questo John notò tra il sudore e il viso sporco di fuliggine dell’amico lacrime che gli colavano sulle guance.
- Dom. Ti voglio bene. Sei sempre stato un grande compagno, da quando ci siamo conosciuti ad ora. Ma ora devi lasciarmi andare e devi correre a fare il tuo dovere. – finì John. E dopo questo si diedero la loro stretta di mano segreta.
- Ti voglio bene anche io amico mio. – dopo questa frase Dom, corse al piano di sopra.
- Capitano, John è in… - si avviava a dire via radio Dom, ma John lo fermò.
- Sto bene Capitano, recuperiamo la ragazzina e corriamo giù, qui sta per crollare tutto. – intervenne John in radio.
 
***
 
- Pronto Sabrina, mi senti? –  John chiamò al telefono sua moglie.
-Si, John, che succede. – rispose con voce preoccupata.
-Nulla, tranquilla, volevo solo dirti che ti amo. – dal telefono di Sabrina si sentì un forte rumore e poi nulla più. Disperata provò a chiamare il marito più e più volte, ma nessuna risposta.
***
- Dov’è John? – chiese Alex.
Fu in quel momento che Dom scoppiò a piangere.
Tutto il gruppo capì cosa era successo e si abbracciarono. Difronte a quella scena tutto si fermò. Ogni pompiere, ogni passante, ogni persona si fermò a guardare il gruppo unito in un abbraccio collettivo. Un gruppo che non sarebbe mai più stato lo stesso.
 
Tornarono in caserma senza dire una parola, si cambiarono, indossando tutti abiti classici e il capitano con Dom entrarono in quell’auto di colore rosso, quell’auto che il capitano non avrebbe mai voluto prendere, ma che aveva già preso troppe volte, secondo lui. Il resto della squadra prese l’autopompa e tutti insieme si recarono verso casa di John. Ma prima, seguiti da altri compagni fecero un giro della città, tutti con le sirene accese, in onore del compagno caduto da eroe.
Quelle sirene sembravano voler dire che New York City oggi aveva perso un grande uomo.
Il giro terminò fuori casa di John, appena Sabrina vide arrivare l’auto rossa si precipitò fuori.
Neanche il tempo di arrivare da Dom e Alex che scoppiò a piangere.
- Non ho fatto neanche in tempo a dirgli che lo amavo. – disse Sabrina singhiozzando.  
Dom, Alex e tutto il resto della squadra l’abbracciarono.
- Oggi John è stato un vero eroe – disse Alex
- Io volevo aiutarlo… - Dom non riuscì a finire la frase che iniziò a piangere anche lui.
***
 
   
 
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