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Autore: lullublu    03/02/2016    0 recensioni
Storia della vita di Gintoki da bambino fino alla sua conoscenza di Shinpachi e Kagura
Spoiler per chi non è in pari con l'anime
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Gintoki Sakata
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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gin centric Gintoki non ricordava quasi nulla della sua prima infanzia prima di incontrare Shoyo sensei. Sapeva di non aver mai conosciuto i suoi genitori, ma non era una cosa che lo turbava. Aveva brevi ricordi di quel periodo, come la prima volta che aveva impugnato una katana. Ricorda bene quanto stesse tremando, la paura che l'aveva invaso. Non aveva esitato a raccogliere l'arma da un cadavere. Per un attimo i suoi sensi si erano acuiti e con un solo colpo preciso aveva ucciso il nemico. Il sangue che gli era schizzato addosso era caldo, ma ora non c'era più paura. Solo una sensazione di forza. Da quel giorno aveva pensato soltanto a sopravvivere, ed è forse in quel periodo che dentro di lui era nato il demone bianco.
Poi la sua vita era mutata, aveva cominciato ad essere tale, quando Shoyo l'aveva trovato.

Era la prima persona al mondo che al ragazzino dai capelli bianchi ispirasse fiducia e sicurezza.  Salì sulle sue spalle e provò un calore che mai aveva sentito. Anche se non ne aveva mai sentito parlare, Gintoki sapeva di aver trovato la sua famiglia. Al dojo si trovava bene, anche se faceva fatica a socializzare con gli altri bambini. Forse per il suo carattere testardo e difficile che non gli consentiva di uniformarsi agli altri. Ma anche non avendo un solo amico, era felice comunque: c'era il sensei e ciò gli bastava. Ebbe difficoltà ad imparare a leggere e scrivere, non perchè fosse poco intelliggente, ma era svogliato.

Quando invece si trattava di allenarsi con la spada, nessuno poteva batterlo.

Fu solo mesi dopo che incontrò Takasugi, il suo primo amico e rivale. Shinsuke apparteneva ad una famiglia agiata, ma i preconcetti di questa, stavano stretti al ragazzino. La prima volta che Shinsuke lo sfidò, tutti risero di lui, ed infatti Gintoki lo battè facilmente. Ma a differenza degli altri, non sembrava che la sconfitta gli avesse fatto male. Continuò a sfidare l'albino, fino a che un giorno non riuscì a sconfiggerlo. E fu quando Takasugi rise per la prima volta insieme a lui, che divenne suo amico. Anche con Katsura strinse amicizia, e presto i tre divennero inseparabili. Ed anche se ufficialmente appartenevano ad un altro dojo, anche loro due si considerarono allievi di Shoyo.
 Non passò molto tempo prima che il governo cominciasse a diventare ostile verso Yoshida Shoyo ed il suo dojo.
Erano tempi difficili, in cui ogni tentativo di ribellione doveva essere sedato. L'ideale di libertà del maestro, era proprio quello che secondo il bakufu bisognava evitare d'insegnare. Per quanto Shoyo cercasse di non coinvolgere i suoi allievi nei propri problemi, loro ne vennero comunque a conoscenza e cercarono di difenderlo. Per Gintoki era inconcepibile l'idea che il dojo, la sua casa, potesse chiudere. Ancora non avvertiva che il problema potesse essere ben più grave.

Arrivò il momento per Gintoki, Takasugi e Katsura di farsi valere nella loro battaglia contro gli amanto.
Per la loro forza si distinsero ben presto dagli altri guerriei.
Al loro gruppo si aggiunse poi un altro elemento: Sakamoto Tatsuma. Lui non era esattamente un guerriero, la sua arma era il commercio. Fu lui a pagare i fondi della guerra alla loro fazione. In qualche modo riusciva sempre a spuntarla in modo vantaggioso. Fu in quella guerra che Gintoki venne conosciuto come il 'demone bianco'. La sua capigliatura ed i vestiti bianchi splendevano sul campo di battaglia, sporcandosi sempre più del sangue del nemico.
Si sentiva di nuovo come quando era bambino, solo che lottare fianco a fianco con i suoi amici, avere qualcuno da proteggere, lo faceva sentire più umano.
Lo faceva sentire un samurai.
Nonostante la battaglia, Gintoki poteva dire di star bene.
Fino a che il maestro Shoyo non venne arrestato.
Lo guardò andare via, le mani legate dietro la schiena ed una lancia puntata al collo, non potè lottare.
Vide il mignolo del maestro alzato in segno di promessa ed alzò anche il suo perchè sapeva cosa volesse.
Lo alzò lo stesso, sebbene Shoyo non potesse vederlo, ed in ogni caso avrebbe mantenuto quella promessa, avrebbe protetto il mondo che il maestro lasciava.
Anche se questo significava inrangere la promessa fatta a Takasugi di proteggere il maestro.

Fu proprio Takasugi in quel caso a convincerlo a ribellarsi contro il tendoshu.
Nel vedere il suo sguardo arrendevole, montò in collera. Gli diede un pugno, Gintoki reagì e la situazione sfociò in una rissa. Tuttavia nessuno cercò di fermarli. Lo fecero da soli, stanchi, distrutti moralmente dalla situazione, iniziarono a piangere. I pugni divennero deboli e Gintoki si avvicinò all'altro, appoggiò la fronte alla sua spalla e lo strinse in un abbraccio. Gli disse che era stato uno stupido, che ovviamente, avrebbero salvato Shoyo. Katsura non era d'accordo. Giudicava che mettersi contro il tendoshu fosse un'azione suicida, ma se i suoi compagni volevano farlo ad ogni costo, non li avrebbe di certo lasciati da soli.
Risultò che Zura aveva ragione.
A Gintoki toccò la scelta più dura: decidere se giustiziare il proprio maestro o i propri compagni. Mai la spada era sembrata così pesante al demone bianco. La voce di Takasugi che gridava il suo nome, lo implorava di fermarsi, era come una pugnalata all'anima. Nemmeno si accorse di aver cominciato a piangere. Vide con estrema chiarezza, i capelli biondi del maestro, scomporsi al movimento della sua spada. Solo pochi attimi, ma nei suoi sogni continuò a riviverli per molto tempo. Vide la lancia diretta contro Takasugi, e realizzò solo superficialmente che l'aveva centrato nell'occhio, come sentì senza ascoltare davvero, le parole dello Yatagarasu che gli diceva di non sprecare la vita che il maestro aveva lasciato loro. Avevano perso la loro battaglia.Non avrebbbe avuto più senso continuare a combattere. Forse gli amanto avevano ragione: l'epoca dei samurai era finita. Le loro spade non potevano proteggere più nulla. Erano solo degli sciocchi che urlavano al cielo, ormai.

Le strade di Gintoki e dei suoi compagni si divisero.
Sakamoto riuscì a realizzare il suo sogno di andare nello spazio ed affermarsi come mercante. Katsura ricostruì il gruppo joui con altri guerrieri che ancora avevano intenzione di rovesciare il governo, diventando così un terrorista. Takasugi, sebbene fosse il più segnato dall'evento, chiese a Gintoki di rimanere insieme. Con lui sarebbe riuscito a trovare una nuova strada, sarebbe riuscito a non perdersi tra i vari strati della sua mente che già cominciavano a vacillare.
Sentiva già a quel tempo, una bestia affamata dentro di sè, ed aveva paura che se anche Gintoki l'avesse abbandonato, non sarebbe più riuscito a controllarla.
Al rifiuto dell'amico sentendosi anche ferito per quel 'no' così secco che quasi negava tutti gli anni passati insieme, Shinsuke sparì dalla circolazione. In realtà il motivo per cui Gintoki aveva rifiutato, era perchè non voleva più la respondabilità di qualcuno che si affidasse a lui. Non si sentiva più in grado di sostenere quel peso sulle sue spalle. Preferì restare da solo.  Non voleva nemmeno prendersi un'altra spada, sentiva di non avere più il diritto di impugnarne una.

Ma a dispetto di quel che pensava, aveva ancora molto da fare.
Era stato stupido da parte sua dimenticarsi della capacità che aveva di attrarre le persone a sè. Se ne accorse il giorno in cui conobbe Otose. Era stanco e affamato, se ne stava seduto con la schiena appoggiata ad una lapide. Chiuse gli occhi, cercando di dormire, cercando di ignorare i brontolii del suo stomaco, perchè tanto non c'era nulla da mettere sotto i denti. In quei giorni gli riusciva sempre più difficile riuscire a trovare qualcosa da mangiare.
Quasi pensava che fosse giunta la sua ora, che non gli sarebbe dispiaciuto chiudere gli occhi e non riaprirli mai più.
Si stava assopendo, quando sentì l'odore di dango. Aprì gli occhi e vide la vecchia che aveva portato un'offerta. A quanto pareva la lapide dove era seduto era del marito della signora. Pensò di rimanere zitto e non farsi vedere, così quando la vecchia avesse deciso di andarsene, avrebbe mangiato l'offerta.
Ma la sua stupida parlantina lo tradì. "Posso assaggiarli, vecchia?" le chiese. Otose sospirò "dovresti chiederlo a mio marito" disse. Gintoki sorrise "i morti non parlano" rispose, e si decise a prendere i dango. La vecchia lo guardò senza dire nulla, come se fosse abituata a dar da mangiare ai randagi. Era buono, forse perchè erano giorni che non consumava un pasto decente.
Non seppe nemmeno lui perchè, si rivolse alla tomba. "Ehi, grazie" disse all'uomo che non aveva mai visto in vita sua "non preoccuparti, la proteggerò io al posto tuo".
Otose lo guardò, forse divertita dalla sua affermazione, e forse perchè era troppo abituata a dare fiducia al prossimo, decise di aiutarlo. Gintoki rise, per la prima volta dopo anni, per la sciocchezza che aveva detto. Credeva di aver imparato la lezione, di aver capito di dover stare lontano dal peso di altre persone. Una voce dentro di lui gli ricordò che non era in grado di proteggere qualcuno. Rise fino a che lo stomaco non gli fece male. Rise fino a piangere e pianse fino a ridere.
Pensò che forse aveva bisogno di nuovo di una spada. E così, ora che aveva di nuovo un posto dove stare, pensò che dovesse mettersi a far qualcosa per tirare aveanti.
Fu così che decise di creare lo Yorozuya. Non guadagnava quasi niente ed i pochi soldi che riusciva a racimolare li sprecava tutti al pachinko, per comprare jump o per dei frappè extracalorici. Forse l'unica spesa buona dell'inizio della sua nuova vita fu la bouto comprata per corrispondenza.
Dopotutto non poteva smettere di essere un samurai.

Tuttavia mancava ancora qualcosa. Era come se senza il peso di qualcuno si sentisse incompleto. Fu la sua natura a premettergli di incontrare Shinpachi.
Gli bastò sentire la sua storia per aver voglia di aiutarlo. E dopo la loro stramba avventura, il ragazzo decise di rimanergli vicino.
Aveva il suo primo sottoposto. Anche con Kagura fu un incontro casuale seguito da un'avventura stramba.
Si lamentò ovviamente di dover badare a due ragazzini, ma dentro di sè, finalmente Gintoki si sentiva di nuovo bene.
Era dolce quel peso. Nessuno lo costringeva a portarlo, ma sapeva che l'avrebbe fatto lo stesso.
Fu allora che prese coscienza della sua decisione.
Ora, finalmente il suo mondo aveva ritrovato coerenza.
Lui avrebbe protetto il mondo che Shoyo gli aveva lasciato.

  
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