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Autore: Giulz95    03/02/2016    0 recensioni
"-Grazie.- Accennò al cadavere dietro di lei. –Se non fosse…-
-Sei sola?- La interruppe. La ragazza lasciò un sospiro abbassando le spalle. Mentire non sarebbe servito a nulla.
-Sì.-
L’uomo la guardò per un secondo facendo scorrere i suoi occhi sulla sua figura. Devo avere un aspetto terribile. Fanculo, non che lui sia meglio. Non che nessun altro sia meglio. L’apocalisse arriva con una ventata di carne marcia e malnutrizione, condita con la scarsa igiene personale e la spossatezza. Cristo, devo fare davvero schifo. Slegò velocemente un paio di scoiattoli dalla corda e li lanciò ai piedi della ragazza, che alzò lo sguardo verso di lui. L’uomo alzò le spalle voltandosi verso il bosco, cercando con gli occhi una traccia della preda ben più grande. Della mia preda.
-Il cervo è mio.- E si incamminò sparendo tra la boscaglia."

PS: Per meglio comprendere gli avvenimenti precedenti alla storia vi consiglio di leggere la fanfiction su Wattpad "Novocaine". Il link è alla fine del primo capitolo, ed è un AU sui pentatonix durante l'apocalisse Zombie. Io ho solo aggiunto un personaggio e rivisitato alcune cose. Diciamo che l'ho usata come spunto, ecco.
Buona Lettura!
Genere: Angst, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Glenn, Lori Grimes, Nuovo personaggio, Sophia Peletier, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Devil's backbone'
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  Suo nonno era stato un cacciatore. Non l’aveva mai voluta portare con sé per una questione di sicurezza. Troppe pallottole volanti, non vorrai venir scambiata per una piccola Bambi con quegli occhioni. Sentiva ancora la voce dell’uomo dai baffi folti e il forte accento meridionale. Magari lì è meglio. Magari tutto questo schifo non è uscito dal continente americano. Magari sono vivi.
Scosse la testa concentrandosi sulla preda di fronte a lei.
Suo nonno era stato un cacciatore. Non l’aveva mai voluta portare con sé, ma questo non gli aveva impedito di portarla nei boschi e insegnarle a seguire le tracce, ad orientarsi. Non aveva impedito a sua madre di pagarle le lezioni di tiro con l’arco quando aveva tredici anni. Si era stufata in fretta, ma con una rispolverata veloce e un set di arco e frecce trovato in una macchina abbandonata sul ciglio della strada si riteneva un’aspirante Legolas femminile.
La freccia scoccò conficcandosi nella carne del cervo, che iniziò a correre all’impazzata verso la vegetazione. Ancora per poco. Sarebbe andato poco lontano con un polmone collassato.
Seguì le tracce di sangue per qualche miglio prima di imbattersi di nuovo nell’animale, ma qualcosa la preoccupò. La sua freccia era ancora conficcata appena dietro la spalla  e a farle compagnia un’altra freccia spuntava dalla coscia sinistra. Una freccia che non era sua. No, col cazzo. Sono ore che sto dietro a questo miracolo con gli zoccoli. È mio. Scoccò di nuovo, facendo correre l’animale verso la vegetazione e seguendolo, proprio come prima. Ma stavolta rimase attenta e leggermente sulla difensiva. Chiunque volesse il suo cervo era armato come lei, forse di più. E forse non aveva tanta voglia di cederle la bestia. E comunque gli avvenimenti delle ultime settimane le avevano insegnato a non fidarsi delle persone.
 
“Rimani qua, va bene?” le disse, lo sguardo più serio che mai.
“Hanno ucciso Alex!”
“Rimani qua!”
Quando gli sparì finirono era già lontana.
 
Uno scricchiolio dietro di lei la fece tornare alla realtà. Si voltò di scatto, tendendo le orecchie per un lamento, un ruggito. Qualcosa. Quando lo sentì era già a pochi metri da lei. Il bastardo era dietro un albero. Fece un passo indietro, osservando gli altri due cadaveri farsi avanti dietro il primo. Lasciò l’arco a terra e sguainò il coltello dalla fibbia legata al suo fianco prima di calciare il primo putrefatto facendolo perdere l’equilibrio per un attimo prima di afferrarlo e bloccarlo contro l’albero. La lama toccò la corteccia dietro il cranio del cadavere che fermò la mascella con un ultimo ruggito. Si voltò velocemente per trovarsi faccia a faccia con il secondo stronzo che già aveva abbassato la testa puntando alla sua spalla scoperta. Dopo qualche secondo di lotta la ragazza riuscì ad avere la meglio, il corpo ai suoi piedi. Si aspettava di dover fare i conti con un terzo putrefatto, ma era scomparso. Probabilmente dietro al mio cervo. Rinfoderò il coltello e si abbassò a raccogliere l’arco. Non ebbe nemmeno il tempo di rialzarsi quando sentì la mano sulla sua spalla stringerla tirarla a sé. Cadde a terra e si allontanò di qualche metro, cercando di incoccare una freccia prima di venir mangiata dallo schifo che ora si stava chinando su di lei. Troppo vicino troppo vicino troppo… thuck.
Il putrefatto le cadde addosso con un tonfo e un dardo dalle piume verdi e bianche nel cranio. Da tempia a tempia. Bel tiro. Spostò il cadavere da sopra di lei e afferrò velocemente l’arco e la freccia ancora incoccata, che le era scivolato di mano rialzandosi e puntandolo davanti a sé trattenendo il respiro. Una balestra. Eccolo qui lo stronzo che vuole il mio cervo. Alzò lo sguardo dall’arma puntata verso di lei per guardare il cacciatore. Sembrava quasi non respirasse, immobile, gli occhi puntati verso di lei sotto la fronte aggrottata. Non aveva altre armi con sé, se non un grosso coltello appeso alla cintura dei pantaloni consunti e sporchi, sui quali colava del sangue dalla fila di scoiattoli penzolati da una corda sulla sua spalla.
Strinse l’arco nella mano, la freccia ancora tesa verso di lui.
-È mio.- La voce bassa e graffiante aveva un accento estremamente marcato, decisamente del sud. Bifolco. Magnifico.
-Se parli del cervo che seguo da ore, te lo puoi scordare. La prima freccia è mia.- Aveva parlato lentamente e con chiarezza. –E comunque a quest’ora potrebbe non essere né mio né tuo, ma di qualche stronzo morto.-
-Sono giorni che gli sto dietro.-
-E dovrei fidarmi del buon cacciatore che mi punta un dardo in faccia?-
-Pfft.- Rispose sarcasticamente accennando all’arco in acciaio.
Ok, mi ha salvato la vita. Se avesse voluto farmi fuori non l’avrebbe fatto no? Dopo qualche secondo abbassò l’arco al suo fianco, e l’uomo di fronte a lei fece lo stesso con la sua balestra.
-Grazie.- Accennò al cadavere dietro di lei. –Se non fosse…-
-Sei sola?- La interruppe. La ragazza lasciò un sospiro abbassando le spalle. Mentire non sarebbe servito a nulla.
-Sì.-
L’uomo la guardò per un secondo facendo scorrere i suoi occhi sulla sua figura. Devo avere un aspetto terribile. Fanculo, non che lui sia meglio. Non che nessun altro sia meglio. L’apocalisse arriva con una ventata di carne marcia e malnutrizione, condita con la scarsa igiene personale e la spossatezza. Cristo, devo fare davvero schifo. Slegò velocemente un paio di scoiattoli dalla corda e li lanciò ai piedi della ragazza, che alzò lo sguardo verso di lui. L’uomo alzò le spalle voltandosi verso il bosco, cercando con gli occhi una traccia della preda ben più grande. Della mia preda.
-Il cervo è mio.- E si incamminò sparendo tra la boscaglia. La ragazza rimase impietrita per qualche secondo, fissando il punto dove era scomparso. Scosse la testa abbassandosi a prendere le due carcasse, esaminandole velocemente. Una parte di lei voleva corrergli dietro, e reclamare la sua preda dopo avergli infilato quei due scarti giù per la gola, ma il suo stomaco la fermò dal fare cazzate, prevalendo sul suo orgoglio. Si girò verso sud, dalla parte opposta e quella presa dall’uomo, e camminò per qualche decina di minuti.
 
“Sei sola?”
“Sì.”
 
Sola. Da quanto ormai, due settimane? Per strada ogni giorno, dormendo sugli alberi e cacciandosi il cibo come un animale. Scopo? Non morire. D’altronde i suoi sogni di gloria erano rimasti su quel dannato bus fermo sulla statale I85, assieme ai cadaveri di Jen ed Esther.
Esther.
 
“Allora?”
“Niente, sono tutti fermi fino all’entrata di Atlanta. Stanno distribuendo dell’acqua, sarà una cosa lunga.” Posò le bottigliette sul tavolo di fronte a lei ed Avi e sbuffò. “Ci toccherà eliminare la data. Chiamo la casa discografica.” Scese di nuovo dagli scalini e sulla strada. Minuti, ore, caldo, sudore. Avi scese dal bus per cercare sua sorella. Il suo grido. L’inizio della fine
“ESTHER!!”
 
Grida. La ragazza si voltò di scatto correndo verso la fonte delle urla. Cosa fai? Torna indietro! Bambini. Erano grida di bambini. Un piede dopo l’altro, l’arco già pronto di fronte a sé quando si fermò tra i cespugli attorno ad una piccola radura tra gli alberi. Di fronte a lei, cinque uomini erano impegnati in un pestaggio ai danni di quello che dall’odore poteva essere solo un putrefatto. La testa. Devono mirare alla testa. Ma che cazzo…? Fece un passo avanti per liberarsi la visuale uscendo allo scoperto e scoccò la freccia, che si conficcò dritta nella tempia del cadavere. La situazione si congelò, i quattro uomini ora voltati verso di lei ad armi alte. Bastoni e utensili agricoli più che altro. Ma cos’è, uno scherzo? Lasciò cadere a terra l’arco e portò lo sguardo in basso, accanto al putrefatto steso a terra. Il bastardo schifoso doveva essere impegnato nel pranzo della domenica. Portata principale? Cervo di montagna. Lasciò andare un respiro di sconfitta.
 
“E comunque a quest’ora potrebbe non essere né mio né tuo, ma di qualche stronzo morto.”
 
Me la sono tirata.
Uno scricchiolio alla sua sinistra, dietro gli arbusti fece voltare tutti di scatto. Il panico ricopriva i volti degli uomini che ora miravano sia alla ragazza sia alla vegetazione. Quando sentì la voce emergere prima di lui dalla boscaglia, la ragazza chiuse gli occhi sospirando.
 
-Figlio di puttana…- Il cacciatore uscì dai cespugli inveendo contro il cadavere ormai a terra, senza accorgersi dell’arciere alla sua sinistra. Gli uomini abbassarono le armi, tenendola comunque d’occhio. Pensano che mi abbia riportata indietro? O forse sono solo molto stupidi. –Quello era il mio cervo.- Il suo cervo? –Guardatelo… Tutto smangiucchiato da questo inutile, lurido, bastardo, figlio di nessuno.- Continuò calciando il putrefatto a terra ad ogni parola, congelandosi per un attimo alla freccia nella sua testa. Alzò lo sguardo verso i suoi compagni, scrutandoli uno ad uno prima di voltarsi verso la ragazza. –Tu…-
-Te l’avevo detto.-
Il cacciatore la guardò per un secondo prima di ruggire.
-Che cazzo ci fai qua?-
-Calmati ragazzo.- Parlò l’uomo più anziano. –Ci ha solo dato una mano ad abbatterlo.-
Il cacciatore si avvicinò con passi ampi verso di lui.
-Che ne sai tu vecchietto? Perché non prendi il tuo stupido cappello e non torni sul lago dorato?!- Si voltò puntando il dito contro alla ragazza.
-Ho seguito questo cervo per miglia e questa stronza si è messa in mezzo incasinandomi tutte le tracce.- Distolse lo sguardo recuperando le frecce dalla carcassa del cervo. –Volevo riportarlo al campo e cucinare un po’ di selvaggina. Che ne dite se tagliamo la parte che ha morso?- Chiese guardando gli uomini. Aveva rimandato gli insulti a più tardi? Stronzo presuntuoso. E idiota anche.
-Io non rischierei fossi in voi.- La ragazza parlò con voce pacata, attirando gli sguardi degli altri.
-Cos’è, mi prendi per il culo?- Parlò ancora rivolto verso di lei, un sorriso di sfida diretto alla ragazza. –Cosa sei, una specie di iena mangia scarti?-
-Mangialo se vuoi. Finirai come lo stronzo che ha pranzato con la mia preda.-
-La tua preda…?-
-Whoa, whoa.- L’unico uomo armato con un fucile iniziò a parlare. Indossava un cappellino della polizia di qualche contea sperduta nella Georgia. –Daryl, chi è questa?-
-Una stronza con un arco, ecco chi è. Ho perso il cervo per salvare il suo inutile culo da uno di questi bastardi mentre giocava a cappuccetto rosso, tutta sola in mezzo ai boschi.- Si allontanò da lei di poco, continuando a guardarla. –Beh, adesso il cervo non è di nessuno per colpa sua. Ho degli scoiattoli, circa una dozzina. Forse bastano.- Si voltò di nuovo verso gli uomini prima di guardare di nuovo cadavere a terra ed estrarre la freccia dal cranio pulendola sui suoi pantaloni e porgendola alla ragazza che rimase spiazzata per un secondo prima di prenderla.
-Deve essere il cervello. Siete gli unici a non averlo capito?- Si allontanò, lasciando dietro di lui il silenzio.
La ragazza raccolse il suo arco tornando verso i cespugli ma l’uomo con il cappello della polizia la fermò.
-Aspetta!- Si voltò a guardarlo. Aveva un bell’aspetto, pelle abbronzata, moro… Il fucile a pompa restava appoggiato alla sua spalla con nonchalance. Avrà anche un bell’aspetto, ma è un coglione. –Grazie per l’aiuto.-
-I pestaggi da bar funzionano con i vivi. Dovete mirare al cervello.-
-Sì, beh, lo avete reso chiaro, tu e Daryl.- Daryl. Che razza di nome è Daryl?
-Ha detto che eri sola… Sembri essere in pessimo stato.- Ora era l’anziano con il cappello da pescatore a parlare. –Perché non ti fermi con noi?-
-Dale…- L’uomo con il cappello si voltò verso di lui.
-Avanti, Shane. Ci ha dato una mano, è il minimo che possiamo fare!-
-Non… Non ce n’è bisogno, davvero, io…-
-Dobbiamo parlare con Daryl di suo fratello.- Uno degli uomini, maglietta bianca e jeans, si voltò verso Shane, che annuì guardandolo prima di voltarsi verso la ragazza e camminare verso quello che doveva essere un accampamento. Dale le sorrise e l’ultimo uomo, dai tratti ispanici, fece lo stesso.
-Beh, almeno per ora penso tu possa essere dei nostri. Mi chiamo Morales.-
Dei nostri.
Non sarebbe più stata da sola. Ma poteva farlo? Dopo tutto questo tempo… Ne era capace?
Per ora. Non montarti la testa.
-Julia.-

 

"Novocaine" on Wattpad, scritta da NinjaPastryWrites: https://www.wattpad.com/story/23644331-novocaine-pentatonix-zombie-survival

 
  
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