Ciao, sono io.
Mi chiedevo se dopo tutto questo tempo ti saresti ancora ricordato di me.
È così? Oppure sono divenuto solo un altro volto confuso nella fotografia dei tuoi ricordi?
Ciao, come stai?
Sono parole stupide, da rivolgerti ora, le mie, come se tutti questi anni non fossero trascorsi, e ci fossimo visti solo ieri, come gli amici che saremmo dovuti restare.
Mi sei mancato.
Ed io? Io ti sono mancato?
Scuoti la testa, ma capisco cosa nasconde il tuo cuore.
Dici che non mi ami più.
Ti inganni.
Mi ami ancora, ma meno.
Raccontano che il tempo guarisce ogni ferita.
Ma le cicatrici rimangono, sempre, per ricordarti quanto è facile soffrire.
Le vedo nei tuoi occhi, adesso, e percepisco i loro solchi indelebili sulla tua pelle.
Vorrei colmare quelle voragini di dolore con l’amore che provo per te, ma non sono riuscito a farlo nemmeno con la mia presenza.
Avrei dovuto chiamarti.
L’ho fatto. Migliaia di volte.
Hai sempre messo giù.
Sarei dovuto venire a trovarti, per dirti che mi dispiace per non esserci stato, per averti lasciato solo.
Ora sono qui.
Ma tu fai finta che non ci sia.
E sento una distanza incolmabile tra noi, come se quelle sbarre lunghe e fredde che ci separano fossero un muro invalicabile.
Me ne vado, allora.
Ciao, dunque.
Ciao, dall’altro lato.