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Autore: kitsune999    05/02/2016    1 recensioni
"Milioni di variabili possibili. Incalcolabili, imprevedibili, inevitabili.
Eppure, continuavano inesorabilmente a ripetere i medesimi errori, intrappolati in un limbo senza fine.
E chissà quante volte si erano già scelti, nella miriade di vite vissute e dimenticate.
Forse era per quello che gli sembrava di conoscersi da sempre."

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[Nine ✘ Queen]
Piccola raccolta di one-shot incentrate su Nine e Queen.
Genere: Angst, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nine, Queen
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Riesumata per puro caso dai meandri del mio hard-disk durante un repulisti di inizio anno, eccovi una breve one-shot molto angst, scritta non meno di otto mesi fa e di cui avevo totalmente rimosso l’esistenza XD Non contenta della sua pesantezza, ho rincarato la dose provvedendo ad illustrarla con questa fanart.
L’ambientazione dell'intera raccolta si colloca durante i vari ed ipotetici seicento milioni e rotti di cicli, e si tratta più che altro di un coacervo di miei headcanon personali scollegati ma riconducibili alla trama principale.
Verranno anche fanfic più allegre ma tant’è, per il momento vi beccate questa. Il titolo è tratto dallo struggente brano dei Bump Of Chicken, facente parte della meravigliosa colonna sonora del gioco stesso e il cui ascolto ripetuto mi ha portato a pensare di tagliarmi le vene alla stesura di quanto segue.

 


「終わりまであなたといたい」
Voglio stare con te fino alla fine.



Doveva esserci qualcosa che non andava, perché tutte le volte che respirava avvertiva un forte dolore al costato. 
Provò a tirare un sospiro e immediatamente l'odore acre del sangue che permeava l'aria, misto a quello bruciante della polvere e del fumo, gli penetrò nelle narici, togliendogli il fiato. Diede un colpo di tosse, sentendo subito dopo un sapore metallico in bocca, e sputò a terra un grumo rossastro.

No, decisamente. Stava tutto fuorché bene. Le gambe non lo reggevano più ed era stato costretto a sedersi; se ne stava lì, immobile, aggrappato alla fedele lancia compagna di tante battaglie ma ridottasi a mero sostegno, con la schiena curva e la testa pesante. Molto pesante, almeno quanto le palpebre. 
Non era come al solito. Era abituato ad incassare i colpi, conosceva bene il dolore fisico che si provava, ma stavolta era diverso. Rimpianse per un attimo di non essersi mai applicato nello studio degli incantesimi curativi, ma poi arguì che avrebbe potuto fare ben poco in ogni caso. Ormai era tardi.

Chissà come se la passavano i suoi compagni. Il ricordo di alcuni di loro si faceva sempre più confuso e iniziava a svanire dalla sua mente. Capì che dovevano essere arrivati al capolinea. 
Queen...Queen. Lei se la ricordava ancora, quindi era viva. Desiderava rivederla come non mai.

Non aveva paura di morire. Aveva sempre pensato che, giunta la propria ora, la cosa migliore da fare fosse rassegnarsi e accettare il proprio destino; nonostante ciò il trovarsi lì da solo, separato dai propri amici, lontano da lei, lo intristì. 

"Vabbè, è andata così. Dopo tutta 'sta fatica me lo posso anche concedere, un pisolino."
Fu il suo ultimo pensiero razionale, prima di chiudere gli occhi e lasciar scivolare via la coscienza.


 

"Nine...Nine!" 

Sembrava proprio la voce di Queen. Che strano, possibile...? A stento aprì un occhio, per sincerarsi di non stare sognando o di non essere morto.


Le labbra gli si incresparono in un mezzo sorriso quando riuscì a distinguere, malgrado la vista annebbiata, il volto familiare della presidentessa di classe, che lo guardava con occhi pieni di lacrime attraverso le lenti incrinate. Il suo bel viso era imbrattato dal sangue che le sgorgava dalla tempia e da alcuni tagli sugli zigomi. I suoi lunghi capelli neri, che lui aveva sempre segretamente ammirato per la loro setosità, le si incollavano alla fronte madida dividendosi in tante piccole ciocche scarmigliate.

Non gliel’avrebbe rivelato nemmeno adesso che era in punto di morte, ma Nine la trovava comunque bellissima.

Le gambe le cedettero e Queen cadde in ginocchio di fronte a lui, soffocando un gemito e cingendosi la vita con un braccio. La macchia rossa in prossimità della zona che stava cercando di tamponare iniziò ad allargarsi, tingendo la giacca della sua divisa di un intenso color cremisi.

Protese la mano libera verso di lui, che fece altrettanto. Le loro dita si intrecciarono e Queen gli si accoccolò vicino, appoggiando il capo sul suo petto, esausta. Percepì il debole battito del suo cuore e cercò di concentrarsi su quello per ignorare il dolore che lo squarcio al fianco le procurava.

Rimasero così per un tempo indefinito, mentre in lontananza si udivano gli echi di un conflitto ancora in corso. Grida e boati fendevano l’aria torbida carica di polveri e detriti, ma sembravano abbastanza distanti. Forse, per il poco che restava loro da vivere, potevano stare tranquilli.

“Sei ferita?”

“Sì…e anche tu.” Il sangue non smetteva di fluire copiosamente ed era sicura che sarebbe passata all’altro mondo nel giro di qualche minuto, eppure si sentì sollevata. Era felice di essere riuscita a trovarlo in quel marasma infernale.

“Io sto bene.”

Queen fece una smorfia. Si rammaricò di non avere nemmeno la forza di alzare la testa per redarguirlo con una delle proverbiali occhiatacce che gli riservava quando diceva idiozie.

“Nine…”

L’interpellato rispose con un mugugno interrogativo, le membra che iniziavano ad intorpidirsi.

“Noi…stiamo per morire?”

“…Credo di sì.”

A quella risposta, che per altro si aspettava, Queen gli si fece più vicina. Nine allora la strinse a sé con il braccio con cui continuava ad impugnare la lancia e si accorse che tremava come una foglia contro il suo petto martoriato. Avrebbe voluto accarezzarle i capelli e dirle che sarebbe andato tutto bene, ma non era mai stato bravo a mentire.

“Ho paura.” Mormorò lei, chiudendo gli occhi e lasciando che le ultime lacrime le rotolassero sulle guance. “Mi prometti che starai qui accanto a me?”

La supplica di Queen fu l’ultima cosa che gli giunse distintamente alle orecchie, perché quasi non udì la propria replica. I timpani, che fino a poco prima ronzavano e rimbombavano, ora percepivano soltanto un silenzio pacifico e innaturale. Era tempo di accomiatarsi.

Le palpebre gli si chiusero lentamente e un debole sorriso gli aleggiò sulle labbra.

 

“Non andrò da nessuna parte senza di te.”



~終わり
The End.


  
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