Fanfic su attori > Jamie Dornan
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Autore: gigicriss    07/02/2016    3 recensioni
«Conosci l’Inghilterra?» mi chiede, guardandosi attorno.
«No, in realtà no.»
«Beh, vieni. La visiteremo assieme» mi prende la mano e la stringe forte.
[…]
«Sai, io sono un tipo particolare. I baci, ad esempio. Io sono lento nei baci» dice, avvicinandosi sempre di più a me. «Mi piace godere del momento, non correre. Posare le mani sui fianchi della donna che amo, osservarle la bocca per una manciata di secondi e poi assaporarla lentamente.»
Le mie guance si colorano di rosso.
«Vuoi che te ne dia prova?» continua.
[…]
Jamie è davvero la persona che Adele si aspetta? Sesso, complicità e una scommessa.
Tutto questo è All That I’m Asking For.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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8 - You?
 
 «Sai cosa dice sempre Cora?» sussurra Beth, rigirandosi tra le mani quel telecomando che non ha proprio intenzione di mollare.
Se potesse parlare, probabilmente le chiederebbe pietà.
«Cora dice sempre tante cose, tesoro. Sii più chiara» le rispondo, sedendomi affianco a lei.
Oggi è felice perché suo padre le ha promesso che la porterà al parco più tardi. Cosa che non accade da qualche anno a causa del lavoro che lo tiene occupato parecchio tempo e della fama che non lo molla. Perché Jamie diventa sempre più bravo, è sempre più richiesto e sebbene sia un bene per lui, Bethany ne soffre molto. Vorrebbe stargli accanto, fare le cose che comunemente un padre ed una figlia fanno insieme. Ma lui di comune non ha proprio nulla, la normalità non sa proprio cosa sia. Jamie è sempre presente per lei, è un padre ottimo, la ascolta, però poi tirando le somme sente che manca qualcosa. Tipo le passeggiate al parco.
«Che papà in casa è poco affidabile perché combina guai» mi spiega, alzando lo sguardo verso di me, cercando smentite di qualsiasi tipo.
Okay che potrebbe muoversi meglio e con più delicatezza, ma per uno che in casa ci sta raramente, non è male. Però mi fa ridere, Beth. Ha un’idea tutta sua di suo padre, che ancora devo inquadrare, ma ci sto provando. Mi piace ascoltarla, capire i suoi punti di vista su parecchie cose. Perché, come si dice, i bambini vedono cose che i grandi neanche riescono ad immaginare. E i loro ragionamenti hanno sempre un senso, anche se a volte serve più tempo per capirlo.
«Tesoro» le accarezzo i capelli, avvicinandomi di più a lei. «Tuo padre è sempre molto coordinato con se stesso, riesce a fare più cose di quanto pensi e non devi avere quest’opinione ambigua di lui. Dopotutto siamo ancora vivi, non ha mai mandato a fuoco la casa, perciò possiamo ritenerci fortunati in qualche modo, non credi?»
Lei sorride e annuisce, suppongo che il mio discorso non sia molto soddisfacente e lei ci sta riflettendo su, lo capisco dal modo incerto con cui ha “risposto”.
«Mi sa che hai ragione».
Non faccio in tempo a difenderlo che dal corridoio si sente un esemplare maschio di Dornan imprecare. Cosa che succede di rado, in genere cerca di non farlo, soprattutto in presenza di Beth.
«Adele, diamine! Ho fatto un casino!»
“Ecco.”
Mi gratto la nuca, imbarazzata, mentre Beth si passa una mano sul viso.
«Menomale che non ci ha ancora bruciati!» dice.
“Continuando di questo passo lo farà presto, però.”
«Piccola, sono sicura che non è stata colpa sua, adesso vad-»
«Adele!!! Non griderei come un dannato se non fosse urgente! Vieni ad aiutarmi, per favore!»
«Arrivo!» rispondo, alzando gli occhi verso il cielo. «Dove sei?» gli chiedo.
«In bagno! E non fare battutine, perché non mi pare il caso!»
Alzo le mani in aria anche se non può vedermi, comunque non avevo alluso a nulla. Ricordo un fatto che accadde a David, l’amico di mia sorella, quand’era un adolescente ed era in bagno, e scoppio a ridere, immaginando Jamie in quelle determinate circostanze. Credo che se accadesse a lui qualcosa del genere, non riuscirei più a guardarlo in faccia.
Scendo le scale velocemente, svolto l’angolo e appena arrivo in bagno vedo un cumulo di bolle di sapone ricoprire ogni cosa: vasca, lavatrice, doccia, tazza, tutto! Guardo il casino che ha combinato e spalanco gli occhi, incredula. È impossibile che, un essere umano, dotato di un’intelligenza almeno nella media, in neanche cinque minuti abbia combinato questo dramma. È impossibile. Lui ha le braccia a penzoloni e si guarda attorno, non sa dove mettere mano, e neanche io se proprio devo essere sincera.
«Come hai fatto?»
«Non lo so, volevo solo lavare il bagno!» si giustifica.
Lo guardo interamente: ha la sua solita camicia mezza aperta, i pantaloni eleganti che ancora non ho capito perché li indossa anche in casa ed è in parte bagnato dall’acqua e dal sapone che ha usato in che modo non si sa.
È bellissimo, più di quanto lo si creda. È perfetto, non ha niente fuori posto. E anche i capelli arruffati sono meravigliosi, gli stanno bene, tutto gli calza a pennello. Sempre.
«Jamie, che sapone hai passato sui bordi della vasca, del lavandino e di tutto quanto il resto?»
Lui ci pensa un attimo, si guarda attorno e poi prende una boccetta di detersivo per panni. Lo guardo e i miei occhi si trasformano in due fessure strette, strettissime. Perché c’è scritto sopra, in grande, che è sapone per panni.
«Sei serio?»
«Senti, io non-»
«Jamie, la scritta è più grande del detersivo stesso! “Da utilizzare per panni di colore bianco”» recito come se fosse un copione. «C’è scritto ed è addirittura sottolineato!»
«Okay, sono stato un emerito coglione» gesticola.
«E su questo non ci piove.»
«Ma adesso come risolviamo? Ci sono bolle ovunque» si guarda attorno.
«Le scoppiamo! E poi asciughiamo tutto».
«Okay» bisbiglia, prendendo ciò che ci serve per sistemare la situazione drammatica in cui ci troviamo. «Senti, posso chiederti un favore?»
Mi lego i capelli in una coda alta e stretta, mentre lo guardo togliersi la camicia e appoggiarla alla maniglia della porta. Per un attimo, sono sincera, mi manca l’aria. Ma poi cerco di dare un senso a questa giornata e schiarendomi la voce riprendo il controllo di me stessa.
«C-cosa?» sospiro.
“Dovranno farmi Santa, prima o poi.”
«Sai, ci sta venendo a trovare-»
«Quando? Chi?»
«Sì, se mi fai parlare te lo dico» ride. «I miei zii, due rompi scatole assurdi.»
«Va beh, da qualcuno avrai pur preso, no?» mi guarda male, ma poi il broncio va via. «E cosa vengono a fare qui?»
«Vengono semplicemente a trovarci, Adele. Il problema ora è un altro…» mi guarda come se avesse paura di parlare. Lo incito a continuare il discorso, lui sorride e abbassa lo sguardo. Poi, in evidente difficoltà, si passa una mano sui capelli.
Mi avvicino a lui e gli poggio una mano sulla spalla quasi a consolarlo. «Jamie, non so cosa tu abbia intenzione di fare, ma se è un problema si risolve in qualche modo, ti aiuto con piacere».
«Non so come dirtelo, è… Strano!» alza di nuovo lo guardo, mentre si china per pulire.
«Allora dillo e basta!»
«E va bene, ma giura che non mi ucciderai» mi indica.
Alzo le mani e «Tranquillo, se non ti ho ucciso fino ad ora, vedrai che sarai libero a vita» rispondo.
Ride un po’, poi si ricompone. «Dovresti far finta di essere la mia compagna, fidanzata, insomma quella roba là».
“Ah, bene.”
«Sì, perché ho detto loro di aver trovato qualcuna con cui condividere gioie e dolori, sai, sono precisi e vorrebbero che Beth avesse un punto di riferimento che non sia Claire» gesticola e mi spiega queste cose come se mi avesse letto nella mente. Sapeva che gliele avrei chieste, mi sa.
Quindi, questa Claire sta antipatica un po’ a tutti, da come ho capito. Chissà perché.
Annuisco e, per quanto la cosa m’imbarazzi, non posso non aiutarlo. Tanto non cambierà molto, rimarranno solo un giorno, no?
«Capisco, o almeno ci provo» mi gratto la nuca. «E… Quanto si fermeranno?»
«Un venerdì, un sabato ed una domenica» risponde gesticolando.
“Cosa? No!”
«Ah, tre giorni, bene…»
«So che è difficile, Adele» sussurra, tenendomi strette le braccia. Io lo guardo intensamente negli occhi e lui fa lo stesso con me. In questo momento potrebbe passarmi un treno affianco, io non me ne accorgerei neanche. «Ma, ti prego, è l’ultimo favore che ti chiedo.»
«Non che tu me ne abbia chiesti altri» ridacchio.
Sorride e mi lascia andare, avrebbe potuto stringermi per sempre, volendo.
«Lo so, però faceva figo dirlo» fa spallucce.
 
«Fermo, Jamie, stai fermo, per carità di Dio!» grida Cora, correndo verso Jamie che sta cercando di accendere il caminetto. Lui la guarda sventolare le braccia in aria, prendere la legna che aveva in mano e sospirare. «Non vorrai mica darci fuoco! Hai già allagato casa, basta così!»
«Non essere esagerata, Cora» rido, avvicinandomi al signor Dornan. «Voleva solo aiutarmi» gli poggio una mano sulla spalla e lui poggia la sua mano sulla mia.
Un brivido mi percorre la schiena, cerco di non arrossire e faccio un respiro profondo. Questo stargli intorno mi rovinerà l’esistenza.
«Sì, giustificalo pure» alza gli occhi al cielo. «Non muovere un dito, Jamie. Devi uscire con Beth, vero? Ecco, allora escici!»
Jamie cerca di non ridere, la guarda perplesso, ma continua a provocarla. «In realtà avevamo deciso di cucinare qualcosa insieme, tipo una pasta al forn-»
«NO!» grida di nuovo Cora, girandosi di scatto a guardarlo. «Jamie, no. Stai fermo. Non muoverti. Siediti sul divano e guarda la televisione, respira, ma con moderazione ché fai vento e non farti venire altre strade idee in testa. Non so se, a questo punto, mi preoccupi più lei o te» continua indicandolo, dirigendosi verso la cucina.
«Non ti sembra esagerata?» ride Jamie, appena Cora va via.
Bello da mozzare il fiato, scuote la testa, quasi fa fatica a parlare.
«Un po’, forse?» rido anche io.
«Credo che le darò il tormento a vita, ho capito qual è il suo punto debole.»
Lo guardo, invitandolo a continuare la frase. O meglio, a specificare il soggetto barra la cosa di cui sta parlando. Lui fa spallucce e «Me! Hai visto che quando le sto intorno si protegge? Adesso riempirà casa di carta velina per non farmi avvicinare alle cose» risponde.
Annuisco. «Probabile, perché no!»
«Probabile? Sicuro!» ride ancora, ma meno di prima. «Mi farà terra bruciata intorno! Ha detto che faccio vento respirando!»
«Sei poco fiducioso…» e sono seria.
Jamie tende a nascondere i suoi pregi, come se non meritassero di essere messi in evidenza. E ne ha tanti, alcuni sono anche rari, ma forse bisognerebbe ricordarglielo più spesso. L’atteggiamento di Cora non lo sta aiutando, lui ci ride su, eppure questi occhi intensi, chiari, dolci gridano il contrario. Ovvero che si sente in colpa per uno sbaglio che può commettere chiunque, che non è grave e che non ha ucciso nessuno. E la frase “hai già allagato casa” non è proprio esatta, perché non lo ha fatto! Riempire il bagno di bolle non significa allagare casa.
Infatti abbassa lo sguardo e sospira. «Volevo solo aiutarti…» fa spallucce, comincia a giocare con i suoi stessi pollici.
«Lo so, Jamie, e l’ho apprezzato» gli sorrido.
Lui prende a guardarmi e sorride come un bambino orgoglioso di ciò che ha fatto. «Io direi di andare, Beth mi starà aspettando» gesticola. «Sai, il parco…»
«Oh, sì! Andate pure! Hai preso tutto, Jamie? Occhiali da sole? Cappello?»
Lui annuisce, tastandosi le tasche. «Sì, gli occhiali li ho. Il cappello…» si guarda intorno, poi prende il beanie blu che ha poggiato poco fa sul tavolo e lo infila, lasciando un ciuffo di capelli fuori. Si allaccia la camicia che indossa e stringe la cintura dei pantaloni. Tutto questo molto velocemente, visto che Beth compare di punto in bianco sulle scale e incita il padre a sbrigarsi. Indossa un vestito color magenta, richiama molto, e ha su disegnate delle margherite piccine, sono tante. E ha i sandalini ai piedi, non so fino a che punto siano comodi per stare in un parco, ma…
«Amore di papà, raggio di sole, dove vai vestita così? Non mi pare il caso, Adele, accompagnala a cambiarsi, per favore» mi indica con la testa la bambina.
«Papà!» sbatte i piedi a terra, Beth. «Io non voglio giocare!» incrocia le braccia al petto, imbronciata.
Jamie non capisce, mi guarda cercando spiegazioni, ma io ne so quanto lui. Faccio spallucce e lui si schiarisce la voce, piegandosi sulle ginocchia, raggiungendo presto la sua altezza.
«E allora cosa stiamo facendo, Bethany? Perché stiamo andando al parco?»
«Io voglio solo fare una passeggiata con te» tiene strette le braccia tra di loro, le sopracciglia sono inarcate e lo guarda fisso.
Jamie sorride imbarazzato, si gratta la nuca e annuisce. «D’accordo, allora. Mangiamo un gelato assieme, ti va?»
A Beth ritorna il sorriso. Salta in braccio a suo padre e «Sì!» esclama, mentre Jamie la porta fuori casa con sé.
 
«A me quell’Andy non piace, comunque» si toglie il beanie, Jamie, poggiandolo sull’appendi abiti.
«Papà è un mio amichetto» si giustifica lei, seguendolo.
«State troppo tempo insieme, se cominciamo ora dove finiremo tra qualche anno? No, Bethany, facciamo le cose nella giusta maniera e - soprattutto - nei tempi giusti. Da’ retta a papà, lo dice per il tuo bene, non è cattiveria!»
«Cosa succede?» mi permetto d’intromettermi, guardandoli dal divano.
Mi sono seduta qui, stavo leggendo il giornale prima che loro due tornassero a casa e prendessero a battibeccare. Sono usciti circa due orette fa, pensavo ci mettessero di meno. Anche perché il parco vicino la chiesa non è molto grande, per girarlo tutto ci vuole massimo un quarto d’ora!
«Bethany s’intrattiene con ragazzi più grandi di lei. E a me la cosa piace poco» mi spiega Jamie, sedendosi di fianco a me.
“No, è serio?”
«Ragazzi? S’intrattiene? Jamie, ha 6 anni!»
«Esatto! Questo è il problema!» si gira a guardarmi. «Cominciamo ora con le pomiciate, poi dove finiremo?»
“Pomiciate?”
«Non stavamo pomc-pomininci-pomicinando!» io e Jamie ridiamo sotto i baffi.
«Pomiciando, tesoro» la corregge.
«Mi ha regalato un fiore!» dice, arrabbiata.
«Vedi? È anche garbato» commento io.
Beth annuisce, mostrandomi la rosa che ha nascosto dietro la schiena per tutto questo tempo. Sorride felice, orgogliosa, e me la porge. Io la prendo, ne annuso l’odore e «E’ davvero bellissima, bambolina» rispondo, accarezzandole i capelli. «Com’è che si chiama questo giovane fanciullo?»
«Andy!» dice lei, prendendo il fiore.
«Non puoi frequentare un ragazzo che ha il nome del bambino di Toy Story! È assurdo!» esclama Jamie, facendola infuriare ancora di più.
«Frequentare?» rido. «A me pare che tu stia esagerando!»
Beth annuisce. Poi mi rivolgo a lei. «Bambolina, vai pure a cambiarti, ora salgo e ci facciamo una bella doccia rifocillante» sorrido.
Quando si è allontanata abbastanza, Jamie mi toglie il giornale dalle mani e lo posa altrove, sistema le mie gambe chiudendole nella giusta maniera, poi ci poggia la testa sopra e si stende. Le tocca come se fossero un cuscino, sospira e socchiude gli occhi.
«Non contraddirmi in sua presenza, se vede che i suoi genitori sono in disaccordo tra di loro prende lei in mano le redini della situazione e non mi pare il caso, non ti pare?»
“C-cosa ha detto? I suoi genitori…. Chi?”
«Beth ti considera come una madre, dovresti averlo appurato» mi legge nella mente come al solito, mi viene da sorridere per questo e per ciò che ha appena detto.
«Sì, ma non vorrei mai sostituirmi a lei.»
Mi prende una mano e comincia a giocare con le dita. «E dimmi, Adele, cosa sta facendo Claire per sua figlia? In cosa non vorresti sostituirla?» mi guarda, mentre lascia dei baci sulla punta delle mie dita.
Sento caldo, troppo caldo. È come se la casa mi si stesse stringendo attorno ed io non riuscissi a respirare. Non ho farfalle nello stomaco, ma pterodattili impazziti!
Cerco comunque di mantenere una certa lucidità, non posso essere così fottutamente debole.
«Beh, io non saprei…»
Lui sorride, si alza con la schiena e avvicina il suo volto al mio. «E allora convieni con me che è giusto che ti consideri sua madre?»
Gli fisso le labbra senza dire una parola. Sono belle, com’è bello il suo sguardo, come sono belli i suoi occhi e il suo modo di fare. Annuisco, cercando di formulare una frase di senso compiuto nella mia mente. «Sì, convengo con te che è giusto che mi consideri sua madre» rispondo.
Lui sorride, mi sfiora il viso con una mano e ci mette un’eternità a toccare il mio naso col suo, soffiando lievemente sulle mie labbra. Il mio cuore minaccia di smettere di battere, mentre le gambe sono diventate gelatina. Devo ricordare a me stessa di essere un’adulta, sembro una ragazzina alle prime armi col primo bacio.
«Finalmente riesco a baciarti…» sorride.
Poggia le sue labbra sulle mie, io apro la bocca per approfondire il tutto, quando suonano alla porta.
«Aprite!» urla qualcuno da fuori.
Jamie, disturbato, si morde le labbra per non imprecare. A me viene da ridere, ma non lo faccio, potrebbe licenziarmi in questo momento.
«Non è possibile una roba simile!» dice, alzandosi dal divano.
Io mi ricompongo, poi mi avvicino a lui e cerco di riprendere il mio colorito naturale.
“Quando mi stava per baciare ero rossa come un pomodoro.”
«Chi è?» chiede Jamie, aprendo di scatto la porta. Osserva chi ci si presenta davanti e rimane immobile nella sua posizione. «Voi?» inarca le sopracciglia ed io non riesco proprio a capire di chi si tratti, e la sua reazione.
 
 
-
 
Non so se, arrivati a questo punto, voi vi ricordiate di me. Ma giuro, io non vi ho dimenticate.
È successo che il mio pc, un anno fa ormai, è morto. Ho dovuto rimediarne uno sostitutivo e solo ora che lavoro sono riuscita a prenderlo. Scusatemi! Avevo già qualche capitolo scritto, ma ormai è tutto perso e dovrò ricominciare da capo #mainagioia #chevitadistentieprivazioni
Ma mentre pubblico questo, sto scrivendo il prossimo, ammesso che ancora vi interessi sapere il continuo di questa drammatica e ansiosa storia ahah
Un bacio grande, gioie.
Fatemi sapere come state, se vi è piaciuto o meno questo capitolo. L’ho scritto un po’ di corsa, appena posso correggo gli errori, promesso.
Un bacione a tutte, see ya later.
 
G.
 
 
Ps: sì, nel caso ve lo steste chiedendo, nel prossimo capitolo ci sarà il bacio e non solo………….
   
 
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