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Autore: BeautifulMessInside    07/02/2016    0 recensioni
"Non hai paura di morire?" - "Non ho molte ragioni per vivere."
Cara non sarebbe dovuta salire su quell'aereo, non sapendo che Joseph Michaelson, detto il Lupo, sarebbe stato sul suo stesso volo.
Joseph non avrebbe dovuto salvare la ragazza, non sapendo chi lei fosse. Ma Joseph non ha idea di chi sia Cara e lei non può sapere che lui davvero farà il grosso sbaglio di salvarla.
Assassini, famiglie potenti, attrazioni pericolose e segreti nascosti in una storia dove non tutto è come sembra.
Genere: Angst, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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capitolo XVI

CAPITOLO XVI



Il sole iniziava a tramontare sulla città. Joseph se ne stava immobile davanti allo specchio. Aveva lavato il viso, lavato i denti, rasato la barba perfino. Fissava la sua stessa faccia, cercando di immaginare che espressione avrebbe avuto una volta in piedi di fronte a William, con la lama del coltello piantata nella sua gola. Poteva sentire i brividi alzargli la pelle e la bocca salivare al solo pensiero.


Un rumore dalla stanza lo fece trasalire ed improvvisamente ripiombò nella realtà


Hey?”


La rossa nel suo letto era rotolata fin quasi al comodino e, col viso appoggiato sulla mano, teneva un gran broncio da troia per attirare la sua attenzione. Non gli erano mai piaciute molto le rosse e questa qui in particolare era decisamente troppo rumorosa e sguaiata. Non aveva certo perso troppo tempo a scegliere del resto. Quand'era entrato in quel bar, scrutando la folla di ninfomani ed ubriachi, stava solo cercando un buco da riempire ed un profumo. Già, un profumo, uno abbastanza forte e pungente da coprire quello di Cara sulle lenzuola. Questo in particolare stava quasi per farlo vomitare ad un certo punto, ma alla fine della fiera la ragazza aveva servito il suo umile scopo.


Fanculo amore e redenzione.


Ignorò completamente la sua presenza scivolandole di fronte per raggiungere la maglietta bianca che aveva intenzione d'indossare per l'occasione. L'altra protruse le labbra e sollevò il sopracciglio, ancora convinta che i suoi zigomi cesellati ed il suo bel nasino alla francese fossero armi abbastanza affilate da ingabbiare qualsiasi uomo.


Era sul punto di parlare ancora, ma lui la precedette


Devi andartene adesso.”


Buttò lì senza nemmeno guardarla con la coda dell'occhio. La rossa sospirò e, suo malgrado, venne fuori dalle lenzuola per raccattare i suoi quattro stracci


E' stato davvero bello, sai?”


Joseph continuava a tenere l'attenzione al livello più basso possibile, cercando solo di concentrarsi su ciò che l'aspettava


Lo so.”


Rispose casualmente, mentre la ragazza giocava con le unghie laccate di rosso. La sua piccola mente era sul punto di andare in fiamme, tanto cercava una frase brillante da dire che potesse convincere il gran figo che aveva davanti a scoparla di nuovo.


Ci vedremo ancora?”


Fu il suo meglio. Joseph si voltò finalmente verso di lei, accendendo in un secondo tutte le speranze della ragazza cresciuta a pane e “Pretty Princess”. Guardò dritto nelle sue iridi scure ed inalò per l'ultima volta quel profumo da quattro soldi


No.”


Sentenziò, poggiando delicatamente la mano sulla curva della sua schiena per poi spingere, stavolta con decisione, verso la porta. La rossa non ebbe tempo di elaborare una risposta, o magari riuscì a trovare una briciola di amor proprio cui aggrapparsi per non dire nulla ed incassare quel colpo con un minimo di dignità. La porta le si chiuse in faccia con un tonfo sordo.


Finalmente era solo di nuovo, pronto ad accarezzare l'unica pelle che in quel momento potesse desiderare, la lama gelida del suo pugnale più affilato. Il cellulare prese presto a vibrare contro il legno scadente del tavolino e lui se lo portò subito all'orecchio


Trovata.”


Dove?”


Non avrebbe dovuto interessargli, ma finse di volersi solo accertare che Cara non si stesse ubriacando in qualche vicolo in preda alla tensione.


Alla biblioteca pubblica.”


Bella scelta pensò, un posto caldo e tanto silenzio per riflettere. L'ombra di un sorriso gli sfiorò le labbra, solo per mezzo secondo. Doveva smettere di ammirarla, di valutare le sue scelte, di cercare d'allentare i meccanismi del suo cervello.


Lasciale la borsa e vattene.”


Quando aveva cacciato la ragazzina dalla stanza, non aveva certo tenuto conto delle necessità del caso. Come avrebbe potuto attraversare il bosco sulla collina, strisciare nei tunnel sotto la proprietà e bypassare le due guardie nel seminterrato con addosso nulla più che quella scusa di vestito? Avrebbe forse potuto sgranare gli occhioni e sorridere, magari avrebbe funzionato.


Tornò alla sua respirazione lenta e costante, aspettando i sette rintocchi dell'orologio sul campanile per uscire finalmente dall'albergo.



-------



Stretti pantaloni neri, un paio di anfibi ed una maglietta nera. Il portantino di Joseph aveva lasciato la borsa ai suoi piedi senza proferire parola, sparito nello stesso nulla da cui era apparso. E nella toilette della biblioteca pubblica era avvenuta la magia. Aveva raccolto i capelli in una crocchia spettinata ed indossato il giubbotto scuro che il Lupo aveva scelto per lei, abbastanza caldo da non farla rabbrividire nel settembre di New Orleans, ma abbastanza leggero da lasciarle tutta la libertà di movimento necessaria. La pistola in una tasca, la trasmittente nell'altra.


Cara tirò su il cappuccio e si coprì il viso aspettando il settimo rintocco del campanile. Era solo una macchia nera nel buio pesto e, prendendo un lungo respiro, prese a salire la ripida collina che accoglieva in cima la grande reggia dei Michaelson.


L'aria attraversava gelida le sue narici e non riusciva a non stringere forte la pistola che teneva nella tasca destra. Ancora ed ancora le conversazioni con Joseph risuonavano nella sua testa, più forti degli strepitii tra le foglie secche e degli ululati delle civette dopo il crepuscolo. I suoi occhi continuavano a fissare le luci lontane in cima alla salita, nascoste tra i grandi alberi ricoperti di muschio spagnolo e le palme taglienti. Non riusciva a scorgere la strada o i cancelli, ma sapeva che di lì a poco anche Joseph avrebbe attraversato quella soglia e non ci sarebbero più state scappatoie possibili. Gran parte del suo cuore stava battendo erraticamente per l'eccitazione del momento, ma l'altra piccola parte continuava a chiedersi se ce l'avrebbero fatta, se non fossero stati troppo ingenui e frettolosi, se non si fosse fidata troppo a cuor leggero del Lupo e della sua voce dannatamente sensuale.



Salirai la collina con tutta calma...”


Il dito di Joseph aveva risalito piano la curva del suo fianco

accompagnando quelle parole


...piazzerai la trasmittente sull'impianto elettrico...”


Aveva poggiato delicatamente il polpastrello sulla sua pancia,

girando attorno all'ombelico un paio di volte

prima di iniziare a scorrere verso sud


...poi raggiungerai la botola vicino alla grande quercia...”


Lo stesso dito malizioso aveva attraversato i confini della sua biancheria intima


...e scenderai giù...”


Era già bagnata e pronta, cullata nelle sue fantasie erotiche da quel dolce bisbiglio nel suo orecchio...


...aspettando che l'orologio ti indichi il momento di venire...”


Ed era venuta. Oh se era venuta.



Solo adesso, mentre i suoi anfibi calpestavano cose non poteva e non voleva identificare, iniziava a chiedersi se tutto quel piacere sessuale non avesse offuscato la sua mente. Sentì i brividi correrle lungo la schiena benché fosse adeguatamente coperta. Come Joseph riuscisse a farle dimenticare ogni cosa con un sussurro o un singolo tocco era ai suoi occhi ancora un mistero. Se lui fosse stato lì accanto a lei anche adesso, quasi sicuramente non ci sarebbe lo strascico della paura a rallentare i suoi passi. Si era sentita invincibile tra le lenzuola stropicciate, mentre adesso era solo un ammasso di nervi ed ansia anticipatoria. Con tutta la forza possibile teneva a bada l'immagine dei suoi genitori che scalciava dal retro della sua testa. Aveva bisogno di concentrarsi. Un uomo stava per morire e non certo un uomo qualsiasi.


Mentre contava i passi ricordò a sé stessa che non c'erano vie di mezzo, nessuna zona grigia, nessun margine d'errore.


Trentatré. Voltò il capo verso destra e cercò tra gli arbusti la cassetta dell'impianto elettrico a cui attaccare la trasmittente. Al momento debito sarebbe saltata la corrente in tutta la proprietà, creando abbastanza buio ed abbastanza sconcerto da permetterle di raggiungere Joseph e liberarlo dalla “sala delle torture morali”.


Cara inalò una lunga boccata d'aria che sapeva di foglie secche ed umidità. Altri cinquantadue passi ed avrebbe trovato la grande quercia, quella che Joseph le aveva descritto con tanto ardore, il grande albero sotto cui i fratelli Michaelson si erano giurati eterna lealtà. Beata, candida infanzia.


Eccola lì, enorme e maestosa anche nell'oscurità, ruvida ed umida sotto le sue dita. Poggiò il palmo sul tronco per un minuto, respirando a fondo per recuperare in fretta la fatica fatta, facendo scrocchiare le caviglie negli stivali. Poi s'inginocchiò di nuovo, passando le nude mani sul manto di foglie secche, cercando a tentoni la botola di legno che Joseph le aveva indicato, nascosta esattamente sotto il lato più bitorzoluto della grande quercia. I suoi occhi si erano ormai adattati al buio pesto, ma doveva comunque affidarsi a tutti i suoi più basilari sensi per esser certa di non commettere errori. Battendo i palmi sul nudo terreno riuscì finalmente a sentire lo scricchiolio di un materiale diverso e liberò frettolosamente la zona circostante, cercando con fervore l'appiglio che le avrebbe finalmente concesso l'ingresso alle famose gallerie sotto la proprietà.


Qui Joseph ed i suoi fratelli avevano giocato, rincorrendosi come normali ragazzini, fuggendo per qualche ora agli ordini continuamente impartiti da quel mostro di padre. William... Caro William... presto non potrai più vomitare la tua crudeltà e la tua insolenza su nessun altro.


La botola cigolò più forte di quanto Cara avrebbe voluto e per un istante il respiro le si bloccò nel petto, lasciandola avvolta nel silenzio e nell'immobilità. E se ci fosse qualcun altro là fuori insieme a lei? Qualche guardia? Qualche spia? Se si fossero dimenticati di valutare il più insignificante seppur pregnante dei rischi? Il suo cuore prese a battere violentemente ancora una volta. Era Cara Phillis dopo tutto. Uno dei merli. Un'assassina di professione. Cos'era allora quel fastidioso rimestamento nel suo stomaco? Da dove venivano quei pensieri che le affollavano la mente? Cos'erano quelle fitte di eccitazione, paura, dubbio ed entusiasmo che si alternavano nel suo petto?


Emozioni. Chiuse gli occhi per un momento decidendosi a scendere la lunga e gelida scala a pioli, serrando la botola sulla sua testa dopo il passaggio.


Emozioni.


Ed era colpa sua. Maledetto Joseph. Era solo colpa sua.


Hai ragione. Tu non meriti niente. Nemmeno da un mostro come me.”


L'aria nei tunnel era pesante e stantia, costringendola a pensare con più fatica del necessario. Destra, sinistra, secondo snodo, destra di nuovo. Cara mosse un primo passo, ma subito si bloccò, consapevole che se si fosse allontanata troppo non sarebbe più riuscita a sentire il nono rintocco dell'orologio sul campanile.


--------



Elia stirò le spalle continuando a fissare le ultime luci del tramonto dalla finestra. Riusciva già a sentire la tensione dell'ennesima scomoda notte da passare sulla poltrona del suo studio. Nessun rumore dal resto della casa. Dopo le sue ultime parole Katrina si era mossa come un fantasma per tutto il giorno, sfuggendo volontariamente ad ogni possibile contatto. Ora era probabilmente chiusa a chiave nella loro stanza e la sola idea di bussare a quella porta era un nuovo strazio.


Dopo il breve momento che avevano vissuto in cucina le sue dita formicolavano ancora e l'odore di tuberosa accarezzava persistente le sue narici. Quella situazione avrebbe inevitabilmente finito per farlo uscire di testa e per buttar giù quel pensiero scolò in fretta il suo bicchiere di vino rosso, lo stesso vino che William aveva fatto recapitare la mattina precedente. Il liquido color rubino aveva avvolto il suo palato e riportato la sua mente ad un nuovo costante stato di allerta. Tutta quella gentilezza e tutta quella calma stonavano non poco con il classico stile di vita dei Michaelson. Joseph sembrava sparito nel nulla, Katrina aveva smesso di urlare ed iniziato a cucinare, William ricopriva lui e sua moglie di omaggi senza ragione, proprio lui che non aveva mai nascosto di disprezzarla. La Pushkina era solo merce di scambio per lui e non una volta, non una, s'era trattenuto dal sottolineare la sua debolezza e la sua inettitudine per essersene innamorato. Tienila tranquilla e fuori dai nostri affari, così diceva.


Stava facendo bene adesso? Tenendola chiusa in casa come un giocattolo prezioso con cui aveva paura di giocare, troppo orgoglioso e spaventato per affrontare qualsiasi tipo di conversazione, troppo nervoso e ferito per sperare di poterle star vicino senza scattare ancora una volta.


Stava facendo bene adesso?


Ingoiò un altro sorso di vino passandosi una mano in viso. Tutto quel silenzio suonava proprio come la quiete prima della tempesta.


Bzzzzz

Bzzzzz


Il cellulare vibrò nel taschino sopra il suo cuore


Sì?”


Suo fratello è qui signore.”


Quelle parole gli piombarono addosso come macigni ed improvvisamente, dopo settimane di piani e macchinazioni, non seppe più cosa fare.


Dove?”


Ha appena passato il cancello...”


Risposte la voce piatta all'altro capo della chiamata


...Cosa vuole che facciamo signore?”


Bella domanda. Ancora una volta Elia scrutò il paesaggio fuori dalla finestra, ma non riuscì a scorgere movimenti


Cosa vuole che facciamo signore?”


Ripeté la voce con la stessa atona cadenza. Elia deglutì la sua ansia


Fermatelo. Portatelo nella stanza. Io arrivo.”


La linea cadde immediatamente e lui rimase impalato al centro della stanza. Se il momento fosse davvero arrivato chi avrebbe scelto alla fine? Suo padre o suo fratello? Mettendo da parte il pensiero ancora una volta, lisciò il collo della giacca ed afferrò la prima arma a sua disposizione prima di correre giù per le scale a passi veloci.


Dove stai andando?”


Katrina si era affacciata alla porta della stanza da letto, la sua attenzione richiamata da quella corsa furiosa, così distante dai modi soliti di Elia. Lui non aveva tempo da perdere


Fuori.”


Lei gli lesse la tensione in faccia ed incalzò malgrado l'inopportunità di un'altra domanda in quel momento fosse palese


Fuori dove?”


Elia sentì l'ombra d'allarme nel suo tono di voce e si permise di perdere un secondo per rivolgerle uno sguardo veloce


Non aspettarmi sveglia.”


La porta fu chiusa prima ancora che Katrina potesse anche solo prendere respiro per parlare ancora. Doveva essere qualcosa di importante. Lavoro, come sempre lavoro. Era sola di nuovo ed in quelle condizioni non poteva che esserne felice. Aveva bisogno di tempo per pensare, pensare ancora ed ancora al peso delle sue opzioni. Una nuova idea si era fatta strada nella sua mente durante l'ultima notte insonne, la più semplice eppure la più pericolosa.


Doveva parlare con William. Subito.


--------


Joseph passò lentamente i cancelli della sua grande casa, mettendo in scena un'entrata d'onore a bordo di una Panamera nera che, con non troppa gentilezza, era riuscito a farsi prestare da JJ del club sulla quinta strada. Parcheggiò davanti al portone principale e spense il motore, guardandosi attorno come un falco dagli specchietti. Da che parte sarebbero arrivati? Destra? Sinistra? Dietro? Sarebbe almeno riuscito a varcare la soglia?


Sapeva che lo stavano aspettando, sentiva i loro occhi addosso senza nemmeno doversi chiedere dove fossero. Respirò a fondo ancora una volta, piazzandosi in volto la calma apparente di un figlio con le migliori intenzioni. Strinse la maniglia nella mano ed in un solo sinuoso movimento venne fuori dall'auto, trovandosi a contatto con l'aria fresca ed appiccicosa della sua città. Attese tre secondi appena prima di dirigersi con nonchalance verso il grosso portone tra le colonne bianche. Azzardò e decise di bussare.


Il viso che gli diede il benvenuto non fu però quello si aspettava. Non fu Berta la cameriera ad aprire la porta, bensì un uomo alto e muscoloso stretto in una giacca nera. Joseph ne osservò con attenzione i tratti e confermò a sé stesso di non averlo mai visto prima. Viso squadrato e mandibola decisa, capelli scuri rasati a pelle ed espressione illeggibile.


Salve Signor Michaelson. La prego di venire con me.”


Era gentile e pacato, ma non di meno suonava deciso e minaccioso.


Joseph sorrise allo sconosciuto, non per cortesia, bensì per l'eccitazione che sentiva nascere dentro ancora una volta. Voleva prenderlo a pugni lì e adesso, voleva tirar fuori la pistola e spararli un colpo nel petto senza secondi pensieri.


Sono qui per parlare con mio padre.”


Rispose con nonchalance conquistando la soglia con una falcata decisa. L'altro non si mosse d'un millimetro, fermo come pietra con la sua mole imponente. Joseph gli respirò in viso sforzandosi di restar calmo.


Il Signor Elia ha dato il preciso ordine di accompagnarla nella stanza. Lui arriverà immediatamente.”


Non c'era alcun bisogno di specificare quale stanza fosse. Quel luogo non aveva mai avuto un titolo preciso o una parola chiave, ma tutti sapevano benissimo a cosa servisse.


Joseph squadrò le spalle


Tu prendi ordini da Elia. Non io.”


Cercò ancora una volta di dribblare il gorilla, più per far fede alla sua parte che per creare veri conflitti. Se avesse voluto liberarsi dello scimmione, sarebbe già steso sul parquet in una pozza di sangue.


Prendo molto sul serio il mio lavoro Signore.”


Il palestrato in giaccia gli parò un braccio davanti


La prego di seguirmi nella stanza ed attendere il Signor Elia.”


Anche la sua calma apparente iniziava a vacillare, dai tremolii della sua voce era ormai chiaro che le mani gli fremevano e che temeva per il suo incarico così come per la sua inutile esistenza.


Bene...”


Joseph inspirò e sospirò a pieni polmoni, fingendosi più menefreghista e sbruffone del solito


...Sentiamo cosa ha da dire quell'idiota di mio fratello.”


Il gorilla fece per muoversi al fine di circuirlo e poterne controllare i movimenti da dietro, ma Joseph sollevò immediatamente le mani e lo bloccò con un'espressione gelida


Conosco la strada.”


Senza degnarlo d'ulteriore attenzione voltò a sinistra verso il lungo corridoio che portava alle scale. In fondo alla scalinata di marmo, dietro la pesante porta d'acciaio, l'attendevano quattro mura insonorizzate. Quante persone avevano pianto tra quelle pareti, quante avevano urlato, quante ancora avevano confessato dubbi e tradimenti imperdonabili.


Non appena fu sulla soglia della grande porta in metallo, dal nulla quattro uomini gli furono addosso. Si aspettava un Elia piuttosto sospettoso e prudente, ma questo andava ben oltre le sue aspettative. Assecondò il suo innato bisogno di ribellione scalciando e brandendo i pugni contro i leccapiedi di Elia. Due colpi andarono a segno, lasciando uno dei quattro a sputare sangue contro lo stipite. Fu necessaria gran parte del suo autocontrollo per tenere a mente il piano, imponendo a sé stesso di non andare oltre. Alla fine si lasciò spingere al centro della stanza e, senza troppa resistenza, permise al più alto dei quattro, capelli castani e mascella squadrata, di legargli le mani dietro la schiena.


Pagherete per questa mancanza di rispetto. Tutti.”


Puntualizzò regalando un'occhiata glaciale ad ognuno dei quattro malcapitati, marcando a fuoco i loro visi nella mente. Il più magro abbassò gli occhi al pavimento, sperando di fuggire agli occhi vitrei del Lupo, mentre un altro, pieno del suo senso di dovere, prese a perquisirlo attentamente, trovando quasi subito il pugnale e la semiautomatica. Poggiò le armi sul tavolo, unica altra mobilia presente, e fece cenno agli altri di farsi indietro. Mentre quelli si avvicinavano alla soglia, i caratteristici passi lenti di Elia venivano verso l'entrata.


Potete andare ora.”


Esordì il fratello maggiore puntando dritto verso il tavolino. Gli uomini eseguirono l'ordine senza fiatare, chiudendosi dietro la porta blindata.


Joseph sospirò visibilmente irritato


Era davvero necessario fratello?”


Elia tolse il caricatore alla pistola continuando a dargli le spalle


Non saprei...”


Ripose l'arma sulla liscia superficie di legno scuro


...Ti presenti qui al calare della notte ed armato fino ai denti. Dimmelo tu.”


A quel punto finalmente si voltò. Indossava una camicia azzurro chiaro sul suo classico completo nero, ma ogni angolo e ruga del suo viso trasudavano stanchezza e nervosismo.


Volevo solo parlare con William.”


Elia sollevò scetticamente il sopracciglio. Siamo davvero qui per prenderci in giro?


Voglio che ammetta quello che ha fatto.”


Incalzò Joseph drizzandosi contro la sedia. L'altro sospirò


Per poi cosa? Sparargli un colpo in fronte?”


Perché no?”


Elia scosse il capo passandosi una mano sul viso


Senti Joseph... Anche a me manca mamma, so come ti senti.”


No, non lo sai.”


Lo interruppe il più giovane con decisione, digrignando i denti di fronte a quel patetico tentativo di ammansirlo con futili parole


So che vuoi giustizia...”


Riprese Elia ignorandolo


...Ma uccidere William non cambierà le cose, anzi... Pensa a Nathaniel, pensa agli affari, pensa a...”


A te?”


Lo interruppe di nuovo Joseph, stavolta con tono di sfida e di sdegno


Al mio caro fratello che per tutta la vita è stato trattato come il prezioso principe del regno?”


Non dirlo...”


Elia si scostò dal tavolo per farsi più vicino, sollevando l'indice a mezz'aria per chiarire il suo punto


...Ho subito soprusi e fatto sacrifici anch'io come tutti voi.”


La sua voce solitamente liscia iniziava a far trasparire rabbia ed agitazione. Joseph ribatté con una mezza risata amara


Sacrifici? Intendi sposare quella troia russa che ti ha fregato come un povero idiota?”


Elia strinse i pugni trattenendo la collera


Non avevo mai realizzato quanto fossi egoista Jo.”


L'altro rimase seduto ed impassibile, cercando di non far trasparire ciò che aveva in mente. Elia era abbastanza furbo da leggergli la mente, se solo non fosse stato così stanco e visibilmente provato. Era solo per colpa sua? Per l'ansia di proteggere William? O forse c'era altro che lui non sapeva?


Voglio solo liberarmi di lui...”


Joseph prese un lungo respiro sollevando la schiena il più possibile


...Liberare tutti noi. Sai bene che William non merita il tuo rispetto e la tua lealtà. Ha ucciso nostra madre cristo santo! Ma prima ancora di quello sai bene cosa ha fatto a tutti noi...”


Riusciva a vedere le spalle del fratello contrarsi di più ad ogni parola


...C'eri anche tu Elia. Gli allenamenti forzati, le urla, gli insulti, le botte prese... C'eri anche tu.”


Il maggiore rimase ancora nel suo angolo di silenzio, cercando le parole giuste per ribattere a quell'appello. Certo che lo ricordava, ricordava ogni livido ed ogni notte passata a consolare il piccolo Nate, ancora troppo piccolo per capire cosa stesse succedendo. Ricordava la paura del buio ed il freddo della notte. Ed il senso di colpa crescergli e crescergli dentro ogni volta che uno schiaffo schioccava sul viso di Joseph e lui restava immobile a guardare, in rispettoso silenzio ed in vile accettazione. Non stava mettendo in dubbio le inesistenti capacità genitoriali di William, stava solo difendendo il sistema, quel grande intruglio di illeciti ed alleanze che garantiva a tutti loro incolumità e benessere. Stava solo difendendo il “piccolo” Nathaniel. Non era più il codardo di un tempo. Non più.


Non hai bisogno di lui.”


Incalzò Joseph interrompendo i quesiti interiori del fratello


Non hai bisogno di lui per essere il re di tutto questo.”


Finalmente Elia si voltò


Non voglio affatto essere il re!”


Certo che lo vuoi!”


Ribatté immediatamente Joseph, prendendo al lazo la crepa nella perfetta armatura dell'altro


...E va bene Elia, va benissimo. Puoi avere tutto questo e di più, io non voglio niente da quel bastardo, voglio solo farla finita.”


Elia scosse la testa


Se ti lascio fare quello che hai in mente la sola cosa che avrà fine sarà questa famiglia.”


Joseph sospirò cercando gli occhi del maggiore


La tua famiglia. Io non ne sono parte. Non più.”


L'altro gli si avvicinò con decisione, reggendo quello sguardo carico di consapevolezza e decisione


Tu sei mio fratello Joseph. Non importa quanto dna condividiamo o quanti dei tuoi casini debba ancora aggiustare. Sto cercando di difendere anche te qui.”


Il Lupo aguzzò lo sguardo


Non ho bisogno di essere difeso. Non ho più dieci anni.”


Ancora una volta sentì la rabbia riversarglisi addosso come una cascata. Per quanto bene volesse all'uomo impettito che gli brandiva l'indice in fronte, non poteva e non voleva vedere al di là dell'unica evidenza della sua vita. Per colpa di William era un essere solo, ormai troppo laido e danneggiato per poter aspirare a qualsiasi forma di riscossa.


Elia incassò la nuova ondata di tagliente senso di colpa, abbassò gli occhi e di nuovo diede le spalle al fratello perché non lo vedesse tentennare.


Perché lo difendi tanto?”


Domandò il più giovane, i polsi ormai doloranti per quanto avesse provato a divincolarsi. Avrebbe voluto usare le mani per sottolineare le sue parole, cercando ancora una volta di convincere Elia di quanto la morte di suo padre fosse l'unica soluzione possibile. Nathaniel era abbastanza giovane, viziato e psicopatico da superare la cosa in men che non si dica. Probabilmente non se ne sarebbe neanche accorto se gli avessero subito messo davanti la sua parte di eredità.


Elia si riempì i polmoni ancora una volta. Non aveva una vera risposta da dargli. Continuava a ripetersi in testa che rispetto e lealtà sono i pilastri di ogni buona famiglia, che non importa cosa sia successo non si può venir contro al proprio preciso dovere di figlio... Ma se avesse potuto esser sincero, avrebbe dovuto ammettere a Joseph e a sé stesso che aveva una paura fottuta. Non era affatto pronto a diventare William Michaelson Quarto. Non avrebbe saputo da dove cominciare e di certo sarebbe stato un fallimento, soprattutto considerato che non riusciva a gestire nemmeno una moglie bugiarda ed un fratello stizzito.


Ascoltami Joseph...”


Gli rivolse gli occhi per l'ennesima volta


...Non intendo perdere tutto il mio tempo cercando di farmi ascoltare da un sordo.”


Si avvicinò al tavolino e prese le armi nelle sue mani. Meglio essere prudenti.


Ti lascerò del tempo per sbollire e ti prego davvero di usarlo per rivedere la tua posizione...”


Joseph lo osservò mentre infilava il suo arsenale nelle tasche. Questo non lo aveva calcolato. Elia portò la sua faccia stanca al livello degli occhi del fratello e gli parlò con la maggior grazia possibile, ricalcando lo stesso ruolo del tempo dell'infanzia


... Non c'è bisogno di arrivare a tanto Jo. Siamo tutti soli, è vero, ma siamo ancora una famiglia. Siamo ancora io, tu e Nathaniel. Questo non è mai cambiato.”


Joseph trattenne a malapena il sarcasmo sulla punta della lingua, gettando lo sguardo al pavimento per non ferire il maggiore. Una parte di lui avrebbe voluto credergli. Avrebbe tanto desiderato poter tornare a quel tempo dell'adolescenza in cui era bello passare le serate ad immaginare come sarebbe stato. Avrebbero avuto un garage pieno di macchine sportive ed una sigaretta alla menta perennemente in bocca. Nathaniel avrebbe riempito casa con le conigliette di playboy ed i rimproveri di Elia avrebbero riecheggiato continuamente tra le stanze, costringendoli a ridere sotto i baffi come stupidi scolari. William sarebbe partito per l'Europa per seguire i suoi affari più da vicino e mamma Amelia sarebbe potuta finalmente uscire di casa a testa alta, senza più doversi vergognare degli insoliti riccioli biondi del suo secondo figlio.


Erano ormai adulti e nulla di quel sogno si era avverato. Perché mai continuare a sperare?


E se non lo facessi?”


Elia si bloccò sulla soglia, voltando appena la testa per guardare Joseph con la coda dell'occhio


Spero davvero che tu non renda la mia decisione ancora più difficile.”


E così, prima che l'altro potesse continuare a girare il dito nella piaga, Elia aprì la grossa porta e ribadì a sé stesso che lasciare suo fratello dietro quel pesante muro di metallo era davvero la cosa migliore per tutti. Se la chiuse dietro riprendendo immediatamente aria. Non aveva idea di cosa stesse facendo. Non poteva certo tenerlo lì dentro per sempre. Senza considerare che se William se ne fosse accorto, sarebbero davvero stati problemi grossi per tutti.


Finalmente solo Joseph cercò di rilassare i muscoli della schiena ed allungare le gambe. Nonostante l'enfasi dello scambio l'avesse distratto per un po', era riuscito chiaramente a sentire gli otto rintocchi del campanile. Era già passato del tempo e ciò poteva solo voler dire che Cara era vicina e che presto sarebbe tornato libero. Lo sguardo carico di Elia era riuscito a farlo vacillare per un attimo, ma nulla al mondo avrebbe cambiato l'idea che si era piantato in testa. Non gli restava che aspettare la ragazzina dell'aereo ancora una volta, sperando che almeno in questa missione gli sarebbe rimasta vicina fino alla fine.


-------


Nell'istante in cui le campane avevano preso a suonare il cuore le era balzato in gola. L'attesa del nono rintocco fu una delle più strazianti della sua vita, con le mani sudate e strette nelle tasche mentre il viso le si gelava nella polvere del tunnel. I piedi le parvero più pesanti del solito mentre si muoveva sul suolo umidiccio e polveroso. Destra, sinistra, secondo snodo, destra di nuovo. Le parole le martellavano le orecchie nel silenzio più assoluto, rotto solo da lontani lamenti notturni e scricchiolii metallici.


Sollevò gli occhi al soffitto non appena seppe di aver raggiunto il punto preposto. La lunga e stretta scala arrugginita portava al seminterrato della casa, lì dove due guardie almeno attendevano di essere stese al suolo dalle sue sole mani. Cara sospirò rumorosamente ruotando i polsi e sperando che le sue nocche fossero abbastanza dure per ciò che si sarebbe trovata davanti. Avrebbe dovuto passare più tempo ad allenarsi piuttosto che a cavalcare il Lupo.


Salì il più silenziosamente possibile. Joseph le aveva assicurato che la botola sarebbe stata aperte e le sue parole non furono smentite. La pesante sfoglia di ferro venne su senza cigolii molesti e Cara sbirciò tutt'intorno trattenendo il respiro. Era buio anche fuori dal tunnel, ma questo non era un problema visto che i suoi occhi erano ormai abituati all'oscurità. Lenta, ma sinuosa come una tigre a caccia, Cara si sollevò fuori dalla botola e guardò ciò che la circondava. Il silenzio sembrava regnare sovrano, tanto che i suoi battiti erano l'unico suono appena percepibile. Dove si trovavano le guardie annunciate? Perché non sentiva il loro vociare da nessuna direzione. Un primo brivido le risalì la schiena. Ancora una volta realizzò dove si trovava e cosa stesse facendo. Era dentro la villa dei Michaelson, nel centro pulsante del covo nemico, a solo un paio di rampe di scale dall'uomo che aveva distrutto la sua famiglia e tutta la sua vita. Presto l'avrebbe guardato in viso e si sarebbe sentita finalmente viva, così viva come non si sentiva da ormai nove lunghi anni. Strinse i pugni e decise di muoversi, riportando a galla ogni tecnica e strategia che aveva appreso nel corso degli anni, spalmata contro il muro e pronta a scattare come un'arma di precisione.


Sbirciò dietro l'angolo e finalmente vide uno degli uomini di spalle. Era appoggiato con la spalla alla parete, la sua attenzione tutta rivolta al cellulare che reggeva nella mano destra. Se tutte le guardie di William svolgevano così il proprio lavoro, sarebbe stato un gioco da ragazzi. Rimanendo attaccata alla parete opposta scivolò verso di lui come come una goccia d'olio sul vetro, preparando le gambe a scattare e le mani a colpire il più forte possibile. Era più alto di lei il malcapitato, ma non abbastanza corpulento da rappresentare una vera minaccia. Non appena gli fu dietro strinse la pistola nel pugno e senza pensarci due volte gli sbatté il calcio dell'arma sulla nuca, potente e precisa come come un colpo d'arma da fuoco. Lo sconosciuto le cadde subito tra le braccia e Cara si appoggiò al muro per accoglierne il peso senza troppo sforzo. Lasciò scivolare il corpo a terra e lo superò con un solo passo. Probabilmente non era morto, ma di certo sarebbe stato fuori dai giochi abbastanza a lungo da non creare problemi.


Riprese la lenta e silenziosa camminata verso l'unica porta che lasciava trasparire luce dai propri spifferi. Joseph le aveva detto di seguire la via sinistra verso le scale ed ancora una volta il suo suggerimento sembrava non fare una piega. Secondo i calcoli una sola altra guardia si sarebbe trovata dall'altra parte, ma Cara non poteva certo esserne sicura. Un solo uomo sarebbe stato semplice, due sarebbero già stati più problematici. Se avesse perso troppo tempo ad occuparsi di uno, l'altro avrebbe avuto abbastanza tempo per avvertire i piani superiori e di certo non poteva permetterlo. Poggiò l'orecchio alla porta e cercò di cogliere quanti più segni possibile. Una televisione o forse una radio sembrava parlare in sottofondo, troppo lontana per capire di che canale si trattasse. Nessuna conversazione, il che lasciava certamente ben sperare.


Hai finito di parlare con la tua troia Don?!”


L'urlo rivolto alla porta la fece saltare sul posto. Adesso, se non altro, era sicura che ci fosse qualcuno dall'altra parte. Nessuna risposta da parte del fantomatico Don.


Stupido coglione senza palle.”


Commentò la voce con tono più basso e non ci volle molto perché Cara facesse due più due. Don era l'uomo che aveva steso poc'anzi, troppo impegnato a mandare messaggi romantici alla sua donna per notare la sua presenza. Rimase ad ascoltare ancora un po', se Don era steso nel corridoio e nessun altro partecipava alla conversazione, poteva solo voler dire che l'uomo dall'altra parte era solo. Buon per lei. Peccato non poter vedere che aspetto avesse e quanta forza ci sarebbe voluta per stenderlo. Peccato non poter sapere prima se aveva anche lui armi a disposizione. Benché avesse una pistola infatti, il piano le imponeva di non sparare finché non fosse stato davvero strettamente inevitabile. Troppe orecchie in quella casa.


Prendendo un lungo respiro si decise a rischiare la partita e bussò alla porta. Sentì lo stridere di una sedia sul pavimento ed il borbottio della stessa voce di prima, mentre passi pesanti le si avvicinavano rapidamente. Quando la porta si aprì incontrò quegli insulsi occhi marroni per un solo secondo prima di avventarsi come un'arpia contro il malcapitato. Un pugno dritto sul naso ed un altro tra le gambe. La guardia si piegò per il dolore, ma cercò di non cedere rispondendo all'attacco con i colpi delle sue lunghe braccia. Cara riuscì a schivarne un paio prima che l'avversario la costringesse al muro


Chi cazzo sei tu?”


Domandò ancora del tutto stralunato. Cara decise di approfittare fino in fondo dell'effetto sorpresa e riprese immediatamente a colpirlo in tutti i punti che conosceva come più dolorosi, finché finalmente riuscì a girargli attorno e mettergli un braccio attorno al collo. Per fortuna non era troppo alto, ma di certo scalciava come un dannato. Nel tentativo di togliersela di dosso le stringeva le costole con tutta la forza possibile, facendole un male del diavolo. Cara strinse i denti e la presa più che poteva, pensando solo a quello che sarebbe venuto dopo. Muori. Muori maledetto. L'altro barcollò verso la parete cercando di sbatterci Cara contro, ma lei non mollò, nemmeno per una frazione di secondo. Quel momento era davvero troppo importante per lasciarsi distrarre da qualche osso incrinato.


Finalmente lo sentì cedere alla mancanza d'ossigeno e barcollare un ultima volta prima di venir giù come un sacco di patate. Cara si prese il tempo di respirare di nuovo a pieni polmoni, cercando di capire se lo stronzo le aveva davvero rotto qualcosa. Nonostante il dolore ogni cosa sembrava al proprio posto e così la ragazzina ne approfittò per sferrare un ulteriore calcio al petto della guardia di William.


Cara attraversò la stanza guardinga la stanza in cui si trovava. La piccola tv quattordici pollici gracchiava ancora, mentre nulla sembrava succedere nel resto della casa, almeno a quanto poteva vedere dai monitor di controllo. Sperò di poter vedere William seduto come un papa presuntuoso nel suo studio, ma apparentemente nessuna telecamera era autorizzata a riprendere l'interno della sua stanza personale. Decise allora di proseguire la scalata verso i piani superiori. L'orologio del monitor segnava ormai le 21e56, confermando che mancavano ormai solo pochi minuti al blackout che lei e Joseph avevano programmato. Approfittando dell'oscurità avrebbe raggiunto ed attraversato il primo piano della villa, correndo a liberare Joseph, prigioniero ormai da un paio d'ore dell'intaccabile falsa morale di Elia.


Fu come un botto. Non sentì null'altro che una botta secca,ma fu presto certo che la trasmittente aveva funzionato. I monitor di controllo si erano spenti così come la piccola tv e tutta la stanza era di nuovo piombata nell'oscurità. Se i calcoli fatti erano esatti, aveva più o meno tredici minuti per raggiungere Joseph prima che i generatori si mettessero in moto ed i programmi di sorveglianza venissero riattivati. Riempiendosi i polmoni d'aria e di adrenalina corse verso le scale e le salì veloce, ma silenziosa. Sopra la sua testa poteva sentire il chiaro trambusto di passi e voci sorprese, tutti presi a ristabilire l'ordine, magari abbastanza da non notare la sua volatile presenza tra i corridoi.


Girò piano la maniglia della porta in cima alla scalinata e buttò l'occhio al di là. Qualcuno le corse davanti, ma non notò nulla. Quella parte di casa era la meno popolata per cui poteva ancora permettersi qualche azzardo. Cara si affacciò nel lungo corridoio scuro, illuminato solo dalla luce della luna e dei lampioni che filtrava dalle grandi vetrate. Proseguì spalmata contro la parete finché non arrivò all'angolo, lì dove la sua strada si diramava in due direzioni. Proseguendo avrebbe presto raggiunto l'altro lato dell'abitazione e trovato lo svincolo per raggiungere Joseph, mentre voltando a sinistra avrebbe imboccato il lungo corridoio che portava alle stanze principali della casa, lì dove William attendeva chiuso nel suo studio.


Schivò una presenza nascondendosi dietro l'angolo opposto e lì i suoi piedi divennero di piombo. Aveva studiato per ore la piantina della villa ed era certa che anche ad occhi chiusi avrebbe potuto raggiungere il salone, bypassare la sala di pranzo e camminare dritta fino alla porta di legno scuro che nascondeva l'uomo responsabile di tutte le sue disgrazie.


Il cuore prese a batterle forte nelle orecchie, tanto da riuscir quasi a coprire gli altri rumori della casa. Quel bastardo aveva fatto uccidere i suoi, lasciato che morissero come animali anche se non avevano fatto nulla, quel mostro le aveva tolto la famiglia ed il futuro, trasformandola nell'essere freddo e vuoto che adesso riempiva i suoi abiti scuri. Quell'uomo meritava la morte dalle sue mani più di quanto non la meritasse da ciascuno dei suoi figli. Era lei ad aver perso più di tutti ed anche se il pensiero di Joseph continuava a strisciarle nella mente, i suoi piedi avevano già preso a muoversi da soli. Quella era la sua vendetta, lo era sempre stata. Sua e di nessun altro.


Tirando qualche pugno ben assestato o nascondendosi nell'ombra più cupa, Cara era riuscita a raggiungere quel lungo corridoio più facilmente di quanto non avesse immaginato. Il pavimento di legno scuro ed i quadri inquietanti alle pareti calzavano a pennello alle sue fantasie di vendetta che prendevano vita. Era davvero lì, così lontana e così vicina dalla svolta della sua esistenza, la pistola stretta nella mano e la via illuminata ad intermittenza da una lampada d'emergenza che sembrava davvero non volergliela dar vinta. Se solo quella porta si fosse aperta...


Mosse un primo passo e poi un secondo, come fosse ipnotizzata dall'andirivieni di quella luce e dall'incredibile di quel momento, tanto risucchiata nella propria realtà da non sentire nemmeno i passi che si avvicinavano veloci alle sue spalle. Ancora qualche secondo e sarebbe stata intrappolata in quel lungo corridoio, non più carnefice, ma di nuovo vittima, sempre dello stesso destino.


Una porta le si aprì di fianco e lunghe braccia la trascinarono dentro in una frazione di secondo. Una mano gelida le si poggiò sulla bocca e finalmente quel freddo la riportò alla realtà, facendola scalpitare nell'oscurità.


Shhhhh. Sta' ferma.”


Quelle tre parola bastarono per bloccarla. Conosceva quella voce. La mano fredda si scostò piano dalle sue labbra e tornò al proprio posto, permettendo finalmente a Cara di mettere a fuoco chi aveva davanti.


Katrina.”


Bisbigliò, ma l'altra fu subito pronta a coprirle la bocca di nuovo. Fuori dalla porta passarono veloci i passi di almeno tre uomini, tutti rivolti verso lo studio di Willliam.


Stiamo risolvendo il problema Signore.

Ancora pochi minuti e tutto il sistema tornerà operativo.”


Cara respirò col naso e riprese il controllo della situazione, abbastanza da sollevare la mano e spingere via dal suo viso quella di Katrina. Sarebbe stata in silenzio fin quando quei passi si fossero allontanati, veloci com'erano arrivati.


Che diavolo ci fai tu qui?”


Iniziò la russa a bassa voce


Potrei farti la stessa domanda.”


Io vivo qui. Ho sposato uno di fratelli Michaelson, ricordi?”


Cara aguzzò lo sguardo in quello scuro dell'altra


E io sono qui per ucciderne uno.”


Vista la loro attuale posizione Katrina non ebbe dubbi su quale membro della famiglia Cara volesse far fuori ed in automatico fu più felice di vederla.


Come hai fatto ad entrare qui?”


Joseph mi ha detto come fare.”


La sovietica sollevò il sopracciglio sottile


Joseph? Voi due siete ancora insieme?”


Cara decise d'ignorare la sottile insinuazione e valutò se e quanto potersi fidare della donna che aveva davanti. Avevano già lavorato insieme e molte delle cose che sapeva dei Michaelson le aveva sentite proprio dalla sua bocca. Odiava William tanto quanto lei e questo era probabilmente già abbastanza.


Avevamo un piano...”


Iniziò, facendosi più vicina per poter tenere la voce il più bassa possibile


... Al momento Joseph si trova chiuso in una stanza al piano di sotto. Con Elia credo...”


L'altra sussultò appena al nome del marito


...Sarei dovuta andare a liberarlo, ma... Posso farlo da sola Katrina. Posso ucciderlo.”


Di nuovo lo sguardo scettico della russa le piombò addosso, mentre l'illuminazione andava lentamente ripristinandosi tutt'attorno.


Posso farlo. Mi preparo da anni per questo momento. Non ho bisogno di Joseph. Né di nessun altro.”


Mentre lo diceva poté sentire la sua stessa voce tremolare. Non era paura. Non doveva essere paura. Non avrebbe avuto altre occasioni come questa.


Sei sicura?”


Katrina di certo non lo era. Il suo piano prevedeva solamente di parlare con William, eppure le ginocchia le tremavano come gelatina. Figuriamoci affrontarlo da sola. Cara lasciò cadere lo sguardo solo per un paio di istanti


So cosa sto rischiando. Per questo non coinvolgerò altre persone. Posso riuscirci da sola.”


Mentre Cara continuava ad auto-convincersi, Katrina poté leggere tra le sue parole ed il suo sguardo si addolcì di colpo


Mi accorgo solo ora che abbiamo più cose in comune di quante pensassi...”


Cara corrugò le sopracciglia nell'incertezza


...Tutt'e due odiamo stesso uomo. Tutt'e due teniamo ad uno di suoi figli.”


Cara sgranò gli occhi sentendo le guance tingersi di rosso. Scosse il capo con decisione.


Questa è la mia vendetta. Solo questo.”


L'altra annuì facendosi indietro appena un po'


Sei davvero sicura?”


Cara tirò fuori la pistola dalla tasca e la strinse forte nella mano. Per quanto inaspettata, la presenza di Katrina le aveva scaldato l'animo. Se da un lato sentiva di nuovo la paura, dall'altro sapeva di avere un mondo intero di ragioni per tentare quella follia. Rivolse gli occhi alla russa e fece cenno di sì con decisione.


Katrina indietreggiò ancora restando a guardarla. Non la conosceva poi così bene, ma aveva intravisto la sua anima travagliata. Tanto dolore e tanta solitudine l'avevano portata fino a lì, fino al giorno in cui i suoi occhi avevano incrociato quelli di Joseph Michaelson. Un piano perfetto, non fosse stato per il fascino di lui e la testardaggine di lei. Un mix perfetto che aveva inevitabilmente portato a quel momento. Poteva davvero lasciarla provare? Se la ragazzina di Mancini fosse riuscita a sparare quel colpo anche la sua vita si sarebbe risolta per sempre. Se invece fosse morta in quella stanza... Chi l'avrebbe rimpianta in fondo? La ragazzina non aveva nessuno al mondo.


Cara prese un lungo respiro e si voltò verso la porta prendendo la maniglia nella mano. Fece per spingerla, ma si bloccò ed ancora una volta rivolse gli occhi a Katrina


So che non siamo mai state amiche, ma ho bisogno che tu mi faccia un favore.”


Di nuovo il sopracciglio di Katrina s'incurvò


Cosa?”


Se Elia o qualcun altro dovesse arrivare mentre sono dentro ti prego, ti prego Katrina, non lasciarlo passare.”


L'altra rimase basita per un secondo


Come?”


Cara scosse piano la testa


Non lo so... Ma per favore, aiutami un'ultima volta.”


La donna dai grandi occhi scuri annuì, scambiando con l'altra un ultimo sguardo d'intesa e speranza. La mano di Cara spinse forte sulla maniglia e lei si ritrovò presto al punto di partenza, faccia a faccia con la porta del suo personale inferno o paradiso.


Le dita le tremarono mentre s'appoggiavano piano sul legno freddo e si preparavano a spingere.


Il momento era arrivato.


La porta le si spalancò sotto le mani e la casa intera le piombò addosso. Eccolo lì. Piccoli occhi scuri la fissavano come fosse un ragno apparso d'improvviso sul muro. Eccolo lì. Giacca grigia e lunga barba a coprirne le labbra avvelenate.


Eccolo lì.


E adesso chi diavolo sei tu?”




























  
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