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Autore: LexaRay    08/02/2016    2 recensioni
[...] il brindisi c'era già stato, dopo il classico conto alla rovescia, e le urla di buon anno nuovo. Ma io non ero lì con i miei compagni. Per una volta, mi trovavo nel posto giusto al momento giusto. [...]
Lexi, la nostra dolcetta, sta trascorrendo il capodanno con i suoi amici. Ma l'aria gelida di dicembre le porterà una bella sorpresa...
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dolcetta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IL TUO SORRISO
 


Non avevo idea di come il comitato studentesco avesse avuto i permessi per organizzare una festa del genere. Una discoteca poteva sembrare la sagra del tortellino, se messa a confronto. Avete presente il sottoscala del liceo? In quel momento stavo osservando una bolgia di gente, tutta ammassata sotto ad una console, dove un Dj stava dando il meglio di sé, circondato da casse che sparavano musica a tutto spiano. Ero da poco rientrata nella sala, e mi lasciai scappare una risata, stringendo la mano della persona al mio fianco.
In prima fila spiccava Alexy, che come uno stambecco saltava e si dimenava in un ballo tutto improvvisato, cercando di intrattenere Kentin che di rimando lo fissava con aria sconcertata. Armin, seduto su delle panche lì vicino con Nathaniel, si sganasciava dalle risate guardandoli. Nel frattempo, sorseggiava i fondi di spumante rimasti dopo il brindisi di mezzanotte, nonostante le raccomandazioni del segretario a non esagerare con l'alcool. Lysandre al contrario, era nel punto più tranquillo della sala, con di fronte Rosa che gesticolava animatamente, cercando probabilmente di convincerlo a buttarsi nella mischia.
Come avrete intuito, il brindisi c'era già stato, dopo il classico conto alla rovescia, e le urla di buon anno nuovo. Ma io non ero lì con i miei compagni. Per una volta, mi trovavo nel posto giusto al momento giusto.
Erano ancora le 23:35, e mi affrettavo verso l'uscita che portava al cortile per non svenire dal caldo. Il freddo pungente fa miracoli, credetemi. Appena uscii, l’aria pungente di dicembre ebbe subito l’effetto benefico che desideravo. I miei sensi si riaccesero, ritrovando vigore. Mi sedetti sul muretto delle scale d’ingresso, e mi accesi una sigaretta. Inspirai prepotentemente, per dare sollievo al mio cervello bramoso di nicotina. Farà anche male, ma siano lodate, sacrosante sigarette.
Ero quasi giunta alla fine della fumata, quando una mano si posò sulla mia spalla.
“Ah sei tu..”
“Che accoglienza! Pensavo fossi contenta di vedermi!”
“Castiel non sei sempre nei miei pensieri”
Si mise a ridere, con la sua risata fresca e spontanea che non mostrava a tutti. Una risata che scaldava l’anima, ma che a me, al contempo, spezzava il cuore.
Non mi accorsi di fissarlo con un sorriso un po’ idiota. Quando lo notò, mi guardò perplesso e sul suo viso tornò la sua solita espressione strafottente e maliziosa.
“Occhio a non sbavare troppo tesoro, non vorrei scivolare sulla tua saliva e rompermi una gamba.”
Esasperata, lo guardai con gli occhi più sdolcinati che riuscivo a fare.
“Lo sai che sei meraviglioso quando ridi, quindi non rompere!”
In una cosa non mi batteva nessuno, aumentare l’ego di Castiel. Lui approvava di buon grado tutto questo, il problema era che ogni cosa gli dicessi ,la pensavo sul serio.
Di nuovo presa dai miei pensieri, non mi accorsi che la sua reazione al mio complimento non era quella di sempre. Mi aspettavo una risposta a tono, una presa in giro, una provocazione. Invece, un’ombra calò sui suoi occhi e senza dirmi niente mi prese per mano.
“Vieni con me”
A passo spedito mi fece strada lungo tutto il perimetro della scuola, su per scale esterne antincendio, fino a ritrovarci sul tetto dell’edificio.
Ricordai quando mi ci portò il mio primo giorno di scuola, appena conosciuti. Mi ero ritrovata in banco con lui, e nonostante l’aria burbera, mi ispirò subito simpatia.
 
“Ciao!”
“Ciao…”
“Io sono Lexi, e tu?”
“Castiel…piacere”
“Vedo che non sei di molte parole!” dissi ridendo, la sua espressione imbronciata era  troppo divertente.
“Sai com’è, la scuola non è un motivo per essere di buon umore.”
“Beh, se ti tieni sempre quel muso lungo come farai a conquistare una ragazza? Noi ci innamoriamo dei sorrisi, mica dei bronci!”
“Vedo che ne hai di consigli da dare! E tu il ragazzo ce l’hai?”
“No, non ho ancora trovato il sorriso giusto!”
Si fece scappare una risata, ma smise subito, ripreso dal professore.
“Scusami” gli sussurrai, facendogli l’occhiolino.
Lui per tutta risposta sorrise sotto i baffi, e fece roteare l’indice, come per dirmi ‘ne riparliamo dopo’. Infatti, durante la pausa mensa, mi convinse a seguirlo fin sul tetto della scuola, per mostrarmi il paesaggio della città e per dirmi semplicemente:
“Di sorrisi ce ne sono miliardi, tanti possono ingannarti e farti male. Spero che tu possa trovare il tuo”.
Mi lasciò lì, perplessa. Ma fu l’inizio di tutto.
 
Ora il paesaggio davanti ai miei occhi era a dir poco spettacolare: tutte le luci della città risplendevano come piccole gemme, sembrava di essere in un sogno, tutto fatto di cristalli.
“Che spettacolo”
“Più bello di me?”
“Oh no Castiel, tu sei ancora più bello! Quante volte devo ripeter-”
“Perché continui a far così?”
“Così come?”
“Dai idiota, i complimenti. Dopo quello che ci siamo detti 2 mesi fa, mi stupisco che tu non ti sia ancora arresa”
Il mio cuore ebbe un sussulto. Ricordai quando ingenuamente mi ero dichiarata, e di come fossi stata respinta, perché lui con le donne ‘ha chiuso’.
 
“Tu mi piaci Castiel, mi piaci davvero”
Lui era di spalle, come scenario, la solita città vista dall’alto.
“Non posso accettarlo.”
“Perché non puoi accettarlo? Non provi forse lo stesso per me? O mi sono sbagliata per tutti questi mesi?”
“Non posso e basta! Non voglio legarmi a nessuno, l’ho promesso a me stesso. Il mio cuore ha sanguinato abbastanza”.
“Non ha senso.”
“Non puoi capire!!” urlò con tutto il fiato che aveva.
“Ho capito che sei stato ferito da un’altra. Anche se non hai mai voluto parlarmene. Ma non puoi...fossilizzarti! Devi cercare di andare avanti!”
“BASTA!!”
Aveva gli occhi lucidi, stava trattenendo tutto dentro. Allora capii.
Dissi al mio cuore di essere forte, di rinchiudere, per un po’, i sentimenti prorompenti per quel ragazzo dalla chioma color del tramonto. In quel momento non potevo essere egoista e sputargli addosso tutto quello che provavo per lui. Non avrebbe retto. Era lui che aveva bisogno di aiuto. Ed io lo avrei aiutato.
Fu così che mi avvicinai a lui,  gli asciugai le lacrime ancor prima che scendessero, e lo abbracciai forte.
“Ho capito.”
Lì un piccolo pezzo del suo cuore venne ricucito, mentre il mio sanguinava copiosamente, in silenzio.
 
Non mi ero arresa, era vero. E non lo avrei mai fatto. Ma non potevo permettermi di farlo soffrire a causa dei miei sentimenti. Avrei aspettato tutto il tempo necessario affinché il suo cuore si cicatrizzasse. Avrei fatto qualsiasi cosa per aiutarlo a “guarire”. Anche dire cose non vere, ma che lui voleva sentirsi dire. Gli feci allora un gran sorriso.
“Castiel, so benissimo che non sei innamorato di me, ma io non posso farne a meno. So che non potrò mai avere nulla in cambio da te, ma non è un problema. Finché tu mi donerai il tuo sorriso e le tue risate, io sarò felice. Perché per me, il tuo sorriso è la cosa più importante.”
Guardò a terra, mi accorsi che stava stringendo i pugni.
“Dopo quella volta, ho accettato il fatto che non vuoi stare al mio fianco come io vorrei. Ma io dal mio canto, ho bisogno di starti vicino, almeno come amica. Voglio essere l’amica che ti fa ridere, che ti rende spensierato e che ti fa dimenticare i problemi. Prendimi come rifugio dalle cose brutte, sfogati con me su tutto quello che ti fa incazzare. Tu non ti devi preoccupare di quello che provo io. Me la so cavare. L’importante per me è che tu sorrida.”
Mi fermai per prendere fiato. E me lo ritrovai davanti.
Mi persi nei suoi occhi grigi.
“Ti ricordi la questione del sorriso?”
Lo guardai perplessa, non capii subito di cosa stesse parlando.
“Il tuo primo giorno di scuola, mi dicesti che non avevi ancora trovato il sorriso giusto per te”
“Si mi ricordo, perché?”
“Pensi di averlo trovato adesso?”
“Mi dici perché tiri fuori questo discorso adesso?”
Mi afferrò per le spalle e inchiodò i suoi occhi nei miei.
“Basta fare l’idiota! Rispondimi! Lo hai trovato?”
“…Si! E prima che tu dia di matto, dovresti aver capito da un pezzo che è il tuo!! Solo il tuo!!”
Stavo arrivando al punto di non ritorno. Il cuore mi batteva troppo forte e il nodo alla gola continuava a stringersi, spingendo sempre di più le lacrime ad uscire dai miei occhi. Lui continuava a guardarmi.
“Dovresti smetterla di farti del male, Lexi”
“So badare a me stessa grazie”
“No non è vero. In questo momento sei proprio un’ autolesionista, idiota.”
“Beh, faccio quello che voglio”
“E io non voglio permettere che il sorriso di cui ho bisogno si faccia del male!!!”
Mi bloccai di colpo. Guardai Castiel sgranando gli occhi. Le parole bloccate in gola.
“In questi mesi mi sei stata vicino, sempre sorridente e spensierata. Non mi ero accorto di quanto stessi soffrendo. Ma in tutto questo io mi sono innamorato del tuo viso, e delle tue labbra sorridenti. E quando me ne sono reso conto, ho visto il dolore che ti porti dentro. Ora basta. Non soffrire più, ti prego.”
Pietrificata. Ero esattamente così. Non spiaccicai una parola.
“Dio Lexi, sei proprio un’idiota!”
E lì tutto scomparve. Esistevano solo le sue mani sul mio viso, il suo respiro caldo e le sue labbra sulle mie. Non sentivo nemmeno le gambe, mi sentivo evanescente. Dopo tutto quel tempo, il mio cuore si stava facendo ricucire dal dolce tocco delle carezze di Castiel. E  non smetteva di battere all’impazzata, all’unisono con il lontano rumore dei fuochi d’artificio proveniente dalla città.
Giusto, i fuochi!
“A quanto pare la mezzanotte è arrivata”
“…Buon anno Castiel”
“Buon anno, Lexi” mi disse abbozzando un sorriso imbarazzato.
“E comunque, tu sei mille volte più idiota di me, testa calda.”
Finii in tempo la frase, che lui volle perdersi di nuovo tra le mie labbra, ed io tra le sue.

 
 
 


*angolo dell’autore*
Ciao a tutte!
Per prima cosa, è la primissima storia che scrivo dopo…anni? (non sono più un’adorabile adolescente, eh già! E le uniche storie che ho scritto…beh, erano i temi di italiano! T.T) QUINDI, abbiate pietà di me, vi prego!
Avrò riletto il tutto cento volte, per correggere il più possibile, ma sono sicura che qualche tempo verbale sia andato a farsi friggere, che la punteggiatura faccia spavento, che la sintassi e l’organizzazione del racconto siano pessime e, di aver descritto male o troppo poco certi passaggi. In tal caso perdonatemi!
Se avete chiuso un occhio per tutto quello che ho appena elencato, spero vi sia piaciuto!
Era da un po’ che volevo cimentarmi in una narrazione con i nostri carissimi personaggi dolceflirtiani e se devo essere sincera, ho scritto qualcosa di completamente diverso da quello che volevo fare.
Sono pronta a rispondere ad ogni dubbio e (soprattutto), ad ogni critica costruttiva. Almeno per capire se ho qualche speranza di scrivere altre cose decenti.
Che altro dire, se è la solita storiella uguale per certi versi a tante altre, chiedo venia, sperando che la prossima sia migliore!
Un abbraccio a tutte le dolcette,
 
Lex 
   
 
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