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Autore: Pareidolia    08/02/2016    1 recensioni
-SPOILER ALERT-
Questo breve racconto narrerà le vicende del capitolo mancante di Metal Gear Solid V The phantom pain, seguendo le informazioni relative alla missione 51 e a ciò che sarebbe dovuto accadere durante quel capitolo.
Lo dedico a tutti i fan che vorrebbero tanto avere una conclusione del gioco tanto quanto lo desidererei io, nella speranza che possa piacere.
-La squadra di spionaggio della Mother Base trova dei rapporti relativi a un gigante nel cielo, sopra l'Angola e notizie relative alla ricomparsa di alcuni bambini soldato nella regione. Intuendo che si tratta di Eli e dei bimbi fuggiti con lui, Snake inizia a seguire le tracce di una pista che porterà lui e tutti i Diamond Dogs verso un baratro profondo dal quale non potranno mai più uscire.-
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Kazuhira Miller/Master Miller, Naked Snake/Big Boss
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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 Notte.

La luna illuminava le pareti metalliche e luccicanti della Mother Base, tinte di un denso e luminoso rosso che la faceva parere insanguinata.

Numerosi soldati ne pattugliavano ogni angolo, percorrendo stancamente i corridoi e le piattaforme mentre il mare tutt'attorno era calmo ma tanto profondo da risultare una minaccia per chiunque lo guardasse.

Celava un'oscurità sconosciuta, pericolosa.

La base si trovava vicino all'arcipelago delle Seychelles, circondata da nient'altro se non l'acqua per chilometri, apparentemente isolata dal resto del mondo.

Quel luogo rappresentava molto più di una semplice base militare; era come una casa per quei soldati, per i Diamond Dogs, guidati dalla leggenda vivente conosciuta come Big Boss il quale, in quel momento, si trovava nella propria stanza nella piattaforma di comando, la più grande della base.

Stava steso sul letto, gli occhi chiusi e la testa persa in terribili incubi di un passato che non riusciva a identificare.

Volti lontani, vaghi e insieme ad essi esplosioni tremende accompagnate da grida maschili strazianti.

Sotto la forza di missili il ferro di grandi strutture esplodeva, volando in ogni direzione contro soldati che tentavano di reprimere un attacco nemico, il fuoco circondava tutto e si alzava fino al cielo intento a invocare un Dio che mai avrebbe ascoltato quei pianti, quelle suppliche.

-Non è colpa tua..- Sussurrò una voce sottile, dolce e femminile.

-Bo....boss....boss mi senti..?- Disse un'altra più volte, fin quando l'uomo non si svegliò di colpo, il corpo ricoperto da gocce di sudore che gli percorrevano rapidamente la pelle, il volto sconvolto.

-Boss! Boss è urgente, rispondi!- Era la voce di Miller, che frettolosamente urlava alla radio.

Snake afferrò piano le cuffie e le mise nelle rispettive orecchie.

-Scusa Kaz, non avevo sentito...qual è il problema?-

-I bambini. Il team di spionaggio ha trovato una traccia che potrebbe guidarci a loro e adesso stanno indagando più a fondo per scoprire maggiori informazioni. Se i dati che hanno recuperato sono affidabili allora potremmo trovare una vera e propria pista da seguire per riuscire a riportare indietro quei bambini, Eli e il Metal Gear.-

Sentendo quelle parole il cuore di Snake saltò un battito e la memoria tornò al giorno della fuga dei bambini.

Per lungo tempo non ne avevano più avuto alcuna notizia a riguardo e ora, come dal nulla, qualcosa iniziava a farsi strada nell'oscurità per guidare i Diamond Dogs a loro ma, almeno in quel momento, Snake non sapeva se dare retta a quel qualcosa di ancora misterioso oppure no.

-Che cosa hanno trovato?- Domandò piano, con attenzione.

-A quanto pare si sono diffuse delle voci riguardo a un gigante nel cielo e in giro per l'Angola si sta formando un nuovo esercito composto da bambini, ti ricorda nulla quest'ultimo punto?-

-Eli sta cercando di attirare la nostra attenzione...-

-Molto probabilmente è così. Il team di spionaggio sta ancora indagando su questa pista ma per ora ha trovato solo un rapporto riguardo al gigante e ai bambini in un luogo che conosci bene, Campo Kiziba. Boss, mi dispiace averti svegliato nel mezzo della notte ma come sai questa è una questione di importanza estrema e...-

-Non ti preoccupare Kaz, il mio sonno non era comunque tranquillo.-

 

In meno di mezz'ora l'elicottero aveva già lasciato da un pezzo la piattaforma d'atterraggio della base in direzione dell'Angola.

Il cielo era scuro, nuvoloso e minacciava una forte tempesta che non avrebbe certo tardato ad arrivare.

Gli occhi affaticati di Snake ne scrutavano l'infinita distesa fino al punto in cui si univa alla sottile linea del mare anch'esso scuro, sempre più agitato e imponente, come se stesse litigando col cielo e quella linea fosse l'unica cosa che li separava e univa al contempo.

L'uomo si domandò cosa avrebbe fatto una volta trovato Eli.

Ancora non riusciva a comprendere come mai quel ragazzino lo odiasse così tanto ma era sicuro che un sentimento così profondo non provenisse affatto dal solo disprezzo verso gli adulti e le autorità ma che la causa fosse, invece, qualcosa di ben più profondo e radicale.

Più volte aveva sentito lo sguardo del ragazzo addosso a sé, uno sguardo freddo e carico di disgusto nonostante Snake avesse provato ad avvicinarlo e a persuaderlo del fatto che quel disprezzo fosse infondato ma senza mai ottenere risultati positivi.

Sapeva che se il ragazzo aveva agito così era solo per colpa sua ma non riusciva a comprendere appieno in cosa avesse sbagliato.

Mentre rifletteva su tutto ciò, piccole gocce di pioggia iniziarono a picchiettare sul finestrino attraverso il quale osservava l'esterno.

Poco a poco spuntò la costa africana, dal lato orientale, formata da numerosi e grossi scogli bagnati dall'acqua marina che con forza e furia si scontrava su essi e i primi alberi sbucavano dal terreno, poco lontano dalla laguna formata dalle rocce.

Le pale dell'elicottero ruotavano ritmicamente, creando un suono che in qualche maniera calmava la mente di Snake il quale, per la noia dell'attesa, si accese un sigaro, muovendo lo sguardo dal paesaggio al pilota dell'elicottero e cercando di non farsi prendere dall'ansia che si faceva sempre più pressante.

Da quando era uscito dal coma si sentiva così spesso, prima delle missioni e ancora non si era abituato del tutto.

La sua mente e il suo corpo sembravano diversi, sembravano di qualcun altro e in tutto quel tempo non era riuscito a comprenderne la ragione.

Sentiva di essere rimasto indietro agli altri, con una visione limitata della realtà che gli impediva di capire del tutto ciò che gli accadeva attorno ma ormai non ci badava più così tanto come all'inizio, aveva smesso di preoccuparsene quasi completamente col passare del tempo.

Lui era Big Boss, il soldato leggendario e solo questo importava, questo e anche i suoi doveri.

L'elicottero impiegò un'ora per raggiungere il luogo d'atterraggio, una stretta pianura poco distante da Kiziba.

Si trattava di un pezzo di terra molto piccolo ma abbastanza grande da rendere possibile l'atterraggio del velivolo.

Tutt'attorno si ergevano numerosi alberi che proiettavano ombre rese cupe dal pallore della luna e l'aria era forte, fredda, mentre trasportava con sé la pioggia.

Snake scese dall'elicottero, atterrando sulla fredda distesa d'erba bagnata sottostante e subito si guardò attorno con circospezione per poi alzarsi, ormai sicuro di non essere in compagnia indesiderata.

Attraversò la piccola pianura, inoltrandosi nella foresta piena di pozzanghere fino a raggiungere la palude su cui era costruito il Campo Kiziba.

Si trattava di un avamposto militare russo costituito da qualche capanna ma ben armato e pieno di soldati, il che lo rendeva un luogo tutt'altro che un luogo semplice in cui infiltrarsi.

Lentamente si sdraiò su una roccia che spuntava dal mezzo degli alberi e osservò il luogo da lontano, marcando sulla mappa dell'I-Droid le posizioni di tutti i soldati che riusciva a vedere da lì.

Ne contò in tutto dieci, sparsi per tutta la palude che circondava le poche e semplici costruzioni in legno.

Una parte percorreva i pontili stretti, che permettevano solo a due persone alla volta di attraversarli, un'altra parte stava davanti alla costruzione principale e due guardie pattugliavano le gabbie dei prigionieri.

Non si meravigliò affatto nel vedere una donna e un uomo chiusi in quelle piccole gabbie, coi corpo sciupati e resi magri dal trattamento che i soldati gli riservavano.

Non aveva ancora marcato tutti i nemici ma decise di muoversi ugualmente, così da concludere in fretta il proprio compito; per portare a termine la propria missione doveva raggiungere l'edificio principale, una grossa baracca di legno, e trovare al suo interno i rapporti dettagliati riguardanti gli avvistamenti dei bambini e del Metal Gear, il tutto senza farsi vedere, ovviamente.

Si grattò fugacemente la barba mentre una leggera sensazione di tensione prendeva poco a poco possesso del suo corpo rendendolo più lento e meno reattivo.

La pioggia si faceva sempre più forte mentre il sole cominciava a sorgere portando con sé il mattino e Snake iniziò a strisciare fra l'erba, raggiungendo l'acqua verdognola della palude, mescolandosi uniformemente con l'ambiente circostante senza che nessuno notasse la sua presenza.

Sfilò la pistola dalla fondina e sparò un colpo alla testa di uno dei soldati lì vicino il quale si accasciò a terra all'istante.

Prima che qualcuno se ne accorgesse, l'uomo lo afferrò, trascinandolo nell'acqua in modo che nessuno potesse più vederlo.

L'aria si faceva sempre più tesa ma la condizione atmosferica gli era favorevole; il fatto che piovesse rendeva i suoni prodotti dai suoi movimenti nell'acqua meno sospetti.

Si avvicinava sempre più a quella grande struttura al centro del campo mentre i soldati lì attorno erano totalmente ignari della sua presenza.

Scelse di non eliminarli tutti ma soltanto quelli che stavano lungo il suo percorso e, quando raggiunse la costruzione in legno, i cadaveri che aveva nascosto nell'acqua erano in tutto quattro e galleggiavano placidamente sotto le passerelle che scricchiolavano in maniera inquietante.

Tenendo la pistola davanti a sé oltrepassò la porta della struttura e si ritrovò nell'unica stanza da cui era costituita.

All'interno di essa vi erano vari scaffali in ferro pieni di flaconi in plastica , risorse generali per la base e scatoloni pieni di munizioni, viveri e altri oggetti di uso comune per i soldati; una scrivania con un computer e un paio di schermi stava sistemata sul lato sinistro della stanza, in netto contrasto con la povertà dell'arredamento e il sudiciume che lo decorava.

Snake si avvicinò alla scrivania e subito frugò nei vari cassetti senza trovare nulla di utile e passò al computer.

Con un sottile cavo collegò l'I-Droid al case principale e subito vi scaricò sopra tutti i file più recenti, facendo attenzione che nessuno entrasse dalla porta alle sue spalle per poi uscire, ritrovandosi nuovamente sotto la pioggia.

Il sole cominciava a spuntare con più prepotenza da dietro le nuvole, all'orizzonte, colorandole di un denso e scuro viola che contribuì a rendere quel paesaggio misteriosamente apocalittico.

Il soldato fece per andarsene ma, proprio in quel momento, si ricordò dei prigionieri nelle gabbie e si voltò verso di esse.

Per raggiungerle aveva due opzioni, procedere direttamente da lì alla sua destra o fare il giro della struttura, atto che gli avrebbe sicuramente evitato di essere visto da qualcuno e così fece.

Si avviò verso la propria sinistra, raggiungendo il retro dell'edificio dove non c'era nessun soldato e da lontano sparò a una delle due guardie davanti alle celle.

L'altra lì accanto si allarmò subito ma proprio mentre stava per gridare l'allarme alla radio, un proiettile raggiunse la sua testa, spedendolo dritto sul terreno viscido.

Snake si avvicinò alle sbarre e le forzò, fultonando poi i due prigionieri col sistema Wormhole.

Un largo varco rossastro si aprì nello spazio sopra di loro, attirandoli al suo interno e facendoli sparire, trasferendoli direttamente alla Mother base.

-Boss la missione è compiuta ora, sto inviando l'elicottero a recuperarti ma con questa pioggia non sarà molto facile. Dirigiti subito verso la zona di recupero.- Disse Ocelot alla radio.

Ripercorrendo tutta la strada a ritroso, Snake tornò allo spiazzo di terra in mezzo agli alberi dove l'elicottero lo aveva lasciato e attese fin quando il velivolo non fu abbastanza vicino da poterci salire sopra.

 

Quando finalmente tornò alla base era già mattina.

Le piattaforme che la costituivano erano già pulsanti di vita e di attività, tutti i soldati erano al lavoro.

L'elicottero atterrò sulla piattaforma di comando e non appena Snake mise piede a terra, si trovò davanti Ocelot ad attenderlo, il volto serio contornato dai lunghi capelli argentati.

-Boss, sono arrivati i file che hai inviato dal tuo I-Droid e il team di spionaggio ha da poco finito di analizzarli. Stando alle parole dei soldati, il Metal Gear avrebbe sorvolato tutta l'Angola dirigendosi verso nord-ovest, oltre il mare. In tutta la regione vari gruppi militari si sono insospettiti parecchio e hanno iniziato a fare domande e ricerche in giro quindi potremmo non essere i soli a cercare quei bambini e il Sahelanthropus, oltre a Cipher. Per quanto riguarda invece i bambini, per l'appunto, una nostra squadra di ricognizione ha trovato l'elicottero che hanno usato per fuggire nel centro dell'Angola ma il pilota era scomparso, sul suo sedile sono stati trovati segni di corde e varie sostanze chimiche per fissare determinati oggetti.-

-Mmm...quindi i bambini lo hanno costretto ad atterrare per poi legarlo al sedile prima di fuggire così da non fargli sapere in che direzione si sono spostati.- Mormorò Snake mentre rifletteva sulle parole di Ocelot.

-Esattamente. Il pilota però, come ti dicevo, era scomparso all'arrivo dei nostri. Si suppone che sia stato trovato da altri soldati di stanza nelle vicinanze e che ora sia prigioniero lì nei dintorni ma per adesso questa è solo una teoria. Per quanto ne sappiamo potrebbe anche essere riuscito a fuggire o, peggio, potrebbe essere stato preso da qualche belva selvatica ma questa è un'ipotesi da scartare, dato che non ci sono tracce di animali.-

-Capisco...A questo punto non ci rimane altro da fare che aspettare un contatto con il pilota, gli avamposti militari nella zona sono troppi per essere controllati tutti.-

-Sì, sono d'accordo. In ogni caso, ti consiglio di andare a trovare Miller appena hai tempo, mi sembra molto strano da quando è successo tutto questo.-

Detto ciò i due si divisero.

 

Nel cielo c'era ancora qualche nuvola scura ma via via col tempo andavano a sfumare nell'azzurro limpido e splendente del mattino che ormai iniziava a scaldarsi.

Un soffio di vento accompagnava i passi di Snake e allo stesso tempo lo sguardo di Miller, rivolto verso quell'orizzonte, la maledizione di ognuno di loro.

Ciò gli ricordava la vecchia Mother Base, colma dei vecchi soldati, dei compagni a cui col tempo si era affezionato.

Tutti quei ricordi erano sfumati col tempo, come le nuvole nel cielo e invece di rimanere le belle e felici memorie di un tempo passato erano diventati simbolo di vendetta, di rabbia e di sofferenza sia per lui che per Snake.

Sapeva di essere cambiato in quegli anni.

Gli avvenimenti accaduti in quei nove, lunghi anni durante i quali Snake era rimasto in coma lo avevano distrutto, fisicamente e mentalmente.

Ormai non riusciva mai a tirare un sospiro di sollievo, a sorridere o anche solo a distrarsi per un solo secondo e l'unico attimo in cui si era sentito sollevato, l'unico momento in cui era riuscito a sentirsi libero corrispondeva alla morte di Skull Face.

Il compimento della sua vendetta.

Forse, però, da lì in poi le cose erano precipitate ancora di più, sia per lui che per il suo compagno di battaglia.

I suoi occhi, ciechi, non potevano vedere le sfumature del cielo né il riflesso della luce sulla distesa infinita del mare ma li percepiva come se potesse vederli ancora, come se in quel momento i suoi occhi ne fossero capaci.

Il suo braccio, mancante per metà e coperto dalla manica del soprabito che danzava col vento, era come se ancora l'avesse e poteva sentire il proprio pugno stringersi e afferrare gli oggetti ma sapeva bene che era solo un'illusione.

E la sua gamba, mancante anche quella, era come se ancora lo sorreggesse e gli desse forza ma quando muoveva la stampella per spostarsi si ricordava della terrificante realtà.

Ormai non poteva più fare nulla se non parlare, quella era l'unica capacità rimastagli.

Non poteva combattere, non poteva scrivere né compiere qualsiasi altra azione che un tempo gli pareva naturale e questo lo riempiva di rabbia, avvilendolo allo stesso tempo per l'incapacità che aveva nel non poter far nulla di utile.

Guardandolo, Snake sapeva di tutto questo e comprendeva appieno le sensazioni che Miller provava.

Entrambi odiavano se stessi per le proprie azioni, rimpiangendo un passato che non poteva più essere sistemato in alcun modo ma desiderosi di provare a mettere a posto ciò che avevano creato ora, con i Diamond Dogs.

Volevano sistemare almeno quelle conseguenze delle loro recenti azioni ma, per quanto ci provassero, niente andava per il meglio e finivano per rovinare ancora di più tutto quanto.

Con la morte di Skull Face pensavano di aver risolto tutto ma si era dimostrato l'esatto contrario.

Portando il Sahelanthropus sulla Mother Base avevano dato l'opportunità a Eli e Emmerich di riattivarlo e ribellarsi e, in più, sempre a causa del ricercatore avevano rischiato la diffusione di un'altra epidemia nella base, essendo così costretti a uccidere tutti gli ammalati.

-Kaz...- Iniziò Snake, fermandosi subito non appena si accorse che, in realtà, non sapeva cosa dire.

-Lo so Snake. Hanno trovato nuove informazioni utili riguardo ai bambini, è una buona notizia.- Miller non si voltò nemmeno, la sua voce era piatta e lontana.

-Non sono qui per questo, in realtà.-

-So anche questo, ma non voglio parlare di altro, Snake. Sai perché quei bambini erano così importanti per i Diamond Dogs? Sai cosa dovevano significare?-

Snake non rispose, non sapeva cosa Miller intendesse ma ne aveva solo una vaga idea, un leggero sospetto.

-Bene, te lo dico io. Quei bambini erano l'unica cosa che ci avrebbe divisi dall'inferno e avrebbe reso questo posto un vero paradiso. Erano l'unica cosa che ci avrebbe tenuti lontani dall'essere solo delle bestie in cerca di vendetta e di sangue ma li abbiamo persi, tutti e non torneranno certo indietro, questo lo sai anche tu. Anche se li trovassimo, anche se cercassimo di farli tornare, loro ci sparerebbero contro, costringendoci a rispondere al loro fuoco e così sì che diventeremmo ciò che non desideriamo, ciò di cui il mondo non ha bisogno. Noi siamo soli Snake e ci stiamo avvicinando sempre di più verso un baratro profondo e oscuro. Lo senti anche tu vero, amico mio?-

-Kaz, se quei bambini ci spareranno contro non so cosa accadrà ma di certo farò di tutto per far sì che non accada e li riporterò indietro. Io ormai non sono più la leggenda di un tempo, sono solo un demone circondato dal sangue e dai morti ma se mi sarà possibile fare qualcosa di buono e caritatevole, almeno per questa volta, allora lo farò, costi quel che costi.-

Davanti a quel cielo che si faceva sempre più infinito e quel mare calmo e piatto, mentre l'aria ancora sapeva di pioggia, fra i due si strinse un silenzioso accordo, dettato solo dall'atmosfera che quelle parole avevano lasciato nel vento, riportando alla luce, per un solo e fugace istante, quel passato lontano che tanto speravano di poter ripristinare.

   
 
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