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Autore: vero_bonnie    12/02/2016    1 recensioni
Ciò che abbiamo fatto è stato talmente importante, talmente stupefacente, da essere diventato quasi più grande del più grande uomo al mondo.
Già pubblicata qui, poi cancellata.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Land of hope and dreams

 

 

La notte è incredibilmente buia, l'oscurità mi avvolge stretto come un mantello di broccato nero e mi soffoca, mi opprime, mi impedisce di respirare. Con affanno cerco di riempire d'aria i polmoni brucianti, ma la notte mi schiaccia a terra. Annaspo, in cerca di aiuto, di un qualsiasi aiuto che non arriverà perché te ne sei andato e non c'è niente da fare: né la Luna né le stelle sono qui stasera, non c'è nessuno ad aiutarmi, nemmeno quel Dio in cui continuo a credere ma che non riesco a comprendere. Non c'è nemmeno Lui, in questa notte soffocante, da quando te ne sei andato solo il silenzio risponde alle mie preghiere, non c'è più nessuno lì per me ad ascoltarle.

Mi lascio cadere a terra: la sabbia sotto di me è gelida, la passerella di legno che la sovrasta ha impedito al sole di renderla bollente. Presto quelle piccole particelle cominciano a infilarsi nella giacca di pelle e nella camicia, provocandomi un prurito e un fastidio che accolgo volentieri, perché sembrano volermi ricordare che, anche se tu te ne sei andato, io sono ancora vivo. Questa sabbia fredda sembra dirmi che non può finire tutto con te, che non finirà tutto con te perché per qualche scherzo divino noi siamo ancora qui, e dobbiamo andare avanti. Questa sabbia fredda sembra dirmi che devo vivere.

Estraggo le cuffiette dalla tasca della giacca e le posiziono nelle orecchie, poi premo play. La canzone si diffonde all'interno del mio cranio e ricomincia la sensazione di soffocamento, che era sparita quasi del tutto quando mi ero rifugiato sotto al boardwalk.

Man mano che Land of Hope and Dreams suona dentro me, mi ritornano in mente tutte le sere che io e te abbiamo passato sotto a queste passerelle, con delle ragazze o da soli, preda della leggera brezza che viene dal mare e che confonde i pensieri, che li attorciglia, li sparpaglia e li soffia via come fogli di carta che volano quando entra una raffica dalla finestra aperta.

Ricordo tutte le volte in cui, sdraiati qui sotto al riparo dal sole, uno accanto all'altro, io con la canottiera slabbrata e le scarpe da tennis coi buchi e tu con i tuoi pantaloncini corti e il cappello a tesa larga, parlavamo di come sarebbe stato il nostro futuro. Ogni volta cambiavano dei dettagli – una sera eri un magnate del petrolio, la volta dopo compravi una maison di moda senza sapere cosa fartene, poi io avevo quaranta domestiche indiane perché “loro sì che sanno cosa farsene della pancia!” - ma nei nostri sogni c'erano sempre le stesse basi: nel futuro che ci aspettava, entrambi suonavamo, e tutto sarebbe stato migliore di come lo era allora.

Una specie di terra di speranza e sogni, insomma.

Ecco, amico mio, quella terra l'abbiamo raggiunta. La nostra vita è stata spettacolare, quello che abbiamo fatto, stupendo. E tu sei stato meraviglioso. Spero solo che, ora che sei nella terra della speranza e dei sogni per eccellenza (perché sì, sei chiaramente in Paradiso, ora, io lo so), non ti dimenticherai di tutti i sogni che abbiamo realizzato qui, insieme.

Ma no, come potresti. Ciò che abbiamo fatto è stato talmente importante, talmente stupefacente, da essere diventato quasi più grande del più grande uomo al mondo.

E, mentre nelle mie orecchie comincia l'assolo di sax (quell'assolo per cui ho pianto la prima volta che l'ho sentito registrato su disco dopo la tua morte), mi alzo, riemergo da sotto il boardwalk e mi allontano nella notte.

Un'unica stella, apparsa nel cielo, illumina di sfuggita qualcosa che scende lentamente sulla mia guancia. Ma all'improvviso è troppo buio per vedere bene.

   
 
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