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Autore: Harryette    12/02/2016    2 recensioni
Adesso non c’è più nessuno che mi regge i capelli quando vomito, non ho più nessuno da tenere sveglio, nessun promemoria di nessun giorno sbiadito
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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UN GIORNO TI DIRO'


Ho fatto un sogno strano stanotte: c’eri tu, galleggiavi in un mare di parole senza nessun tappetino e senza nessun salvagente (non l’avresti mai fatto veramente), parole di tutti i tipi. Tutte le parole che ti ho detto, tutte quelle che mi hai urlato (la tua voce trafora i timpani), tutte quelle che non abbiamo mai avuto il coraggio di ammettere a noi stessi, quelle che fluttuavano nell’atmosfera e mi davano l’impressione di star per soffocare. Ma non avevi paura.
Io non c’ero però riuscivo a vederti.
Ed è proprio così che me lo sono spiegata, è proprio per questo che – piano piano – ha iniziato a prendere senso. Vorrei avere il coraggio di bussare al tuo citofono e chiederti scusa per tutte le volte che non ti ho fatto dormire, per tutti i capelli che mi hai retto mentre vomitavo, per tutti i promemoria di giorni sbiaditi che ancora oggi non mi abbandonano. Vorrei avere il coraggio di prendere il primo autobus di linea e venirti ad urlare in faccia (proprio io, che non urlo mai) che non è vero che mi sto lasciando morire, che hai sempre avuto torto, che sei tu quello che mi strazia più di tutte le malattie e i dispiaceri del mondo.
Vorrei essere la persona che credevi di amare, quella che ti faceva ridere alle tre di notte prima di un esame, quella che non ha preso la patente perché sente di perdere tempo, quella che sorride con le lacrime agli occhi. Vorrei essere la persona che ti meriti, quella che esiste ma che non conosco. E sopra ogni cosa e più di ogni altra cosa, vorrei avere (anche solo per un secondo) la forza di lasciarti andare. Non lo so nemmeno io con quale coraggio mi ostino a non mollare la presa, non lo so nemmeno io per quale assurdo motivo non ti lascio libero di volare. E’ come se provassi il desiderio di trascinarti in basso, perché hai troppa luce per questo mondo buio.
Io non lo so cosa c’è dopo la morte. Se deve proprio esserci qualcosa, però, spero ci siano i sogni. Sono l’unica cosa che mi resta quando la notte si allunga e la tua casa diventa improvvisamente troppo lontana, come se non bastassero i chilometri che ci mettiamo in mezzo di nostra spontanea volontà.
Sento l’eco dei tuoi passi sulle scale e lo so che non è reale, lo so che sto sognando un’altra volta, ma arrivati a questo punto che differenza fa?
Vorrei avere il coraggio di chiamarti e farti quelle promesse che non ho ti ho mai detto ma che ho sempre mantenuto, tenute come promemoria su un cellulare che non squilla da settimane.
 Ti prometto che non piango.
Ti prometto che non muoio.

Ho fatto un sogno strano stanotte: tu galleggiavi in un mare di parole, quelle taglienti come lame, quelle che sono rimaste sospese in aria per secoli e rimangono ancora lì, in attesa. Di cosa poi, non so. C’erano anche quelle che mi hai urlato l’ultima volta, te le ricordi?
‘’Smetti di distruggerti’’
Ma non lo capisci? Non te ne accorgi? Non lo vedi che sei tu che mi stai distruggendo?
Adesso non c’è più nessuno che mi regge i capelli quando vomito, non ho più nessuno da tenere sveglio, nessun promemoria di nessun giorno sbiadito. L’unica cosa che mi resta, oltre al ricordo, è quel bigliettino scritto su un foglio a quadretti stropicciato con la matita spuntata della mamma. Hai copiato una frase dei Negramaro, non sei mai stato bravo con le parole (ho paura che affoghi Davide, ho il terrore che muori), non siamo mai stati uguali in niente.

 
…e non chiederti perché
tutto poi ritorna in quel posto che non c’è
dove, per magia, tu respiri dalla stessa pancia mia…
 
Sto respirando.
Ti prometto che non piango.
Ti prometto che non muoio
  
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