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Autore: Linxale    13/02/2016    0 recensioni
Quando la passione si insedia nell'animo, le persone cambiano un po'...
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Junpei Hyuuga, Riko Aida, Teppei Kiyoshi
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Triangolo
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SUPERARE I PROPRI CONFINI, NON QUELLI ALTRUI
 
 
Prologo (La voce del generale)
 
Riko si avvia verso la porta dell’infermeria, quasi deserta in quel momento, per ritornare al campo dove stanno giocando l’incontro. È impaziente, vuole controllare di persona, vuole sedersi in panchina, vuole mostrare loro che c’è, che è lì, che possono contare sulla sua presenza (anche se sa di essere uno scricciolo di ragazza) e sul suo supporto, vuole dividere il suo cuore con tutti loro (o quasi), vuole gioire, patire, piangere per qualunque motivo con loro nell’attimo stesso in cui ciò diventi inevitabile…
«Aspetta».
La voce che la ferma è secca, decisa, imperiosa, non ammette repliche né dinieghi. Non è più la voce gentile ed amichevole che conosceva; da qualche tempo le cose tra loro sono cambiate, anzi peggiorate: avverte un’ostilità crescente verso di sé che non sa come spiegarsi o forse sì, e non osa chiedere per timore che la sua intuizione si riveli giusta. Ma in fondo lo sa, lo sa, il suo cuore di donna (anche se un po’ acerba) le dice che è così, che è vero, basta guardare il suo sguardo per sincerarsene. Prima uno sguardo ridente e “posato”. Ora uno sguardo inquieto e “oscuro”, specie se c’è un altro nei paraggi. È così. Non può essere che così.
Facendosi forza si gira verso il rebounder steso sul lettino e cerca di sorridergli nel modo più convincente possibile, mentre gli rivolge un formalissimo «Sì?», ma nel suo petto tutte le migliori intenzioni crollano nel momento in cui lo guarda. È la prima volta che riceve un’occhiata così. Assomiglia molto a un’arma puntata.
 
Kiyoshi è sdraiato pancia in giù sul lettino dell’infermeria, col viso rivolto verso la coach e mezzo nascosto dal cuscino su cui poggia la testa. Resta visibile solo un occhio, mezzo naso e mezza bocca. Ma per ciò che deve fare, tutto questo è più che sufficiente.
«Resta con me ancora un altro po’, per favore».
«Ma veramente io dovrei… », abbozza la ragazza.
«Oh, non ti preoccupare, per quello che ti devo dire basta un attimo». (Preparati, ragazzina). E poi, senza darle il tempo di fiatare:
«Tu lo vuoi tutto per te, vero?».
(Cazzo, stavolta ci siamo) «Come dici, scusa?». Dannazione, si sta comportando come na bimbetta intimorita davanti al maestro. O davanti a uno sconosciuto, perché a questo punto non sa più a chi appartenga il volto mezzo nascosto, dallo sguardo torvo, dalla piega vagamente sadica delle labbra, e dalla voce di pietra. Che continua imperterrito:
«Hyuga Junpei, ovviamente. Il nostro bel capitano».
Un colpo talmente improvviso e forte che Riko non sa come reagire, e si limita a girare sui tacchi per dirigersi nuovamente all’ingresso. È quasi arrivata alla maniglia che le permetterebbe di uscire di lì, ma la voce dietro di lei, ipnotica e cattiva, la blocca un’altra volta:
«In queste ultime settimane gli hai lanciato un sacco di occasioni e di inviti impliciti, vero? E quante volte ti ha risposto? Zero, mi pare. Ma non credere che non abbia capito, è che preferisce i maschietti alle femminucce, tutto qui. A questo punto perciò intervengo io e tu resti al tuo posto, proprio com’ho fatto io finora… sì, così direi che potrebbe andare».
 
Finalmente la ragazza ha modo di abbassare la maniglia, ma prima di aprire la porta viene di nuovo raggiunta dalla voce, stavolta più suadente:
«Vedi Riko io ti parlo così, a cuore aperto, … »
(…Che strano sentirglielo dire così, adesso…)
«… perché penso che con una persona intelligente e brillante come te sia non solo possibile, ma anche conveniente farlo: si risparmia tempo e fatica, si aggirano malintesi e si evitano dissapori di cui la squadra non ha bisogno. Anzi, la nostra squadra ha bisogno che ciascuno di noi continui a fare del suo meglio come ha fatto finora. In questo non mi tirerò indietro, ma semmai continuerò a portare nei match quelle abilità che io possiedo e che attirano su di me la sua attenzione, e che ci avvicineranno ancora di più se vinceremo l’oro alla Winter Cup: quindi capisci che sono motivatissimo a portare questa squadra in vetta, e avermi nella rosa di giocatori che tu dirigi ti è di grande aiuto! Anche perché, amica mia, tu saresti la manager in assoluto più giovane a vincere l’oro della Winter Cup, e questo si rivelerebbe un’ottima pubblicità per te, tuo padre e la palestra che lui gestisce. Dico bene? Alla fine ci guadagneremmo tutti qualcosa!».
Riko apre la porta di scatto e cerca di dire nel modo più atono che le riesce:
«Tra 5-6 minuti torna in campo».
«D’accordo coach!» le sorride la voce alle spalle.
 
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