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Autore: giambo    14/02/2016    5 recensioni
Sorridendo, il saiyan si portò due dita alla fronte, alla ricerca del ki di Crilin, suo fratello. Una volta individuato, Goku si stava per teletrasportare quando, all'improvviso, si accorse di essersi dimenticato un dettaglio non irrilevante: la cintura dei pantaloni.
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La felicità della bionda si incrinò. Ogni giovedì sera era costretta a vedere il marito perdere tempo con quei decerebrati dei suoi amici. Onestamente, trovava che Crilin avrebbe potuto impiegare il suo tempo in modo più proficuo, come per esempio convincere Bulma a dare vita a qualche altra lotteria milionaria, a cui ovviamente lei avrebbe partecipato per riempirsi le tasche.
...
“Ma che dia...” esclamò il piccolo guerriero, nascondendosi con la coperta fino al mento per la vergogna, subito imitato dalla moglie, ancora confusa. “Goku!” strillò, una volta riconosciuto l'amico. “Cosa diavolo ci fai qui?!”
Genere: Commedia, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Crilin, Goku | Coppie: 18/Crilin, Chichi/Goku
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Meeting

 

 

Goku sputacchiò acqua e sapone dalla bocca. Passandosi sui denti la lingua, nel tentativo di togliersi quel sapore orribile, il saiyan abbassò pericolosamente la guardia. Goten, infatti, vedendo il padre distratto, lo afferrò alla vita, buttandolo sott'acqua. Per circa un minuto i due si dibatterono in apnea, fino a quando Goku, con uno scatto improvviso, si liberò della presa del figlio, riemergendo.

“Goten!” ansimò il moro, riempiendosi i polmoni d'aria. “Cosa stavi tentando di fare?! Volevi affogarmi?!”

Il bambino si grattò la nuca, sorridendo allegramente.

“Dai, papà! Stavo solo giocando!” si giustificò, ignaro di aver appena attentato alla vita del genitore.

Goku non ribatté, ancora sconvolto all'idea che il figlio trovasse divertente tentare di affogarlo. Non volle neanche immaginare che razza di giochi svolgesse con quell'altra peste di Trunks, anche perché sapeva che l'idea non gli sarebbe piaciuta per niente.

Era ormai prassi per lui e Goten fare il bagno assieme. Il bambino trovava divertentissimo giocare alla lotta con suo padre in acqua, mentre il saiyan non ci vedeva niente di male nell'impiegare la mezz'ora adibita al bagno serale come momento da condividere con il secondogenito. Si era sempre sentito in colpa per averlo fatto crescere per oltre sei anni senza padre, e desiderava, dove fosse possibile, recuperare il tempo perduto. Il fatto che il bagno si riducesse, ogni volta, in uno stato orribile, e che sarebbe toccato a Chichi sistemare tutto era una cosa di secondaria importanza nella mente del prode e valoroso salvatore dell'Universo.

Con un sospiro, il moro sprofondò nell'acqua calda, sentendosi in pace. Era piacevole stare a mollo nella grande e calda vasca, specie dopo una giornata passata ad annoiarsi guidando un trattore sobbalzante e di pessima qualità. Si stiracchiò le spalle, mentre Goten appoggiava il mento a bordo vasca tenendo gli occhi chiusi, senza alcun tipo di preoccupazione al mondo. Era vivo, con una famiglia affianco, circondato da amici, e con la possibilità di allenarsi con Whis, lo scintillante aiutante di Lord Beerus. Decisamente, non poteva chiedere nulla di più dalla vita.

In quell'istante però, la sua mente gli inviò un dato che ebbe la forza di farlo schizzare fuori dalla vasca a velocità supersonica. Era giovedì sera, la serata che passava sempre con gli amici più cari: Crilin, Yamcha, Tenshinhan, Jiaozi ed Oolong. Non avrebbe potuto tirare buca neanche di fronte alla minaccia di un'invasione spaziale.

“Urca! Sono in ritardissimo!” urlò, mentre correva nudo per il bagno, spargendo acqua dappertutto, alla ricerca delle mutande pulite. “Non posso fare tardi! Chi li sente poi gli altri?”

“Papà...” Goten non era sicuro che sua madre sarebbe stata felice di come il padre stava riducendo il bagno. “Non dovresti prima asciugarti?”

“Eh?” Goku ci mise qualche istante a comprendere che suo figlio aveva pienamente ragione. “Beh, sì...forse.”

Una volta asciugato, il saiyan prese a correre completamente nudo per tutta la casa, alla ricerca degli abiti adatti alla serata. Dopotutto, non sarebbe stato elegante presentarsi vestito con la sua inseparabile tuta. Peccato che ciò comportò presentarsi davanti a Videl e Gohan esattamente come Madre Natura l'aveva fatto, scatenando l'imbarazzo più totale nei due giovani.

“M-ma...” il primogenito di Goku sembrava incapace di spiccare parola, diventando rosso in volto, il tutto sotto lo sguardo preoccupato del padre.

“Cos'hai? Ti senti forse poco bene, Gohan?”

“Papà...per favore...vestiti...” esalò il ragazzo, coprendosi gli occhi, esattamente come aveva fatto la sua ragazza, ormai diventata viola per l'imbarazzo.

“Signor Son...la prego.” ebbe la forza di sussurrare la mora.

“Vestirmi?” il saiyan si guardò, perplesso dalla reazione dei due giovani. “Perché, c'è qualcosa che non va?”

Poi, prima che i due potessero spiegargli la situazione, il moro si ricordò del perché si trovava nudo in salotto.

“Ma sicuro! I vestiti sono in cucina! Come ho fatto a non pensarci prima!” esclamò, tutto contento. Con la velocità di un razzo si trasferì nell'altra stanza, non trovando i vestiti, ma in compenso guadagnandosi un'ora di strilli da parte di sua moglie, a causa della sua 'intollerabile indecenza'.

 

 

Venti minuti, molti rimproveri, e molte scene imbarazzanti di fronte a Videl dopo, Goku poteva dirsi soddisfatto del risultato: indossava un paio di jeans scuri stretti, una maglietta rossa, con sopra un giubbotto di pelle marrone. Attorno al collo portava il suo, ormai immancabile, foulard bianco, mentre ai piedi teneva un paio di scarpe da ginnastica dello stesso colore. Certo, quei vestiti non erano comodi come la sua cara e vecchia tuta, ma erano sopportabili. Sicuramente più di quelle camicie terribilmente strette che sua moglie tentava di fargli indossare a forza ogni volta.

“Bene, direi che posso andare.” esclamò, sorridendo allegro allo specchio. Mentre dietro di lui, Chichi lo squadrava di pessimo umore.

“Sei veramente incredibile, lo sai?” osservò lei, le braccia incrociate sul petto in una posa molto 'vegetesca'. “Non ti ricordi un compleanno che sia uno, sbagli continuamente la data del nostro anniversario, e non c'è verso di farti mettere addosso un vestito decente. Ma pur di non saltare quella stupida serata con quegli scansafatiche sei disposto addirittura a saltare i tuoi allenamenti!” la mora sospirò, scuotendo la testa. “Non riuscirò mai a capirti.”

Il moro si limitò a sorridere, grattandosi la nuca.

“Scusa, Chichina...prometto che starò più attento in futuro.” dichiarò.

“Sono anni che lo dici, e puntualmente non mantieni le promesse.” replicò lei. “Ormai mi sono rassegnata al tuo modo di fare. Sei incorreggibile Goku!” esclamò, ma il marito sapeva che non era veramente arrabbiata. Chichi comprendeva che per lui quella serata era importante. Il suo era solo un modo come un altro per bisticciare un po', dando un pizzico di pepe alla loro ormai tranquilla routine matrimoniale.

Sorridendo, il saiyan si portò due dita alla fronte, alla ricerca del ki di Crilin, suo fratello. Una volta individuato, Goku si stava per teletrasportare quando, all'improvviso, si accorse di essersi dimenticato un dettaglio non irrilevante: la cintura dei pantaloni.

Con un lento fruscio, questi ultimi caddero, lasciando il moro in mutande, proprio nell'esatto momento in cui Videl passava per il corridoio.

“Oh...”

“Signor Son!” esclamò la ragazza, coprendosi gli occhi, e diventando color melanzana in volto.

“La vuoi finire di comportati da pervertito con la tua futura nuora?!” ruggì Chichi, cominciando ad inseguire con un mattarello, sbucato fuori da chissà dove, il povero saiyan, il quale tentava di tirarsi su i pantaloni, cercare una cintura e sfuggire alle ire della moglie. Tutto nello stesso tempo.

“Dici che riuscirà mai a non fare figuracce con Videl?” chiese Goten, leggermente perplesso, a suo fratello.

“Temo di no...” Gohan non riuscì a dire nient'altro, anche perché sapeva che, con ogni probabilità, poi sarebbe toccato a lui fare da psicologo alla fidanzata, per tentare di farle superare lo shock.

 

 

Gonfiando le guance paffute, Marron serrò le labbra, osservando con sguardo perplesso i verdognoli broccoli che, dal suo piatto, apparivano assai poco invitanti.

“Dai, fai uno sforzo.” la incitò Crilin, cercando di rendere, con scarsi risultati, i broccoli appetibili alla figlia.

Chiudendo i pugni, la bambina si limitò a scuotere la testa, per nulla convinta che quella robaccia le avrebbe fatto bene.

“Andiamo Marron!” proseguì il padre. Fingendo che il boccone fosse un aeroplanino, il piccolo guerriero tentò di distrarre la figlia, in modo da colpirla a tradimento non appena avesse abbassato la guardia, ma tutto ciò che si trovò davanti fu una muraglia inscalfibile.

“Io ci rinunciò!” sospirò il moro, rivolgendo uno sguardo carico di implorante aiuto alla moglie. “Vuoi provare tu?”

Senza dire nulla, 18 appoggiò le proprie posate, andando a sedersi affianco alla figlia. Iniziò ad accarezzarle la testa, cercando di blandirla con dolci parole inudibili al marito. Tuttavia, vedendo che la bambina non accennava a cedere, la squadrò con occhio severo.

“Marron, devi mangiarli. Ti fanno bene.”

“No.” rispose la piccina. “Sono cattivi, non mi piacciono!”

“Marron...” il tono della cyborg non prometteva niente di buono. “Non farmi arrabbiare. Mangiali e basta!”

“No!”

18 sospirò, esasperata. Quando la figlia si metteva a fare i capricci era sempre una lotta all'ultimo sangue.

“Avanti, se li mangi poi il papà ti compra un gelato...alla fragola.” le sussurrò, con voce suadente, all'orecchio. Vide la piccina esitare, e lesta si insinuò nella crepa della sua corazza.

“E poi domani ti compro una bambola nuova, quella che ti piaceva tanto.”

Marron cedette. Era solo una bimba di cinque anni, e l'idea di un gelato al suo gusto preferito, ed una bambola nuova le fecero sembrare i broccoli più invitanti. Lentamente, annuì, gli occhi ricolmi di gioia all'idea di un nuovo balocco, facendosi imboccare successivamente dal padre.

“Guarda, ecco l'aeroplanino che arriva!” esclamò quest'ultimo, mentre l'androide si premurava di pulire le guance della bambina, un sorriso tenero sul volto. In fondo, adorava sua figlia, tranne quando si metteva a fare i capricci. In quei casi, avrebbe preferito caldamente strozzarla

Dopocena, mentre Crilin si premurava di rispettare le promesse fatte dalla moglie, la bionda, dopo aver ripulito la cucina, si mise a giocare con Marron. Lo trovava rilassante, in un certo senso, stare lì, sdraiata sul pavimento assieme alla figlia, in mezzo a bambole di vario genere e dimensione, ascoltando i discorsi fantasiosi della piccola, ed immaginandosi le scene con uno sbuffo divertito.

Era strano il destino. Non aveva mai pensato di essere portata per fare la madre, men che meno una volta trasformata in cyborg. Eppure, nonostante tutto, le piaceva. La trovava una sfida continua, stressante certo, ma molto entusiasmante, senza contare che, ogni volta che la figlia sorrideva, il suo cuore di metallo si scioglieva. Ormai, tra sua figlia, ed i suoi nipoti Goten e Trunks, si era abituata ad essere circondata da bambini, ed aveva iniziato ad amarli con tutta sé stessa.

Quando suo marito ritornò, scoprì, con gradevole sorpresa, che oltre al cono alla fragola per la bambina aveva portato a casa due scatole ricolme di gelato, di cui una al suo gusto preferito: caffè.

Inarcò un sopracciglio, squadrando sorpresa il cucchiaio che il moro le porgeva.

“Gelato?”

“Tu riesci sempre a sorprendermi...e non sempre positivamente.”

Ma per fortuna di Crilin, non fu una di quelle volte.

 

 

Con Marron impegnata a spiaccicarsi gelato alla fragola sulla faccia, Crilin e 18 poterono dare vita ad un momento intimo, mettendosi a scavare assieme la gigantesca vaschetta al caffè.

“Spiegami una cosa.” mugugnò lei, rigirandosi il cucchiaio tra le labbra sporche. “Per chi sarebbe l'altra vaschetta che hai preso?”

“Oh, sarebbe per Goku. Oggi è giovedì, non ricordi?” rispose il marito, mentre si impegnava a pulire la figlia con un tovagliolo.

La felicità della bionda si incrinò. Ogni giovedì sera era costretta a vedere il marito perdere tempo con quei decerebrati dei suoi amici. Onestamente, trovava che Crilin avrebbe potuto impiegare il suo tempo in modo più proficuo, come per esempio convincere Bulma a dare vita a qualche altra lotteria milionaria, a cui ovviamente lei avrebbe partecipato per riempirsi le tasche.

“Ma non mi avevi detto che stasera i tuoi amici non venivamo?” domandò, sperando che, almeno per quella sera, il marito non perdesse tempo con creature sottosviluppate.

“Purtroppo sì.” rispose il terrestre, scavando nella vaschetta. “Jiaozi ha l'influenza, e Tenshinhan non vuole lasciarlo solo. In quanto a Yamcha ed Oolong...beh, figuriamoci se si perdevano la prima del nuovo night club di Satan City.”

“E Goku?” insistette l'androide, constatando con disappunto quanto gelato si fosse mangiato il compagno.

“Goku...beh, non sono riuscito a contattarlo, quindi immagino che verrà.” quando Crilin tentò di prendersi un altro po' di dolce, la moglie glielo impedì con un colpo secco del cucchiaino. Successivamente, essa si mise sottobraccio la vaschetta, decretando così la fine della condivisione di quel bene con il marito, il quale ne fu contrariato.

“Non ti facevo così golosa, Juu-chan.” osservò lui, lo sguardo triste e deluso.

“Ti rifarai con l'altra vaschetta.” replicò seccamente la cyborg, proseguendo la degustazione da sola. Tuttavia, quando vide lo sguardo triste del terrestre, fu più forte di lei afferrarlo e metterselo sulle ginocchia, da dove ripresero a mangiare insieme.

“Grazie, Juu.”

“E' solo perché mi farebbe ingrassare mangiarlo tutto da sola.”

“Ma tu non potevi rimanere in linea con il metabolismo speciale dei cybo...”

“Mangia e stai zitto!”

“S-Sì, Juu-chan.”

 

 

Goku si teletrasportò davanti alla porta della casa di Crilin, constatando, con un sospiro, di non essere in ritardo. Generalmente avrebbe potuto teletrasportarsi direttamente davanti all'amico, ma l'ultima volta che l'aveva fatto era comparso mentre Crilin e 18 erano impegnati a fare gli sporcaccioni, con il risultato che il fratello aveva rischiato l'infarto, mentre il saiyan si era ritrovato il setto nasale brutalmente deviato, quattro costole incrinate, e un occhio nero a causa della cyborg. Il tutto in meno di una decina di secondi.

Bussò alla porta, sorridendo. Dopotutto, stava per passare una serata con i suoi più cari amici. Certo, all'appello mancava Vegeta, ma dubitava che il principe dei saiyan avrebbe approvato qualsiasi attività al di fuori dell'allenamento, quindi forse era meglio così.

Ad aprirgli, dopo una manciata di secondi, fu 18. L'androide lo squadrò con fare leggermente sprezzante, quasi la sua sola presenza le creasse fastidio, mentre il sorriso del moro si intensificava.

“Salve 18! Come va la vita?”

La bionda non rispose, limitandosi a farsi da parte, permettendogli di entrare.

“Crilin è in salotto.” si limitò a spiegare lei, chiudendogli la porta alle spalle. “Divertitevi.” e se ne scomparve in cucina, probabilmente per finire il suo adorato gelato al caffè, mentre il saiyan si toglieva le scarpe, e si avventurava nell'appartamento del fratello.

Lo trovò seduto sul voluminoso divano dell'ampio salotto, con la figlia in braccio, a giocare con lei. Nel vederlo, Goku non poté fare a meno di sorridere. Era...felice. Felice per l'amico, che ormai considerava come un fratello. Aveva passato anni a vederlo sempre solo, dedito solamente agli allenamenti, inscalfibile nella sua convinzione che, prima o poi, sarebbe riuscito a trovare la famosa 'ragazza giusta' con la quale mettere su famiglia. Anni passati a fare da fratello maggiore a Gohan, da spalla in battaglia a lui, senza mai lamentarsi, senza mai provare a rimproverargli qualcosa. Sempre pronto a dargli il suo aiuto, senza chiedere nulla in cambio. Il saiyan non era così convinto che, senza Crilin, sarebbe arrivato dove era ora, ma di una cosa era sicuro: l'amico si meritava pienamente la gioia di quella famiglia costruita con tanta fatica.

Non appena fece la sua entrata nella stanza, il terrestre si girò, sorridendo con fare infantile, semplicemente contento di poter vedere suo fratello, mentre Marron batteva le manine felice.

“Goku! Quando sei arrivato? Ti stavo aspettando!” esclamò il moro, alzandosi con la figlia in braccio, ed andando incontro all'amico. Quest'ultimo, sorridendogli, prese in braccio la nipote, schioccandole un sonoro bacio sulla guancia.

“Che bello! Che bello! Zio Goku!” pigolò la piccina, al settimo cielo per la visita dello zio.

“Ciao, piccola!” esclamò lui, intenerito dalla gioia di Marron. Gli piaceva essere chiamato zio, specie dalla figlia di Crilin. Il saiyan non si era mai dimenticato di tutto quello che aveva fatto il fratello per Gohan, senza contare ciò che aveva rappresentato per Goten quando lui non c'era, diventando, di fatto, la figura paterna che non aveva potuto essere per il figlio.

“Sei sempre più bella! Stai prendendo tutto da tuo padre!” dichiarò, facendo l'occhiolino al terrestre, il quale arrossì.

“Smettila di prendermi in giro.” replicò quest'ultimo, mentre il fratello si gustava gli abbracci della nipote.

“Zio, mi hai portato qualcosa?” gli chiese lei, sfoderando un'espressione dolce sul visino paffuto.

Goku sbiancò, mentre sul suo volto si poteva leggere che, no, questa volta non aveva portato un regalo alla nipotina. Crilin non disse nulla: aveva visto un brillare divertito negli occhi dell'amico, e desiderava scoprire come sarebbe finita la faccenda.

“Zio...ma...il regalo? Me l'avevi promesso...” un paio di lacrimoni si fecero strada negli occhi di Marron. Tuttavia, proprio quando ormai era pronta a scoppiare in lacrime, suo zio sorrise e, con un movimento rapido della mano sinistra, tirò fuori un album da colorare nuovo di zecca dalla tasca dietro dei pantaloni.

“Sorpresa!” esclamò il saiyan, mettendolo in mano alla bambina. “Figuriamoci se mi dimenticavo il regalo!” ormai era consuetudine per Goku portare un pensierino alla nipotina ogni qualvolta era invitato a casa di Crilin. Era un modo come un altro per rendere felice la figlia del fratello. Intento che gli riuscì perfettamente anche questa volta, dato che Marron, al settimo cielo per la gioia, abbracciò stretta suo zio, dandogli un bacino sul naso.

“Grazie zio! Sei lo zio più buono di tutto il mondo!”

“Avete finito?” dietro di loro era comparsa 18, la quale non sembrava propriamente contenta di vedere l'adorata figlia in braccio al saiyan.

Facendole l'occhiolino, e schioccandole un bacio sulla fronte, Goku salutò la bambina, augurandole la buonanotte, permettendo alla madre di prenderla in braccio.

“Sogni d'oro, piccola del papà.” fece Crilin, riempiendole di baci la fronte, mentre la piccina lo abbracciava.

“Posso restare con voi?” chiese successivamente, implorante. Non voleva andare a letto, non ora che c'era anche suo zio.

“No, Marron.” a rispondere fu la madre, con tono dolce ma fermo. “Dobbiamo prepararci per andare a letto. Lo zio ed il papà hanno molto da fare.” mentì spudoratamente.

Un pochino abbattuta, Marron non protestò, facendosi portare via dal genitore, stringendo al petto il suo album nuovo. Almeno avrebbe trovato qualcosa per passare il tempo, prima della nanna.

“Allora...” esordì il saiyan, una volta soli. “Ti vedo in forma! Hai ripreso gli allenamenti?”

“Ma come? Te l'avrò detto cento volte che ho chiuso con le arti marziali.” gli rispose il piccolo guerriero, sedendosi sul divano, subito imitato dall'amico. “Ormai non ho più l'età per certe cose.”

“Tu dici?” Goku si grattò la punta del naso, squadrando l'amico. “Mah, non mi sembri così vecchio.”

“Lo so, ma ormai vado per la quarantina, e certi sforzi non posso più permettermeli. Non sono mica come voi saiyan!”

“Quindi vuoi dire che non fai più esercizi?”

“Beh, qualcosa faccio ancora: un paio d'ore ogni sera, prima di cena, di esercizi, giusto per mantenermi in forma. Senza contare, che ogni tanto mi vedo ancora con Tenshihan e Yamcha. Non facciamo vere e proprie sessioni d'allenamento, ma ci divertiamo a lottare tra di noi, sgranchendoci i muscoli.”

“A proposito, dove sono gli altri? Credevo di essere arrivato giusto, ma a quanto pare devo essermi confuso con gli orari.”

Con un sospiro, Crilin gli spiegò la situazione. Quando Goku comprese che Yamcha, Tenshihan, Oolong e Jiaozi non sarebbero venuti rimase sconvolto.

“Ma...ma...è la nostra serata!” balbettò, bianco il volto. “Non possono boicottarla in questo modo!”

“Lo so. Ten e Jiaozi non me la sento di criticarli, ma riguardo agli altri due...” il terrestre scosse la testa. A volte gli sembrava di essere l'unico tra i suoi amici ad essere cresciuto nel vero senso della parola.

“E quindi...cosa facciamo? Siamo solo noi...” il saiyan non fece nulla per nascondere il tono deluso dalla sua voce.

“Beh, visto che siamo solo noi due...potremmo restare da me.” propose il moro. “Sai, mi sono comprato una consolle per giochi su suggerimento di Yamcha. Sembra divertente, e si può giocare in più persone.”

“Una...consolle?” Goku sembrava decisamente perplesso. Con un sospiro, Crilin prese a spiegarne il funzionamento all'amico, il quale, alla fine, sembrò interessato a provarla.

“Perché no? Sembra divertente!” il saiyan si sedette per terra, davanti al televisore dell'amico. “Aziona tutto, Crilin! Vediamo dove si è spinta la tecnologia mentre noi salvavamo la Terra!”

“Con piacere!” una volta accesa, il terrestre mise il comparto fisico per un gioco di combattimenti. Era convinto che sarebbe piaciuto al fratello. “Qua andiamo su un argomento a noi fin troppo familiare.” gli sussurrò, sedendosi al suo fianco.

Goku sorrise, mentre vedeva partire la sigla iniziale del gioco, dove si potevano osservare personaggi muscolosissimi che si dilettavano in tecniche alquanto fantasiose di lotta.

“Credo di capire perché hai scelto questo gioco.” osservò, ridacchiando, mentre sceglievano i propri personaggi. “Speri di potermi battere almeno qui, non è vero?”

“Non sei molto divertente...” replicò il moro, gonfiando le guance.

Cominciarono a giocare. All'inizio fecero entrambi un po' fatica, essendo impacciati ed abbastanza negati per quel genere di passatempi. Tuttavia, con il passare della serata, entrambi si scaldarono, appassionandosi sempre di più. Le dita guizzavano veloci sui comandi di gioco dei joystick, mentre i loro occhi si muovevano in modo febbrile. Alla fine, dopo oltre due ore, e circa quaranta incontri, il numero delle vittorie era decisamente a favore di Crilin.

“Ah, ho vinto ancora!” esclamò quest'ultimo, quando mise al tappeto il personaggio dell'amico. “Mi sa che è meglio se ti arrendi.”

“Uffa!” borbottò il saiyan. “Non è giusto, perché perdo sempre?!”

“Rassegnati Goku, non puoi vincere in ogni campo.” lo prese in giro l'altro. Vedendo come il fratello non sembrava ancora molto convinto, Crilin si alzò, indicandogli la cucina.

“Vuoi che andiamo di là? Ho una vaschetta di gelato in freezer che aspetta solo di essere mangiata!”

“Gelato?” gli occhi del moro si illuminarono. Con un sorriso, Goku si alzò di scatto.

“Però avrei un certo languorino di...di...sushi!” osservò il saiyan. “Perché non ordiniamo del sushi?”

“Non saprei, Goku.” rispose il terrestre, perplesso. “E' tardi, e non vorrei disturbare Marron. 18-san non sopporta che si faccia baccano la sera.”

“Sciocchezze, lascia fare a me!” afferrando il cellulare dell'amico, Goku prese a picchiettare tasti a caso sulla tastiera, facendo venire il terrore al moro che il suo costoso apparecchio potesse saltare in aria da un momento all'altro.

“Forse è meglio se chiamo io. C'è un ristorante d'asporto poco distante da qui.” propose, liberando il proprio telefono dalle ditate assai poco delicate del saiyan. Tuttavia, non appena ebbe composto il numero, il prode salvatore dell'Universo si riprese il telefono, cominciando a berciare allegramente.

“Pronto? Sì, salve, vorremmo ordinare del sushi. Con cosa lo preferiamo? Mah, ci metta dentro tutto quello che ha. Quante porzioni? Una dozzina dovrebbero bastare, grazie. Come? No, questo non è uno scherzo. Ho veramente voglia di mangiare sushi.”

Crilin si schiaffò una mano sul volto, preferendo non commentare. In quell'istante, Goku gli si avvicinò, sussurrandogli all'orecchio con fare concitato.

“Scusa Crilin, sapresti dirmi il tuo indirizzo di casa? Perché questo non sa dove abiti.”

“Ma che strano...” dopo averglielo comunicato, il saiyan terminò la conversazione. Tuttavia, proprio in quell'istante, un orrendo dubbio assalì la mente del terrestre.

“Come lo paghiamo, Goku?”

“Pagare?” il moro si grattò la testa, mentre con l'altra mano si frugava nelle tasche dei pantaloni. Alla fine, dopo circa un paio di minuti, tirò fuori trionfante una mazzetta di banconote.

“Sapevo che Chichi mi mette sempre qualche soldo in tasca. Per i casi di emergenza.” spiegò, tutto contento.

Ritornarono a giocare, fino all'arrivo del loro cibo. Poi, una volta ricevuto, si trasferirono in cucina, dove si diedero alla pazza gioia, liquidando il tutto in meno di dieci minuti. Per la precisione, fu Goku a mangiare la bellezza di undici porzioni e mezzo, lasciandone metà per pietà al fratello. Dopo di ciò, aprirono la gigantesca vasca di gelato, al cioccolato, svuotandola in pochi minuti. Alla fine di tutto, il terrestre si sentiva in procinto di scoppiare, mentre il saiyan si massaggiava la pancia soddisfatto.

“Urca, che mangiata! È stato proprio un ottimo spuntino serale!”

“Credo di stare cominciando ad odiare il cibo...” esalò il piccolo guerriero, trattenendo un assai poco signorile rutto.

“Sempre poco resistente, eh?” lo prese in giro l'amico, dandogli un'amichevole gomitata sulle scapole.

“La tua gentilezza non finirà mai di sorprendermi...” replicò l'altro, lanciandogli un'occhiata poco amichevole.

“Dai, non dirmi che te la sei presa? Non sei cambiato per nulla, anche da bambino ti arrabbiavi sempre quando ti prendevo in giro!”

“Ma sentitelo! Vogliamo parlare di te? Che eri capace di credere anche agli asini volanti!”

“Solo imbrogliando riuscivi a battermi, questa è la verità.”

“Non è vero. All'epoca eravamo simili in potenza. Tu eri più talentuoso, non lo nego, ma solo dopo molti anni ho compreso il perché.” le parole di Crilin sembravano nascondere una grande invidia, lasciando sorpreso l'amico.

“Che hai? Quel tono...non è da te, amico mio.”

Il terrestre sospirò, scuotendo la testa.

“Il fatto è che...no, niente. Probabilmente mi prenderesti per pazzo.” borbottò, cominciando a rimestolare con il cucchiaino nel fondo sciolto della vaschetta.

“Andiamo! Ci siamo sempre confidati ogni cosa, di cosa hai paura?”

Il piccolo guerriero, tenendo lo sguardo basso, scoppiò in una risata amara.

“Questo è vero. Però...sai, più passano gli anni, e più mi chiedo cosa abbia perso tempo a fare, cercando di diventare un esperto di arti marziali.”

Goku lo guardò stranito, incapace di comprendere dove volesse andare a parare suo fratello.

“Perché dici così?”

“Beh, lo vedi anche tu, no? Ho passato praticamente tutta la mia vita ad allenarmi ed a combattere, ma i risultati, se paragonati a quelli tuoi, di Vegeta, od anche solo a quelli di 18-san e di Piccolo sono piuttosto sconfortanti. Certe volte, mi domando cosa mi passava per la testa da giovane, quando ero convito addirittura di poter diventare più forte di te.”

Il saiyan non disse nulla, limitandosi a fissarlo, mentre lo sfogo del moro proseguì.

“Sai, in questi ultimi anni, ho riflettuto molto su ciò che ho fatto, e su quello che voglio fare. Sono abbastanza sicuro che il mio aiuto, sempre se si potesse definire così, non servirà più. Ormai tu e Vegeta siete potenti quasi quanto una divinità, per non parlare della forza di Gohan, Goten, Trunks e Piccolo. Decisamente, io, Yamcha e Tenshinhan non serviamo più a nien...” il discorso di Crilin si bloccò di colpo.

Perché Goku aveva appena commesso qualcosa di inatteso.

L'aveva abbracciato, stringendolo in una presa piena di affetto e conforto, lasciandolo confuso.

“Goku? Ma co...”

“Non dire mai più una cosa del genere!” replicò il saiyan, staccandosi e fissandolo negli occhi, una fiamma che divampava potente in essi. “Tu sei mio fratello. Abbiamo combattuto fianco a fianco un numero incalcolabile di volte, e non voglio mai più sentirti dire che sei inutile. Guardati attorno, Crilin. Dimmi, vedi veramente un uomo che non ha compiuto nulla nella vita di cui non essere fiero? Sei l'uomo più forte del pianeta, avendo superato anche un lottatore valoroso come Tenshinhan, ti sei costruito la famiglia che desideravi, dando speranza, gioia ed amore ad una persona sofferente come 18, e sei qui, al mio fianco, come hai sempre fatto, non lasciandomi mai solo. Credi veramente che un uomo che compie tutto questo sia inutile?”

Il terrestre si guardò le punte degli indici, leggermente sorpreso. Era la prima volta che Goku gli parlava in quel modo.

“Beh...no...non penso.” borbottò. Forse aveva ragione l'amico. Nel bene o nel male, aveva sempre fatto tutto ciò che era nelle sue possibilità per aiutare il suo pianeta, ed i suoi amici. Sul discorso della moglie, invece, preferiva non pensarci troppo. L'amava tantissimo, ma non aveva mai dimenticato a quale prezzo aveva potuto costruirsi una famiglia. Quale orribile destino aveva condannato, seppure involontariamente, l'amico durante lo scontro con Cell. Era una cosa che non sarebbe mai riuscito a superare del tutto, ed aveva influito molto nella sua scelta di abbandonare le arti marziali.

“Hai ragione, scusa non dovevo parlartene. Sono stato impulsivo.” osservò rapidamente, con la speranza che quella discussione terminasse il prima possibile.

“Crilin, che cosa ti tormenta così tanto l'anima?” dichiarò invece Goku, fissandolo serio in volto. “Non è da te avere questi pensieri.”

Il piccolo guerriero strinse la mascella. La discussione stava prendendo una piega assolutamente non voluta.

“”Il fatto è che...” la voce si gli bloccò in gola, mentre la sua mente fu invasa da centinaia di immagini. Ricordi di scontri lontani, di combattimenti all'ultimo sangue, di lotte per la sopravvivenza. Gli inondarono la mente, lasciandolo quasi stordito, incapace di trattenere ciò che si teneva dentro da molto, troppo tempo.

“Io...vorrei...vorrei tanto...essere come te.” sussurrò infine. “Mi piacerebbe moltissimo essere forte, sicuro, potente. Capace di difendere le persone che amo, di essere consapevole di non avere limiti...vorrei...” si spinse fino in fondo, deglutendo profondamente. “Avrei tanto voluto essere...un saiyan.”

Nella cucina scese un profondo silenzio, rotto solo dal ticchettio dell'orologio.

“Crilin...” Goku aveva il volto incredibilmente serio. “Non è possibile.”

“Lo so.”

“No, voglio dire, non può essere vero che tu desideri diventare...ciò che non dovresti essere.”

“Perché? Che male ci sarebbe nel poter avere la forza di difendere chi si ama?” replicò l'altro, sentendosi leggero nell'aver confessato ciò che si teneva dentro da anni.

“Perché, nell'ipotesi tu diventassi come me, credi veramente che...rimarresti te stesso?”

Il terrestre lo guardò confuso, non seguendolo.

“Cosa intendi dire?”

Un sorriso amaro si dipinse sulle labbra del saiyan.

“Pensi sul serio che, nel caso possedessi la natura mia e di Vegeta, tu saresti rimasto uguale? Che saresti lo stesso amico, fratello, padre, marito di ora?”

Il moro si morse le labbra, riflettendo su tutto quello che il fratello gli aveva appena detto, notandoci parole sagge e piene di una profonda, amara verità.

“No.” rispose infine con un sussurro. “Non credo sarei lo stesso di ora.”

Si senti stringere la mano da lui, ma non lo respinse, perché capiva che non era la pietà a spingerlo a fare quel gesto, ma un sentimento molto più profondo: l'affetto che nutriva per lui.

Sorrise, scusandosi con un cenno della testa per le sue parole, ma Goku non ci fece caso. Non era da lui portare rancore per uno sfogo, dovuto più alla stanchezza che ad altro.

“Goku...grazie.”

 

 

Quella sera, dopo che Goku se ne era tornato a casa, 18 cercò il marito, una volta che entrambi si erano coricati.

La cyborg lo abbracciò da dietro, cominciando a baciargli dolcemente la schiena, mentre le sue mani si muovevano impudiche lungo il corpo di lui, saggiandone i muscoli duri come l'acciaio. Udì un sospiro uscire dalle labbra del moro, mentre la sua lingua gli stuzzicava un lobo delle orecchie.

“Dunque, piccolo guerriero...” sussurrò lei, la voce calda e sensuale. “Hai voglia di scoprire cosa può fare questo freddo corpo artificiale?”

Crilin si girò, accarezzandole il volto, beandosi di quello sguardo ceruleo, mentre lei lo liberava velocemente dei vestiti.

“Sei...” al terrestre mancava il fiato ogni volta che sua moglie decideva di mostrarsi nella sua integralità di fronte a lui. “Bellissima...”

La bionda sorrise. Si portò sopra di lui, cingendogli la vita con le lunghe gambe, percependo il sesso del moro sempre più eccitato. Il sangue dell'androide si scaldò, mentre si godeva le labbra del suo uomo sul seno, accarezzandogli i morbidi capelli neri.

“Oh...Crilin...” sussurrò, mentre brividi di puro piacere le scendevano lungo la morbida curva della schiena. “C-Crilin...”

Proprio in quell'istante, mentre stavano per unirsi, udirono uno schiocco fortissimo nella stanza, che gli fece sobbalzare. Subito dopo, davanti al loro letto, comparve la figura sorridente di Goku.

“Ma che dia...” esclamò il piccolo guerriero, nascondendosi con la coperta fino al mento per la vergogna, subito imitato dalla moglie, ancora confusa. “Goku!” strillò, una volta riconosciuto l'amico. “Cosa diavolo ci fai qui?!”

“Oh, scusa Crilin. Il fatto è che Chichi mi ha buttato fuori di casa per stanotte. Sembra che io sia entrato per sbaglio in bagno in mutande mentre era presente la ragazza di Gohan. Quindi...” in quel momento, il saiyan cominciò a comprendere, seppure vagamente, la situazione.

“Ma...si può sapere perché siete così pallidi in volto? State poco ben...” subito dopo, il setto nasale del guerriero fu brutalmente deviato da un cazzotto. 18 infatti, coprendosi con un lenzuolo, era partita all'attacco, decisa fermamente a compiere la missione per la quale era stata programmata anni prima dal Dottor Gero.

“Sei morto, saiyan!” ringhiò.

“No! Aspetta 18, io non sapevo...ti prego, ragioniamo...ahia! Ahia! No, per favore, il braccio sinistro no! Mi serve!...aspetta, ti prego...ahia! Ohi! I gioielli di famiglia no! Ohi, ahia!...Crilin aiutami!”

Il terrestre sospirò, scuotendo la testa. Onestamente, non sapeva se mettersi a ridere oppure a piangere, osservando la moglie seminuda che pestava di botte il suo migliore amico.

“Ohi! Ahia! Uhi! No, aspetta...non vorrai farlo sul serio, 18...scusami! Ahhhhhiaaaa!!!”

Ma perché capitano sempre a me?

 

 

Venti minuti dopo, seduto sul divano del salotto di Crilin, Goku si tamponava il naso rotto con un pezzetto di carta, assistito dal piccolo guerriero. In preda alla collera, 18 aveva buttato fuori dalla loro stanza anche lui, preferendo smaltire la rabbia e la vergogna per l'accaduto di prima da sola.

“Uhi! Fa piano!” si lamentò il saiyan, mentre il fratello gli disinfettava i lividi. La bionda non ci era andata leggera con lui: aveva il setto nasale deviato, due occhi neri, tre costole rotte, parecchie incrinate, e due denti mancanti, oltre ad una sospetta slogatura al gomito sinistro. A quell'ora era troppo tardi per disturbare Karin e chiedergli qualche senzu. Il saiyan avrebbe dovuto aspettare la mattina.

“Spiegami una cosa.” borbottò il terrestre. “Perché diavolo ti sei teletrasportato davanti a me? Non potevi bussare alla porta come hai fatto stasera?”

“Beh...” Goku fece una smorfia, sentendo pulsare dolorosamente i lividi lasciatigli dall'androide. “Diciamo che se hai Chichi alle costole con un mattarello in mano, a questi dettagli non ci pensi.”

“Non mi sembra che tu ci abbia guadagnato molto con questa mossa, eh...” osservò l'altro. Probabilmente, se non avesse avuto troppo male, il saiyan si sarebbe messo a ridere.

“Dimmi una cosa, Crilin.” chiese, mentre si tastava il gomito sinistro con una smorfia. “Tua moglie è sempre così manesca?”

Le labbra dell'amico si distesero.

“Beh, diciamo che stasera era di buon umore.”

“Ah...”

Il silenzio scese nella stanza. Con un sospiro, Crilin andò a recuperare un paio di coperte, prevedendo che sarebbe stata una notte molto scomoda.

“Comunque Crilin...scusa. Non volevo...ecco...ehm, disturbarvi.” borbottò Goku, mentre l'amico gli passava una coperta.

“Stai tranquillo. Le passerà.” rispose l'altro, un sorriso stanco sul volto. “E comunque sono io a dovermi scusare. Stasera sono stato scortese con te.”

“Acqua passata.” sorrise l'altro.

“Sai, prima ho riflettuto molto.” proseguì il terrestre, portando lo sguardo al soffitto, gli occhi neri pieni di una calda luce. “Non combatterò più, ma voglio esserci quando diventerai il più forte dell'Universo. Perché so che ce la farai.”

Goku gli mise un braccio attorno alle spalle, appoggiando la sua fronte contro quella del fratello.

“Grazie.” si limitò a soffiare dalle labbra.

La mattina dopo, quando 18 scese per preparare la colazione, si trovò davanti uno spettacolo assolutamente inatteso: vide suo marito e Goku addormentati sul divano, a russare sonoramente a bocca aperta, con ognuno che teneva un braccio attorno alle spalle dell'altro. Gli occhi cerulei di lei si intenerirono, ma la sua espressione rimase impassibile.

“Stupidi.” sbuffò, andando a preparare la colazione per se, sua figlia, il marito ed anche per un saiyan con il cuore di un bambino.

Stupidi scimmioni.

 

 

FINE

  
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