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Autore: Curleyswife3    14/02/2016    1 recensioni
"Nella bella Verona, dove noi collochiam la nostra scena", nel giorno degli innamorati, Gloria Baker vivrà un’avventura indimenticabile che cambierà per sempre la sua vita.
Cosa possono avere in comune la più romantica delle tragedie shakespeariane e uno scanzonato cartone animato anni ’80?
Leggete e lo scoprirete.
E buon San Valentino a tutti, che siate o meno innamorati!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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ATTO PRIMO
 
Scena prima - appartamento di Gloria Baker
 
 
“Sbrigati, sta per cominciare!” strillò Gloria Baker, rannicchiandosi ancora di più sotto il pesante plaid a quadri.
“Già” ripeté Neal, costretto accanto a lei in un angolino del vecchio divano di velluto verde sbiadito “Sbrigati e porta i pop-corn!”.
“Ma si può sapere quante volte avete già visto questo film?” replicò Daphne, sulla soglia del salotto.
Gloria e il suo amico dai capelli rossi si guardarono per un istante.
“Mmmm...” fece lei “Non saprei, almeno... tre o quattro. Penso”.
Il ragazzo rise.
“Facciamo dieci, va'!”.
Daphne alzò gli occhi al cielo.
“Sì, ma non importa” disse Gloria “Romeo e Giulietta di Zeffirelli è sempre un sogno”.
“Sei troppo romantica...” rispose l'amica, scuotendo la testa.
“Chi di noi non sogna una passione tanto travolgente, un amore così assoluto da vincere su tutto il resto?” la interruppe lui, sospirando.
 “Ma dai!” concluse l'altra, secca “Storie del genere non accadono nella realtà”.
“E soprattutto non accadono a noi”.
“SSSShhh!” intimò Gloria.
“Inizia”.
Dal piccolo schermo davanti al divano si levò una dolce melodia vecchio stile, mentre la telecamera indugiava a volo d'uccello sulle eleganti torri merlate della medievale Verona.
“Oh Santo Cielo!” esalò l'amica, infilando la porta.
L'ansa dell'Adige luccicava nella tenue luce dell'alba come le spire di un serpente dorato, dalle fontane della piazza si levava una timida nebbiolina. 
 
“Nella bella Verona,
dove noi collochiam la nostra scena,
due famiglie di pari nobiltà;
ferocemente l’una all’altra oppone
da vecchia ruggine nuova contesa,
onde sangue civile va macchiando
mani civili. Dai fatali lombi
di questi due nemici ha preso vita
una coppia di amanti
da maligna fortuna contrastati...”
 
Gloria sospirò, abbracciando il cuscino. Neal sorrise.
 
...la cui sorte pietosa e turbinosa
porrà, con la lor morte,
una pietra sull’odio dei parenti”.
 
Lo squillo imperioso del telefono strappò a entrambi un gemito.
“Non rispondere!” sibilò il ragazzo.
“E se fosse importante?” replicò Gloria.
“E se non lo fosse?”.
Ma lei si era già alzata.
“Pronto?” disse con voce atona.
Non appena udita la voce dall'altro capo dell'apparecchio, però, si rianimò.
“No, no, Matt, non mi disturbi affatto!” esclamò allegramente.
Neal sbuffò, mentre lei gli faceva segno di abbassare il volume della tv.
“Davvero?” fece, attentissima.
Daphne comparve nuovamente sulla soglia.
“Chi è?” domandò.
Il rosso mimò con le labbra le parole Prince Charming.
“Oh, no” sussurrò lei “di nuovo! Ma non aveva chiuso con quel pazzoide e le sue fisse di salvare il mondo?”.
Il giovane allargò le braccia, assumendo un'espressione disperata.
“E quando?” domandò Gloria, che non li aveva degnati di uno sguardo.
“Di' di no!” bisbigliarono all'unisono i due amici.
“Avanti, di' di no!”.
Ma Gloria ascoltò per qualche istante ancora e poi, senza esitare, rispose: “Ok, arrivo subito”.
Daphne fece una smorfia, Neal si accasciò sul divano.
Gloria afferrò il telecomando e spense il televisore.
L'amico scattò in piedi.
“Ma...”
Lei gli strizzò l'occhio.
“Devo andare”.
“Oh no, non ancora lui!” esclamò Daphne con esagerata disperazione “Tanto lo sai che come al solito non ti degnerà di uno sguardo e tu tornerai a casa più triste e delusa di prima!”.
“Continuo a dire” intervenne Neal, con un sorriso malizioso “che avrei più chance io di te con quello lì...”.
“La volete piantare?” adesso Gloria stava iniziando a innervosirsi sul serio.
“Ve l'ho detto un'infinità di volte: non c'è niente tra noi...”
“Questo è il problema” la interruppe Daphne.
“Siamo amici. Siamo tutti e solo amici.
E comunque si tratta di una corsa, sul circuito di Monza.
Praticamente il sogno di tutti i piloti di Formula uno” proseguì.
Si avviò verso la porta della sua camera.
“Devo fare i bagagli, partiamo stanotte”.
“Ah, dimenticavo...”
Si fermò sulla soglia.
“...alloggeremo a Verona” aggiunse con aria sognante, prima di sparire.
I due amici si guardarono.
“E tra due giorni è San Valentino!” ridacchiò Daphne.
 
 
Scena seconda - Verona, casa di Giulietta Capuleti
 
 
“E così” esclamò Brad Turner sollevando solo per un istante gli occhiali da sole “questa è la famosa casa di Giulietta Capuleti?”.
Alex Sector annuì, senza spostare lo sguardo dalla guida turistica che teneva tra le mani.
Scott indicò lo stemma sulla chiave di volta dell’arco di entrata.
“Guardate” disse, con un sorriso “quello è un cappello!”.
“A-allora” biascicò T-Bob allungando le braccia meccaniche “qui abitava la f-famiglia Ca-cappelletti e non Ca-capuleti!”.
“In effetti” chiosò lo zoologo fissando a sua volta l’imponente edificio di pietra “qui dice che il nome esatto dell’antica famiglia veronese conosciuta fin dai tempi di Dante Alighieri è proprio Cappelletti…”.
“E bravo, T-Bob!” Dusty Hayes assestò all’androide una robusta pacca sulla spalla, che per poco non lo fece cadere lungo disteso per terra.
 
 
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Gloria, con gli occhi sgranati per la meraviglia, oltrepassò l’arco d’entrata e avanzò nel cortile affollato di turisti intenti a curiosare nei diversi negozietti di souvenir.
A bocca aperta, si soffermò a guardare le pareti interamente ricoperte di graffiti e bigliettini, lasciati da visitatori che come lei subivano il fascino di quel luogo: quanti sogni, desideri, speranze, delusioni erano state affidate a quei messaggi!
Tutte persone che - considerò - proprio come lei desideravano trovare l’amore, il vero amore. O conservarlo per sempre.
Alex invece arricciò il naso, con aria critica.
“Alla fine” disse “questa è solo un’attrazione per turisti ricostruita qualche decennio fa con restauri fantasiosi, come per ricreare un’antica scenografia medievale…”.
Dusty si strinse nelle spalle, Brad nel frattempo aveva preso a chiacchierare con due ragazzine italiane che gli avevano chiesto l’autografo.
“Beh” esclamò a quel punto Scott “in Piazza delle Erbe ho visto un posto doveva facevano dei gelati che sembravano fantastici!”.
“G-gelato?!” gli fece eco un entusiasta T-Bob.
Il gruppetto si avviò allora verso l’uscita, mentre Gloria rimase indietro.
“Vuoi restare ancora un po’ qui?” la prese in giro il texano “Magari nascosto da qualche parte c’è ancora nascosto Romeoromeoperchèseituromeo?”.
“Scemo!” fece lei, dandogli una spinta.
“Andate avanti” aggiunse “ vi raggiungo tra dieci minuti”.
Ride delle cicatrici altrui chi non ebbe a soffrir giammai ferita…
Non poté impedirsi di pensare.
Rimasta sola, la ragazza si guardò intorno con attenzione; si soffermò a lungo sul balcone di marmo che, secondo la tragedia, era al centro di una delle scene più romantiche della storia.
In cuor suo sapeva bene che anche quello era solo il frutto di un furbo assemblaggio di resti marmorei, ma non poteva impedire alla sua immaginazione di affacciarsi a quel balcone, chiedendosi se mai un uomo avrebbe paragonato lei al suo Sole, all’oriente, e condannato a morte la Luna perché meno splendente di lei.
Le sfuggì un sospiro malinconico.
Si voltò e percorse i pochi passi che la separavano dalla statua dorata di Giulietta.
 
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La fissò in silenzio, pensierosa, e poi, dopo essersi guardata intorno per sincerarsi che i suoi amici fossero lontani, si sollevò sulle punte dei piedi e allungò la mano fino a sfiorare il seno sinistro della statua. 
Si era aspettata di sentire il freddo del metallo e invece - ma sicuramente era solamente la sua fantasia sovreccitata - le parve di toccare qualcosa di liscio, morbido e tiepido. 
Mentre un fremito come elettricità l’attraversava da capo a piedi, ebbe la sensazione di avvertire sotto la punta delle dita un pulsare leggero e lontano, quasi impercettibile.
Il suo cuore accelerò all’improvviso, mentre il respiro si faceva affannoso.  
La vista le si appannò e una voce senza suono recitò al suo orecchio l’amore è vaporosa nebbiolina formata dai sospiri; se si dissolve, è fuoco che sfavilla scintillando negli occhi degli amanti; s’è ostacolato, è un mare alimentato dalle lacrime degli stessi amanti...
Improvvisamente come era cominciato, d’un tratto tutto finì e Gloria abbassò il braccio, respirando profondamente.
Batté le palpebre un paio di volte per riprendere il controllo e si appoggiò con la schiena alla parete più vicina.
Si guardò intorno, meravigliata perché nessuno dei presenti sembrava aver notato qualcosa di strano.
Deglutì e guardò distrattamente l'orologio.
Le sei.
Matt era andato a Milano per affari e non sarebbe rientrato che in serata; anche durante il lungo viaggio aereo, poi, aveva sempre chiacchierato col figlio o discusso al telefono i dettagli della gara del giorno dopo.
Insomma, le più fosche previsioni dei suoi coinquilini parevano destinate ad avverarsi. Doveva farsene una ragione: non era interessato a lei e non lo sarebbe mai stato.  
Sospirò di nuovo, malinconica.
A un tratto una voce profonda alle sue spalle la fece sussultare.
“Quale pena interna fa tanto lunghe le tue ore, fanciulla?”.
L’agente M.A.S.K. si voltò di scatto.
“La pena di non posseder per me la cosa che me le farebbe brevi” rispose di getto, senza pensare.
Quella strane parole le erano uscite di bocca inaspettatamente, quasi che a pronunciarle fosse stata un’altra persona dentro di lei, però con la sua voce.
A parlare era stata un’anziana donna, non molto alta, avvolta in un bizzarro mantello dai colori vivaci.
La pelle, di una calda tonalità ambrata, contrastava col bianco splendente della lunga treccia che le sfiorava la vita.
Doveva essere una zingara, o qualcosa del genere. 
Sollevò su di lei gli occhi scuri e lucenti come gocce di metallo fuso.
 “Innamorata?”.
Gloria scosse la testa.
“No. Sì. Non lo so” replicò.
Non era da lei dar corda agli sconosciuti e ancor più strano era parlare di cose del genere con una bizzarra vecchietta appena incontrata. 
 “Se lo fossi, fanciulla, lo sapresti” disse la donna con dolcezza.
I suoi occhi la penetravano, la voce carezzevole sembrava parlare direttamente al suo cuore.
“Credimi”.
Ah perché Amore, che è tanto bello alla vista, si deve dimostrare così tiranno e crudele alla prova?”.
Gloria credette di aver risposto in quel modo, con parole che non sapeva nemmeno di conoscere, ma forse fu soltanto la sua immaginazione.
Ahimè, è bendato, Amore, e deve trovare senz’occhi le vie che vanno dritte alle sue voglie”.
“Vuoi che ti legga la mano?” domandò d’improvviso la donna.
Lei scosse la testa.
“No, no, grazie. Non credo a queste cose”.
La zingara sorrise.
“Tanto meglio, così se dovessi sbagliare non rimarresti delusa”.
“Andiamo...” aggiunse dopo un secondo.
Gloria sorrise timidamente.
Si guardò di nuovo intorno: i suoi amici erano lontani e il cortile si era d’un tratto completamente svuotato.
Obbedendo a un impulso improvviso, che non sarebbe mai riuscita a spiegare, annuì.
“La sinistra, per favore” sussurrò la donna “la mano del cuore”.
La ragazza le porse la mano, che l’altra prese tra le proprie.
Gloria sentì che la sua pelle era calda e incredibilmente vellutata.
 “Oh, allora...”
La vecchia socchiuse le palpebre e serrò le labbra, concentrata.
Gloria la fissava, molto più in ansia di quanto avrebbe mai creduto possibile.
“Bene!” esclamò a un tratto la zingara, passando le dita agili lungo le linee del palmo.
L’americana la fissò interrogativa, ma non osò interromperla. 
“Molto bene, direi!” sorrise deliziata la donna.
“Vedo un grande amore nella tua vita”.
L’altra sgranò gli occhi, incredula.
“Davvero?” fece, con un tocco di ironia.
La zingara annuì, seria seria.
“Un grande amore” ripeté, senza alzare gli occhi “…un uomo alto, atletico... i suoi capelli hanno il colore delle spighe di grano quando sono mature.
Gloria si morse le labbra, mentre il suo cuore aveva un sussulto.
“Lui corre veloce...”
L’anziana donna sollevò lo sguardo e la fissò con aria stupita.
“È come se... volasse...”.
“Però nasconde un segreto”.
Gloria piegò la testa di lato, bevendo le parole della zingara una dopo l'altra.
“C-come si chiama?” domandò.
L'altra esitò.
“Non è chiaro, non riesco a capire bene...”
La ragazza la guardò con aria supplichevole.
“Mmmm... ecco, c'è una “M” nel suo nome. Si chiama M...”
“Gloria, ehi, Gloria!”.
L’americana sobbalzò.
Da sotto l’arco d’ingresso Dusty la chiamava a voce alta.
Evidentemente l’interesse per il gelato italiano era stato soddisfatto e stavano andando via per rientrare in hotel.
“S-sì. Arrivo subito” replicò lei, voltandosi.
Sul suo viso comparve una smorfia di disappunto, perché quando si girò di nuovo, la zingara era sparita.
Sparita nel nulla senza lasciare traccia.
Come volatilizzata.
 
Note&credits: Sono esistite effettivamente due famiglie di nome Montecchi e Capuleti (il nome esatto è però Cappelletti): dei Cappelletti si ha conoscenza della loro presenza fino agli anni della permanenza di Dante Verona, nella casa di Giulietta, situata in prossimità di piazza Erbe, dove la loro presenza è testimoniata dallo stemma del cappello sulla chiave di volta dell'arco di entrata al cortile della casa.
L’aspetto attuale della casa di Giulietta a Verona è stato modellato fra il 1937-1940 tramite una serie di fantasiosi restauri voluti per ricreare l'antica scenografia medioevale, su ispirazione di un film americano del 1936, a sua volta ispiratosi al famoso dipinto ottocentesco di Hayez L'ultimo bacio dato a Giulietta da Romeo.
Anche il balcone (prima c'era la ringhiera di una casa popolare) è risultato dall'assemblaggio di resti marmorei del XIV secolo, che, ancora nel 1920, giacevano al Museo di Castelvecchio come pietre da re-impiegare, secondo la moda architettonica del tempo. Fonte: wikipedia.
Infine, il titolo: gli autori di M.A.S.K. amavano le allitterazioni e molti titoli di episodi ne sono la prova. Qui ho voluto rispettare la tradizione.
Le frasi in corsivo sono citazioni da “Romeo e Giulietta”.
Grazie a chi legge.
   
 
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