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Autore: Kia85    14/02/2016    3 recensioni
In una qualunque storia su una qualunque coppia ci sarebbe un lui che la mattina si sveglia accanto ad una lei, solo grazie al suo lieve respiro, mentre fuori dalla finestra il sole sorge e gli uccellini cinguettano dolcemente.
Ma questa non è una storia qualunque.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Lennon, Paul McCartney
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buon San Valentino a tutti, in particolare ai miei piccioncini preferiti <3

 

Eternal flame

 

 

In una qualunque storia su una qualunque coppia ci sarebbe un lui che la mattina si sveglia accanto ad una lei, solo grazie al suo lieve respiro, mentre fuori dalla finestra il sole sorge e gli uccellini cinguettano dolcemente.

Ma questa non è una storia qualunque.

Prima di tutto, ci sono due lui. Almeno, fino a prova contraria.

Poi, il sole quella mattina aveva deciso di nascondersi dietro cupe nubi troppo impegnate a scatenare un violento temporale sulla piccola cittadina di Reading.

E il lui della nostra storia non fu svegliato da un lieve respiro, quanto piuttosto da un forte russare.

Paul aprì gli occhi controvoglia, mentre il naso di John si divertiva a riprodurre tutti i diversi timbri del suo ronfare. Non avrebbe mai pensato che potessero esisterne così tanti, e tutti avevano la stessa capacità di impedirgli di riaddormentarsi.

Fanculo, John, appena ti svegli me la pagherai cara.

E pensare che in altre circostanze il naso di John gli piaceva pure. Da morire. Insomma, era speciale. John era la prima persona nella vita di Paul con un naso tanto particolare. La sua curva aquilina si scontrava sempre con il piccolo naso di Paul ogni volta che John tentava di baciarlo con un gesto improvviso. Inoltre, aveva una forma che Paul trovava semplicemente irresistibile, una forma perfetta che si adattava all’incavo del suo collo.

Forse per questo finivano sempre in quella posizione, durante la notte, dopo essersi addormentati ognuno nel proprio spazio vitale, quasi fossero attirati l’uno all’altro come i poli opposti di una calamita. E poi John aveva quel vizio di stringersi a lui, allargando una mano sul suo petto e respirando sul suo collo. Le prime volte Paul si svegliava per il solletico del ciuffo da teddy boy di John sulla sua pelle, e ridendo faceva svegliare anche l’altro ragazzo, che subito brontolava .

Quanto sei delicata, principessa Pauline.

Ma con l’andare del tempo Paul si era abituato, e sentire quel morbido e disordinato ciuffo di capelli su di sé era ormai una sicurezza.

Con un sospiro, Paul sistemò la coperta che era scivolata e li aveva scoperti, e appoggiò una mano sopra quella di John, intrecciando teneramente le loro dita fredde. Il ragazzo continuò a dormire senza dare alcun segno di riconoscimento del gesto, e Paul chiuse gli occhi lasciando che lo scroscio della pioggia, la stretta delle loro mani e il calore del corpo di John lo riportassero con la mente a molti mesi prima.

Close your eyes 

“Me lo daresti un passaggio, Macca?”

“Dove?”

“Nel tuo culo.”

“Cosa?”

“Sotto l’ombrello, idiota! O forse non hai notato che sta piovendo?”

“L’ho notato e te lo darei volentieri.”

“Il tuo culo?”

“Il passaggio, ma poi dovresti pagarmi.”

“Che tirchione cagacazzo sei. Se dovesse venirmi il raffreddore saprò chi incolpare.”

E per aggiungere enfasi al concetto, John avvolse le braccia intorno a se stesso, scuotendosi per un finto brivido di freddo.

Give me your hand, darlin

“E va bene, vieni qua tu.”

La sua mano raggiunse quella di John, bagnata e infreddolita, e lo attirò sotto l’ombrello.

Sebbene il giovane lo avesse trascinato leggermente, John fece di tutto per andare a sbattere contro di lui.

Il cuore di Paul perse un battito.

Ops, è troppo piccolo l’ombrello, Paul.”

“Non è vero.”

“Sì, invece, ti bagnerai anche tu.”

Do you feel my heart beating 

“Non importa.”

Il cuore gli batteva improvvisamente così forte nelle orecchie che a stento riuscì a sentire John.

“Perché hai smesso di camminare, Paul?”

Perché se avesse camminato, sarebbe arrivato troppo presto a casa di John, e quel momento sarebbe finito. Come tutte le cose belle della sua vita.

“Non lo so.”

Do you understand 

“E perché mi tieni ancora per mano?”

Perché era bello. Troppo bello, e quel troppo spaventava.

John non avrebbe mai capito.

Do you feel the same 

“Potrei chiederti la stessa cosa.”

“E’ per tenerti vicino, sciocco, così non ti bagni.”

La mano di John nella presa di Paul lo avvicinò di più a sé, mentre l’altra scivolò sulla nuca, giocherellando con i capelli bagnati del giovane.

“John?”

“Cazzo, Paul, non voglio che ti prenda il raffreddore.”

“Perché poi salterei le prove?”

John sorrise, scuotendo il capo leggermente, prima di rinsaldare la presa sul suo collo.

“Perché poi me lo attaccheresti.”

Am I only dreaming 

Quando esattamente si era addormentato ed era finito di nuovo in uno dei suoi soliti sogni?

Ma no, non poteva essere un sogno.

Le goccioline di pioggia scivolavano sulla sua schiena, inviandogli continui brividi di freddo.

Eppure non importava, perché la mano di John era calda nella sua, e il respiro che sfiorava la sua guancia gli infondeva un dolce tepore, e la bocca di John bruciava come un fuoco eterno sulla sua.

E Paul pensò che non gli sarebbe affatto dispiaciuto, bruciare con lui in eterno.

Is this burning an eternal flame

Solo da poco tempo John era entrato nella sua vita, eppure dannazione,  gli era bastato un solo sguardo per capire che quel ragazzo gli avrebbe cambiato la vita, e l’aveva fatto davvero, a cominciare da quel goffo, freddo, ma caldo, primo bacio sotto la pioggia.

Se Paul ripensava a come era quando aveva conosciuto John, doveva ammettere che molte cose erano cambiate in lui. Non era più quel ragazzino col viso paffuto, dai lineamenti ancora infantili, quel bambino cresciuto troppo in fretta che nascondeva uno spesso strato di insicurezza sotto una spavalderia che poco gli si addiceva.

Certo, sapeva che non sarebbe mai cambiato del tutto. Quel piccolo insicuro Paul sarebbe sempre stato presente in lui, a complicargli fottutamente la vita quando era già complicata di suo, ma fintanto che vi fosse stato John con lui, Paul era sicuro di saperlo gestire perché se c’era una persona che riuscisse a infondergli davvero fiducia in se stesso, beh, quella era John. Gli bastava uno sguardo, una piccola smorfia del viso, o ancora meglio, un sorriso affinché Paul potesse sentirsi capace di qualunque impresa. E non c’era niente che non potesse o volesse fare per John. Diamine, se glielo avesse chiesto, Paul avrebbe rubato la luna solo per lui.

Paul sorrise al suo stupido pensiero e si voltò sul fianco, quando il russare di John sembrò affievolirsi. Sperava di poterlo svegliarlo, ma sapeva che poi John si sarebbe arrabbiato. Avevano lavorato fino a tardi la notte prima al locale di sua cugina Betty, il Fox and Hounds. Paul non sapeva con certezza che ore fossero, ma era convinto che fosse ancora troppo presto per John. E poi che fretta c’era? Fuori il temporale non sembrava voler dare una tregua, e al piano di sotto c’erano solo pulizie ad attenderli. Tanto valeva restare ancora a letto.

Perciò si limitò ad accoccolarsi al suo fianco, senza poter trattenere uno sbadiglio, e le loro mani intrecciate furono intrappolate tra i loro petti. Paul poté sentire quanto più intenso e rapido fosse il suo battito cardiaco rispetto a quello di John, e chiudendo gli occhi, fece appoggiare la fronte a quella del compagno.

 Si chiese se John potesse sentirlo, il cuore di Paul che batteva così follemente solo perché lui era stato il suo primo pensiero. Chissà, forse John l’avrebbe preso per il culo, se l’avesse saputo. Anzi no, Paul non aveva bisogno di chiederselo, John l’avrebbe preso sicuramente in giro. Sapeva fin troppo bene quale stupido, folle sentimentalista da strapazzo fosse il suo Paul. Ma lui era così, e no, non si vergognava di avere questi pensieri né di dire e mostrare i suoi sentimenti.

Il problema con John era che sapeva tirare fuori il meglio di Paul così come il peggio. Tanta sicurezza era in grado di infondergli, tanto poteva avere l’effetto opposto. E Paul si sentiva così stupido. Molto molto stupido. Ogni volta che John non gli dedicava le sue attenzioni, ogni volta che Paul pensava di esagerare nella manifestazione dei suoi pensieri e sentimenti.

John era il suo punto di forza e di debolezza. Una combinazione assolutamente rischiosa, che lo portava in un momento a scenate di gelosia ai livelli delle sue peggiori fidanzatine, e in quello dopo ad appassionate effusioni sotto le coperte e scambi di promesse eterne sospirate tra caldi baci.

Say my name 

“Paul.”

Vaffanculo, John, lasciami in pace.”

“Col cazzo.”

La sua mano gli afferrò il polso trattenendolo sul posto. Paul si arrese subito.

Che razza di femminuccia.

“E va bene. Non lo voglio quello nel gruppo.”

“Quello? Intendi Stuart?”

“Il tuo preziosissimo Stuart.”

Dio, quanto odiava il modo in cui John pronunciava il suo nome. Con quel tono gentile, intimo…

Come cazzo si permetteva?

Sun shines through the rain 

“Oh sì, perdonami, avevo dimenticato l’appellativo.”

Paul strinse le labbra in una smorfia che più infuriata di così non si poteva, e si liberò con un movimento brusco dalla presa di John.

“Allora lasciami andare, e goditi il tuo adorato Stu.”

“Ma non si era deciso per ‘preziosissimo’?”

Paul non gli rispose e fece per andarsene, ma John gli fu di nuovo addosso, afferrandolo per i fianchi e stringendolo a sé.

A whole life so lonely 

Perché?”

“Perché cosa, Paul?”

“Perché una volta che mi capita una cosa bella, ci deve essere sempre qualcuno a rovinare tutto?”

Perché aveva passato tutta la sua vita da solo, e ora che aveva John, quello arrivava per portarglielo via?

Non voleva perdere John. Perdere John avrebbe gettato nuovamente Paul nella solitudine.

La solitudine era fredda e tutti, John compreso, sapevano quanto Paul odiasse il freddo.

“Tutto cosa?”

Anche ora aveva freddo, anche se le braccia di John lo stringevano a lui e il suo viso era arrossato.

“Tutto. Tu, John. Sei tutto.”

“Lo sai, Paul, sei proprio uno stupido. Sei il mio preziosissimo, stupido Paul.”

Paul lo guardò incerto, con un sopracciglio alzato, reprimendo un sorriso.

“Stupido?”

“Come il più stupido degli stupidi.”

“Preziosissimo?”

“O di grande valore, importanza, quello che ti pare…”

“Mio?”

“Tuo?”

“No, tuo.”

“Ah, mio?”

.”

, mio.”

And then you come and ease the pain 

E poi ci fu solo John e il suo abbraccio, e i suoi caldi baci, e le sue promesse eterne… e Paul si scusò cento, mille volte tra quei baci, perché sì, era stupido, e sì, era importante, ma più di tutto apparteneva a John.

E questo, questo sì che era tutto.

I don't want to lose this feeling, oh

Gli amici gli chiedevano sempre come facesse a sopportare John, come potesse avere tutta questa pazienza con lui, come potesse trovarlo un tipo interessante… La verità era che anche John aveva molta pazienza con lui, una pazienza che Paul troppo spesso dimenticava. Ma John nonostante le scenate infantili di Paul, nonostante tutto era sempre lì, a rassicurarlo, a proteggerlo, a sostenerlo, a farlo innamorare una volta di più.

La mano di John si mosse per sciogliersi dalla presa di Paul e scivolare attorno al suo fianco. Paul aprì gli occhi, sicuro di trovarlo sveglio, ma no, niente da fare.

Rise debolmente, convinto che John facesse solo finta di dormire ormai, e volesse solo godere della vicinanza di Paul nel suo risveglio.

Beh, Paul non voleva certo deluderlo.

Deludere John non era una delle opzioni. Perciò  sistemò nuovamente la coperta, che era stata spostata da John, e sollevò il braccio per portare una mano tra i capelli dell’altro, stringendoli con dolcezza tra le dita.

Come se volesse dirgli ‘sei mio’. 

I believe 

“Svegliati.”

“Mm…”

“Paul, svegliati.”

Con un forte scossone Paul finalmente si svegliò, sudato e affannato, trovando John seduto sul suo letto.

“John?”

“Era ora.”

“Cosa succede?”

“Beh, vediamo, ero tutto intento a dormire cercando di sognare un incontro privato con Brigitte Bardot, quando hai cominciato ad agitarti e vaneggiare come tuo solito durante un incubo.”

It's meant to be, darlin' 

Paul si passò una mano sul viso, il sudore aveva appiccicato i capelli sulla fronte, ma lui era ancora scosso da violenti brividi di freddo.

“Mi dispiace.”

“Ah figurati, è stato divertente osservare per un po’ le smorfie che facevi. Non tanto quanto lo sarebbe stato con Brigitte, ma sai, sono un uomo che sa accontentarsi.”

“Sei rimasto a guardarmi mentre mi agitavo per un incubo?”

“Sono rimasto a guardarti mentre dormivi. È meglio vista così, no?”

I watch you when you are sleeping 

“Col cazzo. Stavo soffrendo e tu non mi hai svegliato.”

“Ma eri così carino. Mi si spezzava il cuore, davvero.”

“Fanculo, John, avresti potuto risparmiarmi altri minuti di sofferenza.”

“Oh povero, e sentiamo, cosa stavi sognando di così terrificante? Un calzino spaiato nel tuo cassetto della biancheria?”

Paul gli diede un ceffone sulla nuca, prima di voltarsi dalla parte opposta, incrociando le braccia.

You belong with me 

Se avesse raccontato a John il suo incubo, lui l’avrebbe preso in giro senza fine.

Poi un movimento del materasso lo avvisò che John si fosse appena sdraiato accanto a lui.

“Va bene se non vuoi dirmelo, sai? Tanto penso di saperlo già.”

“Ah sì?”

“Sì, non devo fare neanche troppo sforzo, dal momento che continuavi ad ansimare ‘no, John, non andare, John…’”

 “Ma…”

Paul si voltò per guardarlo incerto, eppure John non aveva l’aria beffarda di quando lo stava solo prendendo in giro.

“Qualunque cosa fosse, Paul, era solo un incubo, no?”

La sua mano si appoggiò sulla sua guancia paffuta, stringendola solo un po’, e bastò quel semplice gesto per fare in modo che Paul si rilassasse.

.”

Do you feel the same 

“John?”

“Mm?”

“Resteresti a dormire qui?”

“Sai, principessa, stavo giusto per chiederti se avessi bisogno di qualcuno per proteggerti da altri incubi.”

“E pensavi a te?”

“E chi altri? Credi che quell’Harrison lì, con la faccina da bambino sperduto al mercato possa incutere paura ai mostri?”

Am I only dreaming 

Paul rise, appoggiando il capo sul suo petto, e lasciò che John lo stringesse tra le sue braccia con fare protettivo.

“Solo tu puoi, John.”

“Oh Paul, smettila di dire queste ovvietà.”

“John?”

“Che c’è ancora?”

“Grazie.”

“Dormi, checca.”

“Buonanotte, John.”

Paul non ebbe più incubi. La stretta di John funzionava sempre, era come se volesse dire ai mostri, ‘Questo giovane è mio e chi si avvicina a lui dovrà vedersela con me’.

Paul non avrebbe mai voluto essere al posto di quei mostri, perché John quando voleva sapeva incutere davvero paura. Ma lui non l’avrebbe mai temuto. Perché John era suo ed era calore, amore e vita, e Paul sapeva di non avere bisogno di nient’altro nella sua vita.

Or is this burning  an eternal flame. 

Era così?

Sì, Paul sapeva che era così ogni volta che lo guardava dormire. Quello era il momento in cui John era al suo meglio, in cui sembrava solo un ragazzo come tanti altri, senza la sua maschera per proteggersi, una maschera che troppo spesso usava anche con Paul.

Ogni volta che Paul poteva stringerlo a sé mentre dormiva, pensando a quanto fosse fortunato a trovarsi lì, a essere l’unico a potersi trovare lì, ogni volta Paul era certo che fosse così.

John apparteneva a lui.

Un brivido lo percorse. Non sapeva se fosse per il freddo della stanza oppure per la portata del suo pensiero.

Che sciocco, sicuramente era per il freddo.

Quanto sei stupido, Paul.

Paul si strinse di più a John sotto le coperte, lì dove il corpo del compagno emanava così tanto calore che Paul non poteva più farne a meno.

Era come una fiamma, John. Una fiamma che bruciava e continuava ad attirare Paul, e lui sapeva che stesse giocando col fuoco. Il rischio di bruciarsi era reale, continuava ad avvicinarsi a lui, e gli sarebbe bastato un solo passo falso per fare una brutta fine. E forse un giorno sarebbe accaduto, si sarebbe scottato a causa di John, ma ora non aveva importanza.

Ora aveva John tra le sue braccia, John che si stiracchiava per svegliarsi, ed era la cosa più bella che Paul avesse mai visto. Il resto, il futuro, non contavano.

Finalmente John aprì gli occhi e lo guardò con un sorriso assonnato.

“Non hai proprio niente di meglio da fare che rompere le palle a chi cerca di dormire, eh, Paul?”

“Questa sarebbe la riconoscenza per averti tenuto al caldo, mentre con i tuoi movimenti da elefante continuavi a spostare la coperta.”

“Nessuno te l’ha chiesto.”

Paul mise il broncio con fare esageratamente teatrale e si scostò da John cercando di allontanarsi il più possibile da lui. Un chiaro esempio di cosa volesse dire scottarsi a causa di John.

Fortuna che ormai ci aveva fatto l’abitudine, alle sue prese in giro da strapazzo.

Fortuna che il broncio di Paul fosse solo il suo modo di prendere in giro John.

E fortuna che John lo afferrò per il polso, riportandolo contro di sé.

“Siamo permalose di prima mattina, vedo, principessa.”

“E tu invece sei sempre una testa di cazzo.”

“Per fortuna direi, altrimenti come faccio a soddisfare i tuoi bisogni, piccolo ingordo che non sei altro.”

Ridendo, John si spostò tra le sue gambe e strofinò il naso contro il suo collo, facendo sospirare Paul per il contatto. Non gli ci volle molto a dimenticare la risposta acida di John e assecondare i suoi movimenti.

“Vero?”

“Chi dice che ne abbia voglia?”

John sollevò il capo per guardarlo negli occhi, e Paul gli rimandò un sorriso malizioso sì, ma anche ambiguo.

“Lo dico io.” rispose, e afferrò la coperta per tirarla bruscamente sopra le loro teste, scoprendo in questo modo buona parte delle gambe.

Paul rise, avvolgendo d’istinto le gambe intorno a quelle di John.

“John! Ho freddo ai piedi.”

“Che t’importa? Ci penso io scaldarti.”

Come sempre, pensò Paul abbandonandosi sotto il tocco appassionato di John.

Mai e poi mai avrebbe rinunciato a questo sentimento, né avrebbe rischiato di perderlo.

Oh no.

John era la sua fiamma, la sua fiamma eterna. Quando si sentiva solo, quando aveva freddo, quando il dolore era troppo forte per essere sopportato, gli bastava pronunciare il nome di John e subito tutto si aggiustava.

E mentre il sole si decideva a fare capolino tra le tende, segno che la pioggia si fosse finalmente allontanata, la nostra storia prende una piega qualunque, con due qualunque giovani amanti troppo impegnati  per badare a qualunque altra cosa che non stesse accadendo sotto quella coperta.

Ma fidatevi, perché quando si parla di Lennon e McCartney non è mai una storia qualunque.

 

 

Note dell’autrice:  ri-buon san Valentino. Torniamo al fluff, allora? :3

Allora questa os è nata grazie al prompt di Anya, ovvero la canzone omonima delle Bangles, “Eternal flame”. Poi non riuscivo a scrivere un ciufolo, e mi ha aggiunto come prompt Teddy boys e letto. :D E no, il risultato non è stato questo, inizialmente i flashback non c’erano, poi Anya mi ha consigliato di aggiungerli per alleggerire un po’ la storia e infine questo è il risultato.

Quindi un miliardo di grazie e un Paul con una scatola di cioccolatini ad Anya perché senza di lei non avrei scritto niente di tutto ciò, in primis, e avrei pubblicato qualcosa che non mi piaceva in alcun modo. Grazie per la sincerità, la pazienza, per come mi ispira sempre e l’amicizia. Ai lav iu. <3

E tanti baci perugina con frasi di canzoni dei Beatles a Claudia e Paola che sono l’amore. :3

A martedì col nuovo capitolo della raccolta. J

Ancora tanti auguri a tutti. <3

Kia85

 

 

 

 

 






   
 
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