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Autore: Sakura Hikari    15/02/2016    3 recensioni
Raccolta di flashfiction dedicata agli Swarkles.
1)Sto facendo la cosa giusta?
2)The way you make me feel
Genere: Comico, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Barney Stinson, Robin Scherbatsky
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Un regalo leggendario


Prompt di Kuruccha Kù: Robin/Barney, un regalo assolutamente leggendario.


Robin faticava a concentrarsi. Continuava a rimuginare sull’ingiustizia subita al lavoro, all’intervista sfumata con quel politico che stava spopolando per la sua fondazione di beneficenza che aveva raccolto in pochi giorni decine di migliaia di dollari di offerte. Robin aveva lottato con le unghie e con i denti per ottenere quell’intervista che le avrebbe finalmente permesso la scalata del successo nell’ambiente giornalistico e consacrata come una valida professionista. Ma a quanto  pare il filantropo non concedeva interviste ad emittenti televisivi di serie B, ed aveva cancellato.
D’altro canto, tutta quella frustrazione che aveva in corpo si era rivelata determinante per vincere all’abitudinario appuntamento al Laser Game insieme a Barney. Il suo fidanzato, completamente ignaro del suo stato d’animo, aveva scambiato la sua rabbia nella giusta grinta e competitività necessarie per vincere, e non faceva che farle un complimento dopo l’altro. Dopo l’ennesima, schiacciante vittoria, e l’ennesimo gruppo di ragazzini terrorizzati dalla ‘megera’, finalmente Barney aveva dichiarato conclusa la giornata.
“Allora, vuoi dirmi cosa c’è che non va?”, chiese quando restituirono l’attrezzatura. Robin rimase spiazzata: se n’era accorto, allora.
“Non c’è niente che non va”, fu la sua risposta automatica, abituata com’era a dissimulare tutto. Ma questo era Barney, a cui bastava un’occhiata più attenta e in cui vi si nascondeva la tacita richiesta di continuare per abbattere i muri di Robin. Prima che potesse rendersene conto, stava già raccontandogli tutto, e forse perché parlarne era proprio quello di cui aveva bisogno, forse perché i commenti di Barney erano infantili ma divertenti a modo loro, Robin si sentì decisamente meglio. Chi l’avrebbe detto che una chiacchierata sarebbe stata più liberatoria di una sessione di spari al circolo.
“Sai una cosa? Al diavolo. Avrò certamente un’altra occasione, forse anche migliore di questo tipo”, disse Robin energicamente, e le sfuggì completamente l’espressione assorta di Barney.
“Allora, che ne dici del giapponese per cena?”
 
**
 
Erano passati cinque giorni da quella discussione, e Robin si era completamente dimenticata del politico, dell’intervista sfumata e della sua rabbia. I ritmi di New York non ti permettono di rimuginare troppo sul passato: o guardi avanti o la vita ti sfugge, e con essa tutte le meravigliose occasioni che essa si porta con sé. E Robin si era già buttata capofitto in un altro progetto che si prometteva soddisfacente e che occupava quasi tutti i suoi pensieri quel giorno.
Quasi.
Perché Barney quella mattina aveva promesso di farle ‘un regalo leggendario’, il che era strano di per sé, perché Barney a malapena si ricordava di farle un regalo per il loro anniversario o per San Valentino; Robin aveva concluso che si trattava senz’altro di un’altra delle sue improvvisate, una delle sue iniziative per rendere leggendario ogni momento della giornata, e che aveva scelto lei per questo suo esperimento. Non era affatto sicura che la sorpresa, qualunque essa fosse, avrebbe incontrato la sua approvazione; ma in fondo questo era il modo di fare di Barney, totalmente imprevedibile e strampalato, e lei lo amava anche per questo.
Il ristorante dove dovevano incontrarsi quella sera le era sconosciuto, e in una zona diversa della città che erano soliti frequentare. Il taxi di Robin si avvicinò al locale, lei pagò e si avvicinò all’ingresso. Barney era già lì ad aspettarla, con una strana espressione.
“Finalmente!”, esclamò impaziente nel vederla. “Hai idea da quanto tempo ti stia aspettando? Questo ritardo non è da lei, Scherbatsky!”
Robin inarcò le sopracciglia e corrugò le labbra. Mi rimangio quanto pensato prima, pensò. “Barney, stai delirando. Sono perfettamente in orario, anzi”, buttò un’occhiata all’orologio, “sono anche con qualche minuto di anticipo”.
“E invece no, cara la mia Robin. Sono ben quindici minuti che stai facendo aspettare me…”, e la fece voltare verso una delle grandi finestre da cui si aveva una bella panoramica dell’interno del locale, “… e lui”.
E seduto ad un tavolo vicino alla finestra, incredibile ma vero, c’era proprio il famoso politico, l’uomo che aveva tempo da riservare a tutta la popolazione d’America ma non una dozzina di minuti con Robin, intento a sorseggiare assorto un bicchiere di vino rosso. Robin non riusciva a credere ai suoi occhi.
“Ma come… come…”, balbettò confusa e spaesata. “Che significa?”, farfugliò infine.
“Significa che hai un’intervista con lui e invece di presentarti puntuale perdi tempo a giocare al laser tag. Questo non è per niente un comportamento professionale, Scherbatsky!”
 “Barney…”, disse Robin, al voce colma di emozione. Sapeva che dietro alla maschera derisoria e strafottente si nascondeva il sincero interessamento di Barney, la sua preoccupazione affinché lei ottenesse quella tanto sospirata intervista e il suo impegno perché ciò fosse possibile. Avrebbe voluto dire così tante cose, ma le prime parole che sfuggirono alle sue labbra furono: “Come ci sei riuscito?”
“Mi è bastato fare qualche telefonata alle persone giuste a lavoro, che mi hanno indirizzato alla sua segreteria personale (è una racchia, giusto per intenderci), che è stata così gentile da combinare un appuntamento, E così, eccoci qui”, spiegò.
“Il tuo lavoro, eh?”, sorrise Robin. “Il tuo famoso, brillante lavoro che consiste nel…”
“Per favore”.
“…chiedere per favore”, concluse lei. Restarono a guardarsi negli occhi ancora un po’, senza ragione e senza fretta, finché Barney non parlò: “Ti conviene sbrigarti, non credo che resterà qui tutta la notte”.
“Giusto”, disse Robin e si diresse verso l’entrata del locale. A metà strada ebbe un ripensamento, tornò e circondò Barney in un abbraccio. C’erano così tante cose che avrebbe voluto dirgli, che si accavallavano l’una sull’altra senza che  lei riuscisse a mettervi ordine, e senza avere il tempo per farlo. Invece, premette le sua bocca in quella di lui, riversando in quel bacio appassionato tutte le sue emozioni e sperando che Barney capisse.
E dal modo in cui lui rispose, Robin seppe che sapeva già.



 
  
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