Vivo del mio sangue e del mio respiro
come un fiore della sua linfa,
come un gatto del suo olfatto,
dei suoi artigli.
Come una madre per i suoi figli.
Come uno scrittore della sua biro,
come un dio per la sua ninfa.
Vivo col petto, cuore abietto
incarcerato.
Però respiro e son condannato.
Mendicante bugiardo picchiato, Iro,
corpo maltrattato che si disfa
della sua carne, senza abusarne. 
'ché Ulisse
nel combattimento a morte trafisse. 
Di sangue linfatico come Vampiro,
si nutre il mio stomaco e non si soddisfa.
Come un pugnale voglioso di male,
piano siluro
l'effimera vita e non me ne curo.