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Autore: Ormhaxan    16/02/2016    2 recensioni
Scandinavia, IX secolo. Nella società norrena, molti sono quelli che desiderano il potere, ma pochi sono quelli che lo detengono: Ragnar Loðbrók è il sovrano più rispettato e temuto di tutti e i suoi figli, vichinghi forgiati da numerose battaglie, sono pronti a prendere il suo posto, disposti a tutto pur di salvaguardare il loro onore e il proprio nome.
In una storia che narra di vendetta, di morte, ma anche di amore, si intrecceranno le vite di Sigurd Ragnarsson, Occhio di Serpente, e di Heluna, principessa di Northumbria, figlia dell'uomo che, più di ogni altro, ha osato sfidare l'ira dei giovani vichinghi.
Dal Prologo: "Vedo il serpente strisciare nella tana del cinghiale e la sua prole dilaniarlo, vendicando il proprio nome; vedo un’aquila ricoperta di sangue sorvolare i cieli oltre il mare, un giovane serpente venire addomesticato da una principessa dagli occhi tristi e i Figli del Nord prosperare per mille anni."
Genere: Avventura, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Medioevo
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Guerra.
Sigurd aveva sempre saputo che sarebbe giunta, che con essa sarebbero giunte anche sua sorella morte e la vendetta, ma non pensava che sarebbe accaduto così presto.
Percepì il suo corpo fremere in un misto di paura e piacere, e repentino ordinò che tutti i comandanti si riunissero nella sala grande e che i nobili imprigionati fossero condotti al cospetto suo e di Gorm per essere interrogati.

“Quali notizie dai miei fratelli?” chiese Sigurd al messaggero non appena mise piede nella sala in cui i suoi alleati si stavano radunando.
“Mio Signore, - iniziò il messaggero, un uomo dal fisico asciutto e dai capelli color della terra, accennando un rispettoso saluto con il capo quasi del tutto rasato – il mio signore Bjorn, Fianco di Ferro, mi manda da voi per avvertirvi che la guerra è oramai prossima: gli uomini di Ælle si sono accampati oltre il fiume Wharfe, a circa venti miglia sud-ovest da qui. Sono solo una parte dell’esercito del sovrano, dell’altra metà comandata da Osberth non si hanno notizia, e i vostri fratelli temono un attacco a sorpresa.”
“E cosa vogliono che faccia, dunque?” chiese con voce algida.
“I vostri fratelli hanno mandato circa tre giorni fa un messaggero a Kattegat, a vostro fratello Ivar e vostra madre Aslaug, affinché ella convinca il suo primogenito a remare con i suoi uomini verso la Northumbria, giungere in aiuto a tutti noi.
Inoltre, - proseguì – i vostri fratelli pensano che, attraverso i nobili prigionieri, potreste venire a conoscenza dei piani di Ælle e dei suoi alleati.”
Proprio in quel momento, dalla porta laterale, sei vichinghi entrarono nella sala scortando i nobili che erano stati imprigionati nelle celle dei sotterranei: a vederli, smagriti e con in dosso delle vesti sporche e consunte, difficilmente qualcuno li avrebbe distinti dal resto degli abitanti – contadini e allevatori per la maggiore – di York.
Sigurd ghignò, quella visione patetica lo riempì di soddisfazione, era un primo assaggio di ciò che sarebbe arrivato dopo: Ælle sarebbe stata la portata principale, il piatto forte, ma questo non avrebbe impedito ai nobili di essere, per il giovane Ragnarsson, uno sfizio altrettanto succulento. 
“Voci ci sono giunte riguardo un imminente attacco del vostro sovrano Ælle, riguardo il suo esercito accampato sulle sponde del fiume Wharfe, e sono sicuro che voi non siate estranei ai suddetti piani. – esordì Sigurd, rivolgendosi per la prima volta agli angli -  Ditemi, dunque, quale sarà la sua prossima mossa? Collaborate e vi verrà risparmiata la vita.”
“E condannare a morte certa il nostro signore, i nostri giovani, il nostro popolo? Mai! – il nobile che prese la parola sputò in terra, guardò Sigurd con occhi pieni di odio e di disgusto, nonostante la sua età avanzata dimostrò la tempra di un giovane. – Prendetevi pure la mia testa, se volete, poiché non ho paura di morire.”
“Un uomo coraggioso. – intervenne Gorm, parlando per la prima volta nella lingua degli angli, quella lingua che lui stesso aveva in parte studiato ma della quale non aveva buona padronanza – Un uomo morto.”
“E voi altri? – chiese ancora Sigurd allungando leggermente il collo per osservare meglio gli altri nobili rimasti in disparte – Anche voi siete dello stesso parere?”
Aye, noi tutti siamo uomini fedeli, non tradiremo mai il nostro sovrano.”
“Deduco, dunque, che voi siate il loro portatovoce Lord… come vi chiamate?”
“Sono il Conte Æthelnoth, consigliere del re di Northumbria, suo fedele suddito.”
“Un nome altisonante, un nome stupido, un nome da morto. – sussurrò in norreno Sigurd, provocando il riso in Gorm, nei vichinghi che si trovavano accanto a lui sulla pedana lignea – Ditemi, Conte, rimarreste fedele anche a costo della vita di vostra figlia?”

Sigurd fece un cenno ad uno dei suoi uomini e, un istante dopo, nella sala fecero il loro ingresso Heluna e le sue ancelle. Tra queste ultime, oltre a Judith, spiccavano alcune delle figlie dei nobili, tra le quali anche la figlia del Conte Æthelnoth, Mary.  
L’espressione del Conte mutò immediatamente nel vedere sua figlia, la sua apprensione per le sorti di quest’ultima fu per tutti inconfondibile, e per un istante Sigurd pensò di averlo in pugno.

“Aiutateci a vincere questa guerra, Conte Æthelnoth, e prometto solennemente che a voi e alla vostra famiglia sarà risparmiata la vita, che il vostro aiuto non sarà dimenticato. – il suo gelido sguardo si spostò dall’uomo alle fanciulle, dal Conte a Heluna, la quale stava assistendo incredula a quello scambio di battute – Cosa rispondete?”
“Cosa sono due vite in confronto alla pace della nostra amata terra? Nulla. Polvere e cenere, un sacrificio che il Signore riterrà degno del Regno dei Cieli, un fio che vale la pena di esser pagato. – rispose senza smettere di guardare la sua sfortunata figlia – No, Vichingo, la mia risposta non cambia.”
“Stolto! – il viso di Sigurd si sfigurò in una smorfia di ira e disappunto – Preferite davvero che i miei uomini disegnino un sorriso rosso sul collo di vostra figlia, che il suo caldo e giovane sangue scorra in questo giorno, in questa sala?”
L’uomo non rispose, continuando a mostrare un atteggiamento fiero, impassibile: era deciso a non piegarsi, a non darla vinta a quei barbari pagani, a rimanere fedele ai suoi principi e alle promesse fatte.
“Bene, allora: che così sia! – Sigurd si alzò con scatto repentino dallo scranno e, sfilato il coltello da pasto ben affilato, ultima arma usata dal suo popolo durante la battaglia, dalla cintura di cuoio, lo conficcò dritto nel petto del Conte. Dalla sua sbiadita sopratunica color porpora iniziò a sgorgare sangue che, copioso, andò a formarmare una chiazza concentrica sempre più larga. – Possa il vostro Signore accogliervi nel suo regno e avere pietà di voi, poiché io non ne ho alcuna.”

Un rantolo orribile fuorì uscì dalla bocca del conte, il suo corpo cadde privo di vita in terra con un suono sordo e nella sala si levò un grido acuto: Mary urlò con tutte le sue forze, il suo viso rubicondo divenne pallido come la luna, le sue ginocchia cedettero e cadde in terra.
Heluna guardò la scena senza emettere un fiato, terrorizzata da tanta crudeltà, dalla facilità con cui Sigurd aveva conficcato il coltello nel cuore del Conte Æthelnoth, di quell’uomo gentile che l’aveva sempre trattata con rispetto.
Non poteva credere che lui, l’uomo che popolava i suoi sogni e che era stato premuroso con lei fosse uno spietato assassino, capace di azioni degne del Demonio; non poteva credere a quello che era successo, sembrava un incubo, eppure era tutto vero: il sangue, le urla, la morte che aleggiava su tutti loro.

“Che sia un esempio per tutti voi! – esclamò con rabbia Sigurd, rivolgendosi ai nobili terrorizzati – Vi concederò una notte per cambiare idea: al sorgere del sole tornerò da voi e, se non avrò le risposte che cerco, disegnerò sulla vostra schiena un’aquila di sangue e vi sacrificherò a Odino.
Per quanto riguarda voi, Lady Mary, - continuò rivolgendo la sua attenzione alle giovani e alla principessa – non vi farò alcun male. Al contrario, mi assicurerò che abbiate un futuro degno del vostro rango, con un uomo fidato."
"Olaf Bjornsson! – esclamò chiamando uno dei suoi comandanti, un suo vecchio amico di razzie, Jarl1 rinomato in tutta la Zeland. Da due anni era rimasto vedovo, sua moglie era perita dando alla luce una figlia morta, e dal tragico evento non si era più risposato. – Ti andrebbe di diventare conte e sposare una lady?”
“Voi mi onorate, Minn Herra, e sarei più che felice di accettare il vostro dono.”
“E’ stabilito, dunque: – proseguì continuando a parlare norreno – presto celebreremo un matrimonio, un sontuoso matrimonio, e brinderemo alla salute dei promessi sposi.”
Si rivolse poi a Mary: “Jarl Olaf è un brav’uomo, non dovete temere nulla da lui, vi tratterà come meriterete e da lui avrete figli forti e sani.”
“Voi non potete farlo, non ne avete alcun diritto! – esclamò furente Heluna, intervenendo per la prima volta da quando quell’assurda faccenda era iniziata – Lei non sposerà mai il vostro Jarl, non sposerà nessuno dei vostri luridi pagani, non lo permetterò!”
“E come lo impedirete, Principessa? – Sigurd si avvicinò a lei ghignando – Non avete alcun potere, siete prigioniera nella vostra stessa casa, impotente come un neonato. Una sola parola e potrei far sposare anche voi con uno dei miei alleati, magari potrei decidere io stesso di sposarvi, così da insegnarvi a tenere a freno la lingua!”

Heluna deglutì nervosamente: Sigurd Ragnarsson era a pochi passi da lei, troppo vicino, e la sovrastava come già una volta aveva fatto.
Il suo petto era ancora nudo, coperto da una leggera pelura biondiccia, e nonostante le sue fredde parole il suo fiato era caldo.
Il pensiero di diventare sua moglie era, per Heluna, paradossalmente allettante, niente affatto disgustoso; nonostante l’atto barbarico e sanguinario a cui aveva appena assistito, la giovane non riusciva a provare avversione o odio per il vichingo, e questo la sconvolgeva.
Perché non lo odiava, perché non riusciva a smettere di essere affascinata da lui, perché il Demonio continuava a tentarla?
Era sempre stata una devota fedele, aveva sempre pregato tre volte al giorno, preso la comunione ogni domenica, confessato i suoi peccati, eppure il Signore continuava a metterla alla prova.
Doveva fuggire il peccato, si disse facendosi forza, doveva rinunciare a Satana e alle tentazioni che metteva sul suo cammino.
“Mai! – sibilò a denti stretti – Preferirei lanciarmi dalle mura più alte di York, morire da martire, piuttosto che sposare voi. Siete il Demonio, Sigurd Ragnarsson, e io vi maledico!”
 




*



1: Jarl era, nella nobiltà scandinava, il corrispettivo titolo di Earl/Conte nella nobiltà inglese o europea. Egli era, oltre che amministratorie di un determinato terrotorio per conto del suo sovrano, anche un capo militare.





Angolo Autrice: Salve! La sessione d'esami è terminata - festeggia! - e puntuale io sono tornata ad aggiornare.
In questo capitolo leggiamo di un Sigurd più severo, dipinto come un uomo intransigente e all'occorrenza spietato, ben lontano da quello descritto nei precedenti.
Ma, dopo tutto, la guerra sta entrando sempre più nel vivo, i suoi fratelli sono in una situazione complicata e rischiosa, e di certo non è il momento adatto per la misericordia e le debolezze.
Spero che la storia vi stia piacendo, e come sempre ringrazio tutti voi che leggete, seguite, e recensite!

Alla prossima,
V.
  
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