Prompt
di theuncommonreader:
Storico, Medioevo giapponese. Femslash. "La tenera gemma del
sentimento che le lega sboccia nella pianta carnivora che lentamente
divora la loro sanità mentale."
Le
lacrime
nell’aquilegia
«Oneesan[1],
devi proprio andare?»
Il cuore di Masako Hōjō[2]
si strinse in una morsa lancinante, nell’udire la nota
disperata con cui si
colorarono le parole, pronunciate a mezza voce, di Nanami. «Non
sarà per
sempre, Nanami-chan[3].
Tornerò», le rispose, in un goffo tentativo
di nascondere il terrore di unirsi in matrimonio a un uomo che non
aveva mai
conosciuto e, soprattutto, di vivere lontano dall’unica fonte
di gioia che le
era concessa.
«Sappiamo entrambe che è una bugia».
Masako sollevò
una mano, scostando con le dita un ciuffo di capelli neri della sua imouto[4]
e fissandoli nuovamente nel fermaglio di madreperla che teneva
intrecciati quei
filamenti di seta. «Non
piangere»,
sussurrò poi, scorgendo con rammarico le gocce perlacee che
lasciavano gli
occhi spenti della sorellina per depositarsi sulle sue guance emaciate.
«L’aquilegia[5]
non è ancora pronta a raccogliere le lacrime dei kami[6]».
«Temo non ci sia niente di divino nel sentimento che mi fa
uscire di
senno», ribatté Nanami, passandosi una mano
scheletrica sul volto pallido.
La primogenita degli Hōjō sospirò a quella vista,
ma di nuovo provò a celare l’intensità
delle sua sofferenze allo sguardo di
colei che pativa ben oltre i confini dello spirito.
«È forse peccato amare la
propria sorella?», mormorò, ponendo quella domanda
agrodolce alla ragazza non
meno che a se stessa.
Nanami piegò
le labbra in un sorriso. «Non lo vedi, oneesan?
Ciò che provo per te è la causa
della mia malattia», spiegò con voce flebile,
sfiorando con la punta delle dita
le sporgenze delle clavicole, paurosamente esposte a causa del
deperimento del
suo giovane corpo.
Masako mise
da parte il suo proverbiale contegno e la strinse a sé,
baciandole la chioma
con devozione e chiedendosi per quale motivo la crudele aquilegia non
fosse
considerata una pianta carnivora, dacché i lembi di pelle di
Nanami cedevano
con fin troppa arrendevolezza ai tentativi della sua lingua di
sollevarla da
ogni dolore.
[1]: suffisso onorifico che si attribuisce alle
sorelle maggiori.
[2]: Masako Hōjō, nata nel 1156, e figlia del capo
del clan Hōjō fu unita in matrimonio a Yoritomo Minamoto nel 1179 per
garantire
al clan Minamoto l’appoggio degli Hōjō in vista della guerra
con i Taira.
[3]: suffisso che si poteva rivolgere alle sorelle
minori. Non ci sono fonti storiche che attestino il nome della sorella
di
Masako Hōjō e dunque le ho dato un nome di fantasia.
[4]: sorella minore in giapponese.
[5]: pianta, la cui variante flabellata dai petali
bianchi e violetti è di origine giapponese. Nel linguaggio
dei fiori è sinonimo
di follia e ha questo nome perché i suoi petali
racchiudevano l’acqua piovana.
Qui ne ho dato un’interpretazione leggermente spirituale.
[6]: divinità giapponesi.