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Autore: graciousghost    18/02/2016    5 recensioni
{Giappone, 1179 | Femslash/Incest | Clan Hōjō!centric}
Due sorelle e il peso del nome che portano; la tenera gemma del sentimento che le lega sboccia nella pianta carnivora che lentamente divora la loro sanità mentale.
[Scritta per l'event di San Valentino del WAOFP]
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest | Contesto: Giappone feudale
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Prompt di theuncommonreader:  Storico, Medioevo giapponese. Femslash. "La tenera gemma del sentimento che le lega sboccia nella pianta carnivora che lentamente divora la loro sanità mentale."

 

Le lacrime nell’aquilegia

 

 Izu, Residenza degli Hōjō, 1179

«Oneesan[1], devi proprio andare?»
Il cuore di Masako
Hōjō[2] si strinse in una morsa lancinante, nell’udire la nota disperata con cui si colorarono le parole, pronunciate a mezza voce, di Nanami. «Non sarà per sempre, Nanami-chan[3]. Tornerò», le rispose, in un goffo tentativo di nascondere il terrore di unirsi in matrimonio a un uomo che non aveva mai conosciuto e, soprattutto, di vivere lontano dall’unica fonte di gioia che le era concessa.
«Sappiamo entrambe che è una bugia».

Masako sollevò una mano, scostando con le dita un ciuffo di capelli neri della sua imouto[4] e fissandoli nuovamente nel fermaglio di madreperla che teneva intrecciati quei filamenti di seta. «Non piangere», sussurrò poi, scorgendo con rammarico le gocce perlacee che lasciavano gli occhi spenti della sorellina per depositarsi sulle sue guance emaciate. «L’aquilegia[5] non è ancora pronta a raccogliere le lacrime dei kami[6]».
«Temo non ci sia niente di divino nel sentimento che mi fa uscire di senno», ribatté Nanami, passandosi una mano scheletrica sul volto pallido.

La primogenita degli
Hōjō sospirò a quella vista, ma di nuovo provò a celare l’intensità delle sua sofferenze allo sguardo di colei che pativa ben oltre i confini dello spirito. «È forse peccato amare la propria sorella?», mormorò, ponendo quella domanda agrodolce alla ragazza non meno che a se stessa.
Nanami piegò le labbra in un sorriso. «Non lo vedi, oneesan? Ciò che provo per te è la causa della mia malattia», spiegò con voce flebile, sfiorando con la punta delle dita le sporgenze delle clavicole, paurosamente esposte a causa del deperimento del suo giovane corpo.

Masako mise da parte il suo proverbiale contegno e la strinse a sé, baciandole la chioma con devozione e chiedendosi per quale motivo la crudele aquilegia non fosse considerata una pianta carnivora, dacché i lembi di pelle di Nanami cedevano con fin troppa arrendevolezza ai tentativi della sua lingua di sollevarla da ogni dolore.

 

[1]: suffisso onorifico che si attribuisce alle sorelle maggiori.
[2]: Masako Hōjō, nata nel 1156, e figlia del capo del clan Hōjō fu unita in matrimonio a Yoritomo Minamoto nel 1179 per garantire al clan Minamoto l’appoggio degli Hōjō in vista della guerra con i Taira.

[3]: suffisso che si poteva rivolgere alle sorelle minori. Non ci sono fonti storiche che attestino il nome della sorella di Masako Hōjō e dunque le ho dato un nome di fantasia.

[4]: sorella minore in giapponese.

[5]: pianta, la cui variante flabellata dai petali bianchi e violetti è di origine giapponese. Nel linguaggio dei fiori è sinonimo di follia e ha questo nome perché i suoi petali racchiudevano l’acqua piovana. Qui ne ho dato un’interpretazione leggermente spirituale.

[6]: divinità giapponesi
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