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Autore: SaraJoie    18/02/2016    1 recensioni
Gabriel Hayes è un giovane come tanti, conduce una vita perfettamente normale in una piccola e tranquilla cittadina. Le uniche note stonate nella sua vita sono la morte tragica e prematura del fratello maggiore, e il complicato rapporto con la nonna, autrice pluripremiata di favole per bambini. Ma qualcosa sta per cambiare.Una serie di strani e misteriosi eventi, sembrano volergli ricordare che nella sua vita non c'è proprio niente di normale...
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“ ... ‘Ma è vero che le fate non possono mentire?’ chiese la bambina, al vecchio tasso. Il vecchio saggio, così lo chiamavano, stava tutto il tempo seduto –sì proprio seduto, come una persona!- sul suo ciocco di legno. Era cieco , le sue pupille avevano il colore della luna. ‘Ma no sciocchina! È una frottola inventata dai folletti, per farvi cadere nei nostri tranelli! Non fidarti mai di un folletto ,piccola Cecily. “ Da “Le Avventure di Cecily D.” Di Cecily Dashwood “ ... ‘Ma è vero che le fate non possono mentire?’ chiese la bambina, al vecchio tasso. Il vecchio saggio, così lo chiavano, stava tutto il tempo seduto –sì proprio seduto, come una persona!- sul suo ciocco di legno. Era cieco , le sue pupille avevano il colore della luna.
‘Ma no sciocchina! È una frottola inventata dai folletti, per farvi cadere nei nostri tranelli! Non fidarti mai di un folletto ,piccola Cecily. “
 Da “Le Avventure di Cecily D.” Di Cecily Dashwood            
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
La mattina successiva la corona di rose era sparita nel nulla.L’armadietto non era stato forzato ,e il lucchetto era al suo posto come sempre. Qualcuno stava cercando di farlo impazzire.Una vocina nella sua testa gli diceva che era cominciato tutto il giorno in cui aveva conosciuto Diana, il giorno in cui aveva sognato un paio di occhi gialli spaventosi. Aveva dormito un sonno agitato, riuscendo a pensare solo  alla corona e all’illustrazione del libro della nonna.Lo sguardo buono e dolce del disegno, nel silenzio della notte, era diventato sinistro e inquitante.Non aveva alcun senso. Non c’è niente soprannaturale. Si trattava di qualche pazzo che lo odiava. Qualcuno che stava cercando di spaventarlo. E lo stava facendo da vero fuori classe.Era una domenica di fine settembre, ma quel giorno si sarebbero trovati tutti a scuola. Quella mattina si sarebbe svolta la consuenta “fiera del libro” . Lo scopo era quello di arrichire la biblioteca della scuola a costo zero. I cittadini potevani donare libri usati di qualunque genere. Anche quell’anno era stato incastrato, Melanie lo costringeva a rendersi utile praticamente in ogni evento extrascolastico. In realtà avrebbe partecipato l’intera squadra di basket, dieci ragazzoni alti erano molto più utili delle ragazze a trasportare  pesanti casse di libri. Quella mattina aveva buttato giù solo un pò di caffè e, grazie a Mike Enderson, ora aveva anche un bellissimo occhio nero a decorargli il viso.Magda di solito adorava la fiera del libro, insisteva sempre per dare una mano e preparava uno scatolo di vecchi libri apposta. Quella mattina si limitò ad augurargli buon giorno, con un sorriso tirato. Gabriel colse uno sguardo di intesa tra i  suoi genitori. Stranamente non era stato sgridato per la piccola rissa in campo di due giorni fa. Andrew si era limitato a rivolgergli un rimprovero formale a cena, e in modo nemmeno troppo convinto. Sospettava che i suoi genitori avessero interpretato il suo  gesto come una sorta di ribellione , dopo il litigio a proposito della malattia della nonna. Sembravano voler lasciar correre , proprio come con Effy. Gabriel avrebbe voluto suggerirgli che sarebbe bastato guardare come si era conciata sua sorella quel giorno, per intuire che quel metodo non era poi così efficente. Per Effy la fiera del libro era solo un’occasione per vestirsi carina e pavoneggiarsi davanti ai compagni. Quel giorno indossava una minigonna nera fin troppo corta e stretta , e una camicia color crema, trasparente e con le maniche risvoltate. In realtà il freddo autunnale cominciava a farsi sentire, checchè ne pensassero le gambe senza calze di sua sorella.I lunghi capelli erano legati in una treccia.
“EFFY! Torna al tuo banco!” gridò Gabriel, osservando sua sorella ridacchiare con una delle sue amiche-fotocopia. Quell’anno aveva deciso anche lei di iscriversi al comitato organizzatore,ma si limitava a trasportare un solo libro alla volta sotto il braccio, sfilando davanti ai banchetti, in bilico sulle sue zeppe nuove.Le rispose sollevando poco eleganemente il dito medio.Sbuffò spazientito. Robbie rise di gusto, tirandogli una gomitata. Per fortuna erano stati messo a lavorare insieme, il loro compito era compilareil registro, aggiungendo mano a mano i libri che gli passavano dal banco delle ragazze là vicino.
“Una bella gatta da pelare , eh? A sedici anni sono dei diavoli , amico. Ti capisco , con mio fratello è lo stesso!” disse con tono consolatorio Robbie, mentre litigava con una penna bic che non si decideva a scrivere.
“Non dirlo a me. Sembra che si diverta a fare tutto il contrario di quello che le dico...o no, con Jack Rivers no, per favore!” si lamentò Gabriel, osservando sua sorella che faceva gli occhi dolci a Jack Rivers, un suo compagno di classe che usava un pò troppa brillantina, e che sembrava avere un uccello da cucù a posto del cervello.
Robbie ridacchiò.
“Dì loro quello che devono fare, e loro faranno esattamente il contrario!” senteziò saggiamente Robbie. Gabriel sfogliò la pagina del registro, pronto a riempire una nuova riga. Tra i due amici calò il silenzio.
“Robbie?”
“Uhm..si?” rispose quello, buttando con gioia la penna nel cestino e aprendone una nuova.
“Posso chiederti una cosa?”
“Spara amico!” disse passandosi una mano sulla grossa testa rasata.
“Sento che ultimamente con Melanie le cosa non vanno a gonfie vele. Voglio dire, ho l’impressione che non mi capisca. Sento che ci sono dei lati di me che non conosce, e che non apprezzerebbe. Non capisco neanche io il motivo.”
“Mmm. Gabriel caro, in realtà è semplice.” disse fissando con orgoglio il titolo che aveva appena trascritto ordinatamente sul registro.Non aveva mai sentito nessuno  usare nella stessa frase le parole “semplice” e “donne>.
“A sesso, come state messi?” chiese ,senza curarsi di abbassare la voce.A Gabriel sfuggì la penna di mano, la pagina del registro adesso era rovinata da una lunga linea nera.
“Bè, ehm..in realtà noi..” borbottò imbarazzato. Con Eddy e Fred si parlava sempre di sesso, ma non in quel modo. Se ne parlava in astratto, e Melanie non veniva mai menzionata.
Un piccolo colpo di tosse interruppe la loro conversazione. Liv Wilson era in piedi davanti a loro, e stringeva tra le mani la giacca della tuta di Gabriel. Al ragazzo non sfuggirono i nuovi occhiali, con la montatura rossa e spessa.
“Ciao, Liv” la salutò lui con un sorriso caloroso. Quella continuava a guardarsi i piedi, nel più totale imbarazzo.Dopo qualche secondo di silenzio, gli tese la felpa con un gesto quasi meccanico.
“Io..l’ho lavata...e stirata” disse in un sussurro. Dalla felpa proveniva un piacevole profumodi bucato a confermare quelle parole. “Volevo..ehm ...r-r-r..”
“Non c’è bisogno Liv. Davvero. E’ stato solo dovere”
“....bè...allora..g-g-graz..”
Il borbottio senza forma di Liv fu interroto da un libro che veniva schiaffato sul tavolo, proprio sotto il suo naso. Aveva la copertina in pelle rossa e il titolo inciso a lettere d’oro. Gabriel riconobbe immediatamente le mani bianche e magre che reggevano il libro.Era prima volta che la vedeva con i capelli raccolti, stretti in una coda sulla nuca. Indossava un paio di scintillandi occhiali da sole neri. Per il resto calzava sempre il solito jeans strappato.  Gabriel abbassò lo sguardo cercando di ignorarla. Era ancora arrabbiato con Diana, per come era scattata l’ultima volta. Robbie si limitò a rimanere in silenzio,mentre lui era tornato freneticamente a scrivere. Se non fosse stato tanto in collera con lei sarebbe scoppiato proprio a ridere. Era rimasta in silenzio con il libro ancora stretto tra le mani, e lo guardava sfacciatamente da sotto gli occhiali scuri. Non si preuccupò nemmeno di scusarsi per aver interroto la conversazione. Liv scappò via borbottando tra se e sè qualcosa che somigliava a un grazie.Gabriel finse di concentrarsi con attenzione eccessiva su quello che stava scrivendo.La cosa divertente era che aveva desiderato per giorni di parlarle, non immaginava nessun altro a cui raccontare il misterioso episodio delle rose. Con Melanie non era proprio il caso, erano rimasti abbastanza freddi da allora.
“I libri da donare vanno portati lì ...” intervenne Robbie,cercando di attirare l’attenzione della ragazza, che continuava imperterrita a fissare Gabriel.
“Ho come l’impressione di aver interroto qualcosa.” disse lei ignorandolo, e voltando finalmente lo sguardo verso Liv che si allontanava.” E comunque questo libro non è in vendita.” disse poi lapidaria verso Robbie, che sollevò le sopracciaglia sorpreso.Rimasero tutti e tre in silenzio per qualche secondo. “Vi pagano almeno per fare questo mercatino idiota?”
Gabriel sbuffò esasperato. Se non le avesse prestato attenzione avrebbe cominciato a diventare pungente peggio del solito.Per un secondo se la immaginò a dire qualcosa di sarcastico verso Robbie, soprannominandolo con qualcosa come “Testa-pelata”.
“Okay...Robbie, ci puoi concedere un secondo?”
“Certo” rispose quello con un sorrisetto sulla labbra, “credo proprio che Lizzy mi stia chiamando!” si allontanò, riuscendo a stento a trattenere le risate.
Gabriel continuò a concentrarsi su quello che stava facendo,cercando di mantenere contemporamente un atteggiamento disinvolto.
“Potresti smetterla di far finta di scrivere. Stai con la penna sulla stessa parola da cinque minuti..”
“O santo Cielo! Va bene Diana, che c’è?”
“Hai detto sul serio Santo Cielo?
Gabriel rivolse lo sguardo da un altra parte, incrociando le braccia al petto.
Lei fece scivolare il libro sul tavolo verso di lui . Lo riconobbe subito, era quello che avevano consultato la sera a casa della nonna.
Lo prese, e quello si aprì quasi da solo, su una pagina in cui era incastrata una busta da lettere, di una spessa carta color pergamena.
“Me lo manda la nonna?” chise il ragazzo, fissando la pesante busta contro luce.
“La busta si. Non concepisce cose come dare-un-apputamento-per-telefono,  purtroppo. Il libro invece è un mio regalo.” Gabriel la fissò curioso, incitandola a continuare. “Credo che dovresti dare davvero un’occhiata alla storia sul Re della Foresta”
Gabriel sfogliò distrattamente le pagine, fino a quando non trovò quella giusta. Osservò di nuovo il ritratto del Re, con la luce del mattino il suo sguardo sembrava meno inquietante. Rimasero in silenzio per qualche secondo.
“Oh, e va bene. S-c-u-s-a. Sentito? Non dovevo scattare in quel modo l’altra sera, ricevuto. La prossima volta che devi dire cose inquietanti, cerca prima di consultarti con me, va bene?” disse lei  tutto d’un fiato, mentre si levava gli occhiali da sole con una mano sola. UN capello nero finì fuori posto. Gabriel sorrise suo malgrado.
“Un momento...è un occhio nero quello che vedo?” chiese Diana incredula, sollevando un sopracciglio. Il ragazzo emise un piccolo colpo di tosse imbarazzato, cercando inutilmente di coprire l’occhio pesto con una mano. Anche se aveva messo Mike k.o. , quell’idiota gli aveva lasciato un bel ricordino.
“Diciamo che ho avuto una piccola discussione, niente di importante.” rispose a bassa voce. Diana incurvò le labbra in un vero sorriso, anzi sembrava si stesse trattenendo dallo scoppiagli a ridere in faccia.
“Non ti si addice affatto, Clarke Kent. Non rientra nel tuo personaggio, tu sei quello buono.”
Gabriel la fissò scettico, avrebbe voluto tanto fargli notare che ultimamente non si sentiva per niente buono. Una vocina interiore gli ricordò che erano giorni che ignorava Melania, senza sentirsi minimamente in colpa.
“Lascia perdere questa storia..piuttosto, ti è successo nient’altro di strano ultimamente?” chiese il ragazzo, abbassando ancor di più la voce. L’esitazione di Diana fu quasi impercettibile, ma Gabriel se ne accorse. La ragazza sembrava improvvisamente a disagio, anche se si limitò a rispondergli che no, non le era accaduto nulla di strano. Fece finta di non accorgersi di nulla, limitandosi a dirgli che a lui invece stavano succedendo parecchie cose strane. Voleva parlarle.
“Quando?” disse lei con trepidazione. Lo fissava in modo diverso, in maniera ansiosa ,impaziente. Gabriel era sul punto di risponderle prima che qualcuno si attaccase al suo braccio, interrompendoli proprio sul più bello.
 
Melanie mise da parte l’ennesimo libro, era insieme a Lizzy ,e il compito della loro squadra era quello di assicurarsi che i libri fossero in buono stato, e poi inserirlo nella giusta categoria. Aveva tra le mani una copia abbastanza malandata del libro “Espiazione”. Osservò il titolo sul dorso del libro, quella parola solleticò la sua mente, lasciandole un senso di amarezza in bocca. Involontariamente rivolse lo sguardo verso Gabriel, era insieme a Robbie apparentemente tutto preso dal suo lavoro. Sospirò amareggiata, mettendo da parte il libro. Era da circa tre giorni che le cose con Gabriel non andavano bene,dalla loro ultima discussione lui era diventato stranamente freddo. Si sentivano poco, e non si erano visti affatto. Melanie prese tra le mani un nuovo tomo, dopo aver posato il precedente nello scatolone destinato alla narrativa contemporanea. Non si sentiva propro in colpa, era ancora convinta di avere ragione. Lei e Gabriel si erano conosciuti proprio tra le mura del liceo. Era stato lei a sceglierlo, quel giorno in cui l’aveva aiutata a raccogliere tutti i suoi quaderni, che si erano sparpagliati lungo il corridoio. Appena lo aveva visto aveva capito che era l’uomo della sua vita. Era così diverso da tutti gli altri ragazzi: inaffidabili, volgari, oziosi. Gabriel aveva tutte le qualità che aveva mai desiderato in un uomo: era assennato, e saldo come una roccia. Era il punto fermo della sua vita. Era per questo che l’aveva scelto, era questo che l’aveva colpita fin da subito. Vederlo cimentarsi in una scazzottata era stato uno shock. E per chi poi? Per Liv Wilson? Le era dispiaciuto per Liv, ma ,vedere il suo ragazzo fare a pugni per lei, le aveva recato una punta di fastidio.E se lo avessero espulso per quella rissa? Se avesse messo in pericolo il college? La loro futura carriera? E tutto per una ragazzina sciocca, che non aveva abbastanza forza di volontà nemmeno per seguire una semplice dieta. Melanie non voleva un eroe, non voleva un visionario, un idealista. Voleva qualcuno con i piedi per terra... quello che Gabriel era sempre stato fino ad ora.
“Non ce la faccio più!” disse Lizzy, spostandosi la lunga chioma bionda di lato. Se si fosse legata i capelli come tutte loro, sarebbe stata sicuramente molto più comoda. Ma non c’era niente da fare, Lizzy amava civettare a ogni occasione. Melanie era vestita semplicemente, in jeans e t-shirt, con i capelli legati in una treccia alla francese. Lizzy si annodò inutilmente i capelli di lato, quelli ricaddero immediatamente sciolti sulla spalla, esattamente come prima. “Quanto manca alla pausa?” chiese speranzosa, guardandosi corrucciata le unghie e lo smalto rosa leggermente scheggiato.
“Ancora un’ora” rispose Melanie seccata, spostando un’altra pila di libri. Lo sguardo le ricadde ancora su Gabriel, ora parlava fitto fitto con Robbie.
“Ancora non avete chiarito , tu e Gabe?” chise Lizzy, sedendosi sul tavolo con le gambe elegantemente accavalate.
“No” rispose tristemente Melanie. “Continua ad essere freddo. Stamattina non siamo nemmeno venuti insieme” Non le piaceva parlare di problemi d’amore con Lizzy. Lei era la sua migliore amica, certo, ma a Mel non sfuggiva di certo il modo in cui passava velocemente da un ragazzo all’altro . Era una di quelle che voleva solo divertirsi, pensava solo al sesso e a cose sciocche. Non poteva saperne proprio niente di amore.
“Mel, apri le tue belle gambe, e tornerà felice in un attimo!” sentenziò la ragazza, continuando a giocare con i capelli.
“LIZZY!” esclamò Melanie scandalizzata. Era proprio per questo che odiava parlare con lei di queste cose. Si rivelava sempre sciocca e superficiale. E sapeva benissimo quale fosse l’opinione di Melanie su quello specifico argomento.
“Scusa , tesoro. E’ la verità!”
Sospirò, era inutile discutere. Gabriel ora parlava con Liv Wilson. Ancora quella, non ci posso credere.
“Gabriel non è quel tipo di ragazzo!” esclamò Melanie, con più rabbia di quanto avrebbe voluto. “Noi, non risolviamo i nostri problemi così” . Scagliò una copia dell’Odissea in fondo alla scatola “letteratura antica”.
“Si, Mel nessuno sta dicendo questo ,lo sai. Solo che è pur sempre un uomo, è inutile nascondersi dietro a un dito non c’è niente da fare...” Lizzy si lanciò come al solito in uno dei suoi lunghissimi monologhi. Melanie smise di ascoltarla continuando a trafficare col suo lavoro, quando una frase dell’amica riattirò improvvisamente la sua attenzione. “...per esempio, quell’accattona di Diana Forrest, scommeto che gliela darebbe anche qui..”
Melanie sollevò lo sguardo di colpo. Sentì una sensazione di gelido attanagliarli le viscere. Diana Forrest era lì. Stavano parlando, anche se lui non sembrava dargli molto ascolto.Altro che Liv Wilson, quella si che era un problema serio. In effetti, tutto era cominciato a precipitare da quando lei era svenuta alla fermata dell’autobus. All’inizio Melanie non vi aveva dato peso, Gabriel era un bravo ragazzo, non avrebe mai lasciato una ragazza da sola in mezzo alla strada. Eppure...c’era qualcosa nel modo in cui la guardava , che l’aveva fatta sentire improvvisamente insicura. Si era presentata alla partita di basket poco dopo. Il modo in cui avevano parlato, così vicini ,così complici...le aveva fatto venire il desiderio di ucciderla. Melanie non poteva dire nulla, sapeva che Gabriel parlava con lei solo perchè rappresentava la sua unica connessione con la nonna. Le aveva raccontato per filo e per segno la sua ultima visita a casa Dashwood. Quando  descriveva la vecchia, lo faceva con una strana luce negli occhi, con una felicità che non dimostrava da tempo.Mel si era limitata a sorridere e dire che era molto contenta per lui. Non era vero. L’aveva capito subito che il riavvicinamento a quella vecchia visionaria avrebbe portato solo guai. Quelle donne glielo stavano portando via, in un mondo che per lei era inaccessibile. Eppure sembrava tenerci così tanto, se le avesse detto quello pensava realmente lo avrebbe allontanato per sempre, lo sapeva. Gabriel cominiciò a parlare con lei,e alla ragazza non sfuggì come fosse scomparsa la rigidezza che c’era poco prima nella piega delle spalle. Ora sembrava così rilassato.
“Lizzy, dovrei preoccuparmi di quella lì seconto te? Dovrei preoccuparmi sul serio?”
“Oh, siìì. Certo che dovresti. Quella lì è una bella puttanella, te lo dico io. I ragazzi adorano questo genere di cose, avere delle distrazionio con tipe come lei...cose così rispose l’amica, arricciando la bocca con disgusto. Melanie non credeva che Gabriel andasse dietro a questo genere di cose, non era da lui. Ma cominciava a sentirsi sempre meno sicura.
“Il problema” disse , distogliendo totalmente l’attenzione dai libri,  “è che non posso dirgli niente. E’ per quella che si è riavvicinato alla nonna. Ci tiene tantissimo a questa cosa. Se gli chiedessi di interrompere i rapporti con lei, la prenderebbe malissimo. “Diana si levò gli occhiali da sole e lanciò uno sguardo lascivo al suo fidanzato. Tieni giù le mani.
“Mel, Mel. Mia piccola ingenuona!” esclamò l’amica, sventolandole l’indice davanti agli occhi, “Fatti furba! La cosa che rende speciale quella brutta barbona è la cara dolce nonnina? Fa finta di adorare anche tu quella vecchia!E ti amerà più di prima”
Melanie si ritrovò ad essere d’accordo con la sua amica. Se la chiave dle cuore di Gabriel era sua nonna, bè nessuno diceva che quel monopolio doveva essere solo di Diana Forrest. Improvisamente più sicura di sè , decise di raggiungere Gabriel , sperando che la tattica di Lizzy funzionasse.
 
Gabriel non riusciva a credere che quella appesa al suo braccio fosse Melanie. Gli era venuta alla spalle senza farse accorgersene,e adesso lo afferrava con fare possessivo. Aveva tutta l’aria di essere un tentativo poco discreto di marcare il territorio, cosa strana visto che Mel non si era mai comportata così in vita tua.
“Scusate l’interruzione!” disse Mel, indirizzando un sorriso (decisamente falso) vero Diana. “Non ci siamo ancora ufficialmente presentate, piacere Melanie” disse la sua fidanzata tenendo una mano verso l’altra ragazza. Diana guardava quel braccio come se si trattasse di un insetto repellente. Aveva le sopracciglia leggermente sollevate, come se stesse tentando di di nascondere a stento lo stupore. Si limitò a fissare quella mano stesa in aria senza stringerla. Dopo qualche secondo Melanie abbassò il braccio, osservandola con uno sguardo offeso.
“Sei Diana , giusto? La nuova amica di Gabriel” proseguì con un tono carezzavole, che Gabriel conosceva bene.Alla parola amica il ragazzo percepì la sua stretta farsi più intensa.Era il tono che usava Melanie quando voleva farsi amico qualcuno a tutti i costi. Un misto di gentilezza e di autorità.
Lo sguardo di Diana si volse lentamente verso Gabriel, quasi a chiedergli cosa diavolo volesse la sua ragazza da lei. Nemmeno lui risciva a rispondere  a quella domanda.
Dopo quella che parve un eternità proferì finalmente qualche parola. Il suo sguardo era tornato indecifrabile e vuoto.
“Io non sono “amica” proprio di nessuno.” rispose lapidaria.Melanie finalmente si zittì, continuò a sorridere anche se una riga di preoccupazione si era formata tra le sopracciglia ramate.
“Ricordati dell’invito, Gabriel” disse dopo un pò Diana, voltandosi per andare via.
“Ehm..aspetta!” esclamò Melanie, sciogliendo il suo fidanzato dalla stretta, girò intorno al tavolo avvicinandosi alla ragazza.Diana arretrò di un passo. “Senti ,scusami. Forse siamo partite col piede sbagliato! E’ solo che, bè...ora la signora Cecily fa di nuovo parte della vita di Gabriel. E io sono ansiosa di conoscerla. Dici che potrei unirmi anche io alle visite una di questi giorni?”
La bocca di Gabriel si spalancò in una O perfetta. Melanie non gli aveva mai detto nulla di diretto riguardo a sua nonna, si era sempre limitata a dare consigli ragionevoli e a dirgli quanto fosse contenta per lui.Ma non si era sbilanciata mai più di tanto, non gli dava l’impressione che cosa la rendesse realmente felice.
Diana la fissò ancora per qualche lungo secondo in silenzio.
“La casa non è di certo mia. Vieni quando ti pare” disse,senza lasciar trasparire alcuna emozione della voce. Girò i tacchi e  se ne andò senza voltarsi indietro.
 
Gabriel Hayes sarebbe stata la persona perfetta a cui confidare tutta quella strana storia. Diana non aveva amici, e parlarne con Cee era fuori discussione. Ultimamente era sempre tesa come una corda di violino, e voleva proprio evitarsi altri minuti di panico ,in cui lei rovesciava gli occhi indietro e cominciava a vaneggiare su elfi e folletti. Quando Cee la aveva consegnato quell’invito, aveva sentito che era un segno del destino. Gabriel era l’unico con cui potesse parlarne, anche se aveva paura a dar voce ai propri pensieri. La facevano sembrare pazza. Non aveva mentito quando aveva detto al ragazzo che non era accaduto nulla di straordinario. Nelle ultime notti si era assicurata di addormentarsi sempre vestita, nel caso in cui si fosse messa a gironzolare di nuovo per la città. Ma si era sempre risvegliata rigorosamente nel suo letto. Non era quello il problema, il vero problema era al sua testa. Da quel giorno non era più riuscita a guardare al foresta con occhi diversi. Era lì fuori, ad aspettarla, non sapeva nemmeno lei perchè. Se rimaneva da sola in casa per qualche minuti si sentiva impazzire. Era costretta a chiudere le finestre, sembrava che quegli alberi verdi e rigogliosi la richiamassero, che le sussurrassero dolci promesse all’orecchio.Non riusciva più a stare nel giardino per più di cinque minuti. Aveva l’impressione che se si fosse lasciata andare, si sarebbe spogliata e avrebbe corso verso la foresta senza tornare più indietro. In quei momenti il suo medaglione sembrava pulsare, come se avesse vita. Diana non riusciva a sopportare i gioielli, sembrava che ogni tipo di metallo le irritasse la pelle. Non riusciva a tenerli addosso per più di qualche minuto. Tutti ,tranne quel ciondolo. Era l’unica cosa che la legava ad Amanda. Lo possedeva da quando aveva memoria, e l’unica ordine che Amanda avesse mai dato a sua figlia in tutta la sua vita era proprio quello di non toglierselo mai. Perchè? Perchè ,si. E’ parte di te e basta. Cee sospettava che fosse fatto di oro puro, e che per questo non le desse fastidio.Le aveva proposto più volte di portarlo da un gioiellere a farlo analizzare, almeno per conoscere l’unico tipo di metallo che poteva indossare. Ma Diana non voleva separarsene mai. Era veramente una  parte di se stessa. Quel giorno si era veramente convinta, voleva veramente raccontare tutto  a Gabriel. Sembrava che degli eventi soprannaturali li avessero travolti da quando si erano parlati per la prima volta. Non poteva essere un caso. Tuttavia, mentre si allontanava con gli occhiali scuri calati sul volto e le mani sprofondate nelle tasche, non potè fare a meno di sentirsi stupida. Gettò un ultima occhiata all’allegra coppia felice. Melanie e Gabriel adesso parlavano fitto fitto. Molto vicini. Lei sorrideva radiosa, lui continuava a guardarla sbalordito e compiaciuto allo stesso tempo. Era stata proprio una stupida. Non avrebbe mai più pensato di raccontare qualcosa a Gabriel Hayes. Non erano amici, si conoscevano appena. Le mani gli prudevano da desiderio di mollarsi da sola due bei ceffoni. Lei non apparteneva al suo mondo. Era un ragazzo bello,ricco, educato ,composto. Lei non era così,e non lo sarebbe stata mai. Scalciò una pietra con rabbia, incapace di guardare ancora quel quadretto di ritrovata felicità coniugale.
 
  Era un ragazzina dai capelli lunghi, di un castano scuro. Blando. C’erano centinaia di ragazze come lei. Non brillava per nulla come le persone speciali. Lui aveva un sesto senso per la persone eccezionali, i loro contorni sembravano illuminati dal sole. Brillavano come fari nella notte, in quella marmaglia di gente comune. Gabriel era uno di questi. Sfavillava di luce propria.Ma quella ragazzina, per quanto fosse banale, per quanto fosse normale e anonima, si sarebbe rilevata utile.
Sapeva mescolarsi bene tra la gente nonostante tutti quegli anni lontano dal mondo umano. Bastava poco per stupirli:una camicia di alta sartoria, i pantaloni stirati, un orologio super costoso al polso. E infatti anche la ragazzina, proprio come aveva previsto, cadde nel tranello.
“Ciao” disse con voce carezzevole.
Si voltò verso si lui. La sua espressione mutò in una frazione di secondo. Come aveva sperato,la ragazza si soffermò solo su quello che vedeva. Un bel ragazzo dai riccioli biondi, con gli occhiali da sole costosi fermi sulla testa.
“Ciao” rispose lei , incurvando le labbra carnose in un sorriso felino. Cominciò a giocare con i capelli. Niente di più facile. “Sei nuovo? Non ti ho mai visto in giro?” chiese ancora, squadrandolo da capo a piedi, e assumendo un espressione sensuale.
“Si. Mi sono trasferito da poco” rispose, lanciandogli uno sguardo galante e fascinoso. Era fatta. La ragazza era sua.
Chiaccherarono del più e del meno. Fino a quando lui non si decise a porgergli la fatidica domanda.
“Conosci quela ragazza dai capelli rossi?”
La ragazza storse la bella bocca in un’ espressione di fastidio. Erano seduti un banco, molto vicini.Le loro gambe che si toccavano.
“Non è per me. E’ per un amico.Credo che gli piaccia” disse,cercando di essere il più suadente possibile.
Lei ci ricascò. Era stato proprio facile.Vuotò il sacco. Era fidanzata con Gabriel, ma da giorni non si parlavano.Perchè? Non sapeva nemmeno lei perchè, ma sospettava c’entrasse quella ragazza dai lunghi capelli neri.
“E com’è che sai tutte queste cose?” chiese lui  con un tono carezzavole.Gettò uno sguardo sull’oggetto del suo interesse. La rossa stringeva Gabriel per il braccio, rivolgendosi alla bruna, che sembrava più infelice che mai. Un triangolo amoroso, niente di meglio per creare tensione, imbarazzo, debolezza.
La ragazza rise in modo civettuolo. Lo fissò con uno sguardo furbo. Solo allora riuscì a scorgere un pò di svavillio in lei.
“Oh. Loro credono che non noti niente, ma io guardo tutto. Melanie è sempre stata la donna della sua vita, ma solo bacetti e tenersi per mano non bastano a nessuno.Io lo sapevo ,che anche nel loro paradiso d’amore sarebbe andato storto qualcosa.Mio fratello è sempre stato troppo ingenuo.”
Mio fratello.
Oh. Questo si che era interessante.
 
 
   
 
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