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Autore: Mikaeru    18/02/2016    1 recensioni
Una raccolta di flashfics varie su Hannibal, da varie challenge.
06. Si è perso nel bosco. Il bosco che ha un odore profondo, oscuro, che gli riempie i polmoni, che ha un silenzio denso, appiccicoso, ma che non lo soffoca. [CappuccettoRosso!AU, sort of.]
05. Willow maledì di aver deciso di portare a spasso il cane senza guinzaglio. [AU, genderswap, il primo incontro di Willow e Artemis]
04. “Sei spaventoso,” ringhiò Hannibal sul suo collo, grattando più forte coi canini sui punti sensibili che aveva già ferito. [roleplay!noncon]
“Io, mh?”, gemette Will, leccandogli le labbra, “Non tu, che volevi approfittarti di un uomo addormentato? Non tu che ti sei eccitato terribilmente quando sembravo indifeso, incapace di lottare per salvarmi?”
Genere: Angst, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Abigail Hobbs, Hannibal Lecter, Will Graham
Note: AU, Lemon, Raccolta | Avvertimenti: Gender Bender, PWP, Violenza
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[warning: rough!sex, indi per cui, ehr, violenza generalizzata? e ambientata dopo The wrath of the lamb, quando vivono assieme and stuff]

Entrando nello studio di Hannibal, Will sbatte la porta dietro di sé, e il rumore rimbomba contro le pareti, contro il soffitto altissimo.
“Non hai una cazzo di idea di quanto cazzo io ti odi.”
Hannibal tira su gli occhi dagli appunti che stava rileggendo.
“Non c’è nessun bisogno di essere così volgari nell’esprimere il tuo disappunto.”
Disappunto? Non parlare come se fosse una stronzata, perché non lo è.”
Hannibal sospira, sistema i fogli alla perfezione una sopra l’altro (non un singolo millimetro fuori linea) e li posiziona paralleli al bordo della scrivania.  
“Cosa avrei fatto per meritarmi le tue grida?”
Will abbaia una risata breve e nervosa, e si avvicina alla sua scrivania, su cui sbatte entrambe le mani, e avvicina la testa al viso di Hannibal.
“Ti ho detto di stare lontano dalla mia cazzo di camera, quello è il mio spazio, non tuo, e lo gestisco come voglio io, se voglio tenere i libri sul letto o i vestiti sulla sedia sono affari. Miei. Non. Tuoi.”
“Pensavo di –”
“Non iniziare neppure a dire che pensavi di farmi un favore, sono manipolazioni da quindicenne che non voglio sentir uscire dalla tua bocca. Non hai nessun cazzo di problema di memoria, lo hai fatto deliberatamente, e io mi sono rotto il cazzo di parlare e non essere ascoltato –”
“Smettila di parlare in questo modo, Will, lo sai cosa ne penso –”
“Sai che in questo momento non me può fottere di meno?”
“Non interrompermi.”
“Perché dovrei ascoltarti quando tu non riesci a rispettare la più piccola cosa che ti chiedo? Sono scappato con te e –”
“Non ricominciare –”
“Oh tu riesci ad essere molto più melodrammatico –”
“Io non tiro fuori sempre la stessa storia ogni volta che qualcosa mi dà fastidio –”
“Smettila di parlare come se i miei fossero sempre e solo capricci del cazzo –”
“Ti ho detto di smetterla di parlare in questo modo, William –”
“Sono William, ora? Dovrei sentirmi minacciato? Mi sculaccerai come un bambino cattivo?”
“Forse è l’unico modo per farti ragionare –”
“Non sono un ragazzino Hannibal, smettila di pensare che due schiaffi mi faranno calmare –”
“Più di due, allora, se lo desideri.”
“Piantala!”
Will, prima che Hannibal possa accorgersene, prende il plico di fogli in mano e lo getta sul pavimento.
“Se fossi in te la smetterei adesso, William.”
“Non ho ancora iniziato,” e si dirige verso la libreria. Hannibal si alza di scatto.
“Non iniziare,” gli sibila sul viso, e Will si limita a sorridere e ad accarezzare il dorso di un volume; lo fa cadere con un dito. “William, raccoglilo.”
“Smettila di chiamarmi William,” ringhia, prima di farne cadere un altro. “Come ci si sente quando non si viene ascoltati?”
“Disse l’uomo che mi ha lasciato marcire in prigione tre anni.”
“La tua prigione era meglio di molte case in cui ho vissuto, pomposa testa di cazzo.”
“Il succo del discorso rimane.”
“Oh poverino, tre anni da solo a leggere e prendere per il culo la gente, proprio per nessun cazzo di motivo al mondo, mh?”
Quando Will fa cadere il terzo volume, lo schiaffo di Hannibal è abbastanza forte da fargli girare la testa. Appoggia la mano sulla guancia bollente e lo guarda con espressione oltraggiata, che si trasforma in rabbiosa quando gli tira un pugno che gli fa sanguinare la bocca.
“Oh, ti sei morso la lingua, tesoro?”
La rabbia del cacciatore ferito trasforma il viso di Hannibal, che prende Will per la maglietta e lo spinge fino alla parete, dove sbatte con un verso roco di dolore.
“Hai ancora una possibilità per smetterla con tutta questa insoffribile insolenza, William.”
“Ooh, ora mi sento veramente minacciato. Cazzo, che paura che ho, dottor Lecter. Oh, no, aspetta, non è vero.”
Will lo spinge via con forza, tanto che quasi Hannibal perde l’equilibrio, ma quando gli è di nuovo addosso lo è con più peso di prima; lo gira con la testa contro il muro, gli blocca le mani dietro la schiena.
“Chiedimi scusa.”
“Spero tu stia scherzando.”
“Assolutamente no. Quello che hai fatto è più grave di quanto abbia fatto io.”
“Come sempre, del resto.”
Will riesce a liberarsi della presa; un altro pugno lo fa cadere, e Will gli è sopra prima che possa tirarsi su, con le ginocchia puntate sul pavimento e tutto il suo peso concentrato sulla sua vita, come una pietra sullo stomaco.
“Sei l’essere umano più infuriante che io abbia mai conosciuto, Hannibal.”
“Eppure mi dici sempre che non sono umano.”
Il sangue scende dall’angolo della bocca di Hannibal lungo la guancia e Will ne lecca il percorso fino ad arrivare alle labbra, che bacia con l’intenzione di ferirle. Fa scivolare una mano tra le gambe, stringendolo da sopra i pantaloni.
“Sei eccitato,” gli geme, roco, sul collo, mentre continua a morderlo, lasciando segni rossi. “Sei disgustoso.”
Hannibal riesce a ribaltarlo, gli tiene le cosce aperte con un ginocchio. “Sei disgustoso quanto me,” sibila, cercando di slacciargli i pantaloni, ma Will gli blocca le mani e, ancora una volta, gli è sopra. Gli inchioda i polsi a terra con una mano, assicurandosi di bruciargli la pelle muovendoli sul tappeto.
“Non ci provare neanche,” ringhia. Si abbassa i pantaloni quel che basta perché possa costringere Hannibal a prenderglielo in bocca. “Non provare a mordere, puttana, o ti faccio saltare i denti.”
Hannibal comincia a succhiare il più lentamente possibile, fino a quando Will non si spinge fino in fondo alla gola, fino a farlo tossire. Un ghigno soddisfatto gli si apre sul volto, poco prima di venire.
“Ingoia tutto, da bravo,” e Hannibal lo fa, e dopo averlo fatto ribalta Will ancora una volta. Gli afferra le cosce, gliele apre, ma Will riesce a riprendere possesso di una gamba il tempo sufficiente per calciare Hannibal. Riesce a metterlo in ginocchio, comincia a strusciarsi lungo il solco delle natiche nude mentre gli morde le spalle, il collo, mentre gli passa i denti lungo la spina dorsale.
“Non ti ribelli più, mh? Ti piace, puttana?”
Hannibal si limita a grugnire, la guancia che sfrega contro il tappeto. Will gli entra dentro brutalmente, dopo averlo preparato la metà del tempo che di solito gli serve. Spinge con forza, premendo le unghie contro i fianchi, tenendogli la mano sul collo. Gli tira su la testa per i capelli, costringendolo a baci che ancora una volta sono morsi. Will di nuovo lecca le gocce di sangue che gli fioriscono dalle labbra e quando sente il sapore del ferro spinge di più dentro Hannibal, uscendo per un attimo e poi penetrandolo di nuovo con rinnovata forza, come se non gli avesse fatto ancora abbastanza male. Lo gira sulla schiena, lo sente sibilare quando lo spinge contro il pavimento; gli afferra le cosce ora nude, gliele alza e lo penetra di nuovo. Hannibal si aggrappa a lui con le unghie, graffiandogli la schiena. Viene facendolo sanguinare; Will ama quanto sporchi e rovinati siano i suoi vestiti ora
Will si sdraia su di lui, dopo essere venuto a sua volta. Continua a mordicchiargli la spalla. Hannibal gli accarezza la schiena, premendo col dito sui graffi, ma solo lievemente.
“… penso che entrerò nella tua camera privata molto più spesso, Will.”
  
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